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07 FEBBRAIO 2021

Cari fratelli,

i testi che vengono offerti alla nostra meditazione in questa domenica ben si addicono alla settimana che sta per iniziare, segnata dalla festa di Maria, Nostra Signora di Lourdes.

In quel giorno ricorderemo tutti gli ammalati, perché ritrovino la salute, come quelli sanati per intercessione di Maria e dal Signore Gesù, dei quali ci parla il Vangelo.

Dalle letture di oggi possiamo desumere che la totalità è alla radice della fede.

Infatti il riecheggiare nei testi dell’aggettivo tutto e l’esperienza universale del dolore incarnata da Giobbe costituiscono uno spunto di riflessione in questo senso.

La vicenda religiosa è una questione che tocca tutti e che ci apre a tutti.

La liturgia di oggi ci presenta alcuni sofferenti: la suocera di Pietro, i miracolati del Vangelo e, soprattutto Giobbe, quasi emblema del tema anche a causa del libro che ne raccoglie il grido.

Il dolore descritto da Giobbe è un simbolo della vicenda universale dell’umanità, un dolore che trova quasi nella morte un incentivo, trasformandosi in incubo; un dolore che ha come sbocco verso cui convergere solo la morte e la tomba.

Cristo si rivolge a questa realtà umana universale.

Non si rivolge solo ad alcuni, ma di tutti condivide l’ansia, la sofferenza e le attese, per tutto recuperare, perché Dio sia tutto in tutti.

La totalità è anche lo scopo della fede: il gratuitamente di cui parla Paolo, il guarire continuo di Gesù, con il rifiuto di ogni acclamazione popolare, la generosità che rifiuta un facile consenso.

Testimoniano la totalità della donazione che solo la fede è in grado di generare.

Don Emilio

31 GENNAIO 2021

Cari fratelli,

ricorre oggi la festa di S. Giovanni Bosco, sacerdote piemontese, primo di una grande schiera di santi che nell’ottocento illustrarono quella chiesa particolare.

Egli seppe parlare ai giovani con un linguaggio nuovo, al passo con le esigenze di allora, e che incontrò immediatamente grande favore.

Possa egli illuminare le menti anche dei nostri giovani, che purtroppo spesso sentono come ostile ed alienante il messaggio di Cristo.

Le prime due letture di oggi ci parlano di profezia e di verginità: non sono queste nella visione biblica istituzioni ufficiali o stati di vita, ma esperienze di vita e doni che hanno la finalità di esaltare al massimo grado la donazione a Dio ed ai fratelli.

Il criterio di verifica della loro autenticità è, quindi, l’amore.

Gesù è profeta perfetto in quanto Parola definitiva di Dio: il suo insegnamento è lampada ai nostri passi nel cammino della vita.

I due poli sui quali verte la nostra riflessione sono, da un lato, la Parola di Dio rivolta all’uomo e, dall’altro, le mutevoli e concrete situazioni in cui essa viene accolta ed incarnata.

Gesù è profeta potente in opere: celebra la sua missione di salvatore dell’uomo integrale e ricostruisce la mappa meravigliosa della creazione originale.

Anche l’uomo che sana le miserie della società ed opera per la giustizia è artefice del Regno.

Gesù resta però un profeta misterioso.

Il vangelo di Marco è la storia di un lento itinerario dall’oscurità alla luce.

Un cammino faticoso che conosce luci ed ombre, come il nostro cammino, che raggiungerà la pienezza nel mattino di Pasqua.

Martedì, festa della Presentazione al Tempio di Gesù, giornata in cui tutte le persone consacrate ricordano la loro dedicazione, benediremo le candele, da portare a casa.

Mercoledì, memoria di S. Biagio, ci sarà la benedizione della gola.

Don Emilio

24 GENNAIO 2021

Cari fratelli,

domani, festa della conversione di S. Paolo, Apostolo delle genti, si conclude l’ottavario di preghiera perché tutti i cristiani ritrovino l’unità perduta per contingenze storiche o per superbia ed egoismo umani.

E proprio oggi le letture che ci vengono proposte dal lezionario festivo ci dicono che l’annuncio del vangelo non conosce confini, risuona in tutto il mondo.

Dio non ha preferenze di persone, ma si rivolge anche a chi sarebbe escluso come inutile ed indegno dalla grettezza e dalla ottusità dell’uomo.

La giustizia di Dio è vinta dalla misericordia, la sua carta da visita.

Il contenuto del nostro annuncio contiene due articoli di fede: la certezza che Dio è vicino con un progetto d’amore da attuare nella storia (il Regno è vicino) e la risposta di fede (credete al Vangelo) e di vita (convertitevi!) che l’uomo deve offrire al suo Dio.

I Niniviti ed i discepoli di Cristo rappresentano il modello dell’ascolto-obbedienza all’annuncio di salvezza,

Alla luce dell’annuncio si riesce ad identificare il vero senso della vita e dei valori che si avvicendano sulla scena di questo mondo.

Le scelte allora si trasformano e si centrano sui tesori che né tignola né ruggine possono consumare né ladri possono rubare.

Pascal, mistico e teologo del ‘600, scriveva: “l ‘uomo non è degno di Dio, ma è capace di esserne reso degno. È indegno di Dio, che si unisce all’uomo miserabile; ma non è indegno di Dio di levarlo dalla sua miseria”.

Domenica prossima è la festa di S. Giovanni Bosco, patrono della gioventù.

Purtroppo vivremo questa festa in sordina, a causa del perdurare dell’epidemia che ci affligge.

Preghiamo don Bosco perché protegga i nostri giovani duramente colpiti e privati da ogni vita sociale.

Don Emilio

17 GENNAIO 2021

Cari fratelli,

il motivo dominante della vocazione, presente nelle letture di oggi, può produrre una revisione di vita sulla propria scelta personale.

Essa esige il coinvolgimento della persona intera, che, con la decisione umana e cristiana, acquista il suo nuovo nome (Pietro), cioè il suo vero destino.

Ognuno deve dunque cimentarsi risolutamente sulla strada della propria vocazione.

La dinamica della vocazione è triplice.

Parte da una iniziativa divina, che ci strappa dalla banalità quotidiana per lanciarci in un’avventura.

La vocazione è, perciò, distacco dal passato, soprattutto peccaminoso (II lettura), ma è anche rischio.

Il secondo punto è quello della risposta gioiosa: cercare-trovare e seguire-rimanere sono i verbi del cammino con Cristo per entrare in comunione con lui.

E infine si giunge alla meta: si è creature nuove, con un nome nuovo, con un corpo purificato, tempio dello Spirito.

È come l’ingresso di Israele nella terra promessa, dopo l’uscita dall’Egitto ed il cammino nel deserto.

In questa fondamentale vicenda esistenziale è decisivo l’aiuto di una mano fraterna: Eli, il Battista ne sono altrettanti modelli discreti e rispettosi della grandezza delle persone che essi preparano al loro destino.

Il filosofo e matematico B. Russel, benché dichiaratamente ateo, ebbe a scrivere: “l ‘uomo è come uno scalatore, che a causa di uno spuntone roccioso non vede la vetta, che può essere immediata od ancora lontana. La speranza lo invita a continuare; la pigrizia lo fa rientrare: così è la decisione per la scelta del proprio destino. E talora è necessaria la spinta di un altro”.

Don Emilio

10 GENNAIO 2021

Cari fratelli,

concludiamo il periodo legato al Natale con la Festa del Battesimo di Gesù nel Giordano.

La vita di Gesù si svolge secondo la trama normale della vita quotidiana della Palestina di allora.

 È la vita di un uomo orientale che parla una lingua locale, l’aramaico della Galilea, che risiede in un villaggio anonimo e la cui vita si confonde con l’umanità comune.

Ma in tre momenti di questa esistenza, che pure ha già risvolti misteriosi (la sua parola ed i suoi miracoli), la trama quotidiana si spezza ed ecco apparire il mistero nascosto in questa persona.

La dichiarazione del vangelo odierna (Tu sei il mio Figlio prediletto) echeggia infatti all’inizio del ministero pubblico, quando Gesù appare sulla scena pubblica della regione.

Risuona poi a metà del percorso, sul monte della Trasfigurazione, e sarà sigillata sulla croce dalla voce di uno dei primi credenti: il centurione romano.

Il Battesimo è perciò un invito a scoprire il nostro mistero di figli adottivi, celato sotto le spoglie della nostra umana fragilità.

La manifestazione del mistero di Cristo non è però trionfalista, perché la sua è una regalità non di potenza ma di servizio e di amore come è stato per il servo sofferente di Isaia e per Pietro.

La consacrazione nello Spirito che Gesù riceve nel Battesimo è per l’evangelizzazione dei sofferenti e tale deve essere anche la nostra consacrazione battesimale.

Oggi è anche la celebrazione di tutti i battesimi cristiani che da quel Battesimo e dal Battesimo di sangue sulla croce ricevono efficacia.

Il battesimo cristiano è certamente il dono della salvezza e dell’amore di Dio, che si muove verso l’uomo, ancor prima che l’uomo, magari ancora inconsapevole perché troppo piccolo, possa muoversi verso di Lui.

Ma è anche risposta ed adesione libera e personale da testimoniare nella vita e nella formazione interiore.

Una risposta preparata dal sì della Chiesa e dall’impegno dei genitori e dei padrini.

Don Emilio

03 GENNAIO 2021

Cari fratelli,

le letture di oggi ci vogliono dire che il silenzio di Dio è infranto dalla sua Parola creatrice.

Presentando il cosmo come frutto di un intervento diretto di Dio e non come principio a lui antitetico, la Bibbia ci invita ad un rapporto positivo con il creato, il nostro orizzonte terreno.

È indispensabile per il cristiano ricuperare la sua vicinanza alla terra, segno di Dio, come del resto papa Francesco spesso sostiene.

L’eredità francescana è profondamente cristiana e la difesa della natura e del giardino della terra dev’essere un impegno per tutti noi.

L’inizio del Vangelo di Giovanni, che abbiamo incontrato anche a Natale nella messa del giorno, ci presenta un silenzio che permane: è il silenzio del rifiuto, della tenebra e del peccato.

C’è però anche un silenzio colmo di speranza, in cui la Parola può germogliare.

È il silenzio nel quale Dio ci parla.

Per cogliere questa voce è necessario ascoltare la propria coscienza nel silenzio di una notte che si apre all’alba della fede.

In settimana celebreremo pure la festa dell’Epifania, canto dell’universalismo e dell’azione missionaria, alla quale la Chiesa è chiamata.

È la festa della luce e della gioia: la narrazione evangelica ne è tutta costellata.

La gioia della ricerca e la gioia che emana dalla fede dovrebbero essere i continui connotati del credente, che pure attraversa come i magi l’oscurità delle notti senza stelle.

È la rivelazione di Dio: la scoperta dei segni dei tempi, cioè dello svelarsi divino nel presente è indispensabile per alimentare la fede.

Il rito del bacio del Bambino quest’anno purtroppo non può essere celebrato per gli evidenti motivi legati alla pandemia.

Nulla impedisce che il rito sia celebrato in ambito domestico.

Buon anno a tutti.

Don Emilio

27 DICEMBRE 2020

Cari fratelli,

siamo ormai prossimi alla fine dell’anno, un anno denso di nubi e di difficoltà.

Tutti ci auguriamo che il 2021 sia più sereno e ci permetta il ritorno ad un ritmo di vita normale.

Oggi il calendario liturgico ci invita a soffermarci sulla Famiglia di Nazareth.

Ogni creatura che appare sulla faccia della terra ha un suo destino misterioso: anche se inferiore a quello di Cristo, è pur sempre il destino di un suo fratello e di un figlio adottivo di Dio.

Ogni genitore come autentico educatore dovrebbe adottare come motto quello del Battista: “bisogna che lui cresca ed io diminuisca”.

Autorità (dal latino augère, cioè aumentare) è prima di tutto far crescere.

Il ragazzo Gesù cresce in sapienza e grazia.

Egli diventa così il modello della crescita di ogni ragazzo nella dimensione umana e spirituale.

Genitori e figli sono i poli della struttura famigliare e sono il tessuto connettivo della storia di una famiglia.

Un’analisi dei loro rapporti reciproci sulla base delle annotazioni del Siracide e di Paolo può ricondurre nell’etica cristiana anche questo impegno umano fondamentale.

L’anziano è contemporaneamente dramma e speranza.

E infatti realisticamente indebolimento fisico, ma è anche segno vivo d’amore, profondità di intuizione, sapienza, e persino, come Simeone ed Anna, profezia.

L’inizio dell’anno è posto infine sotto il segno della benedizione efficace di Dio.

Le ore, i giorni, i mesi saranno così sotto il segno luminoso del volto di Dio, che irradia luce e pace.

Don Emilio

20 DICEMBRE 2020

Cari fratelli,

le circostanze presenti ci impongono severe limitazioni nel nostro modo di vivere il Natale, non ultima l’anticipazione alle 20.30 della Messa della notte.

Per le confessioni è sempre possibile contattarmi, onde fissare eventuali appuntamenti.

Io sarò presente in chiesa lunedì e martedì prima o dopo la messa.

Mercoledì e giovedì sarò in sacrestia (o in casa) dalle 9.00 alle 11.00 e dalle 16.00 alle 18.00: siamo tutti invitati a non creare affollamenti, per tutelare noi ed i nostri cari.

Tutte le letture che vengono proposte alla nostra meditazione per il S. Natale rivelano un sottile collegamento con la Pasqua.

Bisogna superare il troppo facile sentimentalismo natalizio, sostenuto dal folklore, dai consumi e dal candore della neve, dal notturno poetico alimentato spesso da quella che giustamente un autore chiama “melassa religiosa”.

Bisogna invece recuperare il Natale come inizio dell’incontro pasquale tra umanità e divinità, tra creatura e creatore.

La parola fondamentale è l’incarnazione, la nascita cioè di Cristo nella carne, nascita di ogni uomo come evento santo ed ancor più nascita di ogni credente “non da carne né da volere di uomo ma da Dio”.

Vita, persona e storia dell’uomo sono ora innervate di eternità, senza essere annientate in un panteismo disumano.

Giorno di consolazione dunque e radice di pace, di serenità, di apertura e di libertà.

A tutti il mio augurio.

Don Emilio

13 DICEMBRE 2020

Cari fratelli,

il Natale è ormai imminente e le letture di oggi sono centrate sulla presenza di Dio nella storia.

Con l’incarnazione il divino e l’umano, prima antitetici, si sono incontrati.

Ma non per uno scontro od una collisione, ma per un abbraccio.

Siamo dunque invitati a cercare Dio non in orizzonti nebulosi, non in speculazioni filosofiche, ma nella quotidianità della storia e nel volto dei fratelli nei quali Dio è presente.

Paolo esalta l’offerta della nostra carne, del nostro corpo.

Proprio come Maria, che offre la sua esistenza ed il suo corpo per l’ingresso di Dio nel mondo.

Il nostro essere può accogliere e trasfigurarsi in Dio.

Diceva un apologo rabbinico del ‘700: “Il fedele sta davanti a Dio come un povero che non ha mangiato da tre giorni; i suoi abiti sono logori e stracciati; e così egli appare davanti al re. Ha forse bisogno di dire cosa desidera? Così sta il fedele davanti a Dio: egli stesso è preghiera”. (I racconti dei Chassidim – M. Buber)

Dio non rifiuta la presenza nello spazio (il Tempio), ma predilige quella nel tempo: la comunità umana, la Chiesa fatta di pietre vive, la coscienza di ogni persona.

Paolo nell’agorà di Atene dirà: “Dio non abita in luoghi costruiti dalla mano dell’uomo” (At 17,24).

Abita invece nel tempio vivo che lui si è innalzato, e cioè l’uomo vivente.

Il Natale è anche un invito a riscoprire la nostra umanità, la nostra personalità e la nostra storia.

 È tempo di bilanci e di riflessioni: questo anno così travagliato, ricco di luci (poche) e di ombre (tante), sta per essere archiviato.

Quel bambino che nasce, fragile ed indifeso, ci aiuti a scoprire il senso vero della vita nel suo profondo significato.

Solamente facendo tesoro di questi tragici momenti, trascorsi in balia di una crudele pandemia, che sembra colpire alla radice il nostro stile di vita, usciremo da questo tunnel più forti e saggi di prima.

Don Emilio

06 DICEMBRE 2020

Cari fratelli,

il deserto in cui sono posti Israele ed il Battista è un simbolo suggestivo dell’essenzialità: in quell’ambiente ostile si pensa solo all’acqua, al cibo ed alla pista da seguire, cioè agli elementi fondamentali dell’esistere; si eliminano le sovrastrutture e le banalità.

L’ Avvento è un invito al recupero della sostanza della fede.

La via per ritrovare questo deserto la dà il Battista: ascolto della Parola, conversione e rigore morale.

Senza l’impegno esistenziali si è solamente canne piegate al primo soffio di vento; non siamo case edificate sulla roccia.

La meta da raggiungere non è un uomo, pur grande, come il Battista ma Gesù, il Figlio di Dio.

L’ Avvento deve quindi essere una scoperta della purezza della fede.

Non in un Dio un po’ deforme, adattato alle nostre esigenze, ma nel Dio del Vangelo.

Accogliamo perciò questo invito ad approfondire la conoscenza della fede, per rendere ragione della speranza che è in noi.

Il filosofo tedesco E. Lessing scriveva: “Dammi Signore l’ansia e la ricerca della verità, finché la potrò contemplare in pienezza con Te”.

In questa settimana ci è offerta anche la contemplazione del mistero della Immacolata Concezione di Maria.

La figura di Maria totalmente consacrata a Dio ed all’amore in ogni istante del suo tempo, in ogni particella del suo essere, in ogni dinamismo della sua volontà è un appello ad un esame di coscienza della nostra storia.

Alla luce di questo modello di serva del Signore ogni fedele dovrebbe riandare a tutti gli attimi della propria vita per identificare le zone oscure, i peccati e gli ostacoli frapposti al progetto ideale di Dio.

Maria nella totalità e nella disponibilità della sua offerta ci offre un itinerario di fede, di speranza, di amore e di dedizione.

Don Emilio