San Leonardo Confessore (Linarolo), 8 Gennaio 2012
Carissimi Parrocchiani,
dopo la pausa natalizia riprendiamo la vicenda di Giacobbe. L’abbiamo lasciato in preda alla paura, al pensiero che il fratello Esaù, che non vede da parecchi anni, gli sta andando incontro con una scorta di quattrocento uomini. In questa situazione drammatica, la scelta di Giacobbe è sorprendente: non più come in passato il ricorso ad un’astuzia, ma il ricorso alla preghiera.
Poi Giacobbe disse: “Dio del mio padre Abramo e Dio del mio padre Isacco, Signore, che mi hai detto: Ritorna al tuo paese, nella tua patria e io ti farò del bene, io sono indegno di tutta la benevolenza e di tutta la fedeltà che hai usato verso il tuo servo. Con il mio bastone soltanto avevo passato questo Giordano e ora sono divenuto tale da formare due accampamenti. Salvami dalla mano del mio fratello Esaù, perché io ho paura di lui: egli non arrivi e colpisca me e tutti, madre e bambini! Eppure tu hai detto: Ti farò del bene e renderò la tua discendenza come la sabbia del mare, tanto numerosa che non si può contare” (32,11-13)
È una preghiera fatta con umiltà, ben diversa da quella fatta nella notte del sogno. Là si manifestava come un uomo fiducioso nelle proprie forze, al punto da avanzare quasi la pretesa di voler insegnare a Dio e di dettargli le sue condizioni. Ora, invece, in questa preghiera si manifesta come un uomo che ha preso coscienza del proprio limite di creatura. Infatti, si affida a Dio dicendogli: “Salvami”
Questa espressione “Salvami” – ha affermato recentemente Benedetto XVI – “è il grido dell’uomo di ogni tempo, che sentendo di non farcela da solo a superare difficoltà e pericoli” avverte il “bisogno di mettere la sua mano in una mano più grande e più forte…”. Questo grido – continua Benedetto XVI – pone l’uomo in tutta verità davanti a Dio: infatti, “Dio è il Salvatore, noi quelli che si trovano nel pericolo. Lui è il medico, noi i malati” (Messaggio Urbi et Orbi, Natale 2011)
Dunque, Giacobbe prega in tutta verità e nella preghiera fa memoria della promessa di Dio: “Mi hai detto: ritorna al tuo paese… ti farò del bene e renderà la tua discendenza come la sabbia del mare”. È un particolare significativo perché sta a dire che ormai, per Giacobbe, conta solo questa luce che promana dalla promessa di Dio. Tutto il resto non conta più niente. Non conta più la ricchezza accumulata, il lavoro svolto, l’esperienza acquisita, i successi ottenuti. Anche la famiglia passa in secondo piano. Ciò che conta è il fatto che Dio gli ha detto: “ritornerai” e che farà brillare su di lui la sua benedizione. A questa promessa, che ormai sta diventando il filo conduttore della sua vita, Giacobbe si affida.
Il suo affidamento si esprime con parole scarne e semplici. Si potrebbe dire che è l’essenzialità e la semplicità di un uomo che sta muovendo i primi passi della sua esperienza di Dio e, quindi, fatica ad esprimersi in modo compiuto. Ma forse, più verosimilmente, la sua è la fatica tipica del credente che, davanti all’esperienza autentica di Dio, sperimenta l’inadeguatezza delle parole umane per esprimere ciò che sta vivendo.
Don Luigi Pedrini