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19 Novembre 2017

Carissimi Parrocchiani,

nel nostro racconto arriviamo alla quinta scena nella quale assistiamo al duello tra Davide e Golia. La scena si apre con le parole di disprezzo che Golia proferisce nei confronti di Davide. Reputa infatti un’offesa al suo onore dover combattere contro un ragazzo fulvo di capelli e di bell’aspetto (v. 42) e armato solo di un bastone. Che gli israeliti pensino di sbarazzarsi di lui servendosi di un ragazzino gli appare proprio offensivo. Il Filisteo disse a Davide: “Sono io forse un cane, perché tu venga a me con un bastone?”. E quel Filisteo maledisse Davide in nome dei suoi dei (v. 43)

Davide, però, non si lascia intimidire dalle sue parole e risponde alla minaccia con un’altra minaccia nominando, come già aveva fatto in precedenza con Saul, chi è il vero combattente chiamato in causa in questa sfida: “Del Signore è la guerra ed egli vi metterà certo nelle nostre mani” (v. 47).

Da parte sua si rimette completamente nelle mani di Dio: “Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con l’asta. Io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti, Dio delle schiere d’Israele, che tu hai sfidato” (v. 45).

Il duello si svolge in modo molto rapido e viene descritto in quattro soli versetti: Appena il Filisteo si mosse avvicinandosi incontro a Davide, questi corse a prendere posizione in fretta contro il Filisteo. Davide cacciò la mano nella sacca, ne trasse una pietra, la lanciò con la fionda e colpì il Filisteo in fronte. La pietra s’infisse nella fronte di lui che cadde con la faccia a terra. Così Davide ebbe il sopravvento sul Filisteo con la fionda e con la pietra, colpì il Filisteo e l’uccise, benché Davide non avesse spada. Davide fece un salto e fu sopra il Filisteo, prese la sua spada, la sguainò e lo uccise, poi con quella gli tagliò la testa. I Filistei videro che il loro eroe era morto e si diedero alla fuga (vv. 48-51).

Così, improvvisamente, Golia, il gigante che incuteva paura solo al vederlo avvolto com’era nella sua imponente armatura, crolla rovinosamente a terra. La sua morte, pur aprendo la strada agli Israeliti per una totale vittoria nei confronti dei Filistei, non ha tuttavia soltanto un valore dal punto di vista militare. Più grande – come fa notare Costacurta – è il suo valore simbolico: “Il mostro che voleva distruggere le schiere del Dio vivente si rivela per ciò che era: un ammasso di forza bruta, di muscoli e di armi, ma senza la vera consistenza che viene dalla bontà e dalla fede. Così, basta un sasso, se lanciato con destrezza e fidando del Signore, per buttare giù quella montagna di arroganza. […] Davanti al Signore che combatte, la potenza falsa e idolatrica degli uomini deve piegarsi, ed è la piccolezza credente a uscirne vittoriosa” (Con la cetra e con la fionda, p. 68).

Dunque, Golia è simbolo di tutte le pretese umane che fanno la voce grossa per imporsi e che nel momento in cui vengono a scontrarsi con una fede vera rivelano la loro identità di idoli vuoti dai piedi di argilla destinati a frantumarsi al primo sasso che cade su di loro.

Da notare che in tutta questa vicenda drammatica in cui è in gioco il destino di Israele Saul rimane una figura marginale. È Davide invece la figura emergente: è il giovane pastore che si trova improvvisamente innalzato a eroe di Israele. A differenza di Saul egli ha saputo essere all’altezza della situazione e a comportarsi da vero re. È il consacrato di Dio che ha avuto il coraggio di rinunciare all’armatura dei forti per combattere con le armi deboli riponendo interamente la propria fiducia nel Signore.

 Don Luigi Pedrini

 

12 Novembre 2017

Carissimi Parrocchiani,

stiamo considerando la quarta scena che prepara al duello tra Davide e Golia. Saul fa chiamare il giovane figlio di Iesse e attraverso il dialogo che segue prende atto che Davide ha maturato la ferma decisione di affrontare Golia in duello.

Saul vorrebbe distoglierlo, ma constatando la sua ferma decisione, gli concede il benestare; si spoglia della sua armatura e la fa indossare a Davide: Saul rivestì Davide della sua armatura, gli mise in capo un elmo di bronzo e lo rivestì della corazza (v. 38)

Ma accade a questo punto qualcosa che non era stato previsto: Davide cinse la spada di lui sopra l’armatura e cercò invano di camminare, perché non aveva mai provato (v. 39a). Dunque, Davide rivestito dell’armatura del re viene a trovarsi in grave difficoltà: la sua inesperienza e il suo fisico non ancora adulto fanno del dono dell’armatura regale più un impedimento che un aiuto. Per questo Davide la rifiuta. Disse a Saul: “Non posso camminare con tutto questo, perché non sono abituato”. E Davide se ne liberò. Poi prese in mano il suo bastone, si scelse cinque ciottoli lisci dal torrente e li pose nella sua sacca da pastore, nella bisaccia; prese ancora in mano la fionda e si avvicinò al Filisteo (vv. 39-40).

Come già accennavo questo particolare dell’armatura ha un alto valore simbolico se si considera il fatto che l’armatura rappresenta il re stesso. Pertanto, nel gesto con cui Saul si spoglia della sua armatura si può leggere una sorta di consegna che egli fa a Davide della propria regalità. Si spoglia della sua autorità e la cede a questo giovane che, a sua insaputa, è stato unto re di Israele.

Ugualmente nel rifiuto dell’armatura da parte di Davide possiamo leggere la sua presa di distanza dalla regalità così come è incarnata da Saul. Saul n el suo modo di vivere la regalità fonda la sua fiducia nell’armatura, cioè sul potere delle armi; Davide invece nell’affidamento a Dio. Con il rifiuto dell’armatura Davide testimonia di voler andare avanti nella sua linea di piccolezza e di serena fiducia nel Signore.

Commenta Costacurta: L’obiezione di Saul, “non puoi andare contro questo filisteo” (v. 33) viene perciò ripresa e confermata da Davide in piena verità: “non posso andare con queste (armi)” (v. 39).  Il senso delle due affermazioni è però molto diverso. Saul crede che il ragazzo non possa andare a combattere perché non è addestrato alla guerra, Davide invece dice semplicemente che non può farlo con quell’equipaggiamento. Il “non potere” riguarda i mezzi, considerati necessari dall’uno e superflui, anzi ostacolanti, dall’altro. Perché uno si fida della forza, mentre l’altro si fida di Dio.Sono due diversi modi di porsi di fronte alla realtà che giungono a confronto e, più precisamente, due diversi modi di incarnare la regalità (Con la cetra e con la fionda, pp. 64-65).

Dunque, in questo dialogo tra Saul e Davide, ci sono due regalità a confronto: da una parte c’è Saul che di fatto sta abdicando alla sua funzione di re; dall’altra, c’è Davide che sta assolvendo proprio quello che per sé spettava a Saul: dare coraggio ai soldati perché Dio combatte per Israele. Saul come re dovrebbe prendersi cura del suo popolo, come un pastore ha cura del suo gregge: su questo punto però si rivela mancante. Davide, invece, il pastore di greggi, si sta mostrando capace di fare il re. Siamo a un passaggio delicato dell’ascesa di Davide verso la regalità. Come annota ancora Costacurta, lo scambio delle parti è giunto a un punto di non ritorno” (p. 65).

 Don Luigi Pedrini

5 Novembre 2017

Carissimi Parrocchiani,

nell’episodio che stiamo considerando – la sfida di Davide con Golia – siamo giunti alla quarta scena: ora Davide viene condotto da Saul. La scena riferisce il dialogo che avviene tra loro, tra il re di fatto e il re in pectore: da una parte c’è il superiore, dall’altra il suddito; il ‘grande’ Saul che supera tutti dalla spalla in su e il ‘piccolo’ esperto nella cura del gregge.

In realtà, se sappiamo vedere al di là dell’apparenza, scopriamo che le cose stanno in modo ben diverso perché Saul che dovrebbe infondere coraggio a tutti ha paura, mentre Davide non si lascia intimorire; il superiore si ritrae di fronte alla sfida lanciata da Golia, mentre l’inferiore è disposto ad accogliere la sfida: Davide disse a Saul: “Nessuno si perda d’animo a causa di costui. Il tuo servo andrà a combattere con questo Filisteo” (v. 32). Dunque, le posizioni sono esattamente invertite.

Alla disponibilità offerta da Davide Saul oppone un immediato rifiuto: “Tu non puoi andare contro questo Filisteo a combattere con lui: tu sei un ragazzo e costui è uomo d’armi fin dalla sua adolescenza” (v. 33). La risposta di Davide è, però, altrettanto decisa: “Il tuo servo pascolava il gregge di suo padre e veniva talvolta un leone o un orso a portar via una pecora dal gregge. Allora lo inseguivo, lo abbattevo e strappavo la pecora dalla sua bocca. Se si rivoltava contro di me, l’afferravo per le mascelle, l’abbattevo e lo uccidevo. Il tuo servo ha abbattuto il leone e l’orso. Codesto Filisteo non circonciso farà la stessa fine di quelli, perché ha sfidato le schiere del Dio vivente” (vv. 34-36).

Nella risposta di Davide sono degne di nota le parole finali nelle quali fa espressamente menzione di Dio: questo perché, a suo giudizio, il vero destinatario della sfida di Golia, ultimamente, è proprio Dio. Golia con le sue parole arroganti sta irridendo non solo gli Israeliti, ma anche quel Dio nel quale essi ripongono la loro fiducia.

Questa offesa verso Dio è la ragione per cui Davide sente di non poter lasciare cadere nel vuoto la sfida. E se è a motivo del nome disonorato di Dio che egli dà la sua disponibilità, è pure nel nome di Dio che si prepara a scontrarsi con Golia. Sarà Dio infatti a liberarlo e a concedergli la vittoria così come lo ha liberato in passato allorché si trovato in situazione non meno pericolose: “Il Signore che mi ha liberato dalle unghie del leone e dalle unghie dell’orso, mi libererà anche dalle mani di questo Filisteo” (v. 37). La sua fiducia in Dio è totale e per questo si dichiara pronto al duello.

Da questo punto di vista è estremamente significativo l’episodio dell’armatura: Saul rispose a Davide: “Ebbene va’ e il Signore sia con te”. Saul rivestì Davide della sua armatura, gli mise in capo un elmo di bronzo e lo rivestì della corazza. Poi Davide cinse la spada di lui sopra l’armatura e cercò invano di camminare, perché non aveva mai provato. Allora Davide disse a Saul: “Non posso camminare con tutto questo, perché non sono abituato”. E Davide se ne liberò (vv. 37-39). Dunque, Saul si spoglia della sua armatura e la fa indossare a Davide perché sia adeguatamente equipaggiato per affrontare Golia. Ma il suo gesto assume un alto valore simbolico se si considera che l’armatura rappresenta il re stesso. Ma di questo parleremo la prossima volta.

 don Luigi Pedrini

29 Ottobre 2017

Carissimi Parrocchiani,

dopo la prima scena rappresentata dalla sfida che Golia puntualmente, per quaranta giorni consecutivi, come una specie di ossessione martellante, ha lanciato contro gli Israeliti; dopo quella che ci ha condotti nell’intimità della casa di Iesse e ci ha riprensentato Davide giovane pastore inviato dal padre al campo di battaglia per portare i viveri ai fratelli e informarsi del loro stato di salute, giungiamo ora alla terza scena che si svolge al campo di battaglia.

Davide sopraggiunge proprio nel momento in cui Golia fa la sua comparsa e torna a fare la sua proposta umiliante per gli Israeliti che si vedono costretti ogni giorno a guardare in faccia alla paura che li tiene in scacco. Il testo riporta a questo punto l’informazione offerta da uno dei soldati: Ora un Israelita disse: “Vedete quest’uomo che avanza? Viene a sfidare Israele. Chiunque lo abbatterà, il re lo colmerà di ricchezze, gli darà in moglie sua figlia ed esenterà la casa di suo padre da ogni gravame in Israele” (1 Sam 16,25).

Queste parole lasciano intravedere il grado di disperazione a cui gli Israeliti sono arrivati dal momento che Saul è disposto a ricompensare assai generosamente chi dovesse rendersi disponibile ad affrontare Golia: oltre a ricchezze materiali, avrà in sposa la figlia del re e la sua famiglia sarà sgravata dal pagamento delle tasse.

La sorpresa di Davide è grande e si esprime in una serie di incalzanti domande che rivelano il suo desiderio di far luce su quanto sta accadendo.

26Davide domandava agli uomini che gli stavano attorno: “Che faranno dunque all’uomo che abbatterà questo Filisteo e farà cessare la vergogna da Israele? E chi è mai questo Filisteo incirconciso per sfidare le schiere del Dio vivente?”. 27Tutti gli rispondevano la stessa cosa: “Così e così si farà all’uomo che lo abbatterà” (1 Sam 16,26-27).

Davanti a questo comportamento di Davide viene da chiedersi quale sia il movente di tanto interesse: è forse la curiosità e la presunzione di un giovincello che in questo modo vuole mettersi in mostra e darsi importanza o è la reazione spontanea di chi si sente chiamato direttamente in causa avendo la consapevolezza che un giorno dovrà essere il capo di Israele?

Stando al rimprovero severo che gli muove Eliab, il fratello maggiore, l’atteggiamento di Davide va letto nella direzione della prima ipotesi. Egli si irritò con Davide e gli disse: “Ma perché sei venuto giù e a chi hai lasciato quelle poche pecore nel deserto? Io conosco la tua boria e la malizia del tuo cuore: tu sei venuto giù per vedere la battaglia” (1 Sam 16,28).

Come si vede il fratello lo canzona per la sua presunzione, lo invita espressamente a non intromettersi nelle cose che non lo riguardano e di pensare, invece, al gregge che deve pascolare. Per lui Davide è un giovane esuberante che necessita di essere ridimensionato. Da notare che il rimprovero è fatto con parole ironiche, pungenti e oltretutto avviene davanti a tutti i soldati.

Davide però non ci sta a questo rimprovero e si difende: “Che cosa ho dunque fatto? Era solo una domanda” e con le sue domande va avanti continuando così a mettere il dito nella piaga.

Si apre a questo punto la quarta scena: Davide, a motivo delle sue domande, viene portato alla presenza di Saul.

Don Luigi Pedrini

22 Ottobre 2017

Carissimi Parrocchiani,

dopo aver riferito la drammatica situazione in cui si trovano gli Israeliti a motivo della sfida lanciata da Golia, ora il testo presenta un cambiamento di scena improvviso e inatteso: dal campo di battaglia ci conduce nell’intimità di una casa. Ed ecco il racconto di questa scena:

12Davide era figlio di un Efrateo di Betlemme di Giuda chiamato Iesse, che aveva otto figli. Al tempo di Saul, quest’uomo era un vecchio avanzato negli anni. 13I tre figli maggiori di Iesse erano andati con Saul in guerra. Di questi tre figli, che erano andati in guerra, il maggiore si chiamava Eliàb, il secondo Abinadàb, il terzo Sammà. 14Davide era ancora giovane quando questi tre più grandi erano andati dietro a Saul. 15Egli andava e veniva dal seguito di Saul e pascolava il gregge di suo padre a Betlemme. 16Il Filisteo si avvicinava mattina e sera; continuò così per quaranta giorni. 17Ora Iesse disse a Davide, suo figlio: “Prendi per i tuoi fratelli questa misura di grano tostato e questi dieci pani e corri dai tuoi fratelli nell’accampamento. 18Al comandante di migliaia porterai invece queste dieci forme di formaggio. Infórmati della salute dei tuoi fratelli e prendi la loro paga. 19Essi con Saul e tutto l’esercito d’Israele sono nella valle del Terebinto, a combattere contro i Filistei”. 20Davide si alzò di buon mattino: lasciò il gregge a un guardiano, prese il carico e partì come gli aveva ordinato Iesse. Arrivò ai carriaggi quando le truppe uscivano per schierarsi e lanciavano il grido di guerra.

 Come si vede il passaggio è molto brusco: improvvisamente lasciamo il campo di battaglia e veniamo a trovarci in una situazione familiare di pace dove troviamo un padre anziano Iesse che ha i tre figli più grandi arruolati nell’esercito di Saul, mentre il più piccolo dei suoi otto figli fa il pastore nella piccola Betlemme di Giuda. Dunque, entra nuovamente in scena Davide. È lui al centro della scena, anche se qui la sua presentazione è fatta un po’ in sordina: di lui si parla in riferimento al padre, ai suoi fratelli e al gregge che deve pascolare.

Possiamo notare l’insistenza sulla giovinezza-piccolezza di Davide: i fratelli Eliab, Abinadab e Samma sono i grandi, quelli che contano all’interno della famiglia. Davide invece è il piccolo che è poco presente in famiglia perché deve andare a curare le pecore al pascolo.

Il v. 15 precisa che egli andava e veniva dal seguito di Saul e pascolava il gregge di suo padre a Betlemme. Questo andare e venire allude al fatto che Davide, come si riferisce nel capitolo precedente, era stato prescelto per dare conforto con la sua musica a Saul nei suoi momenti di crisi depressiva (cfr. 16,14-23). Ma il suo era un andare e venire perché a casa doveva attendere al pascolo del gregge. Anche questa volta l’ambasceria che gli viene affidata è un andare e venire: va per portare cibo, ritirare la paga, informarsi sullo stato di salute dei fratelli e poi tornare a casa per dare notizie. Pertanto, la sua sortita al campo di battaglia non ha nulla di eccezionale e non si prospetta affatto pericolosa: nulla lascia presagire quanto sta per accadere.

Va notata dal punto di vista narrativo la stranezza del v. 16 che affianca alla scena che si svolge in famiglia quella del campo di battaglia. Due scene completamente diverse e si direbbe molto lontane: i loro protagonisti, Golia e Davide, sono estranei l’uno all’altro. In realtà le due scene sono molto più vicine di quanto si pensi: proprio questo ragazzo inesperto d’armi sarà la chiave risolutiva della grave situazione in cui versa l’esercito di Israele. Così Davide, ignaro di tutto, in obbedienza al padre parte per portare ai fratelli cibo e avere notizie di loro. Giunge nella valle del Terbinto proprio nel momento in cui i due eserciti sono sul punto di scendere in battaglia.

 Don Luigi Pedrini

15 Ottobre 2017

Carissimi Parrocchiani,

cominciamo a considerare la prima scena nel racconto dello scontro tra Davide e Golia.  Il testo riferisce anzitutto la grave situazione in cui si trova Israele.

1I Filistei radunarono di nuovo le loro truppe per la guerra, si radunarono a Soco di Giuda e si accamparono tra Soco e Azekà, a Efes-Dammìm. 2Anche Saul e gli Israeliti si radunarono e si accamparono nella valle del Terebinto e si schierarono a battaglia contro i Filistei. 3I Filistei stavano sul monte da una parte, e Israele sul monte dall’altra parte, e in mezzo c’era la valle (1 Sam 16,1-3).

Dunque, i Filistei hanno radunato tutto il loro esercito, si sono appostati nella valle del Terebinto e sono pronti a sfidare gli Israeliti. Il quadro fa impressione: i due eserciti si fronteggiano, ognuno su un’altura, pronti a darsi battaglia.

Ma proprio in questa situazione in cui la battaglia potrebbe scoppiare da un momento all’altro, si fa avanti un rappresentante dei Filistei che propone di evitare lo scontro sostituendolo con un duello individuale. Il testo precisa di questo filisteo l’identità e ne descrive la fisionomia.

4Dall’accampamento dei Filistei uscì uno sfidante, chiamato Golia, di Gat; era alto sei cubiti e un palmo. 5Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo. 6Portava alle gambe schinieri di bronzo e un giavellotto di bronzo tra le spalle. 7L’asta della sua lancia era come un cilindro di tessitori e la punta dell’asta pesava seicento sicli di ferro; davanti a lui avanzava il suo scudiero.

La proposta che fa agli Israeliti è precisa ed esigente: un loro rappresentante dovrà combattere con lui: chi vincerà otterrà la vittoria per il suo popolo; chi perderà determinerà la sconfitta del suo popolo che diventerà schiavo dei vincitori. La posta in gioco nella sua richiesta è molto alta: un uomo solo deciderà la sorte di tutto il suo popolo. La proposta, inoltre, è fatta con una buona dose di supponenza: questo filisteo si sente molto sicuro di sé, è convinto di avere già la vittoria nelle sue mani e per questo lancia una sfida di questa entità.

Chiaramente l’offerta di Golia mette Israele su una strada senza via d’uscita: l’accettazione del duello lo espone con tutta probabilità a una sconfitta e alla prospettiva di diventare schiavo dei Filistei; il rifiuto contribuirà a creare un senso di inferiorità e di panico che di per sé è già una sconfitta in partenza. Nulla come la paura contribuisce a diventare facile preda dei nemici. Ed è proprio quest’ultima la situazione in cui sprofondano gli Israeliti: nel versetto 11 si dice, infatti, che Saul e tutto Israele udirono le parole del Filisteo; rimasero sconvolti ed ebbero grande paura.

Ma a questo punto il racconto presenta un cambiamento di scena improvvisa e inattesa: dal campo di battaglia si passa alla presentazione di Davide.

Don Luigi Pedrini

8 ottobre 2017

AVVISI

  • In questa domenica inizia il catechismo. Nella S. Messa i catechisti vengono presentati alla comunità e viene dato loro il mandato. Nel pomeriggio i ragazzi sono attesi in oratorio. Ci sarà uin gioco per loro alle 15.30. Seguirà la merensa e poi ci sarà alle 16.30 l’estrazione dei numeri della sottoscrizione a premi.
  • Martedì ore 21.00: Prove di canto.
  • Giovedì sera, alle ore 21.00, in sala parrocchiale incontro gli animatori dei gruppi di ascolto come anche le persone che si preoccupano di portre gli inviti per la partecipazione.
  • Venerdì ore 21.00 adorazione eucaristica. Si conclude alle ore 20.45 con la Compieta: è per tutti con particolare invito a partecipare ai catechisti.
  • Sulle mensole potete ritirare due pieghevoli: uno riguarda l’anno catechistico delle elementari. L’altro riguardo gli appuntamenti di catechesi che vanno dai preadolescenti fino agli adulti.
  • Infine vi invito a portare a casa oltre al foglio settimanale anche l’altro foglio che riguarda il nuovo Consiglio Pastorale parrocchiale. Si spiega il suo significato e pure il modo con cui procederemo a rinnovarlo. Per ora vi invito a leggerlo. Domenica dirò in proposito qualcosa di più dettagliato. V’è pure il ragguaglio economico della Parrocchia.

8 Ottobre 2017

Carissimi Parrocchiani,

abbiamo lasciato Davide nella strana situazione di re eletto destinato a prendere il posto di Saul che vive la sua consacrazione nel nascondimento e nel segreto.
Questa situazione conosce una svolta radicale durante la guerra che divampa tra gli Israeliti e i Filistei nella valle del Terebinto. Lì infatti Davide, ancora ragazzo, pastorello sconosciuto, affronta il gigante Golia in uno scontro che lo vede vincitore e lo eleva ad eroe agli occhi di Israele.
Con questa vittoria incomincia per Davide la graduale ascesa che lo porterà ad essere un capo valoroso dell’esercito, capace di combattere per il suo popolo e di difenderlo dall’oppressione dei nemici.
Questo episodio è molto conosciuto ed è narrato nel capitolo 17 del primo libro di Samuele. Noi lo leggiamo e commentiamo così come la Scrittura ce lo offre quantunque si percepisca anche dalla semplice lettura che il suo iter di formazione deve essere stato piuttosto travagliato. Ne sono prova alcune incongruenze che si riscontrano, come fanno notare gli esegeti, nel capitolo soprattutto in rapporto a quanto già affermato riguardo a Davide. Così ad esempio in 16,18 lo si presenta come “forte e coraggioso, abile nelle armi”, mentre in 17,33 Saul dice a Davide: “Non puoi andare a batterti con lui: tu sei un ragazzo”; in 16,21-23 si dice che Davide viene condotto a Saul e “cominciò a stare alla sua presenza”, mentre in 17,55-58 la domanda che pone Saul: “Di chi è figlio questo giovane?” sembra far capire che egli non l’abbia conosciuto prima. Queste annotazioni che appaiono in contraddizione fra loro si spiegano considerando che alle spalle del testo ci sono diverse tradizioni orali che trasmettevano la memoria della vicenda di Davide. L’autore biblico ha valorizzato le diverse tradizioni non sempre riuscendo ad armonizzarle in modo coerente. Inoltre, come fa notare il Card. Martini, può essere che questo episodio riferito qui all’inizio del cammino di Davide, in realtà sia avvenuto più avanti. Se così fosse, la scelta dell’autore biblico di collocarlo qui è molto significativa se valer il principio secondo il quale un episodio biblico “quanto più è lontano dalle fonti, tanto più è vicino all’intenzione teologica dell’autore”. Nel concreto, questa collocazione manifesta il suo alto valore simbolico: rivela il coraggio e la sapienza di fede che animano il cuore di Davide.
Possiamo suddividere il racconto in cinque scene.: prima scena: “La sfida lanciata da Golia” (vv. 1-11); seconda scena. “Davide al pascolo con il gregge” (vv. 12-20); terza scena. “Davide va al campo di battaglia” (vv 21-30); quarta scena. “Due regalità si confrontano” (vv. 31-40); quinta scena. “Davide vince Golia con la fionda” (vv. 41-58). Le passeremo ordinatamente in rassegna.

Don Luigi Pedrini

1 Ottobre 2017

Carissimi Parrocchiani,

in occasione della Sagra della “Beata Vergine Maria, Madonna del Rosario” riporto questa bella preghiera che si trova alla conclusione del Documento die Vescovi italiani “Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020.

 

Maria, Vergine del silenzio,
non permettere che davanti alle sfide di questo tempo
la nostra esistenza sia soffocata dalla rassegnazione o dall’impotenza.
Aiutaci a custodire l’attitudine all’ascolto,
grembo nel quale la parola diventa feconda
e ci fa comprendere che nulla è impossibile a Dio.

 

Maria, Donna premurosa,
destaci dall’indifferenza che ci rende stranieri a noi stessi.
Donaci la passione che ci educa a cogliere il mistero dell’altro
e ci pone a servizio della sua crescita.
Liberaci dall’attivismo sterile,
perché il nostro agire scaturisca da Cristo, unico Maestro.

 

Maria, Madre dolorosa,
che dopo aver conosciuto l’infinita umiltà di Dio nel Bambino di Betlemme,
hai provato il dolore straziante di stringerne tra le braccia il corpo martoriato,
insegnaci a non disertare i luoghi del dolore;
rendici capaci di attendere con speranza quell’aurora pasquale
che asciuga le lacrime di chi è nella prova.

 

Maria, Amante della vita,
preserva le nuove generazioni
dalla tristezza e dal disimpegno.
Rendile per tutti noi sentinelle
di quella vita che inizia il giorno in cui ci si apre,
ci si fida e ci si dona.

BUONA SAGRA A TUTTI!

8 Ottobre 2017

Domenica 8 ottobre, XXVII DEL TEMPO ORDINARIO

7.30:                Def. Lina e Franca
9.30:                Def. Fam Corona
11.00:              Pro Populo

Lunedì 9 ottobre, Feria

16.30:              Def. Fam. Borloni, Manelli, Grassi e Fiocchi

Martedì 10 ottobre, Feria

16.30:              Def. Rina, Giovanni e Gen. Def.

Mercoledì 11 ottobre, S. Alessandro Sauli, vescovo, Memoria

16.30:              Def. Santo Curti, Angelina, Giuseppe e Fam. Def.

Giovedì 12 ottobre, Feria

8.30:                Pro Populo

Venerdì 13 ottobre, Feria

16.00:              Rosario
16.30:              Def. Peppino e Gen. Def.; Def. Fam. Frati
21.00:              Adorazione eucaristica. 21.45: Compieta

Sabato 14 ottobre, Feria

10.00-11.00:    Confessioni
16.30:              Def. Lina e Rino Arbasini

 

Domenica 15 ottobre, XXVIII DEL TEMPO ORDINARIO

7.30:                Def. Tiziano Resca
9.30:                Def. Luigi Cotta Ramusino
11.00:              Def. Mario Casali (1° anniversario)