Archivi categoria: Messaggio Settimanale

05 SETTEMBRE 2021

Cari fratelli,

con domenica prossima, 12 settembre, torniamo all’orario domenicale consueto con le tre messe alle 8.00, 9.30 e 11.00.

Le letture di oggi ci parlano di speranza.

Il deserto dell’esistenza può fiorire sotto l’azione dell’amore di Dio.

È una fioritura biologica dove ciechi e sordi sono guariti.

L’impegno di Dio per l’uomo è anche fisico.

Ed identico deve essere l’impegno del cristiano per l’uomo.

Giacomo ci dice che in Dio è fondamentale l’attenzione per il povero: nell’Antico Testamento Dio stesso si definisce avvocato difensore dell’orfano, della vedova e di chi non ha alcun sostegno se non in Dio.

Egli ha scelto i deboli e questa estrosa preferenza di Dio dobbiamo tutti condividerla.

Gesù apre gli orecchi ai sordi; ma accanto all’apertura fisica, cioè al risanamento, c’è l’apertura interiore, quella che è scandita dalla professione di fede, anche se ancora imperfetta, presente nel finale del Vangelo di oggi.

Gesù con la sua solita reticenza, tipica del segreto messianico di Marco, ci invita ad un’apertura maggiore, ad una disponibilità sempre più ampia, ad una fede sempre più luminosa.

Nell’itinerario nostro dell’aprirsi alla fede non siamo soli né abbandonati alle nostre energie.

La fiducia in Dio è fondamentale.

Scrive Teilhard De Chardin: “Dio chino sulla creatura che sale fino a Lui, si affatica con tutte le sue forze per renderla felice e poi illuminarla. Come una madre che scruta la sua creatura anche se i miei occhi non sanno ancora percepirlo. Non è forse necessaria tutta la durata dei secoli perché il nostro sguardo si apra alla luce?”

(T. De Chardin: Come io credo).

Don Emilio 

29 AGOSTO 2021

Cari fratelli,

le letture di oggi ci richiamano alla purezza del cuore, alla rettitudine al di là di ogni ipocrisia ed ostentazione.

Il fariseismo, il sacralismo, la religiosità come alibi rispetto ad un impegno di onestà e di giustizia sono tentazioni costanti contro cui si deve levare forte la voce profetica della Chiesa.

Tutta la celebrazione odierna si muove in questa linea, che è specifica, tra l’altro, della religione biblica, per sua natura storica ed incarnata.

La tentazione del legalismo rende irrespirabile la vita di fede e fa della Chiesa un ghetto, privandola della sua forza di lievito e di luce, proprio come era accaduto alla legge mosaica, resa dai sapienti una gabbia disumana.

La Chiesa deve vivere in costante aggiornamento e creatività, fedele all’appello che Dio le lancia attraverso i segni dei tempi.

La fedeltà non è sclerosi ma dinamismo; l’amore per la sana dottrina è vivace e provocatorio di nuove energie; la speranza è tensione messianica e non inerzia senza ricerca ed ansia.

Il tradizionalismo ed il sacramentalismo abitudinario sono una cappa di piombo; la vera tradizione ed il sacramento sono invece veicoli di espressione di una coscienza sensibile e fresca.

L’incarnazione esige come parte integrante della religione l’azione per la giustizia: “soccorrere gli orfani e le vedove, mettere in pratica le norme, onorare non solo con le labbra”, curare il cuore dell’uomo.

Se è vero che il cristianesimo ha una carica di salvezza che giunge là dove le liberazioni politiche non giungono, è altrettanto vero che esso si pone come redenzione dell’uomo reale e non angelico; in quanto tale ha una sua carica sociale e secolare.

La rivendicazione della fedeltà a Dio ed allo Spirito non è alternativa alla rivendicazione della fedeltà alla terra ed alla storia e da ciò scaturiscono sia lo sforzo alla evangelizzazione, sia l’impegno alla promozione umana, come ben sanno i missionari sparsi per il mondo.

Don Emilio  

22 AGOSTO 2021

Cari fratelli,

il Signore oggi, attraverso le letture proposte, ci chiede di operare una scelta, quella decisione cioè che definisce la storia autentica di ogni persona.

Una scelta spesso drammatica, lacerante, vissuta ripetutamente.

La decisione per lo scandalo dell’umiltà contro l’illusione dell’orgoglio e del potere; la decisione per il Dio vivente ed esigente contro gli idoli morti ma comodi e seducenti; la decisione per l’amore totale contro l’egoismo nella vita ecclesiale e matrimoniale.

La libertà è il cuore della fede e della morale.

Abbiamo più volte detto che il servire secondo la Bibbia significa adesione personale e spontanea.

Il “volete andarvene anche voi?” di Gesù è illuminante.

Non si costruisce mai una vera fede se non sulla piena educazione alla libertà.

Una libertà non solo da qualcosa o da qualcuno, cioè da condizioni esteriori ed interiori, aspetto questo negativo anche se fondamentale della libertà; ma anche libertà per qualcosa e per qualcuno, nella donazione positiva a Dio ed ai fratelli.

La libertà di Gesù deve essere contagiosa anche per il cristiano; deve attraversare le persone, deve percorrere le istituzioni ed essere l’anima della Chiesa.

La libertà è il rischio.

Può anche sfociare nel tradimento, come per Giuda; come per i discepoli che si tirano indietro; come per l’Israele peccatore e mormoratore.

La misura dell’autentica libertà è poi nell’amore (Ef 5).

“Responsabilità e libertà sono concetti che si corrispondono reciprocamente. La responsabilità presuppone la libertà e questa non può consistere se non nella responsabilità. La responsabilità è la libertà data agli uomini unicamente dall’obbligo che li vincola a Dio ed al prossimo” (D. Bonhoeffer, Etica).

Don Emilio

15 AGOSTO 2021

Cari fratelli,

oggi il tempo per annum conosce una sosta: ci fermiamo per contemplare la Vergine Maria Assunta in cielo nella sua totalità, anima e corpo.

La liturgia vive uno dei suoi momenti più solenni, poiché sono previste due messe, una vespertina della sera vigilare ed una del giorno.

Ciò che la Chiesa da secoli ha celebrato in questa solennità è il compimento del mistero pasquale nella fedele per eccellenza, Maria, beata perché ha creduto all’adempimento della parola del Signore.

Pio XII ha sancito poi in maniera solenne questo dogma nel 1950, in uno di quei rarissimi momenti in cui il papa, consultato tutto l’episcopato mondiale ed assistito direttamente dallo Spirito Santo, pronuncia ex cathedra una verità alla quale tutti coloro che si riconoscono nella Chiesa Cattolica sono tenuti a credere e la cui infallibilità è garantita dal Concilio Ecumenico Vaticano I.

Maria è il segno vivo della presenza di Dio in mezzo all’umanità; è l’arca della nuova alleanza.

Per questo la sua figura è parallela a quella della Chiesa.

La riflessione di oggi prende avvio da tre realtà fondamentali: Dio-Emmanuele-Dio con noi, Maria-Madre di Dio e Chiesa-Presenza di Dio.

Come Maria la Chiesa deve essere il segno di Dio in mezzo a noi: quel canto dei puri di cuore di Jahweh che è il Magnificat deve essere vissuto dalla Chiesa.

La scelta delle letture della messa del giorno è costruita su di una serie di contrasti.

Prima lettura: contrasto tra bene e male (il figlio ed il drago); seconda lettura: contrasto tra vita e morte; terza lettura: contrasto tra povertà e potenza.

È un messaggio di speranza nei confronti del bene che è destinato a prevalere, della vita che annienterà la morte, della povertà che rovescerà i potenti.

Maria è il segno e l’anticipazione del nostro destino di gloria.

Buon ferragosto a tutti.

Don Emilio

08 AGOSTO 2021

Cari fratelli,

nella prima lettura di oggi ci troviamo davanti ad una drammatica crisi di fede in Elia.

Ma anche nel Vangelo siamo davanti alla crisi dei Giudei, che, come i loro padri del deserto, mormoravano contro Gesù.

Queste crisi rattristano lo Spirito Santo (IIª lettura).

La crisi nasce soprattutto dall’insuccesso per Elia, dall’ira per gli efesini e dalla sconcertante umanità di Gesù, figlio di Giuseppe.

Per superare la crisi occorre aprirsi alla lezione interiore del Padre.

La fede resta prima di tutto un dono, un’attrazione interiore, un ascolto della voce intima del Padre e rimane un’opera di Dio.

L’apertura a Dio introduce l’uomo nella vita, tema dominante nella narrazione di Elia (egli rinasce come uomo e profeta) e nel passo evangelico.

Nella terza ed ultima Pasqua del suo ministero Gesù offrirà attraverso l’Eucarestia la vita eterna, anticipazione del banchetto messianico, quando Egli verrà nella gloria.

Ora, in questa seconda Pasqua, citata dal nostro brano, Gesù annunzia questa offerta di vita, di speranza e di amore.

Questa vita deve penetrare in noi, specialmente nei momenti bui della nostra esistenza.

La vita divina offerta dal Pane e dalla Parola è radice di vita morale; è feconda e genera amore ed annulla asprezza, sdegno, ira, clamore, maldicenza e malignità.

La vita divina fiorisce in opere di amore e di giustizia.

La vita divina è radice di immortalità: immersi ed alimentati da Dio, si partecipa alla sua eternità. “Io lo resusciterò nell’ultimo giorno”, dice il Signore.

Don Emilio

01 AGOSTO 2021

Cari fratelli,

le letture di oggi vogliono essere una grande catechesi centrata sull’Eucarestia.

Una manna che è cibo e una manna che è segno dell’amore di Dio; un pane che sfama il corpo ed un pane che sazia definitivamente; una bevanda che disseta ed un’acqua che fa sì che chi crede non abbia più sete; un uomo vecchio che si corrompe ed un uomo nuovo creato nella giustizia e nella santità.

Questa duplice realtà di natura e di grazia sono la sostanza della storia della salvezza.

L’invito che ci rivolge oggi la Parola di Dio è quello di lasciarci irradiare e conquistare dalla manna dell’amore, dal pane della vita, dall’acqua che disseta per sempre e dall’uomo nuovo.

Il pane della vita promesso da Cristo è Cristo stesso, Parola ed Eucarestia.

“Nella frazione del pane eucaristico, partecipando noi realmente del corpo del Signore, siamo elevati alla comunione con Lui e tra noi, poiché c’è un solo pane, un solo corpo siamo noi, quantunque molti, partecipando noi tutti di uno stesso pane” (Lumen gentium, 7).

In questa liturgia anche noi dovremmo chiederci, come gli ebrei, Man-hu, “che cos’è”, rivolta naturalmente al mistero eucaristico.

Gesù dice alle folle che le loro attese sono compiute.

Essi hanno citato la manna data a Mosè, ma questo è adombramento e figura del vero pane del cielo, che è l’insegnamento di Gesù.

C’è un pane per Giovanni, che è la Parola di Cristo da accogliere con l’Eucaristia nella fede.

Di conseguenza ci dobbiamo chiedere in che misura viviamo la messa domenicale nelle sue due dimensioni, entrambe indispensabili, di presenza di Cristo nella Parola, nelle letture proclamate, e di presenza nella cena, nella liturgia eucaristica.

Solamente così, vivendo questi due aspetti del mistero, ci spoglieremo dell’uomo vecchio, del quale parla Paolo, e ci rivestiremo dell’uomo nuovo totalmente rigenerato da Cristo.

Don Emilio

25 LUGLIO 2021

Cari fratelli,

la prima e la terza lettura di oggi hanno per tema la moltiplicazione dei pani.

Tutto questo ci porta a meditare sulla fame fisica dell’uomo.

Dio si preoccupa di questa fame.

Nel Salmo responsoriale leggiamo: “apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente”.

Il profeta Eliseo si preoccupa della fame del popolo.

Cristo sfama la moltitudine.

Il cristiano dunque non può restare indifferente al grido fisico dei poveri, come spesso ricorda papa Francesco.

Ma la fame dell’uomo è anche interiore.

Il tema della sazietà è tipicamente messianico ed è ribadito sia dal miracolo di Eliseo, sia dal miracolo narrato da Giovanni.

La narrazione della moltiplicazione dei pani di Giovanni è costruita sulla filigrana della cena eucaristica.

“Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” dice il libro del Deuteronomio (e che Gesù citerà per respingere le tentazioni di Satana).

In Giovanni Gesù aggiungerà: “Venite a me voi tutti, affaticati e stanchi, e io vi darò riposo”.

Impegno sociale ed impegno spirituale dunque non devono mai essere scissi, pena l’alienazione o la semplificazione della religione.

Un’unità nella fede senza un’unità nell’amore è puramente illusoria.

Cristo non è l’imperatore o il condottiero che la folla sogna, ma non è neppure un mistico separato dal mondo.

La fame dell’uomo è fatta anche di pace ed unità.

Alla sazietà descritta nella prima lettura e nel Vangelo, possiamo accostare anche lo splendido inno all’unità del Corpo di Cristo che Paolo intesse nella lettera agli Efesini.

A conclusione di questa riflessione sulla sazietà fisica e spirituale che Cristo offre al mondo possiamo porre il monito suggestivo che compose quasi cento anni fa il pastore protestante Bonhoeffer, impiccato per ordine esplicito di Hitler: “Noi cristiani non potremo mai pronunziare le parole ultime della fede se prima non avremo pronunziato le parole penultime della giustizia, del progresso e della civiltà”.

Don Emilio

18 LUGLIO 2021

Cari fratelli,

con domenica 25/7 e per tutto il periodo estivo è sospesa la messa domenicale delle ore 11 e la messa delle 9,30 è posticipata alle ore 10 a causa della scarsa frequenza, perché molti sono in vacanza ed il catechismo è in pausa estiva.

Geremia ci parla oggi del pastore giusto, che esercita il diritto e la giustizia.

Il motivo della giustizia, come salvezza integrale, spirituale, sociale e fisica dell’uomo è una costante nella predicazione e nelle aspettative messianiche.

Cristo offre al popolo affamato e sbandato pane e riposo, ma anche parola e consolazione (“si commosse perché erano come pecore senza pastore”).

L’impegno cristiano è spirituale e sociale; è servizio per l’uomo intero.

L’opera del pastore crea un popolo unito.

Il dono dell’unità, esaltato da Paolo, fa balenare l’uguaglianza profonda che intercorre tra tutti gli uomini nell’interno dello stesso popolo di Dio.

La riconciliazione per mezzo della croce in un solo corpo è fondamentale per il cristianesimo, che nel mondo dovrebbe essere segno di pace, di unità e di amore.

Annunciare la pace ai vicini ed ai lontani, questo dovrebbe essere il motto della Chiesa.

Le pecore sono radunate da Dio nei pascoli ubertosi e fecondi.

I popoli sono radunati nel Tempio del Corpo di Cristo senza divisioni.

Gli Apostoli sono radunati in un posto solitario per riposare, per recuperare le forze dopo la fatica della missione.

È necessario ritrovare spesso la pace della preghiera e della meditazione nel pascolo-tempio-deserto preparatoci da Cristo, pastore delle nostre anime, ma anche nostro compagno di viaggio e di riposo.

Don Emilio

11 LUGLIO 2021

Cari fratelli,

il tema delle letture di oggi è la missione, cui tutti i membri del popolo santo di Dio sono chiamati, senza alcuna eccezione.

Il discepolo è missionario di Cristo, libero, non condizionato da schemi o da interessi, da giochi politici o sociali, ma legato unicamente alla fedeltà alla Parola.

La sua donazione è totale; il suo disinteresse è indispensabile, per non essere funzionari o burocrati del sacro (né pane, né bisaccia, né denaro).

La missione conosce anche il rifiuto, pure da parte di uomini apparentemente religiosi, come il sacerdote Amasìa per Amos.

“Se in qualche luogo non vi riceveranno, andatevene”.

L’apostolo annuncia un solo messaggio: il mistero della ricapitolazione in Cristo di tutto l’essere.

Come Amos annuncia solamente la parola di giustizia di Dio, così i discepoli proclamano solamente la conversione e la salvezza.

Paolo celebra l’elezione, la predestinazione, la rivelazione, l’eredità, la redenzione, il dono dello Spirito.

In una parola Cristo e la salvezza.

Se i genitori, come dice il Vaticano Il, sono i primi araldi della fede per i loro figli, tutti i credenti sono profeti e missionari.

“La Chiesa peregrinante è per sua natura missionaria” (Apostolicam Actuositatem, n.2) e “ad ogni discepolo di Cristo incombe il dovere di diffondere, per quanto gli è possibile, la fede (Lumen Gentium, n.2).

Paolo nella prima lettera ai Corinti esclamerà: “Guai a me se non annunciassi il Vangelo”.

Don Emilio

04 LUGLIO 2021

Cari fratelli,

potremmo definire la liturgia della Parola di oggi con un titolo emblematico: lo scandalo del profeta.

Il messaggio profetico è imbarazzante, eccentrico rispetto alla normalità, pietra d’inciampo come il Signore stesso.

L’esperienza del rifiuto della Parola è una delle costanti della missione di Ezechiele, di Paolo e di Cristo stesso.

L’incredulità, l’indifferenza di fronte alla provocazione della Parola, la reazione dura ed ostile appartengono alla dinamica della libertà umana.

Tuttavia non possiamo sottrarci a continuare a seminare la Parola.

Scrive papa Benedetto: “Nessuno è in grado di porgere agli altri Dio ed il suo Regno, nemmeno il credente a se stesso. Ma per quanto da ciò possa sentirsi giustificata anche l’incredulità, ad essa resta sempre appiccicata addosso l’inquietudine del “forse però è vero”. Tanto il credente quanto l’incredulo, ognuno a suo modo, condividono dubbio e fede”.

La crisi, il dubbio, l’essere debole, il disprezzo in patria, non devono scoraggiare perché sono il terreno sul quale Dio può celebrare anche il suo misterioso svelarsi: “La mia potenza si manifesta pienamente nella debolezza” (2Cor 12,9).

L’indifferenza alla Parola colpisce tutti, non solo gli increduli, ed è una grande malattia che rende opaca la vita spirituale, grigia l’azione, inerte il cuore.

Il benessere diffuso, come insegna uno splendido passo del Deuteronomio (c. 8), è l’occasione che genera il dimenticare, proprio della sazietà ottusa e questo è un rischio che tutti possono correre.

Il card. Biffi ebbe a dire della sua città: “Bologna, sazia e disperata”.

La Parola del profeta è allora provocazione, è segno di contraddizione, inquietudine, ansia, tutto così mirabilmente descritto dal Manzoni, in quella notte terribile dell’Innominato, messo in crisi dalla parola del card. Federigo Borromeo.

Ed ecco quindi che la Parola perfetta di Gesù è ugualmente urgenza e provocazione, stoltezza per i pagani e scandalo per i Giudei.

Don Emilio