Archivi categoria: Messaggio Settimanale

14 NOVEMBRE 2021

Cari fratelli,

il clima del Vangelo e della predicazione profetica è spesso pervaso da tensione.

Non è certo la tensione apocalittica di certe sette anche contemporanee, ma è l’appello ad una decisione vitale ed urgente.

Spesso Gesù rimprovera ai suoi interlocutori la non comprensione dei segni dei tempi.

Il primo appello della liturgia di oggi è quello dell’attenzione, della vigilanza e della decisione.

Inerzia ed incomprensione non sono compatibili col cristianesimo che è messaggio della venuta di Cristo e di avvento del Regno.

“Ecco io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io verrò da lui e cenerò con lui e lui con me” dice il Signore.

Nonostante la tensione il messaggio del Vangelo non è quello frenetico ed esagitato degli apocalittici per i quali tutta la storia è sotto il segno del Maligno e tutto l’impegno per il presente è inutile, anzi dannoso.

Il cristianesimo non è una religione-oppio, un’evasione verso un futuro roseo, cercando di bruciare in un grande falò tutte le realtà umane.

Gesù dice esplicitamente che non gli interessa conoscere il giorno e l’ora della fine della realtà creata.

Il presente è invece il seme da cui deve nascere l’albero mirabile del Regno.

Impegnarsi per l’oggi significa costruire il futuro.

Il futuro non è una drammatica corsa verso il baratro del nulla ma è l’orizzonte della luce e della speranza: “risplenderanno come lo splendore del firmamento, come le stelle per sempre” (I lettura).

È comunione con Dio che è luce.

Tenendo davanti agli occhi questa meta, il cammino dell’uomo nella storia acquista senso e speranza.

Domenica prossima con la solennità di Cristo Re dell’Universo si chiude il ciclo liturgico B, mentre tra due settimane, nella prima domenica di Avvento, sarà tra di noi il Vescovo per concludere finalmente la visita pastorale.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

07 NOVEMBRE 2021

Cari fratelli,

le letture di oggi ci infondono un grande insegnamento: non esistono creature insignificanti agli occhi di Dio.

Anzi la vedova dimenticata di Zarepta e quella ignorata da tutti nel tempio sono parimenti oggetto della premura e dell’interesse di Dio più dei personaggi segnati negli annali della storia e nelle epigrafi delle targhe commemorative.

La storia della salvezza passa attraverso un popolo debole, umiliato e dimenticato: ciò che è nulla confonde ciò che è potente e nobile, ricorda Paolo ai cristiani di Corinto.

L’amore non si misura sulle quantità economiche ma sulla qualità interiore.

L’ultimo pugno di farina ed i due spiccioli, se dati con amore, sono preziosi più di tutti i beni della terra.

L’unità di misura della dignità nella Chiesa non si basa su parametri di censo, di prestigio e di potere ma solo sulla donazione di sé.

Gli scribi, i funzionari, gli osservanti ipocriti della religione; quelli che abusano del nome cristiano per coprire le loro corruzioni ed ingiustizie, anche se hanno i primi posti nelle chiese e nelle assemblee e persino nella storia, non interessano a Cristo.

Anzi riceveranno una condanna più grave (Vangelo).

La Chiesa, che nasce da un atto d’amore infinito, il sacrificio di Cristo (II lettura) deve adottare lo stesso atteggiamento di Dio nel suo comportamento e nelle sue preferenze.

Illuminante a tal proposito è il salmo 146 (145) usato come salmo responsoriale, là dove recita: “Il Signore sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il Signore regna per sempre”.

È il ritratto più fedele di Dio; è il disegno delle sue scelte e dovrebbe trasformarsi nel nostro ritratto.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

31 OTTOBRE 2021

Cari fratelli,

questi giorni, così cari alla devozione della gente, ci invitano a meditare sulla grande chiamata, che il Signore ci rivolge, alla santità cristiana, come pienezza della fede e della grazia.

In ultima analisi la santità si rivela come celebrazione di una disponibilità del cuore che si apre all’azione mirabile di Dio e del suo Spirito: nasce dall’amore divino e si attua nell’amore per Dio e per i fratelli, come ci ricorda la prima lettera di Giovanni.

La parola “persona” nel senso latino significa di per sé “maschera”.

L’uomo può dunque essere l’immagine luminosa di Dio, ed allora è santo, oppure può acquistare la diabolica smorfia d’uno scimmiottamento di Dio (sarete come dei, dice il serpente tentatore nella Genesi).

Questi giorni recano anche il ricordo dei nostri cari, ormai nell’abbraccio di Dio.

Ma questo ricordo, pur venato di tristezza e dolore, deve essere centrato sulla speranza, una speranza che nasce dalla fede nella Pasqua.

La morte resta sempre un oscuro passaggio, una lotta (agonia) e un mistero.

Ma la morte e la resurrezione di Cristo diventano radice di speranza.

Il rischio si illumina e l’orizzonte si rischiara: conquistati dalla sua vita siamo strappati al nulla.

E come celebriamo i nostri fratelli santi, che hanno esercitato in modo eroico le virtù cristiane ed il cui nome è noto per tantissimi di loro solo a Dio, così supplichiamo il Dio della misericordia perché abbia pietà di tutti i defunti che attendono con ansia la resurrezione.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

24 OTTOBRE 2021

Cari fratelli,

proseguiamo il nostro cammino di preghiera in suffragio per i nostri cari defunti con il doppio appuntamento feriale.

Il sacerdote Gesù è il mediatore perfetto tra l’umanità fragile e la grandezza di Dio, proprio perché è sia uomo sia Figlio di Dio.

La figura di Cristo sacerdote deve dominare ogni nostra meditazione sul sacerdozio ministeriale e su quello comunitario che sono partecipazione ed estrinsecazione dell’unico sacerdozio liberatore e perfetto: quello di Cristo.

La mediazione di Cristo diventa allora radice della liberazione dalla nostra cecità, una malattia simbolica, oltreché reale, perché esprime l’assenza della luce.

La guarigione dalla cecità diventa così segno della salvezza fisica ed interiore.

“Va, la tua fede ti ha salvato”.

La comunità del popolo messianico non è composta di forti, di potenti, di autosufficienti, ma di fragili, di zoppi, di ciechi, che ogni giorno hanno bisogno di invocare la misericordia del Signore per i propri peccati.

Ed è a noi che è rivolto il volto paterno e salvatore di Dio.

“Coraggio, ti chiama”, dicono i discepoli al cieco del Vangelo.

Ma la stessa esortazione viene rivolta a ciascuno di noi.

A noi tutti è rivolto l’amore di Dio, perché da noi nasca la nuova umanità redenta.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

17 OTTOBRE 2021

Cari fratelli,

da martedì prossimo iniziamo con il doppio appuntamento pomeridiano e serale la novena dei defunti, questo tempo di nove giorni, durante il quale il nostro pensiero, pieno di amore e di rimpianto, va ai nostri cari che ormai vivono l’eternità in Dio.

E mentre eleviamo preghiere e suppliche al Dio della vita perché abbia pietà di loro, siamo invitati a meditare sulla caducità del tempo e delle cose che ci circondano, destinate a scolorirsi ed a perdere di importanza con l’avanzare dell’età.

Ed ora uno sguardo sulle letture di oggi.

Esse ci dicono che la salvezza è frutto d’amore più che di sacrifici.

La stessa morte di Cristo deve essere letta come donazione, come fraternità con l’umanità per recuperarla a Dio: “offrirà sé stesso in espiazione” (I lettura); “il nostro sommo sacerdote sa compatire le nostre infermità, essendo stato provato in ogni cosa a somiglianza di noi” (II lettura); “il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire e dare la propria vita” (Vangelo).

Il codice dell’autorità e della responsabilità cristiana è antitetico rispetto a quello politico basato sul dominio, sul primato e spesso sulla sopraffazione.

E così ogni responsabilità nei vari gradi della Chiesa dev’essere servizio, umiltà, gioia per la crescita dell’altro e per il bene del prossimo. Gesù si fa obbediente fino alla morte, ma la sua morte è segno dell’amore supremo di Dio.

Non ci si salva col dolore; quanto piuttosto con l’amore che permea il dolore.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

10 OTTOBRE 2021

Cari fratelli,

oggi la seconda lettura, tratta dalla lettera agli Ebrei, ci porta a considerare la forza dirompente della Parola di Dio.

In pratica ci viene detto che la Parola di Dio è sempre provocazione; è spada, è pioggia fecondatrice, è rivelazione.

La misura della nostra autentica comprensione ed accettazione della Parola è visibile soprattutto nella forza di provocazione che essa ha nella nostra vita.

Significativo è il motto delle Società Bibliche Internazionali: “non basta possedere la Bibbia, bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia, bisogna crederla. Non basta credere la Bibbia, bisogna viverla”.

La forza di provocazione della Parola si verifica soprattutto in quel campo tragico che è il nostro egoismo, la nostra autosufficienza, il nostro desiderio di possedere (ciò che i romani chiamavano “auri sacra fames”, letteralmente: l’esecranda bramosia dell’oro).

Cristo su questo punto è stato radicale ed esigente, per cui il fedele deve sistematicamente convertirsi, perché il fascino di questo idolo è potente e lacerante.

La vittoria sul fascino morto delle cose e dell’avere è impossibile per gli uomini e dev’essere perciò invocata come dono personale a Dio, per il quale nulla è impossibile.

Il distacco dalle cose non è sufficiente (lo facevano anche gli stoici) se non è orientato verso i grandi valori umani e spirituali.

La prima lettura parla di sapienza, cioè dell’intero bagaglio di valori intellettuali, etici e religiosi.

Marco parla del Vangelo di Gesù come del Valore supremo.

Chi sa donare beni e cose per aiutare i fratelli trova una pienezza ed una pace indistruttibili.

Nonostante il dileggio, l’ironia ed il sarcasmo, sperimentabili in una società come la nostra, fondata sulle regole intangibili del successo, dell’economia e del benessere più sfrenato.

Ma è solamente così che il cristiano può essere segno e fermento nel mondo egoista.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

03 OTTOBRE 2021

Cari fratelli,

ci prepariamo ancora una volta a celebrare la nostra festa patronale, che vede in Maria la nostra protettrice.

Mettendoci sotto la sua protezione vogliamo anche noi dire un sì al Signore, come Ella fece, nell’umiltà della sua casa.

In questa donazione totale al Creatore noi veneriamo in Lei la cooperatrice della nostra salvezza: senza il suo assenso il Salvatore non avrebbe potuto assumere un corpo umano, per riscattare l’umanità ferita dal peccato.

Nella recita del Santo Rosario, noi inoltre celebriamo i misteri della salvezza, che Cristo Signore percorse nel breve lasso della sua vita terrena e che Maria visse con particolare partecipazione, fino allo strazio della croce.

Tutto quanto Maria ha patito nel suo amore di madre l’ha resa partecipe dei limiti della nostra natura e, perciostesso, non cessa mai di intercedere a nostro favore presso il Figlio.

“La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre” canta Dante nel XXXIII canto del Paradiso di fronte alla Vergine, sottolineando come Ella anticipi le nostre richieste.

Lunedì è giorno di preghiera per i defunti, come da consuetudine nel giorno successivo alla Sagra, con il doppio appuntamento mattutino e serale.

Con martedì entra in vigore l’orario invernale per le Messe feriali che dal mattino passano al pomeriggio alle 16.30.

Nel salone parrocchiale è allestita la tradizionale pesca di beneficenza, aperta dal pomeriggio di sabato.

Lunedì poi dopo la Messa vespertina ci sarà l’estrazione dei premi della lotteria.

Sabato e domenica prossimi sarà nostro ospite un gruppo di scout, nelle loro consuete uscite.

A tutti una buona Sagra e una buona settimana.

Don Emilio    

26 SETTEMBRE 2021

Cari fratelli,

siamo ormai arrivati alla celebrazione della nostra Sagra.

La nostra comunità, che si onora di avere come speciale protettrice la Vergine Santa, ancora una volta si stringe davanti a Lei per impetrare aiuto e protezione, conforto e guida.

Ci prepareremo nelle sere di mercoledì, giovedì e venerdì alle 20.30 con la recita del S. Rosario, preghiera prediletta dalla Madonna e sempre da Lei suggerita, e la benedizione eucaristica.

Chi desiderasse accostarsi al sacramento della riconciliazione, io sono sempre disponibile, particolarmente nel fine settimana.

La liturgia di oggi ci avverte che Dio non può essere monopolizzato: la tentazione espressa da Giosuè e da Giovanni è una degenerazione della fede, anche se si illude di conservarne la purezza.

In realtà essa fa morire la fede per asfissia.

Contro questa tentazione è meravigliosa la risposta di Mosè: “fossero tutti profeti nel popolo del Signore”.

O quella di Gesù: “Chi non è contro di noi è per noi”.

Ogni uomo è portatore di Dio e della verità.

Un secondo spunto di riflessione è legato al tema dello scandalo, soprattutto nella fede.

Una maledizione violenta è riservata da Gesù per chi non si preoccupa della fragilità del fratello e lo abbandona a se stesso.

C’è una forza esplosiva nelle nostre mani e nelle nostre parole e spesso anziché usarla per costruire e confortare la dedichiamo a distruggere.

Un terzo spunto, proposto con passione profetica da Giacomo, riguarda la giustizia sociale.

Una limpida proclamazione della liberazione e della giustizia è nello spirito della più pura profezia.

A tutti buona settimana.

Don Emilio  

19 SETTEMBRE 2021

Cari fratelli,

il vangelo di oggi, dopo la proclamazione ancora incompresa del mistero pasquale, si incentra sulla autentica dignità del cristiano e sul tema dell’autorità cristiana.

“I pastori della Chiesa, sull’esempio di Cristo, sono al servizio gli uni degli altri e al servizio degli altri fedeli e questi a loro volta prestano volonterosi la loro collaborazione ai pastori ed ai maestri” (LG n. 32).

Questa descrizione della diaconia nella Chiesa fatta dal Vaticani II può utilmente illustrare il testo evangelico odierno.

L’autorità non è autocrazia ma servizio per la comunione.

Tutti si devono fare servi gli uni degli altri; devono cioè far crescere, aiutare gli altri e la Chiesa ad essere più luminosi e più giusti.

La gerarchia disegnata da Gesù è infatti paradossale e dovrebbe veramente animare ogni responsabilità ecclesiale: “il primo sia l’ultimo ed il servo di tutti” (Mc 9,35).

Ogni eccesso di autoritarismo e di prepotere è anticristiano.

Il bambino, l’essere più debole, è l’oggetto primario dell’impegno e dell’attenzione dell’autorità.

Accogliere tutte le creature piccole e deboli è come accogliere il Cristo e Dio, è l’atto di culto più alto.

Ma proprio perché il piccolo è segno di abbandono e di spogliazione dall’orgoglio, egli deve diventare nostro maestro e guida, nostra autorità.

Questa proposta fa conoscere all’autorità cristiana e ad ogni credente la tribolazione, il dolore e la morte.

Croce nella solitudine e nel sarcasmo (I lettura), croce nella persecuzione e nel donarsi sino alla morte.

Ma si tratta di una croce feconda, che genera pace, pietà, dolcezza, amore (II lettura).

Una croce che conosce anche la Pasqua e la gioia.

“Sono insorti contro di me stranieri e prepotenti insidiano la mia vita; non pongono Dio davanti ai loro occhi: ecco Dio è il mio aiuto, il Signore sostiene la mia vita” (Salmo resp.)

A tutti buona settimana.

Don Emilio  

12 SETTEMBRE 2021

Cari fratelli,

oggi leggiamo nel Vangelo la confessione di Pietro a proposito della messianicità di Cristo.

Ma questa confessione è accompagnata da una sconfessione da parte di Gesù.

Pietro intuisce un aspetto fondamentale della fisionomia di Gesù, quello messianico, per impoverirlo però subito dopo nei limiti di un’etichetta razionale.

La fede esige una continua purificazione ed un progresso inarrestabile, come insegna tutto il Vangelo di Marco.

Ogni riduzione sociologica, ogni impoverimento razionale, ogni blocco nostalgico, ogni fuga in avanti non fanno che ucciderla lentamente.

La fede è vita, è scelta continua e gioiosa.

Gesù ci ha insegnato che la fede è un aprirsi a Dio infinito (“Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro”).

La fede non nasce dalle opere ma fiorisce spontaneamente nelle opere (II lettura).

E le opere sono innanzitutto l’amore e la giustizia.

Questo itinerario di fede conosce nel Maestro e nel discepolo la croce, cioè la donazione estrema.

“È attraverso molte tribolazioni che bisogna entrare nel Regno di Dio” (At 14,22)

La settimana prossima ricorrono due feste che vivremo intensamente: martedì 14, festa dell’Esaltazione della Santa Croce, celebreremo la Messa a Vaccarizza, davanti al Cristo crocifisso.

Mercoledì 15, memoria di Maria Madre Addolorata, saremo alla Taccona alle 20.30 per la Santa Messa.

Sarà tra noi don Luigi, per condividere con noi questo momento.

A tutti buona settimana.

Don Emilio