Archivi categoria: Messaggio Settimanale

19 DICEMBRE 2021

Cari fratelli,

nella liturgia di oggi possiamo percepire il clima ormai natalizio che promana dalle letture proposte alla nostra attenzione.

Michea esclama: “Da Betlemme uscirà il dominatore di Israele”.

Nel salmo 80 si invoca: “Pastore d’Israele, vieni in nostro soccorso, volgiti e visita questa vigna”.

Nella lettera agli Ebrei Cristo esclama: “Ecco io vengo o Dio per fare la tua volontà”.

Ed Elisabetta domanda a Maria: “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”.

Si celebra dunque una venuta gioiosa, l’ingresso di Dio nella nostra storia e nella nostra carne.

È lo stupore sempre nuovo dell’incontro con l’infinito e l’eterno.

Scrive il poeta indiano Tagore (non cristiano): “Mi hai fatto senza fine: questa è la tua volontà. Questo fragile vaso tu continuamente riempi di vita sempre nuova. In questo piccolo flauto di canna hai soffiato melodie eternamente nuove. Quando mi sfiorano le tue mani immortali questo piccolo cuore si perde in una gioia senza confini. In queste piccole mani scendono i tuoi doni infiniti. Passano le età e tu continui a versare e ancora c’è spazio per riempire”.

Dio si fa corpo e storia ponendo nella fragilità della nostra natura un germe di immortalità.

Noi col nostro corpo e la nostra storia dobbiamo muoverci verso di Lui per far nascere l’abbraccio della riconciliazione tra cielo e terra.

Venerdì vigilia di Natale è giornata dedicata tradizionalmente al sacramento della Riconciliazione.

Io sarò a disposizione per tutto il giorno.

Dalle 9.00 alle 11.00 e dalle 16.00 alle 18.00 mi troverete in Chiesa.

Sarò comunque presente in casa per chi avesse altre necessità.

A tutti una buona settimana e un Buon Natale.

Don Emilio

12 DICEMBRE 2021

Cari fratelli,

giovedì prossimo sarà tra di noi alle ore 21 don Gianluigi Corti, insigne biblista, per parlarci di questo sacro testo, come si è formato e come è stato considerato dalla Chiesa, quale parola di Dio che si rivela agli uomini.

È un ciclo di quattro lezioni che avranno cadenza mensile.

Vi invito caldamente a partecipare per scoprire le radici della nostra fede ed acquisire consapevolezza di quanto queste pagine vogliono comunicarci.

Ed ora un breve commento alle letture che oggi ci vengono proposte: è significativo il dato della presenza di Dio che le segna.

Sofonia per due volte ripete: “il Signore è in mezzo a te”.

Il ritornello del salmo responsoriale esclama: “viene in mezzo a noi il Dio della gloria”.

Paolo scrive ai filippesi: “il Signore è vicino” ed il Battista gli fa eco: “viene uno”.

Il cristiano non è più dunque un nomade solitario che si aggira in una landa desolata, ma vive alla luce di una presenza.

È però una presenza esigente: non vuole solo consolare; vuole anche impegnare; è un appello e un invito a fare che si concretizza negli impegni di giustizia ed amore, i cardini della conversione cristiana.

Il Battista presenta Cristo come colui che immerge in un bagno di fuoco e come colui che ripulisce l’aia destinando la pula inutile ed impalpabile al fuoco.

Certamente Cristo privilegerà la dimensione del perdono e dell’amore.

Tuttavia Egli non ha cancellato il giudizio che alla fine dei tempi si abbatterà su ciascuno di noi.

Se è vero che il lezionario odierno è attraversato dalla gioia, cionondimeno il Signore si rivelerà come implacabile accusatore delle nostre ipocrisie.

Ma più che del giudizio di Dio, dobbiamo avere paura del suo amore deluso e tradito, come ha più volte scoperto Israele nel suo volgere le spalle al Dio che lo ha liberato dal giogo dei suoi nemici. 

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

05 DICEMBRE 2021

Cari fratelli,

“Allora la nostra bocca si aprì al sorriso, la nostra lingua si sciolse in canti di gioia”: questa acclamazione del salmo responsoriale, vero e proprio canto del rimpatrio degli esuli (Sal. 126), ci offre quasi il senso generale della liturgia di oggi.

Essa è un canto di gioia.

Baruc annunzia il glorioso ritorno processionale verso la libertà.

Paolo prega con gioia perché il vangelo si diffonda sempre più “ a lode ed a gloria di Dio”.

Il Battista esclama: “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”.

Il Cristianesimo è lieto annunzio seminato nel terreno oscuro e spesso insanguinato della storia.

Ed è strano dunque che i cristiani siano pessimisti, nostalgici fautori di giudizi sommari nei confronti dell’umanità, alieni al rischio ed alla fiducia. Gesù al contrario si dichiara pronto a scommettere sulla canna incrinata e sullo stoppino fumigante in procinto di spegnersi.

Le parole del Battista, oltre che segnare questa pagina di apertura di Luca, sigillano anche l’ultima pagina del suo secondo libro, gli Atti.

Da Gerusalemme parte una luce che rompe le tenebre.

La salvezza è per ogni uomo, è universale; si incunea anche tra le potenze politiche menzionate all’inizio del passo evangelico.

Aperti al mondo, senza essere chiusi in sette o fazioni, i cristiani sanno che molti verranno da oriente e da occidente siederanno a mensa con loro, perché la via del Signore percorre il mondo intero.

Isaia con l’espressione dei burroni colmati, dei passi tortuosi raddrizzati allude alle strade processionali della vicina Mesopotamia, totalmente dritte e pianeggianti, che stavano dinnanzi ai templi.

La vita del credente non ignora burroni e colli aspri; eppure ha una meta fissa, il giorno del Signore, che dà senso al nostro cammino spesso faticoso.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

28 NOVEMBRE 2021

Cari fratelli,

cominciamo con oggi il periodo di preparazione al Natale e lo facciamo alla presenza di Mons. Vescovo.

La coincidenza è del tutto casuale, perché il Vescovo viene semplicemente a suggellare la visita pastorale bruscamente troncata dalla pandemia; però è bello pensare di iniziare il nostro cammino di Avvento alla sua presenza.

L’Avvento, è quel periodo di quattro settimane che apre ogni anno il ciclo delle celebrazioni del mistero di Cristo.

Come gli altri tempi, ha una festa come punto di riferimento e dalla quale trae il suo preciso significato: il Natale di Gesù Cristo.

La festa del Natale risale alla prima metà del IV° secolo, ma solo nel VI° si è formato un tempo di preparazione ascetico-penitenziale che assumerà poi un carattere liturgico.

Al centro di questo periodo si trova l’adventus o venuta del Signore, quella storica nella carne e quella finale nella gloria.

Così la parola latina italianizzata passò a designare il periodo che precede il Natale.

Anche nella struttura attuale l’avvento conserva intatte le due caratteristiche: orientato nelle prime due settimane alla venuta gloriosa; nelle ultime concentrato sulla nascita storica, l’incarnazione del Verbo, del Figlio di Dio.

Il Vangelo ci fornisce questa chiara prospettiva.

Quindi l’Avvento non è la commemorazione della lunga attesa del popolo ebraico, proteso verso il Messia, né semplice preparazione del Natale, ma un tempo vissuto sotto il segno della venuta del Signore: della prima venuta storica, che inaugura il tempo della salvezza, e della seconda venuta, alla fine dei tempi, che ne sarà il compimento.

La prima è fondamento della seconda e la seconda il suo coronamento.

Due venute reali, due eventi strettamente connessi.

Tra la prima e la seconda venuta si colloca il tempo della Chiesa, che celebra l’unico mistero di Cristo, il Cristo che è venuto e che verrà, ma che viene anche nell’oggi nella sua costante manifestazione di Salvatore, raccordando così la venuta storica e quella finale.

La presenza o venuta sacramentale non si aggiunge alle due venute, ma le unisce: il Cristo che è nato, che è morto sulla croce ed è risorto, che è apparso e che apparirà, si fa presente nella celebrazione del mistero.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

21 NOVEMBRE 2021

Cari fratelli,

celebriamo oggi la solennità di Cristo Re dell’universo.

Il regno di Cristo non è però da intendere secondo l’ottica umana.

Gesù stesso davanti al potere politico di Pilato distingue il suo regno fatto di verità e giustizia dai regni mondani.

Il regno di Cristo è la rivelazione dell’amore di Dio; è l’inaugurazione di un progetto diverso la cui attuazione è affidata dal Padre al Figlio dell’uomo ed al popolo dei credenti.

La festa di Cristo re è dunque un appello a collaborare alla creazione di una nuova umanità.

Il Cristo che adoriamo ci appare con il volto trionfatore del Cristo dell’Apocalisse, il vincitore del male.

La storia che sembra un groviglio di contraddizioni e un gioco scandaloso tra potenti, si rivela dotata di una logica, per ora ancora nascosta e non del tutto percepibile.

Cristo energicamente interviene e interverrà: il credente è invitato dalla parte di Cristo contro il male e per la giustizia.

Mentre stiamo camminando verso la Gerusalemme dl cielo non dobbiamo però dimenticare che ad essa si arriva attraverso la sofferenza ed il martirio.

Cristo è processato dal potere costituito ed è trafitto.

Un antico aforisma rabbinico dice: “dieci porzioni di bellezza sono state accordate dal Creatore al mondo e Gerusalemme ne ha ricevute nove; dieci porzioni di scienza sono state accordate al mondo dal Creatore e Gerusalemme ne ha ricevute nove; dieci porzioni di sofferenza sono state accordate al mondo dal Creatore e Gerusalemme ne ha ricevute nove”.

Domenica prossima, prima domenica di Avvento, alle undici, sarà tra di noi il Vescovo per concludere la visita pastorale bruscamente interrotta dalla pandemia.

Lo accogliamo con spirito filiale e devoto ossequio, come nostro padre nella fede.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

14 NOVEMBRE 2021

Cari fratelli,

il clima del Vangelo e della predicazione profetica è spesso pervaso da tensione.

Non è certo la tensione apocalittica di certe sette anche contemporanee, ma è l’appello ad una decisione vitale ed urgente.

Spesso Gesù rimprovera ai suoi interlocutori la non comprensione dei segni dei tempi.

Il primo appello della liturgia di oggi è quello dell’attenzione, della vigilanza e della decisione.

Inerzia ed incomprensione non sono compatibili col cristianesimo che è messaggio della venuta di Cristo e di avvento del Regno.

“Ecco io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io verrò da lui e cenerò con lui e lui con me” dice il Signore.

Nonostante la tensione il messaggio del Vangelo non è quello frenetico ed esagitato degli apocalittici per i quali tutta la storia è sotto il segno del Maligno e tutto l’impegno per il presente è inutile, anzi dannoso.

Il cristianesimo non è una religione-oppio, un’evasione verso un futuro roseo, cercando di bruciare in un grande falò tutte le realtà umane.

Gesù dice esplicitamente che non gli interessa conoscere il giorno e l’ora della fine della realtà creata.

Il presente è invece il seme da cui deve nascere l’albero mirabile del Regno.

Impegnarsi per l’oggi significa costruire il futuro.

Il futuro non è una drammatica corsa verso il baratro del nulla ma è l’orizzonte della luce e della speranza: “risplenderanno come lo splendore del firmamento, come le stelle per sempre” (I lettura).

È comunione con Dio che è luce.

Tenendo davanti agli occhi questa meta, il cammino dell’uomo nella storia acquista senso e speranza.

Domenica prossima con la solennità di Cristo Re dell’Universo si chiude il ciclo liturgico B, mentre tra due settimane, nella prima domenica di Avvento, sarà tra di noi il Vescovo per concludere finalmente la visita pastorale.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

07 NOVEMBRE 2021

Cari fratelli,

le letture di oggi ci infondono un grande insegnamento: non esistono creature insignificanti agli occhi di Dio.

Anzi la vedova dimenticata di Zarepta e quella ignorata da tutti nel tempio sono parimenti oggetto della premura e dell’interesse di Dio più dei personaggi segnati negli annali della storia e nelle epigrafi delle targhe commemorative.

La storia della salvezza passa attraverso un popolo debole, umiliato e dimenticato: ciò che è nulla confonde ciò che è potente e nobile, ricorda Paolo ai cristiani di Corinto.

L’amore non si misura sulle quantità economiche ma sulla qualità interiore.

L’ultimo pugno di farina ed i due spiccioli, se dati con amore, sono preziosi più di tutti i beni della terra.

L’unità di misura della dignità nella Chiesa non si basa su parametri di censo, di prestigio e di potere ma solo sulla donazione di sé.

Gli scribi, i funzionari, gli osservanti ipocriti della religione; quelli che abusano del nome cristiano per coprire le loro corruzioni ed ingiustizie, anche se hanno i primi posti nelle chiese e nelle assemblee e persino nella storia, non interessano a Cristo.

Anzi riceveranno una condanna più grave (Vangelo).

La Chiesa, che nasce da un atto d’amore infinito, il sacrificio di Cristo (II lettura) deve adottare lo stesso atteggiamento di Dio nel suo comportamento e nelle sue preferenze.

Illuminante a tal proposito è il salmo 146 (145) usato come salmo responsoriale, là dove recita: “Il Signore sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il Signore regna per sempre”.

È il ritratto più fedele di Dio; è il disegno delle sue scelte e dovrebbe trasformarsi nel nostro ritratto.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

31 OTTOBRE 2021

Cari fratelli,

questi giorni, così cari alla devozione della gente, ci invitano a meditare sulla grande chiamata, che il Signore ci rivolge, alla santità cristiana, come pienezza della fede e della grazia.

In ultima analisi la santità si rivela come celebrazione di una disponibilità del cuore che si apre all’azione mirabile di Dio e del suo Spirito: nasce dall’amore divino e si attua nell’amore per Dio e per i fratelli, come ci ricorda la prima lettera di Giovanni.

La parola “persona” nel senso latino significa di per sé “maschera”.

L’uomo può dunque essere l’immagine luminosa di Dio, ed allora è santo, oppure può acquistare la diabolica smorfia d’uno scimmiottamento di Dio (sarete come dei, dice il serpente tentatore nella Genesi).

Questi giorni recano anche il ricordo dei nostri cari, ormai nell’abbraccio di Dio.

Ma questo ricordo, pur venato di tristezza e dolore, deve essere centrato sulla speranza, una speranza che nasce dalla fede nella Pasqua.

La morte resta sempre un oscuro passaggio, una lotta (agonia) e un mistero.

Ma la morte e la resurrezione di Cristo diventano radice di speranza.

Il rischio si illumina e l’orizzonte si rischiara: conquistati dalla sua vita siamo strappati al nulla.

E come celebriamo i nostri fratelli santi, che hanno esercitato in modo eroico le virtù cristiane ed il cui nome è noto per tantissimi di loro solo a Dio, così supplichiamo il Dio della misericordia perché abbia pietà di tutti i defunti che attendono con ansia la resurrezione.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

24 OTTOBRE 2021

Cari fratelli,

proseguiamo il nostro cammino di preghiera in suffragio per i nostri cari defunti con il doppio appuntamento feriale.

Il sacerdote Gesù è il mediatore perfetto tra l’umanità fragile e la grandezza di Dio, proprio perché è sia uomo sia Figlio di Dio.

La figura di Cristo sacerdote deve dominare ogni nostra meditazione sul sacerdozio ministeriale e su quello comunitario che sono partecipazione ed estrinsecazione dell’unico sacerdozio liberatore e perfetto: quello di Cristo.

La mediazione di Cristo diventa allora radice della liberazione dalla nostra cecità, una malattia simbolica, oltreché reale, perché esprime l’assenza della luce.

La guarigione dalla cecità diventa così segno della salvezza fisica ed interiore.

“Va, la tua fede ti ha salvato”.

La comunità del popolo messianico non è composta di forti, di potenti, di autosufficienti, ma di fragili, di zoppi, di ciechi, che ogni giorno hanno bisogno di invocare la misericordia del Signore per i propri peccati.

Ed è a noi che è rivolto il volto paterno e salvatore di Dio.

“Coraggio, ti chiama”, dicono i discepoli al cieco del Vangelo.

Ma la stessa esortazione viene rivolta a ciascuno di noi.

A noi tutti è rivolto l’amore di Dio, perché da noi nasca la nuova umanità redenta.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio

17 OTTOBRE 2021

Cari fratelli,

da martedì prossimo iniziamo con il doppio appuntamento pomeridiano e serale la novena dei defunti, questo tempo di nove giorni, durante il quale il nostro pensiero, pieno di amore e di rimpianto, va ai nostri cari che ormai vivono l’eternità in Dio.

E mentre eleviamo preghiere e suppliche al Dio della vita perché abbia pietà di loro, siamo invitati a meditare sulla caducità del tempo e delle cose che ci circondano, destinate a scolorirsi ed a perdere di importanza con l’avanzare dell’età.

Ed ora uno sguardo sulle letture di oggi.

Esse ci dicono che la salvezza è frutto d’amore più che di sacrifici.

La stessa morte di Cristo deve essere letta come donazione, come fraternità con l’umanità per recuperarla a Dio: “offrirà sé stesso in espiazione” (I lettura); “il nostro sommo sacerdote sa compatire le nostre infermità, essendo stato provato in ogni cosa a somiglianza di noi” (II lettura); “il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire e dare la propria vita” (Vangelo).

Il codice dell’autorità e della responsabilità cristiana è antitetico rispetto a quello politico basato sul dominio, sul primato e spesso sulla sopraffazione.

E così ogni responsabilità nei vari gradi della Chiesa dev’essere servizio, umiltà, gioia per la crescita dell’altro e per il bene del prossimo. Gesù si fa obbediente fino alla morte, ma la sua morte è segno dell’amore supremo di Dio.

Non ci si salva col dolore; quanto piuttosto con l’amore che permea il dolore.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio