Archivi categoria: Messaggio Settimanale

21 APRILE 2019

Cari fratelli,

è Pasqua, la Pasqua del Signore.

La proclamazione dell’angelo “è risorto” esprime la fede della Chiesa nel Cristo vivente ed operante nella storia, dopo la sua morte.

Quell’evento, la cui fenomenologia ci sfugge, perché nessuno è stato testimone diretto, segna la nostra vita di salvati.

Le prime testimoni indirette della risurrezione sono le donne, persone inabilitate nel mondo orientale a testimoniare in sede giuridica.

Non si può quindi pensare ad un’invenzione della Chiesa delle origini, ma ad un dato inserito nella stessa trama di quegli eventi straordinari manifestatisi all’alba di quel primo giorno della settimana.

Evento trascendente, la Pasqua del Signore ha lasciato segni nella storia e nel mondo.

Non è più la Pasqua mosaica, antico rito di passaggio, divenuto memoriale della fuga dall’Egitto, ma un evento nuovo la cui portata è incredibile e stupefacente ad un tempo, per l’enorme valenza che investe ciascuno di noi: il Dio che si riveste di carne mortale e si sacrifica volontariamente sull’altare della croce e che, risorgendo, ci chiama tutti a condividere la sua vita divina.

Don Emilio

BUONA PASQUA A TUTTI

14 APRILE 2019

Cari fratelli,

ci apprestiamo a celebrare in questa settimana il sacro triduo della Passione e della Risurrezione del Signore, culmine di tutto l’anno liturgico, perché Cristo ha compiuto l’opera di redenzione degli uomini e della perfetta glorificazione di Dio attraverso il mistero pasquale, col quale, morendo, ha distrutto la nostra morte e, risorgendo, ci ha ridato la vita.

La solennità di Pasqua occupa dunque il punto più alto dell’anno liturgico, come ogni domenica occupa quello della settimana.

Il triduo pasquale, cioè il lasso di tempo che va dalla Messa vespertina del giovedì ai vespri della domenica di Pasqua, non significa tre giorni di preparazione alla Pasqua, ma la Pasqua celebrata in tre giorni nelle varie tappe della Passione del Signore.

A tutti auguri.

Don Emilio

07 APRILE 2019

Cari fratelli,

la Quaresima volge rapidamente al termine.

Domenica prossima inizieremo la grande settimana, che, per antonomasia, è chiamata santa.

In essa rivivremo il mistero centrale della nostra fede: la passione, la morte e la resurrezione di Nostro Signore.

Non è semplice memoria dell’evento fondante la nostra fede, ma memoriale, cioè riattualizzazione di ciò che è accaduto a Gerusalemme in quella Pasqua, così simile alle altre, tante volte celebrate, di quasi due millenni fa.

Oggi, quinta domenica di Quaresima, ascolteremo la parola vigorosa di Isaia.

L’esodo dall’Egitto diventa l’archetipo nel secondo esodo dalla schiavitù babilonese e viene proteso verso un futuro glorioso.

La salvezza presente si popola così di simboli della splendida era messianica, della quale il profeta diventa l’evangelista.

Paolo ci dirà invece di ritenere tutto spazzatura, una perdita, a motivo di Cristo.

Per guadagnare Lui, per rendersi conforme a lui, egli rinnega tutto il suo passato di ebreo zelante, perché Cristo lo ha illuminato sulla strada di Damasco.

Nel Vangelo troveremo invece l’episodio dell’adultera.

La parola di condanna pronunciata contro di essa dai farisei di ogni tempo, negatori di ogni perdono, è annullata da quella frase di Gesù: “chi è senza peccato, scagli la prima pietra”.

È come una spada che penetra fin nelle profondità le coscienze abolendo in tal modo tutte le miserie e le ipocrisie.

Don Emilio

31 MARZO 2019

Cari fratelli,

la quarta domenica di Quaresima è la domenica della gioia, perché già si intravedono le luci della Pasqua, ed alla gioia invitano le preghiere iniziali della Messa.

Israele celebra la sua prima Pasqua nella terra promessa, vissuta come festa della liberazione e ambito nel quale si attua l’abbraccio rinnovato tra il popolo ormai libero ed il suo Dio Salvatore.

Il Vangelo ci propone la parabola del figliol prodigo, o, meglio, del padre misericordioso.

Il padre si rivela prodigo nell’amore, mentre il figlio è prodigo nel peccato.

È la storia di una conversione, di un amore sconfinato di un padre che spera contro ogni speranza, e di un figlio che, dopo aver sperperato tutto, torna in sé e decide di ritornare dal padre, riconoscendosi debitore.

Come dicono le parole del padre, è una morte che diviene vita.

ln questo figlio tutti noi dovremmo riconoscerci, perché, come dice S. Paolo, “tutti siamo stati costituiti peccatori” e tutti siamo bisognosi di perdono.

Don Emilio

24 MARZO 2019

Cari fratelli,

in questa domenica, terza della Quaresima, Dio rivela a Mosè il suo nome, rifiutandosi però di svelare la sua essenza.

Questo nome impronunciabile non resta un vuoto appellativo, ma viene riempito di significato, perché rievoca l’intervento di Dio nella storia di Israele come liberatore e salvatore.

Cristo poi nel vangelo ci chiama ancora una volta alla conversione, rifiutandosi di allearsi con coloro che vedono nelle disgrazie il dito di Dio, giudice severo ed implacabile.

Tra il Padre e Gesù si instaura un rapporto di intercessione per l’umanità indifferente ed arida.

Abbiamo sempre presso il Padre un Mediatore che tenta di annodare i fili di un dialogo che l’uomo ignora o vuole spegnere.

Cerchiamo dunque di tradurre nella nostra esistenza questi inviti per giungere purificati e rinnovati nello spirito alle celebrazioni pasquali.

Don Emilio

17 MARZO 2019

Cari fratelli,

proseguiamo con costanza nel nostro cammino quaresimale, quale preparazione alla Pasqua.

Questo tempo di grazia ci invita a ripensare più intensamente al nostro essere cristiani, riconoscendoci peccatori, ma fiduciosi del perdono del Signore.

S. Massimo Confessore in una sua lettera scrive: “Dio è quel Padre misericordioso che accoglie il figlio ingrato; si china su di lui, è sensibile al suo pentimento, lo abbraccia, lo riveste di nuovo con gli ornamenti della sua paterna gloria e non gli rimprovera nulla di quanto ha commesso”.

In questa domenica, come è tradizione, la liturgia ci propone l’immagine del Signore trasfigurato davanti ai suoi discepoli, nella versione che ci dà Luca.

Nella preghiera Dio svela il suo volto; nel contatto con Dio avviene anche la nostra trasfigurazione in figli della luce.

Vi invito tutti di nuovo alla tappa significativa della quaresima: la Via Crucis del venerdì.

Martedì prossimo la Chiesa ricorda S. Giuseppe, auguri a quanti portano questo nome ed a tutti i papà.

Buona settimana.

Don Emilio

10 MARZO 2019

Cari fratelli,

siamo entrati mercoledì scorso con l’imposizione delle ceneri nel periodo quaresimale.

Nella mentalità comune la Quaresima è considerata il classico periodo penitenziale; ma questa caratteristica non è primaria né tantomeno esclusiva.

La Quaresima dipende essenzialmente dalla Pasqua, che, per la sua massima importanza, ha suggerito sull’esempio biblico un periodo di preparazione di quaranta giorni.

Concepita come un tempo di ascolto più frequente della parola di Dio, di più intensa preghiera e di digiuno per favorire l’incontro con Dio.

La Quaresima fu scelta anche come preparazione dei catecumeni al Battesimo.

In questo tempo dunque tutto il popolo di Dio, nel suo itinerario verso la Pasqua, è chiamato a rivivere il ricordo del proprio battesimo approfondendone il significato e rinnovando gli impegni di fedeltà a Dio e di lotta contro il male.

Nello stesso tempo si riconosce penitente e peccatore, pronto ad accogliere il perdono di Dio e la grazia di una vita nuova.

Don Emilio

03 MARZO 2019

Cari fratelli,

iniziamo con questa settimana il nostro percorso quaresimale, un cammino di purificazione e di preparazione alla Pasqua, cuore e centro della nostra fede.

Cristo nella sua vita fece sempre quello che insegnò e, prima di dare inizio al suo ministero, trascorse quaranta giorni e quaranta notti nella preghiera e nel digiuno.

Inaugurò poi la sua missione pubblica con un messaggio colmo di gioia: Il regno di Dio è vicino.

Ma soggiunse subito: fate penitenza e credete al Vangelo.

Queste parole sono il compendio di tutta la vita cristiana.

Non si può accedere al regno di Dio se non attraverso quell’intimo e totale cambiamento dell’uomo, dei suoi pensieri, giudizi, modi di agire.

Per questo vi invito mercoledì all’imposizione delle ceneri e vi propongo ogni venerdì alla sera la Via Crucis.

Ricordo inoltre che tutti i venerdì di quaresima sono giorni di astinenza dalle carni, mentre mercoledì delle ceneri ed il venerdì santo sono anche giorni di digiuno.

 

Don Emilio

13 GENNAIO 2019

Carissimi Parrocchiani,

con un po’ di emozione mi accingo a scrivere questa ultima riflessione del nostro foglio settimanale. Sento il dovere di ringraziare per questo dialogo che abbiamo potuto intrattenere attraverso questo semplice strumento di comunicazione. Ci ha consentito di considerare insieme il cammino spirituale di alcune significative figure bibliche. Abbiamo seguito da vicino i passi del sentiero di Abramo, di Giacobbe, di Giuseppe, di Mosè e ora stavamo camminando sui passi di Davide.

Tutti questi sentieri si assomigliano e conducono alla stessa meta: quella di una più profonda comunione con Dio in Cristo grazie al dono dello Spirito Santo. E infatti lo Spirito che ci apre la mente e il cuore perché possiamo crescere nella conoscenza di Gesù e in Lui del Padre.

È stato bello salire verso l’Alto ora con un sentiero ora con un altro: pur nella somiglianza, ogni sentiero possiede una sua originalità e questo ci ha permesso di scoprire orizzonti nuovi attraverso il cammino spirituale di ciascuna figura biblica. Abbiamo imparato a sentirle vicine a noi constatando con meraviglia che nonostante la distanza nel tempo hanno ancora molto da insegnarci. Allo stesso tempo ci siamo anche resi conto che il nostro sentiero non potrà tuttavia essere semplicemente come il loro, perché ciascuno deve percorrere il “suo” sentiero. Certo vorremmo percorrerlo con quel coraggio, quella generosità, quella fede così come queste figure ci danno testimonianza in modo veramente esemplare.

È un desiderio che anch’io porto in me alla vigilia di iniziare un nuovo cammino. Un cammino per me inedito, al quale non avevo mai pensato e che accolgo dal Signore con la fiducia che è Lui che chiama e dà anche l’aiuto necessario per svolgere bene la missione che affida.

Apro una piccola parentesi personale. Negli anni del mio sacerdozio ho composto alcuni canti. Nel 2006 in occasione del mio XXV di ordinazione sacerdotale li ho pubblicati e risultavano esattamente 25. Da allora è nato in me il desiderio di comporre un canto all’anno e devo dire che sostanzialmente questo desiderio è stato esaudito. Da allora arrivando a oggi ho composto 13 canti, canti che, tranne il primo, ho composto qui a San Leonardo e che sono in sintonia con quanto andavo vivendo in mezzo a voi.

L’ultimo canto si intitola “Non temere” e porta la data del 10.01.2017. Ebbene devo confessarvi che quando mi capitava di cantarlo dicevo a me stesso: “Questo canto si adatta bene per un sacerdote che è chiamato a lasciare la sua parrocchia dopo tanti anni e si dispone a iniziare un nuovo impegno pastorale” Questa considerazione mi veniva spontanea anche sollecitato dai tanti cambiamenti di parrocchia che ci sono stati nell’estate del 2017.

Ora però sono io ad essere chiamato direttamente in causa, ora viene chiesto a me di cambiare e sento le parole di questo canto un po’ come rivolte a me.

Inizia così: “Non temere di uscire dal paese / dalla terra che ti appartiene / e di andare in un altro paese / nella terra che t’indicherò”. Queste parole ricordano che nella nostra vita in diverse occasioni risuona l’invito rivolto a suo tempo ad Abramo.

E poi il canto continua con un’altra esortazione: “Abbandona il tuo piccolo Egitto, / ove impera l’intraprendenza / e si ottiene l’acqua a fatica / quanto basta per la sussistenza. / Io ti porto in un altro paese / ove scorrono latte e miele / e i frutti maturano in forza / della pioggia che scende dal cielo”. Il passaggio dall’Egitto alla Terra promessa è un passaggio che tutti dobbiamo fare: abbandonare la terra delle nostre sicurezze dove siamo protagonisti con la nostra intraprendenza e imparare a fare affidamento alla bontà e fedeltà di Dio che sa concedere il necessario in tempo opportuno.

In terzo luogo, il canto invita a mettersi in cammino con la tranquilla certezza che si sta percorrendo il sentiero che il Signore vuole per noi: “Nel salire il tuo cuore abbia pace /perché questa è la strada da fare / è il sentiero che ho scelto per te / diverrai capace di amare”.

Il canto non nasconde le difficoltà che si incontreranno – sappi che proverai la fatica e a tratti la notte del cuore – ma assicura anche la presenza del Signore, pastore buono che cammina accanto a noi: “Ma io sono sempre al tuo fianco / come ombra ti copro di giorno / come sole che illumina e scalda / come brezza che spira d’intorno”.

Il canto si conclude con un’invocazione al Signore e poi con una speranza. Nell’invocazione si chiede il dono di arrivare fino alla vetta grazie alla perseveranza, vincendo pertanto la tentazione di fermarsi prima o perché il cuore si distrae e perde di vista la meta, o perché si lascia bloccare dalla paura: “O Signore concedi al tuo servo / di arrivare fin sulla vetta / Non mi frenino i fiori sul ciglio, né le asperità del cammino”. La speranza invece prospetta un futuro in cui si è immersi nella luce radiosa di Dio in piena comunione con Lui e con tutti i fratelli: “Sulla vetta troverò aria pura / e un sole raggiante nel cielo sereno / e sarò sempre con Te e la festa grande sarà… con Te e i fratelli per l’eternità”.

Questo canto-preghiera lo sento molto vicino in questo momento e diventa per me preghiera rivolta al Signore. Volentieri lo condivido con voi sapendo di poter contare sulla vostra benevolenza e sul vostro ricordo al Signore.

Don Luigi Pedrini

06 GENNAIO 2019

Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva,
finché giunse e si fermò sopra il luogo dove stava il bambino.
   Al vedere la stella provarono una gioia grandissima (Mt 2,9-10)

 

Adorazione dei Magi - Giootto

 BUONA FESTA

DELL’EPIFANIA

A TUTTI!