Tutti gli articoli di Marco

20 SETTEMBRE 2020

Cari fratelli,

lo stile del padrone della vigna, che incontriamo nel vangelo di oggi, è quello di Dio.

Egli non si basa prima di tutto sul merito o sulla stretta giustizia, quanto piuttosto sull’amore gratuito, generoso e disinteressato, che dona e fa credito anche a chi non ha diritti da accampare.

Contro una concezione troppo spesso economica ed interessata del nostro impegno nei confronti del prossimo siamo invitati ad una generosità libera, simile a quella di Cristo che si offre ai peccatori, ai malati, agli ignoranti, nella manifestazione di un amore puro e totale.

Non ci si deve aspettare né la riconoscenza né una facile adesione.

La frase finale della parabola sul ribaltamento dei posti nel Regno riflette anche la vera gerarchia secondo la logica del vangelo: i più fragili dovrebbero essere al centro della comunità cristiana.

La pastorale della sofferenza dovrebbe essere una delle preoccupazioni ecclesiali fondamentali.

La lettura di Isaia, nella filigrana del testo evangelico, è un canto del mistero dell’amore di Dio.

Il Signore nella sua trascendenza agisce secondo piani che la nostra piccola logica contesta.

Il fidarsi di Dio comporta anche il rischio dell’attesa, l’oscurità e la domanda senza risposta apparente.

Parlando della crisi interiore che prese il Manzoni alla morte prematura della moglie, M. Pomilio scrive: “In lui non si placava il rovello di capire come mai Dio non è così quale ce lo balbettano di tremore in tremore i nostri poveri cuori e perché non ci lasci raggiungere e ci attiri e ci deluda, e perché i suoi decreti ci rimangano oscuri e ci appaiano talmente diversi da come li speravamo, e perché insomma nonostante Dio il dolore abiti il mondo”.

La meta di questa fede è l’abbandono in Dio, nello spirito della celebre formula, che è quasi una sigla paolina: “Per me il vivere è Cristo ed il morire un guadagno”.

Riscopriamo questo anelito, questa immersione in Dio; questa purezza della fede costituisca la grande via della mistica e della maturità spirituale.

Don Emilio

13 SETTEMBRE 2020

Domenica 13 settembre, XXIV del Tempo Ordinario

Ore 08.00:   Gino Necchio

Ore 09.30:   Fam. Grazioli, Moscheni e Vecchio

Ore 11.00:   Carla e Felice Furiosi

Lunedì 14 settembre, Festa della S. Croce

Ore 8.30:   Loredana Lanati e Giovanni Gatti Comini

Martedì 15 settembre, Madonna Addolorata

Ore 20.30:   Cascina Taccona

Mercoledì 16 settembre

Ore 08.30:   Per la comunità

Giovedì 17 settembre 

Ore 08.30:   Per la comunità

Venerdì 18 settembre

Ore 08.30:   Giovanni Orsola e genitori

Sabato 19 settembre

Ore 17.00:   Giuseppe Mazzola e famigliari

Domenica 20 settembre, XXV del Tempo Ordinario

Ore 08.00:   Fam. Barioli e Scottini

Ore 10.00:   a Vaccarizza 

Ore 11.00:   Carlo

Ore 16.00:   Battesimo Amelie

13 SETTEMBRE 2020

Cari fratelli,

le letture di oggi ci propongono un serio impegno per un perdono gioioso, illimitato e generoso.

Questa è la norma del comportamento di Dio e questa, di conseguenza, deve essere la norma del nostro comportamento.

La parabola e lo stesso dibattito con Pietro, che la precede, hanno lo scopo di segnalare il passaggio da una concezione quantitativa ad una visione qualitativa del perdono.

L’esortazione centrale infatti è di avere pietà, radice di un perdono che supera le leggi di una rigida giustizia, di interessi e di rigore inflessibile.

Non esistono limiti o casi quando si giudica con amore.

Il nostro modello è da ricercarsi in Gesù, che accoglie e riabilita gratuitamente i peccatori.

Tutte le letture sono un appello a spezzare la logica della vendetta, la catena dell’odio, la prigione del rancore e dell’ira.

Sono un appello a ritrovare amore e magnanimità, ricordando la nostra comune appartenenza a Dio come sua immagine, sia che viviamo, sia che moriamo siamo del Signore.

In ogni istanza della vita, nella gioia e nel dolore, persino nel bene e nel male, l’uomo non può cancellare del tutto questa impronta di Dio in lui.

La Parola creatrice di Dio è celata in ogni nome.

Il cristianesimo dovrebbe esaltare senza sosta lo splendore dell’uomo; anche quando il peccatore calpesta la sua dignità umana, dobbiamo sperare sempre in lui e nella sua capacità di conversione.

“Dobbiamo sempre rischiare su Dio e sull’uomo, al di là di ogni delusione” (E. Mounier).

Don Emilio

06 SETTEMBRE 2020

Domenica 06 settembre, XXIII del Tempo Ordinario

Ore 08.00:   Angelo, Giuseppina e Agostina

Ore 09.30:   Fam. Lanterna e Medici

Ore 11.00:   Lidia e Guerrino Guzzon

Lunedì 07 settembre

Ore 8.30

Martedì 08 settembre, Natività di Maria

Ore 08.30:   Fam. Piviali Cassinelli

Mercoledì 09 settembre

Ore 08.30:   Tino Cavalleri

Giovedì 10 settembre 

Ore 08.30

Venerdì 11 settembre

Ore 08.30

Sabato 12 settembre

Ore 16.00:   Battesimo Amelie

Ore 17.00

Domenica 13 settembre, XXIV del Tempo Ordinario

Ore 08.00:   Gino Necchio

Ore 09.30:   Fam. Grazioli, Moscheni e Vecchio

Ore 11.00:   Carla e Felice Furiosi

06 SETTEMBRE 2020

Cari fratelli,

il tema della correzione fraterna ricorre spesso nella tradizione cristiana, al punto da diventare uno dei cardini della vita monastica.

Ma sappiamo anche che il suo esercizio diventa un’arte e suppone umiltà reciproca, amore autentico, delicatezza e sensibilità interiore.

A nessuno infatti, a motivo del nostro orgoglio, piace essere ripreso.

Così come è presentato da Ezechiele e Matteo quest’impegno è in pratica il dialogo pastorale all’interno della comunità fedele, perché essa sia aiutata ad essere sempre più coerente col messaggio evangelico.

L’azione di reciproca correzione non è solo personale ma anche ecclesiale ed è sigillata dall’autorità stessa di Dio.

Ma proprio perché Dio non vuole la morte del peccatore, ma che egli si converta e viva, è ovvio che questa azione pastorale dev’essere condotta senza ipocrisie, pettegolezzi, maldicenze, orgoglio e prevaricazioni di potere.

Il male è un seme sempre presente nell’uomo, anche se è credente.

La Chiesa lo può sciogliere nel perdono sacramentale; ma altre volte deve registrare il dramma del rifiuto, della durezza e dell’insuccesso nell’azione di conversione.

Questo realismo cristiano non è certamente indice di fariseismo, perché il suo stesso Signore ha scelto di essere amico di pubblicani e di peccatori, che in ultima analisi si rivelano più sinceri ed amici di coloro che si ritengono perfetti.

Tuttavia la Chiesa deve essere attenta a non stemperare la sua carica di bene, di giustizia e di amore nel compromesso e nella superficialità.

La stella polare che fa camminare la comunità cristiana sulla via retta è quella dell’amore autentico, come ammonisce Paolo nella sua brevissima riflessione sul decalogo.

Infine alla dimensione orizzontale, il vangelo di oggi associa anche quella verticale.

La presenza di Dio si attua là dove c’è anche una presenza di fraternità.

Don Emilio

30 AGOSTO 2020

Domenica 30 agosto, XXII del Tempo Ordinario

Ore 08.00:   Susani Giuseppe e Carla

Ore 09.30:   Giancarlo e Odilia

Ore 11.00:   Per la comunità

Lunedì 31 agosto

Ore 8.30

Martedì 01 settembre

Ore 08.30

Mercoledì 02 settembre

Ore 08.30

Giovedì 03 settembre 

Ore 08.30:   Mariangela, Giovanni, Carmela e Giuseppe

Venerdì 04 settembre

Ore 08.30:   Maria e Roberto Perotti

Sabato 05 settembre

Ore 17.00:   Dante, genitori e fratelli

Domenica 06 settembre, XXIII del Tempo Ordinario

Ore 08.00:   Angelo, Giuseppina e Agostina

Ore 09.30:   Fam. Lanterna e Medici

Ore 11.00:   Lidia e Guerrino Guzzon

30 AGOSTO 2020

Cari fratelli,

le letture di oggi ci dicono che la via del profeta e del discepolo è certamente una via della croce, che conosce oscurità, abbandoni, silenzi.

La logica della sequela si traduce anche in quella del rinunziare e del perdere, della libertà nel giocare tutto per ottenere il tutto che è Cristo.

Il messaggio della donazione e della rinuncia non è mai fine a se stesso: si alimenta nell’amore e si apre sulla Pasqua.

La catechesi liturgica di oggi esalta anche la via della gloria.

Geremia, giunto nell’abisso del suo Getsemani, sente la Parola di Dio come un fuoco, che lo travolge e lo trasforma.

L’offerta del corpo che Paolo propone, diventa gradita a Dio.

Cristo suggerisce un perdere ma per trovare.

E la finale del Vangelo di oggi è uno sguardo luminoso alla Pasqua ed al giudizio liberatore.

La solidarietà con il Cristo sofferente sfocia in solidarietà con il Cristo glorioso.

Il dolore cristiano non è mai disperato.

Il cristianesimo non è alienazione, evasione dalla realtà, droga che ottunda i sentimenti, non è oppio dei popoli, ma fedeltà al giogo del quotidiano, all’impegno del corpo, all’amarezza della contestazione, come è stato per Geremia.

Ma il giogo è leggero e soave, il sacrificio gradito a Dio e la sofferenza si trasforma in fuoco d’amore.

Dopo la confessione di Pietro su Gesù nel Vangelo della scorsa settimana, abbiamo oggi la sconfessione di Gesù su Pietro.

L’errore del discepolo è di pensare non secondo Dio ma secondo gli uomini.

La logica dell’essere e dell’avere si scontra con quella dell’amore e della donazione.

Geremia e Pietro lo hanno capito, ed ecco allora che il profeta è pronto ad accettare derisione e disprezzo, pur di annunciare la Parola di Dio; così Pietro, anche se conoscerà l’abbandono del Golgota, alla fine sarà pronto a percorrere le strade del mondo, per rendere tutti partecipi del messaggio di salvezza del suo Signore.

Don Emilio

23 AGOSTO 2020

Domenica 23 agosto, XXI del Tempo Ordinario

Ore 08.00:   Per la comunità

Ore 09.30

Ore 11.00:   Adriana, Nicodemo e Virginia

Lunedì 24 agosto

Ore 8.30:   Per le anime abbandonate

Martedì 25 agosto

Ore 08.30:   Per l’unità dei cristiani

Mercoledì 26 agosto

Ore 08.30:   Rosa e Pierino Pedrazzini

Giovedì 27 agosto 

Ore 08.30:   Angelina, Peppino e genitori

Venerdì 28 agosto

Ore 08.30:   Angela e Renato

Sabato 29 agosto

Ore 17.00:   Ester e famigliari defunti

Domenica 30 agosto, XXII del Tempo Ordinario

Ore 08.00:   Susani Giuseppe e Carla

Ore 09.30:   Giancarlo e Odilia

Ore 11.00:   Per la comunità

23 AGOSTO 2020


Cari fratelli,

il Vangelo di oggi, sostenuto dal modello simbolico di Isaia, è una specie di dichiarazione-istituzione e di catechesi solenne sul ruolo ecclesiale di Pietro.

Come tale, al di là delle discussioni sul suo valore come fondamento del ruolo del vescovo di Roma, diventa un testo prezioso per comprendere il progetto ecclesiale dei vangeli, soprattutto di Matteo.

Si potrebbe ancora una volta rimandare alla lettura e all’approfondimento della Lumen Gentium, la costituzione conciliare sulla natura della Chiesa.

Naturalmente questa riflessione deve trasformarsi in verifica della fedeltà nostra al progetto ecclesiale voluto da Cristo.

La Chiesa è il segno storico del Regno; ne è l’espressione visibile, anche se i confini del regno passano per linee invisibili, quelle dei cuori.

Dobbiamo contemplare ed amare questa architettura voluta dallo Spirito, costruita da Cristo, partendo dalla successione apostolica del papa e dei vescovi, passando attraverso il sacerdozio ministeriale e quello comune, celebrando lo splendore dei doni e l’armonia dell’unità nel fondamento comune, vivendo la gioiosa possibilità del perdono e dell’incontro eucaristico.

Come Cristo che salva e giudica, anche la Chiesa in suo nome lega e scioglie.

Il simbolismo delle chiavi e dell’aprire-chiudere si muove su questa linea.

Ma tutto l’accento deve essere spostato sul tema del perdono.

Gesù aveva ammonito: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini, perché così voi non entrate e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarvi” (Mt 23,13).

La Chiesa deve denunciare il male e l’ingiustizia, ma suo compito primario è quello di annunziare, come il suo Signore: “Il tempo è compiuto, il Regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15).

Perché la Chiesa ha come punto di riferimento ultimo il Cristo, il Figlio del Dio vivente, professato oggi da Pietro e, con lui, da tutta la Chiesa.

Don Emilio