Archivi categoria: Messaggio Settimanale

23 MAGGIO 2021

Cari fratelli,

celebriamo oggi l’effusione dello Spirito Santo sugli Apostoli.

Lo Spirito, inviato dal Padre come interprete della parola di Cristo, ripropone l’impegno della comunità cristiana per un autentico approfondimento della Sacra Scrittura.

Il recupero della lettura spirituale della Bibbia ai nostri giorni è avvenuto spesso all’insegna di molti equivoci e degenerazioni.

Un vago spiritualismo, una certa eccitazione pentecostale, hanno spesso contrabbandato una falsa lettura nello Spirito.

La vera lettura spirituale comporta invece adesione totale alla Parola che è carne e spirito; è storia ed eternità e quindi comporta che si conosca in profondità il testo per poterlo illuminare con lo Spirito che svela segreti inaccessibili alla ragione e che rende la Parola seme, acqua, fuoco, cibo, luce, tali da pervadere la vita del credente.

La Pentecoste è dunque la celebrazione di un’azione trascendente e divina all’interno della vita della Chiesa e del credente.

È il riconoscimento del primato dello Spirito e della grazia.

L’uomo lasciato a sé stesso produce solo opere della carne.

Ma se egli lascia irrompere in sé lo Spirito, come ci insegna S. Paolo, ecco che si producono i frutti dello Spirito.

Don Emilio

16 MAGGIO 2021

Cari fratelli,

oggi siamo chiamati a contemplare il mistero dell’Ascensione del Signore.

Questo mistero, se considerato in sé, è certamente un modo concreto per svelare il significato profondo del mistero pasquale.

La simbologia che richiama (cielo-terra) distingue chiaramente due settori, quello umano e quello divino; quello spaziale e quello trascendente; quello storico e quello eterno.

La celebrazione di oggi è dunque un invito a non ridurre Cristo alla sua umanità, presenza vera, ma insufficiente a comprendere il mistero completo del Figlio di Dio.

Cristo è uomo perfetto, profeta, combattente per la giustizia e per l’amore.

Ma è anche al di sopra di ogni Principato.

Egli può superare lo spazio ed il tempo ed essere presente anche oggi, qui, in mezzo a noi, in queste persone.

Tre possono essere gli atteggiamenti di fronte al mistero: c’è quello dell’incredulità; quello dell’illusione e della incomprensione, che porta taluni ad attendere ancora un Messia; c’è infine l’adesione autentica, che lancia la persona verso la missione.

È questo l’unico vero sbocco dell’Ascensione.

Don Emilio

09 MAGGIO 2021

Cari fratelli,

oggi quattro bambini della nostra comunità riceveranno per la prima volta la S. Comunione, nel cortile parrocchiale onde permettere a tutti coloro che lo desiderano di assistere a questo loro primo incontro con il Signore nel Sacramento.

Preghiamo per loro ed i loro genitori, perché il germe della fede non abbia mai a spegnersi.

Le letture di oggi sono tutte orientate all’amore che Dio effonde in noi e che diventa creativo perché genera altro amore.

Nasce così una genealogia di amore testimoniata dalla catena descritta dal Vangelo e dalla lettera di Giovanni: Dio ama il Cristo; il Cristo ama i suoi fedeli ed i fedeli si amano reciprocamente.

Dobbiamo lasciare che il germe divino dell’amore germogli nella nostra esistenza.

L’unità di misura dell’amore cristiano è la totalità di Cristo stesso.

All’equazione veterotestamentaria Ama il prossimo tuo come te stesso, Giovanni sostituisce l’equazione paradossale come io vi ho amati.

Un amore infinito, un amore che non ha limiti od eccezioni.

Don Emilio

02 MAGGIO 2021

Cari fratelli,

iniziamo il mese di maggio, tradizionalmente legato alla venerazione della Vergine Maria.

Quest’anno sarà strutturato nel modo seguente: lunedì, mercoledì e venerdì ci troveremo alle 20,45 nel cortile parrocchiale per la recita del S. Rosario davanti alla statua della Vergine di Lourdes.

Il martedì ed il giovedì ci troveremo in Chiesa sempre alle 20,45 per la recita del S. Rosario e la Benedizione Eucaristica.

La messa feriale è ogni giorno alle 8,30 tranne venerdì 7, spostata alla sera per desiderio della famiglia alla quale è legata l’intenzione della Messa stessa.

Abbiamo estremamente bisogno dell’intercessione della Madonna, in questi tempi difficili per noi, per la nostra patria e per il mondo intero.

In questa V domenica di Pasqua Giovanni nel Vangelo ci esorta a raggiungere la maturità della fede, cioè ad aderire pienamente a Cristo, come sottolineato da quel martellante in me.

La fede matura è limpidamente descritta anche dalla simbologia della fecondità, generata da un processo vitale di unione al Cristo.

Se si stacca questa comunicazione interiore con Dio, si ha l’aridità, la secchezza dei tralci recisi dalla pianta madre.

I frutti di questa comunione sono perciò due, come suggerisce luminosamente la seconda lettura: la crescita della fede e la crescita dell’amore.

Frutti che continuano a moltiplicarsi nonostante, o forse soprattutto, le potature delle sofferenze e delle prove, tratteggiate anche da Paolo nelle brevi note autobiografiche spirituali della prima lettura.

Don Emilio

25 APRILE 2021

Cari fratelli,

il Vangelo di oggi è dominato dalla figura del Buon Pastore, concetto immediatamente percepibile in una società agricolo-pastorale com’era la Palestina dei tempi di Gesù.

Cristo è il Pastore, cioè il centro di unità e di coordinamento della Chiesa, pietra angolare che sostiene e dà solidità alla comunità dei fedeli.

La nostra sicurezza nasce dall’avere una simile guida.

Una guida che si è resa presente in mezzo a noi attraverso il corpo di Cristo, strumento di rivelazione per l’uomo, e che ora si rende presente attraverso il suo corpo che è la Chiesa.

La giornata odierna invita perciò ad una riflessione sulla Chiesa e sulla sua missione pastorale.

Al Pastore ed al suo gregge si oppongono però il mercenario, rappresentato nella prima lettura dal potere autocratico del Sinedrio, ed il mondo posto nella tenebra.

L’esperienza della Chiesa è anche quella della solitudine, nel ribadire valori e punti fermi che il mondo ritiene superati, perché in contrasto con il proprio modo di agire, e del male che l’attacca e che talvolta si infiltra pure nel suo interno.

La pagina del Vangelo è anche un appello alla purezza della fede in Cristo Pastore senza lasciarsi attrarre dalle seduzioni del mercenario di turno.

Il rapporto tra il Pastore ed il gregge è scandito in tutte le letture da un verbo di intimità, conoscere.

È il conoscere che il mondo non possiede; è il vedere Dio così come egli è.

È il conoscere le pecore per nome ed offrire per esse la vita.

È il nome che salva nel discorso di Pietro.

La vita della Chiesa è il contatto personale con Cristo in una esperienza di comunione e di dialogo.

L’Agnello di Dio non è venuto né come leone né come lupo.

Ha percorso la via stretta e ci ha donato la speranza di essere con Lui nell’amore.

In questa domenica del Buon Pastore siamo invitati a pregare per il nostro seminario, unendoci in monastero invisibile, perché il dono della vocazione, che il Signore non cessa di effondere, non sia lasciato inaridire dai nostri giovani.

Don Emilio

18 APRILE 2021

Cari fratelli,

il dono pasquale della remissione dei peccati permea tutto il lezionario odierno.

L’iniziativa è di Cristo stesso che, entrando nella sua Chiesa, offre la sua reale presenza salvifica.

Non è un fantasma, come immaginavano spaventati gli apostoli, ma ha carne ed ossa.

Il primato di Dio e di Cristo è inoltre ribadito da Pietro (“Dio ha glorificato il suo servo Gesù e l’ha resuscitato dai morti”), e da Giovanni, che nella sua lettera scrive: “Gesù Cristo giusto, nostro avvocato presso il Padre”.

La remissione dei peccati è quindi un dono che nasce dalla croce e dalla gloria che Cristo consegue con il suo supplizio.

Questo dono non è però né automatico né magico, perché esige una risposta attiva da parte dell’uomo e cioè la conversione.

Lo ripete Pietro: “pentitevi e cambiate vita”.

Lo ribadisce Cristo stesso risorto: “saranno predicati a tutte le genti la conversione ed il perdono dei peccati”.

Lo esprime parallelamente Giovanni con l’appello all’osservanza dei comandamenti.

Nella Pasqua cristiana il Cristo risorto, avvocato presso il Padre (sempre vivo per intercedere per noi, dice la lettera agli Ebrei) e l’uomo peccatore convertito si incontrano e costituiscono la nuova comunità, la Chiesa pasquale.

Alla libertà dell’offerta divina corrisponde però la libertà dell’accettazione umana: Dio nella sua immensa bontà ci ha lasciati liberi di accettare o meno la sua proposta di amore; di seguire o meno la via del bene e della vita, con tutto ciò che ne consegue.

Come ebbe a scrivere un grande pensatore del secolo scorso, H. de Lubac, “tutto il problema della vita spirituale consiste nel liberare questo desiderio di vita, che è insito in ognuno di noi, e nel trasformarlo in conversione radicale senza la quale non si entra affatto nel Regno”.

Don Emilio

11 APRILE 2021

Cari fratelli,

le letture di oggi, II domenica di Pasqua, ci offrono una meditazione sulla fede, esaminata nel suo itinerario difficile e travagliato di Tommaso, celebrata poi nella sua radice nella lettera di Giovanni (chiunque crede è nato da Dio).

Negli Atti degli Apostoli è infine definita nell’oggetto del credere (“rendere testimonianza della resurrezione del Signore Gesù” e “Gesù è il Cristo”).

Diventa così fonte di gioia (“gioirono nel vedere il Signore”; “beati coloro che non avendo visto crederanno”; “questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso”).

C’è inoltre il tema dell’amore, esaminato nell’itinerario spirituale della comunità di Gerusalemme, itinerario che sarà travagliato e conoscerà momenti bui, come è umanamente pensabile, ma che qui è celebrato nella sua radice divina (chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato) e definito nell’oggetto dell’amore (amare i figli di Dio) e considerato come fonte di gioia e di pace (avevano un cuor solo ed un’anima sola).

Soprattutto oggi siamo dunque invitati alla liberazione dall’ossessione delle cose, del verbo avere, dell’oggetto e della proprietà, per riscoprire lo spirito, l’essere, il soggetto e la donazione: “è molto più bello dare che ricevere” (At 20,35).

S. Massimo, vescovo di Torino, così si esprime: “la Pasqua genera la fede e la fede genera amore”.

Don Emilio

04 APRILE 2021

Cari fratelli,

il primo messaggio che ci giunge dalla liturgia pasquale è tutto terreno: la terra, con l’itinerario storico di Gesù mirabilmente sintetizzato nell’epigrafe tracciata da Pietro nella sua catechesi a Cornelio: “Gesù dovunque passasse faceva del bene”.

La Pasqua è l’esaltazione di una salvezza che passa attraverso la resurrezione, cioè attraverso il recupero dell’essere intero in un nuovo ordine di rapporti.

Essere in sintonia con la Pasqua di Cristo comporta la nostra unione con il suo amore terreno, nella trasformazione dell’intera realtà esistente.

Il secondo messaggio è tutto verticale, il cielo, il lassù della lettera ai Colossesi.

La vocazione umana ha una meta trascendente; attraverso la Pasqua il cristiano è veramente figlio di Dio ed è collocato nella sfera del divino, partecipe della stessa natura di Dio.

Il Dio totalmente altro nella Pasqua attira a sé l’umanità fedele e da quel momento per l’uomo si dischiude un orizzonte infinito; come dicono i santi padri orientali: “entra in te e troverai là Dio, gli Angeli ed il Regno”.

Ma la Pasqua è anche il sepolcro, vinto da Cristo.

La tomba nel linguaggio biblico è simbolo della morte.

Il destino dell’uomo è ormai strappato alla morte; il sepolcro è vinto; la vita trionfa; la speranza diventa la guida per il credente.

Totalmente conquistato da Dio attraverso la resurrezione di Cristo, fratello dell’intera umanità, il fedele sente in sé quanto il grande Agostino afferma: “tu ci hai fatti per Te ed il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te. È per Te solo che io vivo, parlo e canto”.

Con martedì prossimo la messa feriale passa al mattino alle ore 8.30.

Buona Pasqua a tutti.

Don Emilio

28 MARZO 2021

Cari fratelli,

iniziamo con oggi la Grande Settimana, durante la quale rivivremo e riattualizzeremo i momenti cruciali della nostra redenzione: l’istituzione dell’Eucarestia, il giovedì in quell’ultima cena; la passione e la morte del Salvatore il venerdì ed infine la Resurrezione nella gloria in quel mattino dell’ottavo giorno.

Rivivere questi misteri significa scendere al cuore della nostra fede nel Risorto, che nella sua morte ha vinto la nostra morte e ci ha resi liberi.

Il Dio della croce è il Dio svuotato, solidale con l’uomo sino alla frontiera estrema della morte.

Da questa vicinanza completa e totale nasce una diversa concezione di Dio: non è più un Dio isolato nella sua splendida sfera trascendente, come era il Dio dell’Antico Testamento, ma si fa solidale e fratello.

Da questa concezione di Dio nasce anche una diversa concezione dell’uomo: la carne e la storia dell’uomo hanno ora un senso, contengono un seme di divinità e di eternità che sta crescendo e fiorendo.

Il mondo e l’uomo sono ora santi perché consacrati dal passaggio di Dio.

È nata la storia della salvezza.

Da questa vicinanza estrema nasce anche una diversa concezione del destino: alla visione del Dio giudice si sostituisce quella del Dio che ama e che si dona per riscattare dal male e dal peccato il fratello più debole.

Per testificare questa presenza in mezzo a noi, ci ha lasciato il sacramento del pane e del vino, cibo spirituale in segno di eterna alleanza.

La settimana santa è anche la settimana dedicata al sacramento del perdono.

Nell’impossibilità di avere confessori straordinari, siete pregati di provvedere per tempo.

Io resto a disposizione per chiunque lo desideri, specialmente nelle giornate di giovedì, venerdì e sabato, mattino e pomeriggio.

Se non mi trovate in chiesa, chiamatemi in casa.

A tutti buona Settimana Santa:

don Emilio

21 MARZO 2021

Cari fratelli,

la Quaresima volge rapidamente al termine; domenica prossima saremo già alla domenica delle Palme, preludio alla Settimana Santa.

Nella Pasqua di Cristo tra Dio e l’uomo si stabilisce quasi un ponte di comunicazione.

È l’alleanza nuova, non siglata con sacrifici umani ma con l’oblazione del Figlio, vittima e sacerdote.

Il primo spunto di riflessione ci riconduce perciò al tema del sacrificio di Cristo che ci salva e ci coinvolge.

Ciò che la lettera agli Ebrei esprime è un Credo condiviso in tutto il Nuovo Testamento: la solidarietà di Gesù con l’uomo sofferente e peccatore, fondata su di una radicale fedeltà a Dio fino alla morte, al sacrificio della vita.

Dio risponde accettando questa vita offerta.

Il sacrificio è dunque creativo e salvifico.

Anche il nostro sacrificio di membra del corpo di Cristo completa ciò che manca ai patimenti di Cristo a favore del suo corpo: la Chiesa.

Il sacrificio di Cristo non si attua solo nella morte, ma anche in tutta la vicenda pasquale: Gesù non è tanto un martire esemplare per un ideale umanitario.

Egli passando attraverso la solidarietà estrema alle qualità più umane, quali la morte ed il dolore, pone in esse il germe dell’eternità e della vita.

Per questo tutta la visione cristiana è contemporaneamente realistica ed ottimistica, è carne e spirito, grano morto e spiga matura; è perdere per ritrovare; è vita terrena e vita eterna; è umiliazione per la glorificazione; è morte e vita; è umanità e divinità.

Non dobbiamo ridurre la fede alla sola dimensione orizzontale di impegno concreto contro il male e l’ingiustizia, ma neppure ridurla alla sola spiritualità legata ad un orizzonte nebuloso e lontano.

La visione cristiana della vita è come la croce di Cristo, nella visione di S. Agostino: il braccio orizzontale accoglie l’umanità intera e la sua realtà, mentre quella verticale ci indirizza a Dio.

Ma i due bracci sono intimamente connessi nel cuore di Cristo uomo e Dio.

Don Emilio