Tutti gli articoli di Marco

14 OTTOBRE 2018

Carissimi Parrocchiani,

concludevo la scorsa settimana constatando che l’esperienza di Dio sta davvero al cuore dell’esistenza di Davide, è il segreto della sua vita. Le preghiere che Davide ha composto sono come finestre attraverso le quali questa esperienza segreta viene in certa misura alla luce e ci consentono di entrare in quella cella segreta interiore nella quale la persona che prega vive l’incontro con Dio.

In questo orizzonte vogliamo allora considerare da vicino tra i salmi scritti da Davide uno dei più conosciuti: il salmo 63. Secondo la tradizione biblica questa preghiera è stata composta da lui in quel periodo di tribolazione e di vita alla macchia quando era perseguitato da Saul (cfr. 1 Sam 22-24).

In questa situazione di esilio forzato e di solitudine Davide confessa la sua sete di Dio contemplato come l’unico che può ricondurlo alla libertà e restituirgli la pace e la sicurezza di un tempo. Il salmo è dunque animato dal desiderio di un pieno affidamento nelle mani di Dio.

Dal punto di vista della struttura, questa preghiera si divide in tre parti. Nella prima parte (vv. 2-4) Davide confessa la sua sete di Dio: una sete ardente paragonabile a quella della terra arida del deserto; nella seconda parte (vv 5-9) esprime la speranza di rivivere l’incontro con il Signore: un incontro di cui già pregusta la gioia e che descrive con i caratteri della convivialità, dell’intimità, della consolazione; nella terza parte (vv. 10-12) dichiara la sua certezza che Dio gli farà riportare vittoria sui nemici ossia su tutto ciò che vuole opprimere e intristire la sua vita. Ci soffermiamo per ora sulla prima parte, rimandando il commento alla seconda e alla terza alla prossima settimana.

Il salmo si apre con un’esclamazione, o meglio con un grido: “O Dio, tu sei il mio Dio” (v 2a). È il grido che sgorga spontaneo e fiducioso dal cuore di un uomo che si trova nella più grande solitudine e che si rivolge a Dio dicendogli: “Tu sei il mio Dio”. Sono parole che riconoscono un’appartenenza intima che nulla può incrinare. Si potrebbero tradurre così: “Signore, Tu sei tutto per me e io non ho altro al di fuori di Te, Tu sei l’unica ragione della mia vita, la mia unica e vera gioia”. Siamo di fronte a una vera professione di fede: si afferma il valore assoluto di Dio e insieme il bisogno assoluto che l’uomo ha di Lui.

I versetti che seguono sono conseguenti questa affermazione iniziale: “All’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia, a Te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz’acqua” (v 2b). Qui Davide sta dando voce al desiderio che porta nel cuore, un desiderio che lo spinge ogni giorno a cercare Dio dalla prima ora dell’alba. È un desiderio che coinvolge in tutto il suo essere di anima e corpo: tutta la sua persona desidera abbeverarsi del Signore riconosciuto come pura sorgente di vita. Sta in attesa davanti a Dio così come la terra riarsa, assetata, aspetta la pioggia e la rugiada.

Così nel santuario ti ho cercato” (v 3a). A quale santuario Davide si riferisce? Il nostro primo pensiero va al tempio di Gerusalemme e certamente a questo luogo di preghiera avranno pensato tutti i credenti di Israele venuti dopo Davide pregando con queste parole. Davide, tuttavia, non poteva riferirsi al tempio di Gerusalemme che ancora non era stato costruito. Qui l’allusione va invece a quel sacrario interiore che il cuore dell’uomo vero santuario nel quale è dato a ciascuno di vivere l’incontro con il Signore.

Ti ho cercato”: è tipica del povero l’umiltà di non cercare in se stesso, ma al di là di se stesso. L’incontro con Dio può essere vissuto solo in termini di dono: è la scoperta gioiosa e stupita di essere da Lui visitati nel santuario del cuore. Quando l’uomo si mette in ricerca di Dio con questo spirito di umiltà, allora è nella giusta disposizione di poter contemplare – come dice il salmo – “la tua potenza e la tua gloria” (v 3b).

Questa prima parte si conclude con un riconoscente atto di fede: “La tua grazia vale più della vita”, che potremmo esprimere cosi: “L’essere con Te, Signore, che sei tutto il mio bene è la cosa più preziosa che per nulla al mondo vorrei perdere”; e poi con una promessa di lode: “Le mie labbra diranno la tua lode”.

Don Luigi Pedrini

07 OTTOBRE 2018

Ringraziamento da parte del CORO FANIS.

Sagra della Madonna del Rosario.

Lunedì S. Messe in suffragio dei nostri defunti.

Martedì 09 ottobre: prove del coro.

Venerdì 12 c.m., ore 21.00, in sala parrocchiale: Riunione della Caritas Parrocchiale.

Domenica 14 c.m.: inizia il catechismo. Ritrovo dei ragazzi delle elementari alle ore 10.00. Segue la S. Messa delle ore 11.00 nella quale presenteremo catechisti alla comunità e daremo loro il mandato. Nel pomeriggio i ragazzi insieme ai genitori avranno un momento di festa: gioco per tutti, quindi una rappresentazione in salone coi burattini, poi l’estrazione dei biglietti della sottoscrizione a premi e infine la cioccolata per tutti.

07 OTTOBRE 2018

Domenica 07 ottobre, SAGRA MADONNA DEL ROSARIO  

07.30:                     S. Messa (Def. Oreste e Gina)

09.30:                     S. Messa a Motta (Def. Fam. Corona)

11.00:                    S. Messa (Def. Angela Recchia, Severino Recchia e Angelino Raggi). Festa dei Coscritti    del 2000.

 

Lunedì 08 ottobre, S. Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa, Memoria

10.30:                    S. Messa – Ufficio per i defunti della Parrocchia

20.45:                     S. Messa in suffragio dei Defunti della Parrocchia

Martedì 09 ottobre, Feria

16.30:                    S. Messa (Def. Fam. Sozzani, Malinverni, Colombo)

Mercoledì 10 ottobre, Feria

08.00:                    S. Messa (Def. Maria Milani e Santo Fava)

Giovedì 11 ottobre, S. Alessandro Sauli, vescovo, Memoria

08.00:                    S. Messa con Lodi inserite (Def. Fam. Carena)

Venerdì 12 ottobre, Feria

15.30:                     Esposizione e adorazione eucaristica

16.30:                    S. Messa (Def. Agnese)

Sabato 13 ottobre, Feria

10.00-11.00       Confessioni

16.30:                    S. Messa (Def. Lucia Pavesi e Angelo Massari)

 

Domenica 14 ottobre, XXVIII DEL TEMPO ORDINARIO  

07.30:                     S. Messa (Def. Lina e Rino)

09.30:                     S. Messa a Motta (Def. Fam. Pelle)

11.00:                     S. Messa (Def. Marco Sciorati, Luigi e Annunciata Cislaghi).

07 OTTOBRE 2018

Carissimi Parrocchiani,

 per completare la descrizione di Davide come uomo virtuoso, dopo aver sottolineato in lui la virtù del coraggio, della lealtà, della pazienza, della libertà interiore, occorre ricordare ora la virtù della preghiera. Davide è un uomo che prega.

Molti dei centocinquanta salmi contenuti nel libro del Salterio sono stati composti da Davide. Si tratta di preghiere che egli ha rivolto a Dio dando voce ai sentimenti, ai desideri, alle domande che affioravano in lui nelle diverse circostanze della vita. Pertanto, queste preghiere assumono fisionomie diverse che vanno dall’affidamento alla lode, dalla supplica al ringraziamento.

Così dopo il duello vittorioso con Golia Davide innalza a Dio il suo ringraziamento e la sua lode e prega: Benedetto il Signore mia roccia, che addestra le mie mani alla guerra, le mie dita alla battaglia”.

Nella situazione di solitudine e di abbandono che si determina in seguito alla persecuzione di Saul e alla necessità di cercare rifugio nel deserto Davide ritrova fiducia pensando a Dio come l’Altissimo, il Signore che ha creato i cieli e la terra e che, tuttavia, si china sull’uomo e si prende cura di lui dandogli una dignità che lo eleva al di sopra di ogni creatura. Mentre nella notte contempla la volta stellata del cielo esclama: O Signore, Signore nostro, / quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! […] Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, / la luna e le stelle che tu hai fissato, / che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi? / Davvero l’hai fatto poco meno di un dio, / di gloria e di onore lo hai coronato (Sal 8)

Nei momenti più drammatici, quando si sente come braccato da ogni parte e ha l’impressione che sia preclusa ogni via di scampo e di liberazione, la preghiera che innalza assume i contorni della supplica e dell’implorazione: Pietà di me, o Dio, perché un uomo mi perseguita, / un aggressore tutto il giorno mi opprime. / Tutto il giorno mi perseguitano i miei nemici, / numerosi sono quelli che dall’alto mi combattono. / Nell’ora della paura / io in te confido. / In Dio, di cui lodo la parola, / in Dio confido, non avrò timore: / che cosa potrà farmi un essere di carne? (Sal 56).

Anche solo questi accenni bastano per rivelarci che Davide è un uomo che dialoga con Dio. La preghiera sgorga spontanea dal suo cuore e non ha nessun timore, nessuna reticenza nel portare alla luce attraverso le parole che rivolge a Dio i sentimenti più profondi e le domande più vere che porta dentro di sé.

Davide è, dunque, un uomo che ha familiarità con la preghiera. Nella Scrittura, già prima di lui, si incontrano persone che dialogano con Dio. Pensiamo ad Abramo, a Giacobbe, a Mosè. In nessuno però troviamo una preghiera che abbraccia un orizzonte di sentimenti e di domande così ampio così come si riscontra in Davide. Per questo – a giudizio di don Divo Barsotti – Davide è una delle figure più grandi dell’Antico Testamento e lo è per questo senso religioso. […] La grandezza dei personaggi dell’Antico Testamento è sempre e soprattutto nel loro rapporto con Dio. Sembra che questo rapporto con l’Unico sollevi questi uomini al di sopra della condizione umana. Così Abramo, così Elia, così Mosè, così anche Davide. (pp. 184-185).

Leggendo la Scrittura si ricava l’impressione che Davide non possa riferire di sé e delle situazioni che vive senza chiamare in causa il suo rapporto personale con Dio. E questo è significativo: vuol dire che la sua esperienza di Dio sta davvero al cuore della sua esistenza. A ragione possiamo ritenere che proprio questo sentirsi invincibilmente legato a Dio costituisca il segreto della sua vita, il punto di unificazione che fa di lui un uomo virtuoso, un pastore secondo il cuore di Dio.

 Don Luigi Pedrini

30 SETTEMBRE 2018

  • Sabato 29 c.m., in salone, alle ore 21.00: Spettacolo musicale del CORO FANIS di Venezia. Rievoca la Prima Guerra mondiale e propone canti dell’epoca. Lo stesso coro animerà coi canti la S. Messa delle ore 11.00 di Domenica 30 settembre. Seguirà il pranzo verso le 12.30 in salone.
  • In settimana vivremo i giorni in preparazione alla Sagra della Madonna del Rosario. Ricordo in particolare il triduo da mercoledì a venerdì. Mercoledì e giovedì il canto dei Vespri. Venerdì invece faremo l’adorazione eucaristica pregando all’interno con un rosario meditato e con la possibilità per chi desidera di accostarsi al sacramento della confessione. Rivolgo a tutti l’invito a partecipare e in modo particolare a quanti sono coinvolti direttamente in qualche servizio in parrocchia.
  • Anche sabato mattina sarò disponibile per le confessioni per chi desidera.

    Nel pomeriggio c’è l’invito rivolto a ragazzi e adolescenti da parte della casa per anziani Arcobaleno a fare una visita da loro per un po’ di festa e merenda dato che in settimana, il 02 ottobre, ricorre la festa dei nonni. Il ritrovo è in oratorio per le ore 15.00.

    Ricordo poi alla sera di sabato la cena alla quale potete ancora iscrivervi.

  • Vi ringrazio per i vostri donativi che hanno permesso di allestire anche quest’anno in Oratorio la pesca di beneficienza. Come lo scorso anno ci darà anche una sottoscrizione a premi. Potete vedere i premi in palio sul foglio esposto sul portone. Ugualmente sul portone trovate alcuni appuntamenti significativi previsti nel mese di ottobre. Invito a prenderne visione.
  • Martedì 02 ottobre: prove del coro.

30 SETTEMBRE 2018

Domenica 30 settembre, XXVI DEL TEMPO ORDINARIO  

07.30:                     S. Messa (Def. Maddalena, Liliana, Giacomo e Peppino)

09.30:                     S. Messa a Motta (Per int. Off.)

11.00:                    S. Messa (Def. Bruna Panati, Maria Orlandi, Anna Pelle, Carla Maddalena Gaudenzio, Belforti Maria, Curzio Dina).

 

Lunedì 1 ottobre, S. Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa, Memoria

16.30:                    S. Messa (Def. Fam. Bosia)

Martedì 2 ottobre, Ss. Angeli Custodi, Memoria

16.30:                    S. Messa (Def. Luisa Quaglini)

Mercoledì 3 ottobre, Feria

16.30:                    S. Messa (Def. Giuseppe Gui)

Giovedì 4 ottobre, S. Francesco D’Assisi, Patrono d’Italia, Festa

08.00:                    S. Messa con Lodi inserite (Def. Angelo e Maria)

Venerdì 5 ottobre, Feria

15.30:                     Esposizione e adorazione eucaristica

16.30:                    S. Messa (Def. Fam. Massola)

Sabato 6 ottobre, S. Bruno, sacerdote, Mem. Fac.

10.00-11.00      Confessioni

16.30:                    S. Messa (Def. Giulio Andreose)

 

Domenica 7 ottobre, SAGRA MADONNA DEL ROSARIO  

07.30:                     S. Messa (Def. Oreste e Gina)

09.30:                     S. Messa a Motta (Per int. Off.)

11.00:                    S. Messa (Def. Angela Recchia, Severino Recchia e Angelino Raggi). Festa dei Coscritti del 2000.

30 SETTEMBRE 2018

Carissimi Parrocchiani,

stiamo considerando la libertà interiore di Davide e per meglio illuminarla stiamo seguendo una vicenda esemplare al riguardo: la vicenda di Nabal. Già abbiamo riferito del rifiuto opposto a Davide che gli chiedeva cibo per sé e per i suoi uomini e la conseguente decisione di Davide di vendicarsi ad ogni costo del comportamento ingrato e arrogante di Nabal.

Entra però in scena a questo punto Abigail, a moglie di Nabal. Il testo biblico la presenta come donna “assennata e di bell’aspetto”, a differenza del marito che lo descrive come uomo “rude e di brutte maniere”. Abigail si è resa conto della situazione drammatica che si è creata e che viene a mettere in serio pericolo la sussistenza della sua famiglia. Per questo decide di andare incontro a Davide per suscitare in lui da subito un atteggiamento di disponibilità e di benevolenza. A questo scopo fa pervenire a Davide, prima di incontrarlo, donativi in abbondanza: duecento pani, due otri di vino, cinque pecore già pronte, cinque sea di grano tostato, cento grappoli di uva passa e duecento schiacciate di fichi secchi (v. 19). Non solo. Il testo riferisce che giunta alla presenza di Davide, si dispone a parlargli in un atteggiamento molto umile e rispettoso: smontò in fretta dall’asino, cadde con la faccia davanti a Davide e si prostrò a terra (v. 25).

C’è da notare che noi siamo di fronte a una donna pagana, una donna che non conosce la Scrittura che, pertanto, non può essere per lei sorgente di ispirazione. Nonostante questo, il suo modo di comportarsi sta ricalcando sorprendentemente l’esempio del grande patriarca Giacobbe. Infatti, quando per lui si è trattato di incontrare dopo tanti anni il fratello Esaù dal quale si era separato con un contenzioso aperto, lo ha fatto mandando al fratello, prima della sua venuta, ingenti donativi e poi andandogli incontro con gesti e parole di profonda umiltà.

Le parole che Abigail rivolge a Davide sono piene di saggezza: diversamente dal marito esprime la sua gratitudine a Davide per i benefici ricevuti dalla sua famiglia e gli riconosce espressamente un futuro di gloria: il Signore ti concederà tutto il bene che ha detto a tuo riguardo e ti avrà costituito capo d’Israele (v.30). In questo modo riesce perfettamente nel suo intento. Davide è profondamente toccato dalle sue parole, esprime apprezzamento sulla sua iniziativa ed esclama: “Benedetto il Signore, Dio d’Israele, che ti ha mandato oggi incontro a me. Benedetto il tuo senno e benedetta tu che sei riuscita a impedirmi oggi di giungere al sangue e di farmi giustizia da me (vv. 32-33).

Dunque, Davide accoglie prontamente la richiesta di Abigail di usare comprensione verso la sua famiglia e abbandona il proposito di farsi giustizia con le sue mani: all’intenzione di vendicare l’offesa subentra un atteggiamento di misericordia.

Il racconto si conclude dicendo anzitutto che Nabal, informato dalla moglie di quanto accaduto e quindi del rischio mortale che ha corso Lui e tutta la famiglia, è rimasto talmente impressionato che non si è più riavuto ed è morto dieci giorni dopo; in secondo luogo riferisce che Abigail, in seguito alla morte del marito, va a cercare protezione da Davide che la accoglie e la prende con sé come sposa.

La vicenda mette in luce chiaramente la libertà interiore di Davide che si dimostra capace di prendere le distanze dalle decisioni prese e di riequilibrarle in rapporto alla nuova situazione che si è creata. Davide non fa delle sue decisioni una questione di puntiglio. Ha il coraggio di rivederle e l’umiltà di ritornare sui suoi passi offrendo a coloro da cui è stato offeso una possibilità di riscatto.

Teniamo presente che questa duttilità, intesa come capacità di non irrigidirsi sulle proprie decisioni, è una virtù tipica di Dio. Nessuno come Lui è puntuale nell’affermare i principi e nel denunciare il male a cui l’uomo va incontro quando non vuole attenersi ad essi; tuttavia, nessuno come Lui è duttile nell’ammorbidire le sue parole fino a “rimangiarsele” pur di far prevalere la misericordia.

Don Luigi Pedrini

23 SETTEMBRE 2018

  • Martedì 25 c.m. prove del coro.
  • In tutte le case dovrebbe essere arrivato il dépliant che riporta il programma della Sagra parrocchiale. Ricordo in proposito il primo appuntamento, quello di sabato 29 c.m. e cioè lo spettacolo musicale che si farà in salone alle ore 21.00: sarà una rievocazione della Prima Guerra mondiale accompagnata da canti dell’epoca cantati dal CORO FANIS di Venezia. Lo stesso coro parteciperà e animerà coi canti la S. Messa delle ore 11.00 di Domenica 30 settembre. Seguirà il pranzo che è aperto a tutti. Chi intende partecipare dia l’iscrizione presso l’edicola alla Sig.ra Anna entro domenica 23 settembre.
  • Sabato sera alle 18.30 farò in oratorio l’incontro con gli adolescenti anche per preparare la domenica di inizio del catechismo che sarà il 14 ottobre.
  • In questa settimana abbiamo avuto un’entrata straordinaria di 1.000,00 € (500,00 da parte della Credito Cooperativo di Valle, 500,00 da un’offerta libera) e così abbiamo dato un altro contributo di 2.000,00 € per la spesa dell’impianto elettrico della chiesa. Restano da versare ancora per il saldo 5.300,00 €.

23 SETTEMBRE 2018

Domenica 23 settembre, XXV DEL TEMPO ORDINARIO

07.30:                   S. Messa (Def. Gino)

09.30:                   S. Messa a Motta (Def. Mario, Maddalena e Livio)

11.00:                   S. Messa (Def. Virginio Besostri e Fam. Def.)

 

Lunedì 24 settembre, Feria

16.30:                   S. Messa (Def Angelo Massari e Lucia)

Martedì 25 settembre, Feria

16.30:                   S. Messa (Def. Maria Bisoni e Fam. Def.)

Mercoledì 26 settembre, Ss. Cosma e Damiano, martiri

16.30:                   S. Messa (Def. Nicola, Lina e Filomena)

Giovedì 27 settembre, S. Vincenzo de’ Paoli, sacerdote

08.00:                    S. Messa con Lodi inserite (Pro Populo)

Venerdì 28 settembre, S. Bernadino da Feltre, sacerdote

15.30:                   Esposizione e adorazione eucaristica

16.30:                  S. Messa con Lodi inserite (Def. Guglielmo e Gen. Def.)

Sabato 29 settembre, Ss. Arcangeli Michele, Gabriele, Raffaele

10.00-11.00    Confessioni

16.30:                 S. Messa (Def. Luisa e Mario)

 

Domenica 30 settembre, XXVI DEL TEMPO ORDINARIO

07.30:                S. Messa (Def. Maddalena, Liliana, Giacomo e Peppino)

09.30:               S. Messa a Motta (Per int. Off.)

11.00:               S. Messa (Def. Bruna Panati, Maria Orlandi, Anna Pelle, Carla Maddalena

Gaudenzio, Belforti Maria).

 

23 SETTEMBRE 2018

Carissimi Parrocchiani,

stiamo considerando le virtù del giovane Davide. Già abbiamo riferito riguardo al suo coraggio, alla sua lealtà e alla sua pazienza. Ora ci soffermiamo sulla sua testimonianza di libertà interiore.

Davide anche nella situazione di prova estrema in cui viene a trovarsi in seguito alla persecuzione di Saul si dimostra un uomo profondamente libero: fermo nelle sue convinzioni, ma anche scevro da rigidità e chiusure. Davide è un uomo capace di assecondare il corso positivo degli eventi rinunciando all’occorrenza alle decisioni precedentemente prese e cambiando anche parere pur di far prevalere un atteggiamento di dialogo costruttivo e di avvicinamento delle parti.

Una testimonianza significativa di questa duttilità interiore è offerta dalla vicenda di Nabal che è narrata nel cap. 25 del Primo Libro di Samuele.

Nabal viveva stabilmente con la sua famiglia nel deserto ed era un pastore facoltoso: possedeva infatti tremila pecore e mille capre. Nei suoi confronti Davide ha sempre avuto un atteggiamento di benevolenza: ha sempre avuto rispetto per lui, la sua famiglia, la sua proprietà e in alcune occasioni è pure intervenuto con i suoi uomini per difenderlo dai predoni del deserto.

Accade che Davide, passando nei pressi dei suoi terreni nel periodo in cui Nabal, secondo l’usanza, stava facendo festa con i suoi garzoni durante la tosatura del gregge, avendo esaurito le scorte di cibo, invia da lui alcuni dei suoi uomini per chiedergli, quale sorta di ricompensa per la benevolenza che gli ha sempre usato, un approvigionamento di cibo per lui e quanti aveva al suo servizio.

Questa richiesta aveva nella prassi di allora una sua plausibilità. Davide aveva assunto nel deserto la fisionomia del ‘predone’ e viveva di espedienti alla stregua di tuffi i predoni del deserto. Nonostante questo non aveva mai usato la sua forza contro Nabal e, anzi, si era preso a cuore la sua sorte. Ora, pressato dalla necessità, rivendica il diritto ad avere un aiuto in contraccambio.

A questa richiesta però Nabal oppone una risposta sprezzante: “Chi è Davide e chi è il figlio di Iesse? Oggi sono troppi i servi che vanno via dai loro padroni.11Devo prendere il pane, l’acqua e la carne che ho preparato per i tosatori e darli a gente che non so da dove venga?” (vv. 10-11).

Con queste parole egli si dimostra un uomo ingrato, incapace di riconoscere i favori ricevuti. L’affronto era dunque molto grave e Davide sia perché pressato dalla necessità contingente, sia per una questione di puntiglio, ritiene che non vada lasciato impunito. A suo giudizio Nabal merita una punizione proporzionata all’arroganza dell’affronto che gli ha fatto.

Davide andava dicendo: “Dunque ho custodito invano tutto ciò che appartiene a costui nel deserto; niente fu sottratto di ciò che gli appartiene ed egli mi rende male per bene. 22Tanto faccia Dio a Davide e ancora peggio, se di tutti i suoi lascerò sopravvivere fino al mattino un solo maschio!” (vv. 21-25).

Così Davide con i suoi 400 uomini si mette in cammino per raggiungere Nabal e vendicare l’offesa. Entra in scena, però, a questo punto la moglie di Nabal. Ella si rende conto del pericolo che incombe sulla sua famiglia e mentre il marito, stoltamente, va avanti a banchettare e a far festa nel completo disinteresse della richiesta che gli era stata fatta, prende l’iniziativa di andare incontro a Davide.

Di questo incontro riferiremo la prossima volta.

Don Luigi Pedrini