Archivi categoria: Messaggio Settimanale

16 GIUGNO 2019

Cari fratelli,

le letture che oggi ci vengono proposte cercano di illustrare attraverso il senso immediato o le interpretazioni tradizionali il mistero di un Dio che è comunione di vita e di amore.

La pagina della Sapienza raccoglie un celebre inno in cui la Sapienza di Dio si auto-proclama.

Nella letteratura sapienziale si ricorre spesso alla personificazione della Sapienza Divina: essa è divina, perché è il progetto della mente di Dio, la sua Volontà, la sua Parola, il suo Spirito; ma è anche incarnata, perché il progetto si attua nella creazione, la Volontà si manifesta nella legge, la Parola si rivela nella Bibbia e lo Spirito si effonde nell’uomo.

Nel nostro inno la Sapienza si presenta come divina e trascendente, preesistente alle realtà cosmiche.

La Sapienza è anche una realtà creata: è presente nell’uomo, nella sua intelligenza e nella sua felicità.

Questo inno diventa in ultima analisi una celebrazione dello Spirito di Sapienza che da Dio viene effuso negli uomini attraverso la creazione e la redenzione.

Dio Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono così adombrati in questa lode della sapienza divina creatrice.

Don Emilio

09 GIUGNO 2019

Cari fratelli,

oggi celebriamo il mistero principale, una volta si diceva così, della nostra fede: l’Unità e la Trinità di Dio, un Dio unico ma in tre persone, Padre Creatore, Figlio Salvatore e Spirito Santificatore.

Il Dio della Bibbia è un Dio persona, che si rivela, agisce, si incarna. La Trinità è l’espressione di questa profonda vitalità divina, è la radice dell’amore che è in noi e che si effonde tra di noi.

Un teologo ebbe a dire: ” Dio è l’unità della comunità e quell’unità richiede un’uguaglianza delle singole persone ed il loro rapporto reciproco. L’uomo è stato creato ad immagine di Dio ed allora la nostra umanità non è la somma o la totalità delle nostre singolarità. L’unità unisce gli uomini nel pieno rapporto del dare e del ricevere, rapporto che scaturisce dall’amore che ci fa persone”.

Durante la Messa pregheremo in questo modo: ” Ti glorifichi, o Dio, la tua Chiesa, contemplando il mistero della tua Sapienza con la quale hai creato ed ordinato il mondo; tu che nel tuo Figlio ci hai riconciliati e nello Spirito ci hai santificati, fa’ che nella pazienza e nella speranza possiamo giungere alla piena conoscenza di te che sei amore, verità e vita”

Dio per noi rimane pur sempre un mistero, qualcosa di infinitamente altro, e, per quanto ci affanniamo, non ci è possibile nella nostra pochezza violare la sua essenza

Ci basti il suo amore infinito che Egli espande su tutte le creature.

Il Signore null’altro chiede che noi corrispondiamo al suo amore in un abbraccio vicendevole che nulla e nessuno potrà mai spezzare.

Don Emilio.

02 GIUGNO 2019

Cari fratelli,

la solennità dell’Ascensione di Nostro Signore, celebrazione squisitamente pasquale, è un intreccio di speranza e di realismo, proprio come deve essere l’esistenza cristiana.

Ancorata al presente ed al suo impegno nel mondo, essa non deve perdersi in spiritualismi senza corpo, in devozionismi o separatismi di gruppi autoreferenziali.

“Perché guardate il cielo? Andate a Gerusalemme e fino agli estremi confini della terra”.

Ma, d’altra parte, l’esistenza cristiana fiorisce sull’eterno; ha un esodo finale verso un nuovo ordine di rapporti e verso un nuovo mondo.

Perciò deve essere un segnale dell’uomo nuovo, deve annunciare la giustizia e la pace perfetta; deve essere carica di speranza e di gioia.

I segni di questa visione di speranza e di realismo si devono manifestare attraverso la testimonianza cristiana (“mi sarete testimoni”), attraverso la forza del battesimo nello Spirito e della liturgia (“sarete battezzati in Spirito Santo” e “stavano nel tempio lodando Dio”), attraverso l’annunzio (“saranno predicati a tutte le genti la conversione ed il perdono”), attraverso il dono della grazia, che ha implicazione anche fisica (le guarigioni), attraverso la gioia (“tornarono a Gerusalemme con grande gioia”).

L’Ascensione introduce dunque il cristiano sulla scena del mondo e della storia e lo invita ad essere la continuazione nel tempo e nello spazio dell’azione salvifica di Cristo stesso.

Infine è un richiamo all’esperienza della fede e dell’amore, un’esperienza non elitaria ma aperta e possibile a tutti coloro che credono ed amano.

Don Emilio

26 MAGGIO 2019

Le letture di questa domenica ci presentano una Chiesa in cammino.

L’itinerario storico della Chiesa ha un suo progresso, non sempre lineare, come lo stesso concilio di Gerusalemme attesta.

Importanti sono alcune virtù come la dinamicità, che impedisce alla Chiesa di essere nostalgica; la fedeltà, che impedisce alla Chiesa di essere sbandata; la pazienza, che impedisce alla Chiesa di essere frenetica; la profezia, che fa comprendere alla Chiesa i segni dei tempi; la tolleranza ed il dialogo, che impediscono alla Chiesa l’integralismo; la speranza, che fa superare alla Chiesa esitazioni ed incertezze.

Ma su tutte deve dominare la fede nello Spirito, guida ultima e viva della Chiesa.

L’itinerario storico della Chiesa, ancorato alla sorgente, che è Cristo, ha una sua meta ed una sua traiettoria: la Gerusalemme celeste, la piena cittadinanza con Dio cantata nella seconda lettura di oggi.

Là crolleranno tutte le mediazioni, persino quelle sacre del tempio e della fede, perché Dio inabiterà  pienamente nell’uomo, che lo contemplerà faccia a faccia così come egli è.

Bisogna quindi non fossilizzarsi nei gesti e negli atti sacri ma educarsi a considerarli segni di una realtà o di un destino superiore.

E camminare nella storia tenendo fisso lo sguardo nella gioia.

Bonhoeffer, appena prima di salire sul patibolo, scrive: “fratelli, finché non giunge, dopo la lunga notte, il nostro giorno, resistiamo”.

Don Emilio

19 Maggio 2019

Cari fratelli,

le letture di questa domenica ci ricordano che la Chiesa terrena vive un’esistenza che è come quella di tutti gli uomini, spesso attraversata da difficoltà e crisi.

Scriveva Theillard de Chardin: “l ‘uomo ha creato tra le acque nere e fredde una zona abitabile ove fa chiaro e caldo. Ma quanto è precaria questa dimora! In ogni istante la cosa terribile fa irruzione: fuoco, peste, tempesta, scatenarsi di forze morali oscure che trascinano in un istante ciò che l’uomo aveva costruito ed ornato”.

La città terrena ha una sua fragilità ed un limite intrinseco.

Necessarie sono la costanza e la speranza, o, come dice l’Apocalisse: “è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio”.

La Gerusalemme celeste, il nuovo cielo e la nuova terra, è, d’altra parte, una realtà attesa ma già inaugurata dalla resurrezione di Cristo.

Ogni uomo deve lavorare con Dio perché questo Regno di giustizia e di pace sempre più si edifichi nelle strutture del presente.

L’anima di questo lavoro per il Regno, l’anima e la legge della Gerusalemme celeste è l’amore.

Un amore totale, teologico e sociale, temporale ed eterno.

La comunità cristiana è invitata oggi ad una severa autocritica nei confronti degli attentati che si commettono nel suo interno contro l’amore e la giustizia.

Il comandamento è nuovo, dice Gesù e la Chiesa non deve essere vecchia, legata ad antiche logiche di dominio e trionfo.

Don Emilio

12 MAGGIO 2019

Cari fratelli,

l’agnello-pastore che domina la liturgia di questa domenica permette una riflessione sul senso della storia e della vita della Chiesa.

Essa ha una guida, il pastore, che infonde fiducia, che offre pascolo e parola ma che è anche vicino, divenendo egli stesso agnello.

Il pastore supremo e tutti coloro che nella storia, attraverso il sacerdozio ministeriale, ne continuano il compito, devono essere guide e compagni di viaggio nel pellegrinaggio verso le fonti delle acque della vita.

La vocazione sacerdotale è questo intreccio di carisma personale e di presenza umana.

Il prete deve far risplendere il suo valore di segno per la comunità cristiana.

Il gregge-comunità è percorso e guidato anche da un’altra energia, quella della parola, che gli Atti descrivono come un soggetto agente.

La Parola attira a sé persone diverse per convinzioni, mentalità e cultura, componendo un mosaico vivo e multicolore.

La comunità vive anche nelle contraddizioni e nella sofferenza.

Gioia e dolore, pastori e mercenari, sangue e felicità si alternano.

Ma questo itinerario ha una speranza: non avranno più fame né sete e Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi.

Don Emilio

05 MAGGIO 2019

Cari fratelli,

la liturgia di questa domenica ci presenta un tracciato di vita cristiana: vita quotidiana ed umile, impegnata e testimone, guidata dal pastore supremo, Cristo Signore, e dai pastori del suo gregge, intessuta d’amore e protesa verso “Colui che siede sul trono e verso l’Agnello”.

Al centro di ogni comunità cristiana c’è sempre la figura gloriosa del Cristo Risorto.

È questo che rende la Chiesa diversa da una società più o meno perfetta, da una setta, da una associazione filantropica o ideologica, da un partito.

Conoscere, amare e vivere nel Cristo costituisce l’anima dell’esperienza ecclesiale.

Questo dobbiamo innanzitutto cercare nella liturgia e nella vita della Chiesa.

Questa è anche la nostra speranza: “Io sono il Primo e l’Ultimo, il Vivente” ci diceva il Signore la scorsa domenica.

Uscendo nelle strade della nostra settimana feriale dobbiamo ritrovare la speranza e la gioia, perché il senso della vita e della storia ci è stato offerto da Cristo.

Nel segno di Maria continuiamo il mese di maggio, trovandoci la sera per la preghiera da Lei tanto amata e raccomandata.

Il S. Rosario altro non è che vangelo in preghiera.

Con esso noi meditiamo l’abisso di gioia, di luce, di dolore e di gloria nascosto nella profondità del mistero di Cristo.

La domenica ci ritroveremo invece, salvo brutto tempo, per la recita del Rosario nel cortile parrocchiale davanti all’effigie della Vergine di Lourdes.

Martedì e mercoledì in mattinata infine, passerò per la comunione agli ammalati.

A tutti buona settimana.

Don Emilio

28 APRILE 2019

Cari fratelli,

la coerenza della testimonianza cristiana, anche nelle situazioni difficili, è uno dei temi costanti del libro degli Atti degli Apostoli, che andiamo meditando in questo periodo.

Una testimonianza ferma ma non arrogante; una testimonianza decisa ma non provocatoria; una testimonianza umile, d’amore e non di privilegio, una testimonianza nel nome di Gesù.

La testimonianza e l’esperienza di Cristo si collocano all’interno della vita quotidiana e sociale: i discepoli incontrano il Signore mentre sono al lavoro e vengono di nuovo richiamati al loro impegno missionario.

Gesù lì si fa riconoscere e condivide la nostra mensa.

“Riscopriamo il mistero di fecondità e di epifania del quotidiano e dell’istante” (F. Mauriac).

Pietro è la figura del pastore, quindi della guida e del compagno dl viaggio, ma è anche la figura del discepolo, la cui caratteristica fondamentale è l’amore sino alla donazione totale.

Terminata la grande settimana dell’ottava di Pasqua, iniziamo il mese di maggio, tradizionalmente dedicato al culto di Maria.

Cominceremo mercoledì 01 alle ore 20.30 con la recita del S. Rosario in Chiesa, breve pensiero e benedizione eucaristica, e così per tutta la settimana.

Nella settimana successiva ci sposteremo per alcune sere nei cortili.

Per questo aspetto le vostre disponibilità.

Pace a tutti voi nel Cristo Risorto.

Don Emilio

21 APRILE 2019

Cari fratelli,

è Pasqua, la Pasqua del Signore.

La proclamazione dell’angelo “è risorto” esprime la fede della Chiesa nel Cristo vivente ed operante nella storia, dopo la sua morte.

Quell’evento, la cui fenomenologia ci sfugge, perché nessuno è stato testimone diretto, segna la nostra vita di salvati.

Le prime testimoni indirette della risurrezione sono le donne, persone inabilitate nel mondo orientale a testimoniare in sede giuridica.

Non si può quindi pensare ad un’invenzione della Chiesa delle origini, ma ad un dato inserito nella stessa trama di quegli eventi straordinari manifestatisi all’alba di quel primo giorno della settimana.

Evento trascendente, la Pasqua del Signore ha lasciato segni nella storia e nel mondo.

Non è più la Pasqua mosaica, antico rito di passaggio, divenuto memoriale della fuga dall’Egitto, ma un evento nuovo la cui portata è incredibile e stupefacente ad un tempo, per l’enorme valenza che investe ciascuno di noi: il Dio che si riveste di carne mortale e si sacrifica volontariamente sull’altare della croce e che, risorgendo, ci chiama tutti a condividere la sua vita divina.

Don Emilio

BUONA PASQUA A TUTTI

14 APRILE 2019

Cari fratelli,

ci apprestiamo a celebrare in questa settimana il sacro triduo della Passione e della Risurrezione del Signore, culmine di tutto l’anno liturgico, perché Cristo ha compiuto l’opera di redenzione degli uomini e della perfetta glorificazione di Dio attraverso il mistero pasquale, col quale, morendo, ha distrutto la nostra morte e, risorgendo, ci ha ridato la vita.

La solennità di Pasqua occupa dunque il punto più alto dell’anno liturgico, come ogni domenica occupa quello della settimana.

Il triduo pasquale, cioè il lasso di tempo che va dalla Messa vespertina del giovedì ai vespri della domenica di Pasqua, non significa tre giorni di preparazione alla Pasqua, ma la Pasqua celebrata in tre giorni nelle varie tappe della Passione del Signore.

A tutti auguri.

Don Emilio