Archivi categoria: Messaggio Settimanale

23 GENNAIO 2022

Cari fratelli,

giovedì prossimo in oratorio ci sarà il secondo incontro biblico dal titolo: “la Bibbia viene da un mondo civile; non è un libro per ingenui”.

Gli altri due incontri sono previsti per il 24 febbraio ed il 24 marzo.

Raccomando la vostra presenza: si tratta infatti di lezioni molto interessanti per chi voglia approfondire le radici della propria fede.

Gregorio Magno, in una lettera giustamente famosa ed indirizzata al medico dell’imperatore, scriveva: “Cerca di meditare ogni giorno le parole del tuo creatore. Impara a conoscere il cuore di Dio dalle parole di Dio, perché tu possa desiderare più ardentemente i beni eterni e con maggiore desiderio la tua anima si accenda per i beni del cielo”.

L’impegno di ogni cristiano nell’arco dell’anno liturgico dovrebbe essere quello di riuscire a leggere e a meditare almeno l’intero testo evangelico proposto via via nella liturgia domenicale.

Cristo è carne e divinità.

La Parola è storia ed eternità.

Luca insiste su questo inestricabile intreccio.

La risposta dell’uomo deve dunque essere carne e fede, cioè esistenza morale ed adesione interiore.

A Nazaret Cristo annuncia un vangelo che è “Spirito del Signore” ma anche liberazione dei prigionieri e degli oppressi.

Se la storia di Gesù è conosciuta attraverso lo studio, l’approfondimento del Vangelo, il mistero di Cristo è svelato attraverso l’annuncio dei ministri della Parola.

La Chiesa, corpo di Cristo è il luogo privilegiato per l’annuncio del Vangelo.

Un annuncio vario, diversificato secondo il dono e le capacità, amplificato nel mondo da voci differenti.

Unità di Cristo ed unità del suo corpo sono paralleli alla ricchezza infinita del suo mistero ed alla sconfinata effusione dei carismi nella Chiesa.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

16 GENNAIO 2002

Cari fratelli,

il rapporto d’amore nuziale è segno dell’amore che unisce Dio e la sua creatura secondo un’ininterrotta linea teologica biblica che ha il suo sigillo nelle ultime battute dell’Apocalisse: “Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa per il suo sposo… E lo Spirito e la sposa dicono: vieni!”.

L’amore umano, la bellezza, la gioia diventano il paradigma per conoscere Dio che è amore.

Nell’amore umano si legge l’amore rivelato di Dio.

L’amore umano ha quindi un valore di segno.

Il mistico persiano Al-Kasciani, morto nel 1330, scriveva: “il vero bello e il vero amore è Iddio e tutto ciò che vi è di bello e di amabile al mondo è una manifestazione della sua bellezza e del suo amore. Tutte le volte che noi scorgiamo un essere bello o innamorato, gli occhi del nostro intelletto dovrebbero essere rivolti verso di Lui; in dire-zione di Lui protendersi il nostro intimo”.

L’amore sponsale, l’amore fraterno, l’amore ecclesiale costituiscono uno dei più alti argomenti apologetici sull’esistenza di Dio.

I nostri padri credevano a causa dei miracoli; noi dovremmo credere nonostante i miracoli, ridimensionando di conseguenza certe forme di religiosità troppo materialistiche, perché, ci ricorda Paolo, sono i Giudei che cercano segni.

Giovanni ci insegna che il miracolo evangelico e quelli che si succederanno nella storia sono come tasselli in grado di svelare sempre più il mistero di Cristo.

Più che interrogarsi sul come è avvenuto e su tutte le dimensioni taumaturgiche dell’evento, ci si dovrebbe chiedere che cosa esso significhi per noi, per la rivelazione di Dio.

A Cana si svela non tanto la potenza di un essere superiore quanto piuttosto l’amore di un Messia che viene a portare la sua gioia.

Come ammonisce Paolo nella seconda lettura, uno dei miracoli più grandi è il dono molteplice dei carismi che Dio effonde sulla sua Chiesa.

È questo il segno più alto e reale della sua azione nella trama spesso povera e misera della nostra storia.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

09 GENNAIO 2022

Cari fratelli,

nei giorni di lunedì e martedì prossimi sarò assente.

Per eventuali emergenze sono sempre contattabile.

La festa del Battesimo del Signore segna la fine del periodo natalizio.

Con lunedì torniamo nella quotidianità del tempo ordinario e questo sino all’inizio della quaresima ai primi di marzo.

Il Battesimo di Gesù è la sua solenne ed ufficiale manifestazione.

Si può dire che il velo che avvolge questo misterioso cittadino di Nazaret si squarcia ed egli appare come il Figlio prediletto, il Servo del Signore, il Messia sul quale riposa lo Spirito del Signore.

Anche il battesimo del cristiano dovrebbe svelare il segreto che è operato in lui dallo Spirito.

Un segreto che si espande nell’annuncio della liberazione, della giustizia e della salvezza.

Il battesimo è la radice del ministero pubblico di Gesù e radice nel nostro ministero pubblico: non è documento polveroso di un archivio parrocchiale ma manifestazione e ministero.

Il battesimo ha quasi una sua naturale ramificazione nel sacramento della riconciliazione.

Il Sinodo dei vescovi nel suo documento su “La riconciliazione e la penitenza nella missione della Chiesa” afferma: “il frutto della riconciliazione è la vita di grazia ricevuta nel battesimo e nuovamente ricevuta, od accresciuta, nella penitenza sacramentale: il cristiano diviene, o ridiviene, per dono di Cristo e della Chiesa, nuova creatura. Mediante l’inabitazione dello Spirito Santo egli è conformato a Cristo Signore e viene reso capace di vivere secondo il vangelo attraverso i doni di grazia e delle virtù, e particolarmente attraverso la carità filiale e fraterna, con la quale si apre e si dona a Dio come al Padre ed agli altri come a fratelli”.

L’acqua ed il fuoco sono simboli antitetici: cancellano, purificano da un lato e dall’altro generano e producono.

Il battesimo non solo cancella il peccato, ma dona anche la vita divina.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

01 GENNAIO 2022

Cari fratelli,

oggi, 1gennaio, celebriamo Maria Madre di Dio.

Per mezzo di lei il Figlio di Dio entra in un popolo, in una legge ed in una prassi religiosa divenendo pienamente fratello di ogni uomo che nasce a questo mondo.

È così che la carne ed il tempo di ogni uomo sono consacrati.

D’ora innanzi ogni uomo è figlio di Dio e può gridare: “Abbà, Padre”.

È anche la giornata tradizionalmente dedicata alla pace, luminosamente celebrata nella benedizione sacerdotale della prima lettura.

Preghiamo dunque perché il Signore elargisca al nostro mondo sfiduciato e stanco la sua pace, quella che solo Lui può dare.

Domani, 2 gennaio, celebreremo liturgicamente la seconda domenica dopo il Natale.

Le letture proposte in questa domenica ci suggeriscono che la radice della fede cristiana è riconoscere Cristo quale prova dell’interesse e della ricerca di Dio nei confronti dell’uomo.

Il mistero del credere è legato a questa prima constatazione: “Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio unigenito”.

K. Barth ha ribaltato il detto cartesiano “cogito, ergo sum” (penso, dunque esisto) in “cogitor, ergo sum” (sono pensato da Dio, dunque esisto).

Ora l’uomo deve aprirsi a questo richiamo; deve rispondere alla voce che risuona nella sua coscienza.

E questa risposta esige distacco, coraggio, ricerca, fede e speranza.

Ma purtroppo chi è occupato solamente dal presente, non sente il bisogno di andare a Betlemme; chi ha fatto della terra la sua residenza definitiva, non aspetta la città futura e si spegne nell’idolatria del presente e delle cose.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

26 DICEMBRE 2021

Cari fratelli,

il Natale è esaltazione della grazia, epifania della bontà di Dio e del suo amore per gli uomini, come scrive Paolo al fedele Tito.

Contro una concezione superficiale della religione, frutto di una prospettiva sociale e culturale generale, il Natale è il giorno del ringraziamento e della lode pura.

È l’esaltazione della contemplazione e dello stupore, davanti a quella culla povera: “tutti quelli che udirono si stupirono”, “Maria serbava tutte queste cose meditandole in cuor suo”; “i pastori glorificavano e lodavano Dio”.

Contro la tentazione sentimentale e consumistica, che rende il Natale una larva spirituale dai toni liquorosi ed evanescenti, si deve opporre una fede solida, una maturità teologica, un appello all’approfondimento delle ragioni della speranza che è in noi (cfr 1Pt 3,15).

Unitamente al Natale celebriamo quest’anno la festa della Sacra Famiglia.

In quest’ottica non dobbiamo dimenticare che ogni famiglia è un segno d’amore in un mondo spesso attanagliato dall’odio: gli sposi sono chiamati ad essere uniti tra di loro a tutti i livelli.

La famiglia, che il mondo contemporaneo predica superata e che vorrebbe distruggere, è al contrario un segno ecclesiale, una chiesa domestica.

Dev’essere perciò sottomessa all’ascolto della Parola: deve porre al suo centro l’Eucarestia; deve essere la prima annunciatrice della fede e dell’impegno umano: deve essere partecipe delle pene dei fratelli infelici.

In questa giornata l’attenzione e la preghiera della comunità devono essere rivolte al dramma della famiglia.

Pensiamo alla tragedia della crisi, della disgregazione morale ed interiore.

Pregheremo oggi per tutte le famiglie del nostro paese, ricordando soprattutto quelle per le quali ricorrono particolari anniversari (chi vuole, può chiedere la menzione della propria famiglia).

A tutti una buona settimana e buon anno.

Don Emilio

19 DICEMBRE 2021

Cari fratelli,

nella liturgia di oggi possiamo percepire il clima ormai natalizio che promana dalle letture proposte alla nostra attenzione.

Michea esclama: “Da Betlemme uscirà il dominatore di Israele”.

Nel salmo 80 si invoca: “Pastore d’Israele, vieni in nostro soccorso, volgiti e visita questa vigna”.

Nella lettera agli Ebrei Cristo esclama: “Ecco io vengo o Dio per fare la tua volontà”.

Ed Elisabetta domanda a Maria: “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”.

Si celebra dunque una venuta gioiosa, l’ingresso di Dio nella nostra storia e nella nostra carne.

È lo stupore sempre nuovo dell’incontro con l’infinito e l’eterno.

Scrive il poeta indiano Tagore (non cristiano): “Mi hai fatto senza fine: questa è la tua volontà. Questo fragile vaso tu continuamente riempi di vita sempre nuova. In questo piccolo flauto di canna hai soffiato melodie eternamente nuove. Quando mi sfiorano le tue mani immortali questo piccolo cuore si perde in una gioia senza confini. In queste piccole mani scendono i tuoi doni infiniti. Passano le età e tu continui a versare e ancora c’è spazio per riempire”.

Dio si fa corpo e storia ponendo nella fragilità della nostra natura un germe di immortalità.

Noi col nostro corpo e la nostra storia dobbiamo muoverci verso di Lui per far nascere l’abbraccio della riconciliazione tra cielo e terra.

Venerdì vigilia di Natale è giornata dedicata tradizionalmente al sacramento della Riconciliazione.

Io sarò a disposizione per tutto il giorno.

Dalle 9.00 alle 11.00 e dalle 16.00 alle 18.00 mi troverete in Chiesa.

Sarò comunque presente in casa per chi avesse altre necessità.

A tutti una buona settimana e un Buon Natale.

Don Emilio

12 DICEMBRE 2021

Cari fratelli,

giovedì prossimo sarà tra di noi alle ore 21 don Gianluigi Corti, insigne biblista, per parlarci di questo sacro testo, come si è formato e come è stato considerato dalla Chiesa, quale parola di Dio che si rivela agli uomini.

È un ciclo di quattro lezioni che avranno cadenza mensile.

Vi invito caldamente a partecipare per scoprire le radici della nostra fede ed acquisire consapevolezza di quanto queste pagine vogliono comunicarci.

Ed ora un breve commento alle letture che oggi ci vengono proposte: è significativo il dato della presenza di Dio che le segna.

Sofonia per due volte ripete: “il Signore è in mezzo a te”.

Il ritornello del salmo responsoriale esclama: “viene in mezzo a noi il Dio della gloria”.

Paolo scrive ai filippesi: “il Signore è vicino” ed il Battista gli fa eco: “viene uno”.

Il cristiano non è più dunque un nomade solitario che si aggira in una landa desolata, ma vive alla luce di una presenza.

È però una presenza esigente: non vuole solo consolare; vuole anche impegnare; è un appello e un invito a fare che si concretizza negli impegni di giustizia ed amore, i cardini della conversione cristiana.

Il Battista presenta Cristo come colui che immerge in un bagno di fuoco e come colui che ripulisce l’aia destinando la pula inutile ed impalpabile al fuoco.

Certamente Cristo privilegerà la dimensione del perdono e dell’amore.

Tuttavia Egli non ha cancellato il giudizio che alla fine dei tempi si abbatterà su ciascuno di noi.

Se è vero che il lezionario odierno è attraversato dalla gioia, cionondimeno il Signore si rivelerà come implacabile accusatore delle nostre ipocrisie.

Ma più che del giudizio di Dio, dobbiamo avere paura del suo amore deluso e tradito, come ha più volte scoperto Israele nel suo volgere le spalle al Dio che lo ha liberato dal giogo dei suoi nemici. 

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

05 DICEMBRE 2021

Cari fratelli,

“Allora la nostra bocca si aprì al sorriso, la nostra lingua si sciolse in canti di gioia”: questa acclamazione del salmo responsoriale, vero e proprio canto del rimpatrio degli esuli (Sal. 126), ci offre quasi il senso generale della liturgia di oggi.

Essa è un canto di gioia.

Baruc annunzia il glorioso ritorno processionale verso la libertà.

Paolo prega con gioia perché il vangelo si diffonda sempre più “ a lode ed a gloria di Dio”.

Il Battista esclama: “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”.

Il Cristianesimo è lieto annunzio seminato nel terreno oscuro e spesso insanguinato della storia.

Ed è strano dunque che i cristiani siano pessimisti, nostalgici fautori di giudizi sommari nei confronti dell’umanità, alieni al rischio ed alla fiducia. Gesù al contrario si dichiara pronto a scommettere sulla canna incrinata e sullo stoppino fumigante in procinto di spegnersi.

Le parole del Battista, oltre che segnare questa pagina di apertura di Luca, sigillano anche l’ultima pagina del suo secondo libro, gli Atti.

Da Gerusalemme parte una luce che rompe le tenebre.

La salvezza è per ogni uomo, è universale; si incunea anche tra le potenze politiche menzionate all’inizio del passo evangelico.

Aperti al mondo, senza essere chiusi in sette o fazioni, i cristiani sanno che molti verranno da oriente e da occidente siederanno a mensa con loro, perché la via del Signore percorre il mondo intero.

Isaia con l’espressione dei burroni colmati, dei passi tortuosi raddrizzati allude alle strade processionali della vicina Mesopotamia, totalmente dritte e pianeggianti, che stavano dinnanzi ai templi.

La vita del credente non ignora burroni e colli aspri; eppure ha una meta fissa, il giorno del Signore, che dà senso al nostro cammino spesso faticoso.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

28 NOVEMBRE 2021

Cari fratelli,

cominciamo con oggi il periodo di preparazione al Natale e lo facciamo alla presenza di Mons. Vescovo.

La coincidenza è del tutto casuale, perché il Vescovo viene semplicemente a suggellare la visita pastorale bruscamente troncata dalla pandemia; però è bello pensare di iniziare il nostro cammino di Avvento alla sua presenza.

L’Avvento, è quel periodo di quattro settimane che apre ogni anno il ciclo delle celebrazioni del mistero di Cristo.

Come gli altri tempi, ha una festa come punto di riferimento e dalla quale trae il suo preciso significato: il Natale di Gesù Cristo.

La festa del Natale risale alla prima metà del IV° secolo, ma solo nel VI° si è formato un tempo di preparazione ascetico-penitenziale che assumerà poi un carattere liturgico.

Al centro di questo periodo si trova l’adventus o venuta del Signore, quella storica nella carne e quella finale nella gloria.

Così la parola latina italianizzata passò a designare il periodo che precede il Natale.

Anche nella struttura attuale l’avvento conserva intatte le due caratteristiche: orientato nelle prime due settimane alla venuta gloriosa; nelle ultime concentrato sulla nascita storica, l’incarnazione del Verbo, del Figlio di Dio.

Il Vangelo ci fornisce questa chiara prospettiva.

Quindi l’Avvento non è la commemorazione della lunga attesa del popolo ebraico, proteso verso il Messia, né semplice preparazione del Natale, ma un tempo vissuto sotto il segno della venuta del Signore: della prima venuta storica, che inaugura il tempo della salvezza, e della seconda venuta, alla fine dei tempi, che ne sarà il compimento.

La prima è fondamento della seconda e la seconda il suo coronamento.

Due venute reali, due eventi strettamente connessi.

Tra la prima e la seconda venuta si colloca il tempo della Chiesa, che celebra l’unico mistero di Cristo, il Cristo che è venuto e che verrà, ma che viene anche nell’oggi nella sua costante manifestazione di Salvatore, raccordando così la venuta storica e quella finale.

La presenza o venuta sacramentale non si aggiunge alle due venute, ma le unisce: il Cristo che è nato, che è morto sulla croce ed è risorto, che è apparso e che apparirà, si fa presente nella celebrazione del mistero.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

21 NOVEMBRE 2021

Cari fratelli,

celebriamo oggi la solennità di Cristo Re dell’universo.

Il regno di Cristo non è però da intendere secondo l’ottica umana.

Gesù stesso davanti al potere politico di Pilato distingue il suo regno fatto di verità e giustizia dai regni mondani.

Il regno di Cristo è la rivelazione dell’amore di Dio; è l’inaugurazione di un progetto diverso la cui attuazione è affidata dal Padre al Figlio dell’uomo ed al popolo dei credenti.

La festa di Cristo re è dunque un appello a collaborare alla creazione di una nuova umanità.

Il Cristo che adoriamo ci appare con il volto trionfatore del Cristo dell’Apocalisse, il vincitore del male.

La storia che sembra un groviglio di contraddizioni e un gioco scandaloso tra potenti, si rivela dotata di una logica, per ora ancora nascosta e non del tutto percepibile.

Cristo energicamente interviene e interverrà: il credente è invitato dalla parte di Cristo contro il male e per la giustizia.

Mentre stiamo camminando verso la Gerusalemme dl cielo non dobbiamo però dimenticare che ad essa si arriva attraverso la sofferenza ed il martirio.

Cristo è processato dal potere costituito ed è trafitto.

Un antico aforisma rabbinico dice: “dieci porzioni di bellezza sono state accordate dal Creatore al mondo e Gerusalemme ne ha ricevute nove; dieci porzioni di scienza sono state accordate al mondo dal Creatore e Gerusalemme ne ha ricevute nove; dieci porzioni di sofferenza sono state accordate al mondo dal Creatore e Gerusalemme ne ha ricevute nove”.

Domenica prossima, prima domenica di Avvento, alle undici, sarà tra di noi il Vescovo per concludere la visita pastorale bruscamente interrotta dalla pandemia.

Lo accogliamo con spirito filiale e devoto ossequio, come nostro padre nella fede.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio