Cari fratelli,
oggi, giornata dedicata alla celebrazione della vita, in tutte le sue sfaccettature torniamo a parlare di vocazione sottolineando di essa alcune dimensioni concrete.
La vocazione nasce dalla libertà: “Eccomi, manda me!” (Is 6,8).
La vocazione nasce nel tempio, nel silenzio e nella preghiera.
La vocazione può anche nascere nel rumore delle strade, nella vita quotidiana e nei suoi problemi.
Così avvenne per Simone, Giacomo e Giovanni.
La vocazione parte da Dio: “Chi manderò?” (Is 6,8).
Esiste però una certezza, una pace nel chiamato.
“Per grazia di Dio sono quello che sono” confessa Paolo.
La vocazione cristiana è missionaria: “Sarai pescatore di uomini”.
Paolo riceve e trasmette l’annuncio pasquale. I doni non sono da seppellire sotto terra.
La vocazione cristiana è pasquale: annuncia la salvezza.
Proclama il credo che oggi Paolo insegna nella seconda lettura: una nuova storia è aperta cui tutti gli uomini possono partecipare.
Noi annunziamo la vita e la speranza.
Il cristiano ama la vita e ritiene che ogni vita debba essere spesa sino in fondo.
Per questo celebriamo oggi la giornata della vita, del bimbo che ancora deve nascere come dell’infermo nel suo letto di dolore.
L’uomo nella sua arroganza, spesso nella sua disperazione, si ritiene padrone della vita, ma la conoscenza del bene e del male appartiene solamente al Signore.
Venerdì prossimo, nella festa della Beata Vergine di Lourdes, ricorre la festa del malato.
Mentre invochiamo la nostra guarigione dalle tante malattie che ci affliggono, ricordiamo che la malattia non è segno di maledizione: fa parte della nostra fragilità umana e dovrebbe insegnarci un po’ di umiltà nel nostro delirio di onnipotenza.
A tutti una buona settimana.
Don Emilio