Archivi categoria: Messaggio Settimanale

07 GIUGNO 2020

Cari fratelli,

una prima provocazione che la solennità della Trinità indirizza al credente riguarda proprio il tema stesso della conoscenza di Dio.

La teologia, l’approfondimento del mistero di Dio, la ricerca attraverso la catechesi, sono impegni ineliminabili del credente.

Una seconda proposta riguarda invece la nostra esistenza: Dio è amore e la risposta che egli esige è l’adesione della mente, del cuore e di tutte le forze.

Nell ‘amore, nella donazione, nel perdono si manifesta la nostra conoscenza di Dio.

Trinità ed Unità sono i due aspetti della pienezza di Dio.

La Trinità esalta, come dice Paolo, l’amore, la grazia e la comunione.

L’Unità celebra la perfezione in sé compiuta di Dio.

Questa celebrazione dovrebbe aprirci ad uno spirito ecumenico perché possiamo unirci più spesso nella stessa lode con coloro che proclamano la pienezza e la perfezione dell’unico Dio.

Un ultimo suggerimento che la solennità della Trinità ci offre riguarda la purificazione della nostra fede e della nostra preghiera.

Dobbiamo superare i limiti della religione impersonale ed abitudinaria, della pigrizia spirituale per ritrovare il volto puro di Dio, quale ci è offerto dalla sua Parola.

Ideale sarebbe giungere alla meta di Giobbe: ” Prima ti conoscevo per sentito dire; ora i miei occhi ti vedono” (Gb 42,5).

Dobbiamo educarci al passaggio da una preghiera di domanda ad una preghiera di lode pura.

Nel racconto di un pellegrino russo si legge questa testimonianza: “Quando io pregavo dal profondo del cuore, tutto ciò che mi circondava mi appariva sotto un aspetto affascinante: gli alberi, gli uccelli, la terra, l’aria, la luce tutte le cose pregavano e cantavano gloria a Dio. Comprendevo allora il linguaggio della creazione e vedevo come sia possibile conversare con le creature di Dio”.

Don Emilio

31 MAGGIO 2020

Cari fratelli,

celebriamo oggi la solennità della Pentecoste, in ricordo dell’effusione dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli nel Cenacolo, una delle Feste principali dell’anno liturgico.

Perché :

  • La Pentecoste è la celebrazione di un rapporto profondo tra Dio e l’uomo, quello che Geremia chiama la “Nuova Alleanza” per la quale Dio è all’interno del cuore dell’uomo.
  • La Pentecoste è la celebrazione della purificazione per cui l’uomo è perdonato e ricreato come nuova creatura. Il sacramento della Riconciliazione ha un’occasione eccezionale per essere celebrato.
  • La Pentecoste è la celebrazione dei carismi e quindi della pluralità dei ministeri e dei doni che rendono viva e dinamica la comunità cristiana.
  • La Pentecoste è la celebrazione dell’anima della Chiesa, cioè della sua unità nello Spirito che la forma e la sostiene.
  • La Pentecoste è la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione e della pienezza cristiana, il battesimo, la confermazione e l’eucarestia. In essi lo Spirito si effonde e trasforma l’uomo facendolo figlio di Dio.

La Pentecoste, con la simbologia del fuoco e del vento ci presenta un cristianesimo che è vita, che è pienezza, che è fermento.

Il salmo 104 proclama solennemente: “Mandi il tuo Spirito e rinnovi la faccia della terra”.

Le ossa aride dell’umanità (Ez 37) sono fecondate e diventano di nuovo vita, azione, amore.

Contro un atteggiamento spesso fiacco e sfiduciato il messaggio dello Spirito è un appello all’impegno, al fuoco.

“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso” (Lc 12,49).

Don Emilio

24 MAGGIO 2020

Cari fratelli,

si torna ad una parvenza di normalità, pur nel rispetto di molteplici regole imposte da un contagio che accenna debolmente a regredire.

Le disposizioni generali le troverete affisse alle porte della Chiesa.

Le celebrazioni si terranno tutte per il momento nella Chiesa di S. Leonardo, essendo la capienza di San Damiano molto esigua.

Gli orari sono quelli consueti con le tre messe della domenica,

la pre-festiva del sabato e quelle feriali.

Le circostanze ci impongono ancora questi sacrifici, dopo le celebrazioni quaresimali e pasquali in tono minore.

Speriamo che il Signore ci aiuti ed allontani da noi questa tremenda malattia.

Celebriamo oggi la solennità dell’Ascensione al cielo di nostro Signore.

Questa Festa è l’esaltazione del nostro destino ultimo; è il canto del tesoro di gloria che è la nostra eredità; è la definizione del senso della storia.

L’ultima parola che il cristianesimo dice è una parola di speranza e di gioia, perché Dio è destinato ad essere tutto in tutti (l Cor 15,18).

Si erge dunque oggi la figura luminosa di Cristo che ci ha preceduti per preparare un posto a tutti coloro che lo amano.

Don Emilio

18 MAGGIO 2020

Cari fratelli,

si torna ad una parvenza di normalità, pur nel rispetto di molteplici regole imposte da un contagio che accenna debolmente a regredire.

Le disposizioni generali le troverete affisse alle porte della Chiesa.

Le celebrazioni si terranno tutte per il momento nella Chiesa di S. Leonardo, essendo la capienza di San Damiano molto esigua.

Gli orari sono quelli consueti con le tre messe della domenica, la pre-festiva del sabato e quelle feriali.

Le circostanze ci impongono ancora questi sacrifici, dopo le celebrazioni quaresimali e pasquali in tono minore.

Speriamo che il Signore ci aiuti ed allontani da noi questa tremenda malattia.

Non abbiamo mai cessato in questo periodo di invocare la protezione di San Rocco, del quale abbiamo esposto la statua.

Cercheremo di recuperare la nostra devozione a Maria in quel che rimane nel mese a lei dedicato con la recita del S. Rosario nel cortile parrocchiale davanti all’effige di N.S. di Lourdes: mai come in questo frangente abbiamo bisogno della protezione della Madonna.

Domenica prossima è anche la festa dell’Ascensione al cielo del Signore Gesù e anniversario della Dedicazione della nostra Chiesa, solennità che non è mai possibile festeggiare adeguatamente, perché ricorre sempre nel periodo pasquale.

La Chiesa edificio è segno visibile della presenza di Dio in mezzo a noi e ci costituisce suo popolo, pietre vive con le quali Egli costruisce il suo edificio spirituale, dal quale scaturisce ogni salvezza.

Forza dunque: finalmente potremo ritrovarci insieme per rincuorarci a vicenda ed infonderci coraggio.

Don Emilio

23 FEBBRAIO 2020

Cari fratelli,

inizia con mercoledì il periodo quaresimale, in preparazione del grande triduo Pasquale, centro e fulcro della nostra fede.

Tempo in cui siamo chiamati a ritornare all’essenziale, per riscoprire le radici del nostro essere cristiani.

Cristo, che nella sua vita fece sempre quello che insegnò, prima di dare inizio al suo ministero, trascorse quaranta giorni nella preghiera e nel digiuno.

Inaugurò poi la sua missione pubblica con un messaggio colmo di gioia: “Il Regno di Dio è vicino”.

Ma aggiunse subito: “Fate penitenza e credete al Vangelo”.

Si può dire che queste parole sono il compendio di tutta la vita cristiana.

Non si può accedere al Regno di Cristo se non attraverso la conversione, cioè attraverso quell’intimo e totale cambiamento dell’uomo, dei suoi pensieri, giudizi, modi di vivere.

Questo rinnovamento si attua nell’uomo alla luce della santità e dell’amore di Dio, che a noi si sono manifestate e comunicate nella pienezza del Figlio.

Ricordo che il mercoledì delle Ceneri ed il venerdì Santo sono giorni di astinenza e digiuno, mentre tutti i venerdì sono giorni di astinenza dalle carni.

Al digiuno sono tenuti tutti coloro che, in buona salute, abbiano un’età compresa tra i 18 ed i 65 anni. Per rispettarlo basta consumare una cena frugale.

La penitenza quaresimale vuol essere un invito a stabilire una scala di valori e si attua, secondo il costante invito dei Padri della Chiesa, nella triade espressa dalle parole: preghiera, carità e digiuno.

Papa Leone Magno, nella sua opera “Invito a Penitenza”, la riassume in questo modo: “preghiamo, digiuniamo, amiamo”.

Nel giorno delle Ceneri, ci sarà appunto durante la messa l’imposizione delle ceneri, quale segno penitenziale.

Mentre il venerdì, alla sera, ripercorreremo la via della croce con il pio esercizio della Via Crucis.

Don Emilio

16 FEBBRAIO 2020

Cari fratelli,

il filosofo danese S. Kierkegaard scriveva nel suo diario: “io credo che se un giorno diventerò cristiano sul serio, dovrò vergognarmi soprattutto non di non esserlo diventato prima, ma di aver tentato prima tutte le scappatoie”.

Il cristiano oggi scosso dalla parola di Cristo ed invitato alla decisione seria, radicale, ma operativa e personale per il regno.

Il testo evangelico ci delinea anche una serie di impegni concreti nei quali incarnare la nostra decisione: l’amore, l’onestà, la verità.

Il Salmo responsoriale odierno, il celebre canto della Legge (Sal 1 18), ci ricorda ripetutamente che l’opzione per la Legge significa adesione vitale nel cammino dell’esistenza, significa una prassi morale: “Indicami Signore la via dei tuoi precetti e li seguirò sino alla fine”.

Gesù nel vangelo di oggi ci ammonisce ad osservare i precetti, nel linguaggio proprio del Deuteronomio.

Col Discorso della Montagna ci costringe poi a spezzare i luoghi comuni, le idee moderate e vaghe e a riscoprire la parola nuda della donazione, dell’amore e dell’impegno serio e totale.

Egli ci invita a seguirlo, buttando dietro le nostre spalle le comode idee fisse sulle quali troppo spesso costruiamo un cristianesimo incolore ed insapore.

Stiamo per vivere una settimana densissima di impegni e molto importante per la nostra comunità: la visita del Vescovo.

Ad essa ci siamo preparati con la preghiera ed organizzando al meglio tutte le tappe.

Il Vescovo non viene per controllarci; non è la visita della Finanza.

È semplicemente un Padre che visita i suoi figli, per confermarli nella fede, per incoraggiarli, per stringerli a sé nell’unità della nostra Chiesa locale e che si riconosce cattolica, cioè universale, nell’adesione filiale al Romano Pontefice.

Il calendario degli incontri è molto fitto: ne potete prendere visione sul retro di questo foglio.

Se qualche famiglia desidera incontrare privatamente il Vescovo, me lo faccia sapere.

Chi volesse accostarsi al Sacramento della Penitenza, il Vescovo sarà disponibile sabato 22 alle ore 16.00.

Don Emilio

09 FEBBRAIO 2020

Cari fratelli,

il Signore questa domenica ci dice che se i discepoli vengono meno al loro compito di sale e di sapore nel mondo, sono destinati ad essere già rifiutati dall’umanità stessa che li getta via e calpesta.

La contestazione del discepolo grigio, incolore, magari burocrate del sacro è un ‘anticipazione della condanna stessa di Dio: ” Tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca” (Ap 3, 15-16).

Il mondo ha diritto di attendere dai discepoli una testimonianza genuina ed efficace.

La purezza della fede e della testimonianza sono segno che il nostro messaggio ha la sua radice in Dio, come sottolinea il testo di Paolo che oggi ci viene proposto.

Le tecniche e le strutture sono forse mezzi preziosi mai comunque fini da perseguire, perché la Chiesa non è una società giuridico-sacrale, ma la vivente comunione col vivente Signore.

Il primato, quindi, è quello della fede e della carità; il fondamento è Gesù Cristo crocifisso; la forza non è nei meccanismi promozionali ma nella potenza di Dio.

L’appello alla purezza della spiritualità, della fede, della contemplazione e dell’amore costituisce il monito primario di ogni comunità che voglia dirsi cristiana.

Senza mimetismi, ma anche senza orgogli integralistici, i cristiani hanno nelle loro mani la grande parola che converte.

Il poeta arabo contemporaneo Ebrat en-Na’imi dice, anche a noi cristiani: “Come la luce non è il sole, eppure è del sole, così l’uomo è segno di Dio, pur non essendo Dio. Noi siamo i raggi della verità, non Lui, che è la verità. Come la luce del sole non è il sole”.

La visita del nostro vescovo è ormai imminente: a giorni vi darò il programma dettagliato.

Siamo chiamati a pregare perché la visita pastorale segni un momento di comunione con la nostra Chiesa locale e porti generosi frutti per un risveglio della fede.

Don Emilio.

02 FEBBRAIO 2020

Cari fratelli,

oggi il ciclo normale del tempo ordinario si interrompe, per celebrare la Presentazione al Tempio del Signore, festa volgarmente detta Candelora per il rito delle candele.

E una festa di antica tradizione, risalente ai secoli VI-VII, considerata come memoria congiunta del Figlio e della Madre.

Essa ha per protagonisti Gesù, Maria e Giuseppe.

Gesù compie l’oblazione di sé offrendosi al Padre e che sarà consumata sulla croce.

Maria, assieme a Giuseppe offre il Divin Figlio con la lacerazione intima di una rinuncia che inaugura la missione di corredentrice.

Non si celebra un mistero della gioia, ma un anticipo della Pasqua che si traduce in ogni Eucarestia, nella quale il pane ed il vino vengono ridonati come corpo e sangue di Cristo.

La benedizione delle candele e la processione sviluppano il tema della luce nel mondo che è Cristo.

La liturgia della Parola di oggi è un canto di luce, di speranza e di salvezza.

C’è un ottimismo di fondo nella storia che è benedetta e salvata dall’ingresso di Cristo.

Il saluto posto in apertura alla benedizione delle candele sviluppa proprio questo tema: “Con quel rito della Presentazione il Signore veniva incontro al suo popolo che lo attendeva nella fede. Andiamo incontro al Cristo nella casa di Dio dove lo troveremo e lo riconosceremo nello spezzare il pane, nell’attesa che egli venga e si manifesti nella sua gloria”.

Il tema gioioso della luce e della salvezza suppone per antitesi anche quello delle tenebre e del peccato.

C’è quindi nella liturgia di oggi anche un realismo di fondo.

La passione di Gesù getta la sua ombra anche sulla sua infanzia e sulla madre, il cui cuore sarà trafitto da una spada, simbolo del dolore più profondo.

La vittoria sul male avviene attraverso la donazione totale della morte.

Chi vuole unirsi alla lode gioiosa del cantico di Simeone, deve rendersi conto che la fede in Cristo esige una decisione radicale.

Il Tempio, il sacrificio perfetto, il culto sono componenti significative delle letture di oggi e ci invitano a scoprire nella liturgia il luogo dell’incontro tra Dio e uomo.

Don Emilio

26 GENNAIO 2020

Cari fratelli,

Gesù appare sulla scena pubblica del mondo annunziando il suo primo messaggio centrato sulla locuzione “regno dei cieli”, un’espressione che risuona ben 33 volte in Matteo.

Essa indica la Signoria attiva di Dio, la sua azione salvifica che si rivela e si attua nella storia attraverso la parola, l’azione e la persona di Gesù.

Il primo invito che riceviamo quindi è quello della fiducia in un Dio che ci guida e ci sostiene, che viene incontro a noi ed alla nostra storia per renderla luminosa ed aperta all’eterno.

Il secondo contenuto del messaggio di Cristo è legato alla conversione, l’urgente e seria decisione a collaborare con Dio per l’attuazione del suo Regno.

I discepoli chiamati e pronti a seguire Gesù sono l’emblema di questa adesione-conversione.

Ogni domenica, quando sentiamo l’annunzio del Regno nella liturgia dovremmo sentire l’urgenza di questa scelta decisiva.

L’esistenza cristiana è sempre tensione e movimento: in questo sta la sua pace.

In questo itinerario verso la gioia e la luce, descritto dalla prima lettura di oggi, è fondamentale l’unità, cioè l’amore reciproco cantato da Paolo nella seconda lettura.

“La Chiesa una, santa, cattolica e apostolica è la Chiesa di Cristo. La comunione di Cristo è il suo mistero. La Chiesa di Gesù Cristo è caratterizzata nel mondo dall ‘unità nella libertà; dalla santità nella povertà; dalla cattolicità nella scelta dei deboli e dall’apostolato nella sofferenza”. (J. Moltmann).

In questi giorni che ci separano dalla Visita Pastorale del nostro Vescovo, preghiamo perché sia ricca di grazie e benedizioni del cielo per la nostra Chiesa locale.

Don Emilio

19 GENNAIO 2020

Cari fratelli,

la definizione del Battista (ecco colui che toglie il peccato del mondo) ci presenta Gesù come il liberatore dell’uomo dal male.

Il dramma radicale del peccato del mondo non perde la sua carica, ma è ora impostato su un piano diverso.

Per ogni cristiano il problema centrale dovrebbe essere quello enunciato, un anno prima della sua uccisione violenta voluta da Hitler, dal pastore protestante D. Bonhoeffer: “Il problema che non mi lascia mai tranquillo è quello di sapere che cosa sia veramente oggi per noi il cristianesimo e anche chi sia Cristo. L’interrogativo del cristiano è appunto quello che verte sul Cristo, sul chi sia lui per me”.

Chi ha conosciuto Cristo, come il Battista, lo annuncia al mondo.

Ma molti nostri fratelli non riescono o, peggio ancora, non vogliono ascoltare questo annuncio.

Ed allora potrebbe valere ancora quest’altra affermazione suggestiva di Bonhoeffer: “Invece di parlare di Dio a tuo fratello, perché non parli a Dio di tuo fratello?”

Annuncio e preghiera per il mondo sono due vie della testimonianza cristiana.

Il Battista esclama: “Dopo di me viene un uomo”.

La Parola e la presenza di Dio si radicano nella storia e nello spazio.

L’uomo Cristo soffre e vive la faticosa esistenza dell’uomo.

L’incarnazione è il mistero centrale della nostra fede.

La nostra risposta a Dio, che inizia nel Figlio questo cammino sulla strada del nostro esistere, deve essere quotidiana e concreta; deve essere lavoro e donazione, impegno e giustizia.

In uno dei detti rabbinici del Talmud c’è un’espressione particolarmente limpida e provocatoria: “Se ti viene detto, mentre stai piantando un albero, che è giunto il Messia, finisci prima la tua opera e poi vai a salutare il Messia”.

In questa settimana siamo pure chiamati a pregare per l’unità dei cristiani, perché cessi lo scandalo della divisione e si instauri l’unità voluta da Cristo.

Don Emilio