22 Giugno 2014

Carissimi Parrocchiani,

da qualche tempo a questa parte, ogni qualvolta abbiamo occasione di venire in chiesa, il nostro sguardo è attratto dall’immagine di Maria che abbiamo collocato su una delle colonne del nostro presbiterio.

Si tratta di un’icona raffigurante Maria col Bambino Gesù su uno sfondo tutto dorato. Benedetta durante la Messa solenne dell’ultima domenica di Maggio, ora è esposta alla pubblica venerazione di tutta la comunità.

Ho pensato sul foglio settimanale di concederci una pausa al termine della vicenda di Giuseppe, prima di metterci in ascolto della successiva vicenda che vede Mosè come principale protagonista. In questo intervallo voglio riprendere con voi le riflessioni con cui, nelle sere del mese di maggio, ho cercato di spiegare il significato dell’icona in generale e, in particolare di questa icona raffigurante Maria col Bambino Gesù.

In questa prima riflessione voglio ricordare le due ragioni fondamentali che giustificano, nella tradizione cristiana, l’utilizzo delle immagini sacre.

La prima ragione – è quella fondamentale – affonda le sue radici nel mistero dell’Incarnazione. Dio, l’Invisibile, Colui che è radicalmente diverso da noi, si è degnato di farsi uomo rendendosi così visibile a nostri occhi. Lo afferma solennemente san Giovanni all’inizio del suo Vangelo: “In principio era il Verbo […] e Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi: e noi abbiamo visto la sua gloria”(Gv 1,1.14). Da questo momento nella fede cristiana si è affiancata all’importanza della dimensione uditiva anche quella visiva. In altri termini: mentre prima sostanzialmente il credere dipendeva dall’ascoltare la Parola di Dio, ora, invece, il credere è legato anche alla possibilità di poter vedere grazie a Gesù il volto di Dio. Davvero a noi è stato concesso – come afferma san Pietro nella sua 2° Lettera – di essere “testimoni oculari della sua grandezza” (2 Pt 1, 16).

Questa iniziativa straordinaria con cui Dio si rende visibile ai nostri occhi viene incontro anche al desiderio profondo che ogni uomo porta in sé di poter vedere Dio “a faccia a faccia”. Oggi per il cristiano questo desiderio è diventato ancora più forte: vivendo noi in una società in cui l’immagine ha un posto di primo piano, siamo diventati ancora più sensibili alla dimensione del vedere e questo ha ripercussioni anche sulla nostra fede.

Il fatto che l’icona venga incontro a questa esigenza, costituisce la seconda ragione del suo valore e della sua attualità per noi.

 

Don Luigi Pedrini

 

Ecco il pane degli angeli, pane dei pellegrini,

vero pane dei figli: non deve essere gettato.

Con i simboli è annunciato, in Isacco dato a morte,

nell’agnello della Pasqua, nella manna data ai padri.

Buon Pastore vero pane, o Gesù pietà di noi:

nutrici e difendici, portaci ai beni eterni, nella terra dei viventi.

Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra

conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo.

Avvisi

 

  • Oggi pomeriggio in occasione della Solennità del SS.mo Corpo e Sangue di Cristo (Corpus Domini) alle ore 15.30: Adorazione eucaristica seguita dal canto dei Vespri.
  • Giovedì sera, alle ore 20,45, Vespri e Processione Eucaristica
  • Continua il GREST dei ragazzi.
  • In settimana, ricorrono anche le Solennità di san Giovanni Battista, del Sacratissimo Cuore di Gesù e dei SS. Pietro e Paolo.

Mese di Maggio 2014

  • 25 domenica Rosario nel cortile della casa parrocchiale
  • 27 martedì Rosario pellegrinante in via Case Nuove, Cavour, Libertà, Allende, Roggia Becca.
  • 29 giovedì Rosario pellegrinante in Via Cremona, Via Pavia, Via Varese, Via Volta, Via Cairoli, Via Garibaldi, Via Nobili. Conclusione all’asilo.
  • 30 venerdì Conclusione con la Preghiera solenne delle Lodi di Maria “AKATISTOS” e Consacrazione a Maria.

* Nelle sere di lunedì, mercoledì, giovedì, alle ore 20.45, in chiesa parrocchiale: Rosario e Benedizione Eucaristica.

 

GIORNATE EUCARISTICHE 29 MAGGGIO – 1 GIUGNO

 29 giovedì

Ore 16.30:                   S. Messa di apertura – Esposizione eucaristica – Adorazione eucaristica
Ore 17.50:                   Reposizione
Ore 20.45:                   Rosario pellegrinante in Via Cremona, Via Pavia, Via Varese, Via Volta, Via Cairoli, Via Garibaldi, Via Nobili. Conclusione all’asilo.

30 venerdì

Ore 9.00:                     Recita delle Lodi – Esposizione Eucaristica – Adorazione eucaristica
Ore 11.30:                   Reposizione
Ore 16.30:                   S. Messa – Esposizione eucaristica – Adorazione eucaristica
Ore 17.50:                   Reposizione
Ore 20.45:                   Conclusione con la Preghiera solenne delle Lodi di Maria “ACATISTÒS” e Consacrazione a Maria.

31 Sabato

Ore 9.00:                     Recita delle Lodi – Esposizione Eucaristica – Adorazione eucaristica
Ore 11.30:                   Reposizione
Ore 16.30:                   S. Messa – Esposizione eucaristica – Adorazione eucaristica
Ore 17.50:                   Reposizione

1 Domenica

Ore 15.30:                   Esposizione
Ore 16.00:                   Vespri – Benedizione Eucaristica – Chiusura delle Giornate Eucaristiche

 * Nelle altre sere, tranne il sabato, il rosario è in chiesa alle ore 20.45.

25 Maggio 2014

San Leonardo Confessore (Linarolo), 25 Maggio 2014

Carissimi Parrocchiani,

oggi nella S. Messa delle ore 11.00 verrà benedetta l’icona della Vergine della Tenerezza che sarà collocata nella nostra Chiesa e resa disponibile per la nostra devozione e preghiera. Davanti a questa icona celebreremo venerdì sera – quale conclusione del mese di maggio – le Lodi di Maria con il solenne Inno dell’ “Akathistòs”.
È un inno molto antico composto tra il 5° e 6° secolo dopo Cristo ed è un testo molto ricco sotto ogni aspetto: contenutistico, poetico, musicale. Con la bellezza di questa preghiera la Chiesa vuole aiutare ogni cristiano a pregustare, attraverso una sorta di anticipazione, la bellezza del Paradiso.
Il tema centrale dell’inno ruota attorno all’acclamazione “Ave, Vergine e Sposa” che ricorre continuamente. Con queste parole vuole ricordare un’affermazione fondamentale della fede cristiana: l’immacolata verginità di Maria.
La preghiera inizia con un rito preparatorio costituito da un’invocazione, dalla recita di un salmo, da una supplica per chiedere al Signore il suo perdono e la sua protezione su tutti gli uomini e, infine, dalla lettura del Vangelo dell’Annunciazione che è l’evento originario della nostra salvezza.
Inizia, quindi, l’inno vero e proprio che si compone di 24 strofe (“stanze”). Ogni strofa inizia con una delle 24 lettere dell’alfabeto greco. L’inno è diviso in due parti di 12 strofe ciascuna. La prima parte racconta gli avvenimenti fondamentali della vita di Maria. La seconda parte è una meditazione teologica sul mistero dell’incarnazione che rende unica la maternità e il ruolo di Maria. Dopo ogni strofa dispari si acclama Maria come Vergine e Sposa; dopo ogni strofa dispari si canta l’Alleluia.
L’inno è introdotto da un proemio e concluso da un epilogo nei quali è presentato lo stupore dell’arcangelo Gabriele di fronte al mistero dell’Incarnazione e alla bellezza della verginità di Maria.
Alla fine il bacio dell’Icona esprime l’adorazione a Dio attraverso la venerazione dell’immagine che nella tradizione orientale è quasi un segno sacramentale della presenza del Cristo, della Vergine e dei Santi.
Noi, prima di concludere, faremo la preghiera di consacrazione a Gesù attraverso Maria.
Anche per me è la prima volta che celebro questa preghiera di cui ho spesso sentito parlare. Accostandola per questa occasione mi sto rendendo conto che è una preghiera molto bella e che davvero può aiutare la nostra fede a gustare e a conoscere di più il mistero di Gesù, di Maria e anche di noi che siamo pellegrini nella fede. Per questo voglio invitarvi se, appena vi è possibile, a partecipare a questo momento.

Don Luigi Pedrini

 

18 Maggio 2014

San Leonardo Confessore (Linarolo), 18 Maggio 2014

Carissimi Parrocchiani,

concludendo la vicenda di Giuseppe abbiamo visto delinearsi in lui la figura dell’uomo sapiente che sa leggere nel cuore delle persone, sa dirimere con equilibrio le questioni politiche, sa amministrare i beni secondo giustizia ed equità.

Nel congedarci definitivamente, dopo aver camminato a lungo con lui sul suo sentiero, vogliamo raccogliere un ultimo insegnamento. Giuseppe ci insegna che la vera sapienza consiste nell’arrivare a scoprire Dio in tutte le cose o, in altri termini, a scoprire che tutto possiamo vivere come un’occasione per lodare, onorare, servire Dio.

La persona che possiede la sapienza ne dà testimonianza nella vita di ogni giorno: nel suo modo di lavorare, di incontrare le persone, di perdonare, di fare politica, di usare le cose, di assolvere i propri doveri quotidiani. Questa sapienza è un puro riflesso della sapienza stessa di Dio. Dio non è onorato da noi solo quando ci raccogliamo in preghiera, che pure è necessaria e importante; Dio è onorato quando noi viviamo bene, nella fedeltà, il nostro quotidiano e secondo verità e carità le relazioni con gli altri.

La vicenda di Giuseppe è animata dalla fiducia che tutti gli avvenimenti sia quelli luminosi, sia quelli oscuri, rientrano comunque nell’orizzonte della Provvidenza di Dio. Questa è la ragione per cui in questa storia si parla pochissimo di Dio. Eppure, è tutt’altro che una storia ‘laica’: è profondamente religiosa. Giuseppe è il credente che vive tutto alla presenza di Dio. La certezza che nulla sfugge alla sue mani è la forza che gli ha permesso di non disperare mai, neanche nelle situazioni più drammatiche e, apparentemente, senza via di uscita.

In Gen 37,1 c’è un’annotazione significativa riferita a Giacobbe e che ci aiuta a capire come Giuseppe sia arrivato al dono della sapienza. Riferisce che Giacobbe, dopo aver ascoltato dal figlio il racconto dei sogni e aver manifestato anche la sua perplessità, “tenne in mente la cosa”.

Questa sottolineatura rimanda per affinità a quanto l’evangelista Luca dice in riferimento in riferimento a Maria: “Maria serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19.51).

La sapienza ha la sua scaturigine proprio in questa capacità di tenere in mente gli avvenimenti che segnano la nostra vita e di leggerli davanti a Dio alla luce della sua Parola, per cercare di comprendere giorno per giorno ciò che ci sta chiedendo e dove vuole condurci.

Per questa strada, Giuseppe è diventato sempre più un credente ricco della sapienza di Dio.

Così il sentiero che abbiamo percorso in sua compagnia ci ha fatto incontrare in lui un uomo provato dalle traversie della vita, ma anche un uomo profondamente pacificato, capace di portare riconciliazione in mezzo alla divisione e di guardare avanti sempre con speranza.

Don Luigi Pedrini

04 Maggio 2014

San Leonardo Confessore (Linarolo), 4 Maggio 2014

Carissimi Parrocchiani,

già ho ricordato che Giuseppe è l’uomo sapiente che sa interpretare i sogni e dirimere con equilibrio le questioni politiche. La Scrittura mette in luce anche un terzo aspetto: Giuseppe è il sapiente che sa amministrare i beni con giustizia mettendoli al servizio del bene comune.

Il capitolo 47 della Genesi evidenzia questo riferendo l’amministrazione accorta con cui Giuseppe ha impostato in Egitto la politica agraria. Riferisce che, aggravandosi la carestia al punto che “non c’era pane in tutto il paese” (v. 43), gli egiziani venivano da lui in gran numero ad acquistare il grano, tanto da raccogliere, in questo modo, un’ingente somma per conto del faraone.

Continuando ad imperversare la carestia e non avendo più gli egiziani la possibilità di pagare in denaro, Giuseppe offre loro la possibilità di acquistare il grano in cambio della cessione del loro bestiame. Così, gli egiziani riescono a non soccombere alla carestia per un altro anno.

Il prolungarsi ostinato della carestia con il conseguente esaurirsi delle provviste fatte costringe gli egiziani a chiedere ancora, supplichevoli, aiuto a Giuseppe. “Non nascondiamo al mio signore che si è esaurito il denaro e anche il possesso del bestiame è passato al mio signore, non rimane più a disposizione del mio signore se non il nostro corpo e il nostro terreno. Perché dovremmo perire sotto i tuoi occhi, noi e la nostra terra? Acquista noi e la nostra terra in cambio di pane e diventeremo servi del faraone noi con la nostra terra; ma dacci di che seminare, così che possiamo vivere e non morire e il suolo non diventi un deserto!”.

Giuseppe acconsente alla richiesta, acquista per il faraone tutto il terreno dell’Egitto (v. 20) e, poi, lo ridà in gestione agli stessi egiziani perché lo coltivino con questa clausola: Vedete, io ho acquistato oggi per il faraone voi e il vostro terreno. Eccovi il seme: seminate il terreno. Ma quando vi sarà il raccolto, voi ne darete un quinto al faraone e quattro parti saranno vostre, per la semina dei campi, per il nutrimento vostro e di quelli di casa vostra e per il nutrimento dei vostri bambini”. La proposta incontra l’approvazione degli egiziani: Gli risposero: “Ci hai salvato la vita! Ci sia solo concesso di trovar grazia agli occhi del mio signore e saremo servi del faraone!” (vv. 23-25).

Il testo si conclude con questa nota: Così Giuseppe fece di questo una legge che vige fino ad oggi sui terreni d’Egitto, per la quale si deve dare la quinta parte al faraone. Soltanto i terreni dei sacerdoti non divennero del faraone (v. 26).

Riguardo a quest’ultima sottolineatura si può pensare che, probabilmente, all’epoca di Salomone, quando è stato scritto il libro della Genesi, la politica fondiaria degli egiziani era vista come un esempio riuscito di gestione equa dei beni terreni e, per questo, l’autore biblico ha voluto attribuire il merito di questa scelta a Giuseppe. Ad ogni modo, quello che più sta a cuore alla Scrittura è di mostrare che Giuseppe essendo riuscito, in quella difficile situazione, a venire incontro con saggezza ai bisogni di tutti (“Ci hai salvato la vita”, v. 25), realizza la figura del saggio che sa gestire i beni, fedele a Dio, al faraone, e attento alle necessità della gente.

Don Luigi Pedrini

 

27 Aprile 2014

San Leonardo Confessore (Linarolo), 27 Aprile 2014

Carissimi Parrocchiani,

dopo la pausa dovuta sia alla Visita Pastorale del nostro Vescovo, sia agli importanti appuntamenti della Settimana Santa, riprendiamo le fila della vicenda di Giuseppe.

Dicevo l’ultima volta che il libro della Genesi, a partire dal cap. 40, presenta Giuseppe come figura esemplare dell’uomo che ha acquisito la sapienza che viene da Dio. Uno degli ambiti in cui Giuseppe rivela questo dono è il sogno: Giuseppe si dimostra capace di interpretare i sogni e di comprendere meglio, attraverso il sogno, la vita sua e degli altri.

Un secondo ambito in cui si manifesta il dono della sapienza è quello della politica. Giuseppe è l’uomo sapiente che sa prendere in mano con competenza ed equilibrio le redini della delicata situazione politica dell’Egitto. Il faraone si rende conto che Giuseppe possiede questo carisma e non ha esitazione a nominare lui, uno straniero, quale viceré. Sorprendentemente, questa nomina non suscita invidia nei dignitari di corte: la ragione è che l’avvedutezza di Giuseppe si impone per se stessa a motivo delle risposte che sa dare (si pensi ad esempio al consiglio che dà per far fronte all’imminente carestia: “Il faraone […] proceda ad istituire funzionari sul paese, per prelevare un quinto sui prodotti del paese d’Egitto durante i sette anni di abbondanza. Essi raccoglieranno tutti i viveri di queste annate buone che stanno per venire, ammasseranno il grano sotto l’autorità del faraone e lo terranno in deposito nelle città. Questi viveri serviranno al paese di riserva per i sette anni di carestia che verranno nel paese d’Egitto; così il paese non sarà distrutto dalla carestia”. La cosa piacque al faraone e a tutti i suoi ministri, cfr Gen 41,34-37) e, pertanto, si riconosce, come naturale, che Giuseppe abbia a rivestire una carica così alta.

Dunque, Giuseppe non è più semplicemente l’uomo che conosce la psicologia dei sogni e li interpreta, ma anche colui che ha acquistato una saggezza politica. Questa saggezza traspare anche in altri particolari interessanti come, ad esempio, nel rispetto che ha verso il faraone. La Scrittura riferisce che Giuseppe, uscito di prigione, prima di presentarsi dal faraone, “si rase, si cambiò gli abiti” (41,14): è un segno di rispetto. Giuseppe sa bene che il faraone è grande (teniamo presente che gli egiziani lo veneravano come un dio) e che, pertanto, è giusto avere nei suoi confronti un particolare riguardo. D’altra parte, Giuseppe sa altrettanto chiaramente che il faraone, per quanto grande, non è Dio e ci sono occasioni – come nel caso dell’interpretazione dei sogni fatti dal faraone – in cui egli esprime senza riserve questa sua convinzione: Il faraone disse a Giuseppe: “Ho fatto un sogno e nessuno lo sa interpretare; ora io ho sentito dire di te che ti basta ascoltare un sogno per interpretarlo subito”. Giuseppe rispose al faraone: “Non io, ma Dio darà la risposta per la salute del faraone!” (Gen 41,15.16).

Da questo punto di vista possiamo dire che Giuseppe è esempio di come si può entrare in campo politico senza abdicare alla proprie convinzioni di fede. Rispetto certo per le persone, ma – non di meno – rispetto anche per la verità.

Don Luigi Pedrini

 

PELLEGRINAGGIO

AL SANTUARIO MADONNA DELLA CORNABUSA

E A PASTURO

 

Sabato 10 maggio 2014

PROGRAMMA

  • Ore 8.30: Partenza per il santuario Madonna della Cornabusa.
  • Ore 10.30: spiegazione del Rettore del Santuario.
  • Ore 11.00: Celebrazione Eucaristica. Pranzo.
  • Nel pomeriggio: a Pasturo visita al Cimitero, al Santuario della Madonna della Cintura.
  • Tempo libero.
  • Ritorno.

Costo: 35,00 (comprensivo del viaggio e del pranzo).

Iscrizione va data entro domenica 4 maggio presso la Sig.ra Mara.

 

20 Aprile 2014 – S. Pasqua

Resurrezione Caravaggio
Accetta allora che Gesù Risorto
entri nella tua vita,
accoglilo come amico,
con fiducia: Lui è la vita!
Se fino ad ora
sei stato lontano da Lui,
fa un piccolo passo:
ti accoglierà a braccia aperte.
Se sei indifferente,
accetta di rischiare:
mai sarai deluso.
Se ti sembra difficile seguirlo,
non avere paura, affidati a Lui,
stai sicuro che Lui ti è vicino,
è con te e ti darà
la pace che cerchi e la forza
per vivere come Lui vuole.

 

13 Aprile 2014

I giorni della Settimana Santa sono un invito a leggere, a contemplare i diversi testi liturgici per entrare nei diversi aspetti del mistero della Pasqua; anzi, per lasciare che questo mistero entri in noi. perché questo mistero è più forte di noi, non siamo noi che lo cerchiamo, è lui che ci raggiunge. Se noi apriamo le porte del nostro cuore, il mistero del passaggio di Dio, del passaggio di Cristo da questo mondo al Padre, il mistero della sua Passione, il mistero del nostro passaggio dalla morte alla vita ci invadono, ci pervadono per la potenza stessa dello Spirito Santo e per l’evocazione efficace dei sacramenti della Chiesa.

(Card. Carlo Maria Martini)

Entrata in Gerusalemme

 

A TUTTI L’AUGURIO

DI UNA SETTIMANA SANTA

RICCA DI GRAZIA!

Diocesi di Pavia