Archivi categoria: Messaggio Settimanale

25 OTTOBRE 2020

Cari fratelli,

oggi facciamo memoria della dedicazione della nostra Chiesa, cioè del giorno in cui, ed era il 24 maggio 1757, è stata consacrata e dedicata a Maria Santissima e a San Leonardo.

Poiché l’anniversario cade sempre nel periodo pasquale, non è possibile celebrarlo con il dovuto risalto.

Ed allora si suggerisce di celebrarlo nella domenica precedente la solennità di Tutti i Santi, per porre in luce l’intima unione della Chiesa terrestre con la Chiesa celeste.

In questo giorno si celebra il mistero della Chiesa viva, cioè del popolo di Dio peregrinante verso la Gerusalemme celeste.

Il Tempio, il rito, gli oggetti sacri non sono fini a sé stessi.

Non sono strutture pesanti o quanto meno opache.

Il cristianesimo è religione prima di tutto della coscienza, dello spirito dell’esistenza e della verità.

Dio però si rivela anche nella materialità, nella spazialità e nella creazione tutta.

Il cristianesimo è dunque incarnazione, è sintesi ed armonia.

Offrire una chiesa per l’incontro con Dio è segno di fedeltà a Dio che ama tutte le cose.

Continua la novena per i Defunti.

Don Emilio

18 OTTOBRE 2020

Cari fratelli,

con martedì iniziamo la Novena dei Morti.

Siamo chiamati ad un doppio appuntamento nel pomeriggio ed alla sera per dar modo a chi lavora di unirsi, nel sacrificio eucaristico, alla preghiera di suffragio che sempre sale a Dio perché i nostri morti siano liberati da ogni macchia di peccato e possano in tal modo entrare nella gloria di Dio.

Il monito di Cristo, che risuona nel Vangelo di oggi (“date a Dio quello che è di Dio ed a Cesare quello che è di Cesare”), è molto concreto.

Da un lato egli esalta la scelta pratica di pagare le tasse come dovere umano, civile e quindi morale.

Già questo costituisce un’accusa precisa dell’allegra e continua evasione fiscale, praticata senza riserve da molti.

Sotto il simbolo del denaro si riconosce però la legittimità e l’autonomia di tutta la sfera civile e politica.

D’altro canto Gesù afferma con vigore l’autonomia della sfera religiosa e della più generale dignità umana, che non può essere conculcata da nessun potere politico prevaricante.

La totale dedizione a Dio nel campo della coscienza non ammette eccezioni.

Il Cesare divinizzato, ma anche l’interferenza del religioso nel politico sono, quindi, contro la proposta evangelica.

La fedeltà della scelta religiosa è la miglior garanzia per una sana laicità della prassi politica.

Paolo poi, parlando ai Tessalonicesi dell’impegno nella fede, dell’operosità nella carità e della costanza della speranza, ci dice che la fede, se vissuta intensamente, è fermento della storia

Don Emilio

11 OTTOBRE 2020

Cari fratelli,

il tema del rifiuto radicale, oltraggioso e violento all’offerta di Dio è il primo motivo della doppia parabola di oggi.

Gli invitati alle nozze si negano, accampando futili e ridicoli motivi.

Questo, pare dirci il Signore, è uno dei grandi misteri connessi alla libertà umana.

La realtà del rifiuto non ci deve scoraggiare, anzi, deve provocare la nostra attenzione per continuare a rivolgere l’appello, come fa il re della parabola.

Perché Dio risorge continuamente nel cuore degli uomini.

Il tema della comunione con Dio, espressa nella simbologia del banchetto di Isaia, è altrettanto significativo.

Non basta essere chiamati, bisogna entrare nella pienezza dell’elezione.

Tenendo presente la costante preoccupazione di Matteo per la coerenza tra fede e vita, tra parole ed opere, si comprende anche il valore di fedeltà attiva racchiuso nel simbolo della veste.

Dice l’Apocalisse: “La veste di lino sono le opere giuste dei santi”.

Il numero dei chiamati non è importante; le folle oceaniche acclamanti in una manifestazione religiosa non sono decisive.

Claudel osserva, tra l’altro, che: “la verità non ha nulla a che vedere col numero di persone che essa persuade”.

Non basta l’iscrizione esterna o l’appartenenza formale: è necessaria la scelta vitale e l’adesione della coscienza.

La liturgia di oggi si apre, anche attraverso la pagina di Isaia, su un orizzonte universale per cui salvezza e giudizio diventano un dato terminale di tutta la storia.

La tonalità di giudizio finale che pervade la prima lettura e che sostiene la pagina evangelica diventa anche una chiave di lettura per vivere, comprendere e far proseguire la storia nella quale siamo immersi.

Da ultimo vorrei ringraziare tutti quanti hanno lavorato per la preparazione e lo svolgimento della nostra Sagra, da quanti hanno pulito, addobbato la Chiesa, curato l’allestimento della pesca e della lotteria, sino a coloro che con il canto, hanno reso decorosa e solenne la nostra celebrazione.

Grazie a tutti.

Don Emilio

04 OTTOBRE 2020

Cari fratelli,

in Maria, nostra Patrona sotto il titolo del Santo Rosario, noi celebriamo l’inizio della nostra redenzione.

Ciò che Eva ci tolse con la sua trasgressione, Maria, nuova Eva ci rende nel Figlio.

Con Maria, che genera il Figlio di Dio, avviene la grande svolta nella storia.

Una bellissima pagina di Bernardo descrive l’attesa dell’umanità per questa fase decisiva della storia della salvezza.

 Essa può trasformarsi anche in una preghiera mariana: “Hai sentito, o Vergine, l’invito alla gioia e all’esultanza; vogliamo ascoltare anche noi dalla tua bocca la risposta della tua gioia che noi desideriamo. L’angelo aspetta la tua risposta. Stiamo aspettando anche noi, Maria. Nelle tue mani sta il prezzo del nostro riscatto. Rispondi presto, o Vergine. Apri il tuo cuore alla fede, le tue labbra alla parola, il tuo seno al Creatore. Ecco, colui che è il desiderio di tutte le genti, sta fuori e bussa alla tua porta. Alzati, corri, apri. Alzati con la tua fede, corri col tuo affetto, apri col tuo consenso”.

Lunedì è la giornata dedicata al ricordo dei nostri morti: ci ritroveremo al mattino ed alla sera per le Messe di suffragio per i nostri cari.

Per tutte le tre giornate dei festeggiamenti rimane aperto in Parrocchia il banco di beneficenza a favore del restauro dell’organo.

Lunedì dopo la messa della sera, nel salone parrocchiale estrazione dei premi della sottoscrizione a premi.

Buona Sagra a tutti.

Don Emilio

27 SETTEMBRE 2020

Cari fratelli,

siamo ormai vicini alla nostra Sagra della Madonna del Rosario.

Il programma religioso lo trovate affisso alla porta della Chiesa e sulle locandine disseminate un po’ dappertutto.

Ma ciò che importa è che ci prepariamo opportunamente a questo nostro incontro annuale con Maria.

Ed ora uno sguardo alle letture di oggi.

L’obbedienza nella donazione di sé è il modello che Paolo presenta ai fedeli, fissando i suoi occhi sul Cristo crocifisso.

Ad essa si oppone la falsa ed ipocrita obbedienza del figlio apparentemente ossequiente, ma in realtà ribelle; essa supera però anche l’obbedienza più faticosa ma reale del figlio apparentemente ribelle ma alla fine generoso.

L’obbedienza significa umiltà, vicinanza agli altri, eliminazione della vanagloria, del proprio interesse, del gusto del potere.

Il ministero cristiano in ogni suo livello e forma è soprattutto servizio.

E su questo punto ritornano più volte i documenti del Concilio Vaticano II.

Cristo venne per servire e si è fatto servo di tutti; Maria è la serva del Signore; i santi servirono Dio in ogni cosa (Lumen Gentium, n. 49).

La Chiesa deve servire tutti nella vocazione personale e sociale di ogni uomo; i pastori hanno ricevuto da Dio la missione della diaconia; i coniugi devono mutuamente servirsi; la comunità politica è (o dovrebbe) essere a servizio dell’uomo; ogni uomo è chiamato al servizio dell’intera comunità umana.

Ma la misura del valore autentico e nascosto di ogni persona, al di là delle apparenze, è solo nelle mani di Dio che vede il cuore.

Don Emilio

20 SETTEMBRE 2020

Cari fratelli,

lo stile del padrone della vigna, che incontriamo nel vangelo di oggi, è quello di Dio.

Egli non si basa prima di tutto sul merito o sulla stretta giustizia, quanto piuttosto sull’amore gratuito, generoso e disinteressato, che dona e fa credito anche a chi non ha diritti da accampare.

Contro una concezione troppo spesso economica ed interessata del nostro impegno nei confronti del prossimo siamo invitati ad una generosità libera, simile a quella di Cristo che si offre ai peccatori, ai malati, agli ignoranti, nella manifestazione di un amore puro e totale.

Non ci si deve aspettare né la riconoscenza né una facile adesione.

La frase finale della parabola sul ribaltamento dei posti nel Regno riflette anche la vera gerarchia secondo la logica del vangelo: i più fragili dovrebbero essere al centro della comunità cristiana.

La pastorale della sofferenza dovrebbe essere una delle preoccupazioni ecclesiali fondamentali.

La lettura di Isaia, nella filigrana del testo evangelico, è un canto del mistero dell’amore di Dio.

Il Signore nella sua trascendenza agisce secondo piani che la nostra piccola logica contesta.

Il fidarsi di Dio comporta anche il rischio dell’attesa, l’oscurità e la domanda senza risposta apparente.

Parlando della crisi interiore che prese il Manzoni alla morte prematura della moglie, M. Pomilio scrive: “In lui non si placava il rovello di capire come mai Dio non è così quale ce lo balbettano di tremore in tremore i nostri poveri cuori e perché non ci lasci raggiungere e ci attiri e ci deluda, e perché i suoi decreti ci rimangano oscuri e ci appaiano talmente diversi da come li speravamo, e perché insomma nonostante Dio il dolore abiti il mondo”.

La meta di questa fede è l’abbandono in Dio, nello spirito della celebre formula, che è quasi una sigla paolina: “Per me il vivere è Cristo ed il morire un guadagno”.

Riscopriamo questo anelito, questa immersione in Dio; questa purezza della fede costituisca la grande via della mistica e della maturità spirituale.

Don Emilio

13 SETTEMBRE 2020

Cari fratelli,

le letture di oggi ci propongono un serio impegno per un perdono gioioso, illimitato e generoso.

Questa è la norma del comportamento di Dio e questa, di conseguenza, deve essere la norma del nostro comportamento.

La parabola e lo stesso dibattito con Pietro, che la precede, hanno lo scopo di segnalare il passaggio da una concezione quantitativa ad una visione qualitativa del perdono.

L’esortazione centrale infatti è di avere pietà, radice di un perdono che supera le leggi di una rigida giustizia, di interessi e di rigore inflessibile.

Non esistono limiti o casi quando si giudica con amore.

Il nostro modello è da ricercarsi in Gesù, che accoglie e riabilita gratuitamente i peccatori.

Tutte le letture sono un appello a spezzare la logica della vendetta, la catena dell’odio, la prigione del rancore e dell’ira.

Sono un appello a ritrovare amore e magnanimità, ricordando la nostra comune appartenenza a Dio come sua immagine, sia che viviamo, sia che moriamo siamo del Signore.

In ogni istanza della vita, nella gioia e nel dolore, persino nel bene e nel male, l’uomo non può cancellare del tutto questa impronta di Dio in lui.

La Parola creatrice di Dio è celata in ogni nome.

Il cristianesimo dovrebbe esaltare senza sosta lo splendore dell’uomo; anche quando il peccatore calpesta la sua dignità umana, dobbiamo sperare sempre in lui e nella sua capacità di conversione.

“Dobbiamo sempre rischiare su Dio e sull’uomo, al di là di ogni delusione” (E. Mounier).

Don Emilio

06 SETTEMBRE 2020

Cari fratelli,

il tema della correzione fraterna ricorre spesso nella tradizione cristiana, al punto da diventare uno dei cardini della vita monastica.

Ma sappiamo anche che il suo esercizio diventa un’arte e suppone umiltà reciproca, amore autentico, delicatezza e sensibilità interiore.

A nessuno infatti, a motivo del nostro orgoglio, piace essere ripreso.

Così come è presentato da Ezechiele e Matteo quest’impegno è in pratica il dialogo pastorale all’interno della comunità fedele, perché essa sia aiutata ad essere sempre più coerente col messaggio evangelico.

L’azione di reciproca correzione non è solo personale ma anche ecclesiale ed è sigillata dall’autorità stessa di Dio.

Ma proprio perché Dio non vuole la morte del peccatore, ma che egli si converta e viva, è ovvio che questa azione pastorale dev’essere condotta senza ipocrisie, pettegolezzi, maldicenze, orgoglio e prevaricazioni di potere.

Il male è un seme sempre presente nell’uomo, anche se è credente.

La Chiesa lo può sciogliere nel perdono sacramentale; ma altre volte deve registrare il dramma del rifiuto, della durezza e dell’insuccesso nell’azione di conversione.

Questo realismo cristiano non è certamente indice di fariseismo, perché il suo stesso Signore ha scelto di essere amico di pubblicani e di peccatori, che in ultima analisi si rivelano più sinceri ed amici di coloro che si ritengono perfetti.

Tuttavia la Chiesa deve essere attenta a non stemperare la sua carica di bene, di giustizia e di amore nel compromesso e nella superficialità.

La stella polare che fa camminare la comunità cristiana sulla via retta è quella dell’amore autentico, come ammonisce Paolo nella sua brevissima riflessione sul decalogo.

Infine alla dimensione orizzontale, il vangelo di oggi associa anche quella verticale.

La presenza di Dio si attua là dove c’è anche una presenza di fraternità.

Don Emilio

30 AGOSTO 2020

Cari fratelli,

le letture di oggi ci dicono che la via del profeta e del discepolo è certamente una via della croce, che conosce oscurità, abbandoni, silenzi.

La logica della sequela si traduce anche in quella del rinunziare e del perdere, della libertà nel giocare tutto per ottenere il tutto che è Cristo.

Il messaggio della donazione e della rinuncia non è mai fine a se stesso: si alimenta nell’amore e si apre sulla Pasqua.

La catechesi liturgica di oggi esalta anche la via della gloria.

Geremia, giunto nell’abisso del suo Getsemani, sente la Parola di Dio come un fuoco, che lo travolge e lo trasforma.

L’offerta del corpo che Paolo propone, diventa gradita a Dio.

Cristo suggerisce un perdere ma per trovare.

E la finale del Vangelo di oggi è uno sguardo luminoso alla Pasqua ed al giudizio liberatore.

La solidarietà con il Cristo sofferente sfocia in solidarietà con il Cristo glorioso.

Il dolore cristiano non è mai disperato.

Il cristianesimo non è alienazione, evasione dalla realtà, droga che ottunda i sentimenti, non è oppio dei popoli, ma fedeltà al giogo del quotidiano, all’impegno del corpo, all’amarezza della contestazione, come è stato per Geremia.

Ma il giogo è leggero e soave, il sacrificio gradito a Dio e la sofferenza si trasforma in fuoco d’amore.

Dopo la confessione di Pietro su Gesù nel Vangelo della scorsa settimana, abbiamo oggi la sconfessione di Gesù su Pietro.

L’errore del discepolo è di pensare non secondo Dio ma secondo gli uomini.

La logica dell’essere e dell’avere si scontra con quella dell’amore e della donazione.

Geremia e Pietro lo hanno capito, ed ecco allora che il profeta è pronto ad accettare derisione e disprezzo, pur di annunciare la Parola di Dio; così Pietro, anche se conoscerà l’abbandono del Golgota, alla fine sarà pronto a percorrere le strade del mondo, per rendere tutti partecipi del messaggio di salvezza del suo Signore.

Don Emilio

23 AGOSTO 2020


Cari fratelli,

il Vangelo di oggi, sostenuto dal modello simbolico di Isaia, è una specie di dichiarazione-istituzione e di catechesi solenne sul ruolo ecclesiale di Pietro.

Come tale, al di là delle discussioni sul suo valore come fondamento del ruolo del vescovo di Roma, diventa un testo prezioso per comprendere il progetto ecclesiale dei vangeli, soprattutto di Matteo.

Si potrebbe ancora una volta rimandare alla lettura e all’approfondimento della Lumen Gentium, la costituzione conciliare sulla natura della Chiesa.

Naturalmente questa riflessione deve trasformarsi in verifica della fedeltà nostra al progetto ecclesiale voluto da Cristo.

La Chiesa è il segno storico del Regno; ne è l’espressione visibile, anche se i confini del regno passano per linee invisibili, quelle dei cuori.

Dobbiamo contemplare ed amare questa architettura voluta dallo Spirito, costruita da Cristo, partendo dalla successione apostolica del papa e dei vescovi, passando attraverso il sacerdozio ministeriale e quello comune, celebrando lo splendore dei doni e l’armonia dell’unità nel fondamento comune, vivendo la gioiosa possibilità del perdono e dell’incontro eucaristico.

Come Cristo che salva e giudica, anche la Chiesa in suo nome lega e scioglie.

Il simbolismo delle chiavi e dell’aprire-chiudere si muove su questa linea.

Ma tutto l’accento deve essere spostato sul tema del perdono.

Gesù aveva ammonito: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini, perché così voi non entrate e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarvi” (Mt 23,13).

La Chiesa deve denunciare il male e l’ingiustizia, ma suo compito primario è quello di annunziare, come il suo Signore: “Il tempo è compiuto, il Regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15).

Perché la Chiesa ha come punto di riferimento ultimo il Cristo, il Figlio del Dio vivente, professato oggi da Pietro e, con lui, da tutta la Chiesa.

Don Emilio