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19 Gennaio 2014

San Leonardo Confessore (Linarolo), 19 Gennaio 2014

Carissimi Parrocchiani,

vi metto al corrente degli appuntamenti che vivremo in occasione della Visita Pastorale del nostro Vescovo perché ciascuno possa offrire – dove è interpellato e gli è possibile – la propria partecipazione. A tutti vorrei ricordare l’appuntamento iniziale (la Messa domenicale del 26 c.m. che il Vescovo celebrerà nella chiesetta di Motta alle 9.15; nella Chiesa parrocchiale alle ore 11.00) e quello conclusivo (lo spettacolo dei nostri ragazzi giovedì sera alle ore 21.00 in salone, al termine del quale ringrazieremo il Vescovo per il tempo che ci ha dedicato e gli faremo anche gli auguri di Buon Onomastico per san Giovanni Bosco). Ai Genitori dei ragazzi del catechismo ricordo l’incontro col Vescovo domenica 26 c.m. alle ore 15.30. A tutte le persone che possono partecipare rivolgo l’invito per la santa messa di giovedì 30 c.m., alle ore 16.30, nella quale il Vescovo amministrerà il sacramento dell’Unzione degli infermi.

Accompagniamo questi giorni di preparazione con la preghiera, per far sì – come scrive il Vescovo – che “la Visita Pastorale sia occasione di carità, sia strumento per approfondire la nostra fede, sia invito ad una testimonianza più decisa e generosa” (Preghiera per la Visita Pastorale). Grazie fin d’ora per la vostra disponibilità.

Don Luigi

* * *

Domenica 26

ore 9.15:          S. Messa nella Chiesetta di Motta San Damiano
ore 10.15:        Il Vescovo incontra i ragazzi del catechismo nel salone parrocchiale
ore 11.00         S. Messa in Chiesa Parrocchiale
ore 15.30:        Incontro con i genitori dei ragazzi del catechismo
ore 16.30:        Spettacolo in salone per tutti, ragazzi e adulti, a cura di Luca Bergamaschi.

Martedì 28

In mattinata:    visita agli ammalati

Mercoledì 29

ore 21.00         Incontro coi catechisti e con i membri del Consiglio Pastorale e del Consiglio Affari  Economici.

Giovedì 30

In mattinata:    Visita agli ammalati
ore 16.30         S. Messa con Unzione degli Infermi
ore 21.00         Spettacolo dei ragazzi in salone. Saluto a Mons. Vescovo e auguri per il suo  onomastico.

12 Gennaio 2014

San Leonardo Confessore (Linarolo), 12 Gennaio 2014

Carissimi Parrocchiani,

due sole settimane ci separano dalla Visita Pastorale che il nostro Vescovo farà nella nostra parrocchia nei giorni 26 – 30 gennaio. Il suo desiderio è di incontrare tutta la comunità, dai ragazzi alle persone anziane, con un’attenzione particolare a quanti sono impegnati nella catechesi oppure nei due consigli parrocchiali: quello pastorale o quello amministrativo.

È vero: la Visita Pastorale richiede anche un impegno organizzativo e, per questo, in settimana vi metterò al corrente degli appuntamenti che ci attendono. Tuttavia, al di là delle iniziative concrete che abbiamo previsto e che in questa settimana definirò con il Vescovo, compatibilmente con i suoi impegni, più importante di tutto è l’avvenimento in se stesso: la famiglia della nostra comunità viene visitata da Colui che è stato donato a noi come pastore e padre nella fede.

Da questo punto di vista, la Visita Pastorale è, anzitutto, la festa della famiglia parrocchiale che, per alcuni giorni, vive la gioia della presenza del suo Vescovo, presenza che viene a dare pienezza alla sua identità. Infatti, come insegna il Magistero, quando una comunità cristiana si ritrova insieme al proprio Vescovo, specialmente nella celebrazione eucaristica, lì si rende visibile il suo volto autentico di Chiesa in cammino dentro la storia.

Il Vescovo verrà, anzitutto, per incontrarci, per condividere un tratto del nostro cammino e per rendersi conto di ciò che stiamo vivendo, con le sue gioie e le sue sofferenze, con le sue riuscite e le sue fatiche, con le attese e, forse, gli interrogativi che portiamo dentro. È suo desiderio portarci la consolazione del Vangelo, incoraggiarci nel proseguire sulla via della fede e non mancherà di indicarci i traguardi versi i quali dirigere i nostri passi.

Noi lo ascolteremo con gratitudine e con attenzione e cercheremo di fare tesoro di tutto quanto ci dirà.

Eppure sappiamo, fin da ora, che il primo e vero dono che Egli ci farà sarà quello di sentirci famiglia nel Signore Gesù che, al di là di tutte le vicissitudini che segnano la vita della nostra parrocchia continua ad  essere presente e a camminare con noi. Questa presenza è tutta la nostra vita ed è anche la speranza che ci spinge a guardare avanti con fiducia. Siamo convinti – come diceva qualche giorno fa papa Francesco – che “la forza della Chiesa non abita in se stessa e nella sua capacità organizzativa, ma si nasconde nelle acque profonde di Dio” (Omelia del 3 gennaio 2014).

Il Vescovo, nei giorni in cui sarà tra noi, ci aiuterà ad affondare ulteriormente le nostra radici “nelle acque profonde di Dio”. Per questo nel nostro cuore nasce, fin da ora, la gratitudine e, insieme, la preghiera con la quale chiediamo al Signore di poter vivere la Visita Pastorale come un momento bello e fruttuoso del nostro essere comunità e famiglia nel Signore.

Don Luigi Pedrini

 

05 Gennaio 2014

San Leonardo Confessore (Linarolo), 05 Gennaio 2014

Carissimi Parrocchiani,

avviandoci a concludere le feste natalizie, così brevi e nello stesso tempo così sentite nel cuore di tutti, desidero esprimere a tutti il mio ‘grazie’. Queste sono feste nelle quali il sacerdote ha bisogno ancor più tangibilmente di una risposta comunitaria perché tutto sia ben disposto a dare lode al Signore. Ringrazio:

  • quanti hanno aiutato nel distribuire in tutte le case i miei auguri e gli avvisi natalizi;
  • quanti hanno contribuito con la pulizia, i fiori, le tovaglie a rendere bella sia la Chiesa parrocchiale che la chiesetta di Motta;
  • quanti hanno provveduto ai bei presepi sia all’interno e all’esterno della chiesa parrocchiale, sia nella chiesetta di Motta;
  • il coro che ci aiuta a lodare col canto il Signore;
  • quanti hanno aiutato alla realizzazione della cena di fine anno e quanti vi hanno partecipato;
  • le famiglie che hanno celebrato sia con la presenza fisica, sia con la vicinanza spirituale per altri impegni – l’anniversario di matrimonio, dando così risalto all’importanza della famiglia e lode alla benevolenza Signore;
  • quanti hanno fatto in occasione del Natale un’offerta straordinaria alla parrocchia a sostegno delle sue spese (riferirò al riguardo in dettaglio più avanti in vista di alcuni lavori che si vorrebbero fare in parrocchia);
  • tutti voi per la partecipazione che in tanti momenti ho sentita viva, offrendo l’immagine di una comunità che, specialmente in alcune celebrazioni, rende manifesta la sua appartenenza al Signore.

Tutto questo diventi per noi motivo per ringraziare il Signore e per andare avanti con fiducia in Lui che dissemina continuamente sul nostro sentiero tanti doni di grazia. La festa dell’Epifania trovi in noi – come nei Magi – un cuore che non si stanca mai di cercare il Signore: così, sarà dato anche a noi di vedere la sua stella sul nostro cammino e la gioia di incontrarlo.

 

Don Luigi Pedrini

15 Dicembre 2013

San Leonardo Confessore (Linarolo), 15 Dicembre 2013

Carissimi Parrocchiani,

siamo al cuore del cammino pedagogico con cui Giuseppe mira a ricostruire nella sua famiglia una fraternità riconciliata. Egli deve, ora, rispondere alla proposta di Giuda che si è reso disponibile insieme agli altri fratelli, a subire la stessa sorte di Beniamino, reo di aver ‘rubato’ la coppa di Giuseppe: tutti espieranno la colpa rimanendo in Egitto come schiavi.

Giuseppe, però, respinge questa proposta perché vuole mettere alla prova la consistenza del loro affetto verso Beniamino e verso il padre e per questo risponde: “Lontano da me fare una cosa simile! L’uomo trovato in possesso della coppa, quello sarà mio schiavo: quanto a voi, tornate in pace da vostro padre” (Gen 44,17).

Si colloca a questo punto l’intervento risolutore di Giuda che fa un discorso toccante, nella speranza di muovere Giuseppe a pietà. Nelle sue parole traspare un amore appassionato verso il padre anziano. Al risentimento che aveva nutrito verso di lui e lo aveva spinto con gli altri fratelli a ferirlo a morte privandolo di Giuseppe, ora, è subentrata un’immensa tenerezza. Ed ecco il discorso:

“Perdona, mio signore, sia permesso al tuo servo di far sentire una parola agli orecchi del mio signore; non si accenda la tua ira contro il tuo servo, perché uno come te è pari al faraone! 19Il mio signore aveva interrogato i suoi servi: «Avete ancora un padre o un fratello?». 20E noi avevamo risposto al mio signore: «Abbiamo un padre vecchio e un figlio ancora giovane natogli in vecchiaia, il fratello che aveva è morto ed egli è rimasto l’unico figlio di quella madre e suo padre lo ama». 21Tu avevi detto ai tuoi servi: «Conducetelo qui da me, perché possa vederlo con i miei occhi». 22Noi avevamo risposto: «Il giovinetto non può abbandonare suo padre: se lascerà suo padre, questi ne morirà». 23Ma tu avevi ingiunto ai tuoi servi: «Se il vostro fratello minore non verrà qui con voi, non potrete più venire alla mia presenza». 24Fatto ritorno dal tuo servo, mio padre, gli riferimmo le parole del mio signore. 25E nostro padre disse: «Tornate ad acquistare per noi un po’ di viveri». 26E noi rispondemmo: «Non possiamo ritornare laggiù: solo se verrà con noi il nostro fratello minore, andremo; non saremmo ammessi alla presenza di quell’uomo senza avere con noi il nostro fratello minore». 27Allora il tuo servo, mio padre, ci disse: «Voi sapete che due figli mi aveva procreato mia moglie. 28Uno partì da me e dissi: certo è stato sbranato! Da allora non l’ho più visto. 29Se ora mi porterete via anche questo e gli capitasse una disgrazia, voi fareste scendere con dolore la mia canizie negli inferi». 30Ora, se io arrivassi dal tuo servo, mio padre, e il giovinetto non fosse con noi, poiché la vita dell’uno è legata alla vita dell’altro, 31non appena egli vedesse che il giovinetto non è con noi, morirebbe, e i tuoi servi avrebbero fatto scendere con dolore negli inferi la canizie del tuo servo, nostro padre. 32Ma il tuo servo si è reso garante del giovinetto presso mio padre dicendogli: «Se non te lo ricondurrò, sarò colpevole verso mio padre per tutta la vita». 33Ora, lascia che il tuo servo rimanga al posto del giovinetto come schiavo del mio signore e il giovinetto torni lassù con i suoi fratelli! 34Perché, come potrei tornare da mio padre senza avere con me il giovinetto? Che io non veda il male che colpirebbe mio padre!”.

Quale distanza in queste parole dai sentimenti che vent’anni prima l’avevano portato a complottare contro Giuseppe! Tanti anni non sono passati, dunque, invano.

Don Luigi Pedrini

1 Dicembre 2013

San Leonardo Confessore (Linarolo), 1 Dicembre 2013

Carissimi Parrocchiani,

con questa prima domenica del tempo di Avvento iniziamo un nuovo anno liturgico. Ripercorriamo insieme il cammino di Gesù, dalla sua nascita come uomo fino alla sua morte e risurrezione. Si tratta di una sorta di pellegrinaggio spirituale con il quale la Chiesa vuole far crescere in noi sempre più l’uomo spirituale con i tratti di Gesù. La meta di questo pellegrinaggio è Gesù stesso: si tratta di accoglierlo, amarlo, imitarlo…

L’Avvento è un tempo segnato dall’attesa del Signore. La cosa può sorprendere dato che Gesù prima di ritornare al Padre ci ha detto: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). C’è, tuttavia, una grazia particolare che questo tempo liturgico vuole donarci: la grazia di un’attenzione ancora più grande verso Gesù come Colui che viene continuamente nella nostra vita.

È il Signore che vien verso di noi, piuttosto che il contrario. Noi, purtroppo, rischiamo di non accorgerci neppure della sua presenza. L’avvertimento di Gesù nel Vangelo di questa domenica è un monito quanto mai attuale: Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo” (Mt 24,37-39). Il Signore viene a noi, ma può accadere che la nostra mente sia altrove, tutta catturata dalle (pre-)occupazioni e dai nostri interessi. La Parola di Dio ci avverte che uno stile di vita incentrato su noi stessi appesantisce il cuore e rende la mente opaca. Abbiamo bisogno di orientare nuovamente lo sguardo verso il Signore e l’Avvento è occasione quanto mai propizia per questo.

A questo proposito, vi invito in questo tempo a una preghiera più intensa; a un ascolto più attento della Parola di Dio; alla partecipazione della Messa, anche di quella feriale, per chi ha possibilità; ad una carità attenta alle situazioni di bisogno che sono attorno a noi. Ai genitori chiedo, anche di favorire la presenza dei ragazzi al catechismo e alla Messa domenicale.

Vi segnalo, inoltre, anche due appuntamenti: l’incontro di catechesi che faremo lunedì 16 dicembre nel salone parrocchiale e nel quale rifletteremo sull’enciclica Lumen Fidei di Papa Francesco dedicata al tema della fede. Il secondo appuntamento è più ravvicinato: è il ritiro vicariale in programma in questa domenica, nel pomeriggio, presso la Casa San Giuseppe di Belgioioso. Siamo attesi per le ore 15.00 (ci sarà la meditazione, seguita dall’adorazione eucaristica e, poi, dal canto dei Vespri). Chi è intenzionato a venire si trovi verso le 14.30 davanti alla Chiesa. Partiremo con le macchine verso le 14,40.

Come ricordavo, noi sappiamo che il Signore in forza della fede si fa presente tra noi: il vederlo, però, richiede occhi vigili e limpidi: l’Avvento è un tempo particolarmente propizio per riaprire lo sguardo del cuore. Come ci ammonisce, san Paolo, nella seconda lettura di questa domenica: Fratelli è ormai tempo di svegliarvi dal sonno…(Rm 13,11).

Don Luigi Pedrini

24 Novembre 2013

San Leonardo Confessore (Linarolo), 24 Novembre 2013

Carissimi parrocchiani,

continuiamo a seguire i passi del cammino di riconciliazione coi fratelli messo in atto da Giuseppe. Siamo alla quarta tappa: i fratelli, per la seconda volta, incontrano Giuseppe (Gen 43,15-34). Vediamo l’evolversi dei fatti.

I fratelli si mettono in viaggio verso l’Egitto: con loro c’è anche Beniamino. Nella sacche portano doppio denaro, in obbedienza al suggerimento dato da Giacobbe: l’intenzione è di restituire il denaro che, inspiegabilmente, hanno ritrovato durante il ritorno.

Arrivati in Egitto si presentano a Giuseppe. Egli, dopo essersi assicurato che con loro c’è anche Beniamino, ordina al maggiordomo di farli entrare in casa e di preparare quanto occorre perché li vuole tutti suoi ospiti a pranzo. L’inaspettata offerta di ospitalità li riempie di spavento e di costernazione: Si dissero: “A causa del denaro, rimesso l’altra volta nei nostri sacchi, ci conducono là: per assalirci, piombarci addosso e prenderci come schiavi con i nostri asini” (Gen 43,18). Per non essere accusati di essere ladri, si affrettano a confessare al maggiordomo come sono andate le cose: Perdona, mio signore, noi siamo venuti già un’altra volta per comprare viveri. Quando fummo arrivati a un luogo per passarvi la notte, aprimmo i sacchi ed ecco, il denaro di ciascuno si trovava alla bocca del suo sacco: proprio il nostro denaro con il suo peso esatto. Noi ora l’abbiamo portato indietro e, per acquistare i viveri, abbiamo portato con noi altro denaro. Non sappiamo chi abbia messo nei sacchi il nostro denaro! (Gen 43,20-22).

Sorprendente la risposta che si sentono dare dal maggiordomo: State in pace, non temete! Il vostro Dio e il Dio dei vostri padri vi ha messo un tesoro nei sacchi; il vostro denaro lo avevo ricevuto io (Gen 43,23). Così dicendo, introduce nella stanza anche Simeone; quindi, offre loro l’acqua per lavarsi i piedi, il foraggio per i loro asini e, poi, si mette a preparare la tavola.

A mezzogiorno, arriva Giuseppe. E, a questo punto, la scena è tutta da contemplare.

 

Egli domandò loro come stavano e disse: “Sta bene il vostro vecchio padre di cui mi avete parlato? Vive ancora?”. Risposero: “Il tuo servo, nostro padre, sta bene, è ancora vivo” e si inginocchiarono prostrandosi. Egli alzò gli occhi e guardò Beniamino, il suo fratello, figlio della stessa madre, e disse: “È questo il vostro fratello più giovane, di cui mi avete parlato?” e aggiunse: “Dio ti conceda grazia, figlio mio!”. Giuseppe si affrettò a uscire, perché si era commosso nell’intimo alla presenza di suo fratello e sentiva il bisogno di piangere; entrò nella sua camera e pianse. Poi si lavò la faccia, uscì e, facendosi forza, ordinò: “Servite il pasto”. Fu servito per lui a parte, per loro a parte e per i commensali egiziani a parte, perché gli Egiziani non possono prender cibo con gli Ebrei: ciò sarebbe per loro un abominio. Presero posto davanti a lui dal primogenito al più giovane, ciascuno in ordine di età, e si guardavano con meraviglia l’un l’altro. Egli fece portare loro porzioni prese dalla propria mensa, ma la porzione di Beniamino era cinque volte più abbondante di quella di tutti gli altri. E con lui bevvero fino all’allegria (Gen 43,27-34).

 

Come si può constatare il pranzo si svolge in un clima surreale. È un pranzo strano: Giuseppe siede ad un tavolo separato; i fratelli sono sistemati a tavola in ordine di età; a Beniamino viene servita una porzione cinque volte più grande: c’è un grande silenzio, rimane il mistero…

 

17 Novembre 2013

San Leonardo Confessore (Linarolo), 17 Novembre 2013

Carissimi parrocchiani,

nel seguire i passi dal cammino verso la riconciliazione all’interno della famiglia di Giacobbe, giungiamo ora alla terza tappa. La causa contingente che porta Giacobbe a non prestare orecchio alle sue paure e ad acconsentire che i figli, compreso Beniamino, ritornino in Egitto è il prolungarsi della carestia (Gen 43,1). Venendo meno le provviste di grano, Giacobbe stesso chiede ai figli di ritornare in Egitto: “Tornate là e acquistate per noi un po’ di viveri” (Gen 43,2).

La richiesta incontra, però, la resistenza di Giuda che ricorda al padre le condizioni ricevute per poter ritornare alla presenza dell’uomo che ha venduto loro il grano: “Quell’uomo ci ha avvertito severamente: “Non verrete alla mia presenza, se non avrete con voi il vostro fratello!”. 4Se tu sei disposto a lasciar partire con noi nostro fratello, andremo laggiù e ti compreremo dei viveri. 5Ma se tu non lo lasci partire, non ci andremo, perché quell’uomo ci ha detto: “Non verrete alla mia presenza, se non avrete con voi il vostro fratello!” (Gen 43,3-5).

Giacobbe non può fare a meno di esprimere tutta la sua amarezza davanti questa richiesta:  “Perché mi avete fatto questo male: far sapere a quell’uomo che avevate ancora un fratello?” (Gen 43,6). La risposta la risposta che viene data a Giacobbe. Risposero: “Quell’uomo ci ha interrogati con insistenza intorno a noi e alla nostra parentela: “È ancora vivo vostro padre? Avete qualche altro fratello?”. E noi abbiamo risposto secondo queste domande. Come avremmo potuto sapere che egli avrebbe detto: “Conducete qui vostro fratello”?” (Gen 43,7). È interessante perché fa vedere la sapienza di Giuseppe che, con le sue domande incalzanti, ha costretto i fratelli a ricordarsi e a riappropriarsi della loro travagliata storia familiare.

Decisivo, a questo punto del dialogo, l’intervento ancora di Giuda, il primogenito, punto di riferimento autorevole per tutti i fratelli: “Lascia venire il giovane con me; prepariamoci a partire per sopravvivere e non morire, noi, tu e i nostri bambini. 9Io mi rendo garante di lui: dalle mie mani lo reclamerai. Se non te lo ricondurrò, se non te lo riporterò, io sarò colpevole contro di te per tutta la vita ” (Gen 43,8-10). Queste parole testimoniano un sincero affetto per il padre: vent’anni non sono passati invano. Il dissenso verso il padre per il suo amore preferenziale verso Giuseppe, da cui era scaturito il tragico complotto, ora ha lasciato il posto ad una vera affezione. Giuda si assume tutte le responsabilità nei confronti sia di Beniamino, sia del padre anziano.

Ed ecco la risposta di Giacobbe: “Se è così, fate pure: mettete nei vostri bagagli i prodotti più scelti della terra e portateli in dono a quell’uomo […] 12Prendete con voi il doppio del denaro, così porterete indietro il denaro che è stato rimesso nella bocca dei vostri sacchi: forse si tratta di un errore. 13Prendete anche vostro fratello, partite e tornate da quell’uomo. 14Dio l’Onnipotente vi faccia trovare misericordia presso quell’uomo, così che vi rilasci sia l’altro fratello sia Beniamino. Quanto a me, una volta che non avrò più i miei figli, non li avrò più!”.

Giacobbe si lascia convincere dalle parole di Giuda e dà il suo consenso. Alla fine, tuttavia, lascia capire l’immensità del suo dolore al solo pensiero di poter perdere ancora altri figli.

Don Luigi Pedrini

10 Novembre 2013

San Leonardo Confessore (Linarolo), 10 Novembre 2013

Carissimi Parrocchiani,

seguiamo i passi graduali del cammino pedagogico messo in atto da Giuseppe nei confronti dei propri fratelli ed entriamo nella seconda tappa. Dobbiamo fare riferimento ai restanti versetti del capitolo 42.

Quindi Giuseppe diede ordine che si riempissero di grano i loro sacchi e si rimettesse il denaro di ciascuno nel suo sacco e si dessero loro provviste per il viaggio. E così venne loro fatto. Essi caricarono il grano sugli asini e partirono di là. Ora in un luogo dove passavano la notte uno di essi aprì il sacco per dare il foraggio all’asino e vide il proprio denaro alla bocca del sacco. Disse ai fratelli: <<Mi è stato restituito il denaro: eccolo qui nel mio sacco!>>. Allora si sentirono mancare il cuore e tremarono, dicendosi l’un l’altro: <<Che è mai questo che Dio ci ha fatto?>>.

Arrivati da Giacobbe loro padre, nel paese di Canaan, gli riferirono tutte le cose che erano loro capitate: <<Quell’uomo che è il signore del paese ci ha parlato duramente e ci ha messi in carcere come spie del paese. Allora gli abbiamo detto: Noi siamo sinceri; non siamo spie! Noi siamo dodici fratelli, figli di nostro padre: uno non c’è più e il più giovane è ora presso nostro padre nel paese di Canaan. Ma l’uomo, signore del paese, ci ha risposto: In questo modo io saprò se voi siete sinceri: lasciate qui con me uno dei vostri fratelli, prendete il grano necessario alle vostre case e andate. Poi conducetemi il vostro fratello più giovane; così saprò che non siete spie, ma che siete sinceri; io vi renderò vostro fratello e voi potrete percorrere il paese in lungo e in largo>>. Mentre vuotavano i sacchi, ciascuno si accorse di avere la sua borsa di denaro nel proprio sacco. Quando essi e il loro padre videro le borse di denaro, furono presi dal timore (vv. 25-35)

             Dunque, ciascun fratello, ritornando a casa, ritrova nel proprio sacco la borsa di denaro che aveva portato con sé. È degno di nota come reagiscono alla scoperta della prima borsa di denaro nel sacco di uno di loro: “Che è mai questo che Dio ci ha fatto?” (v. 28).  E’ interessante questa menzione di Dio: sta a dire che in tutta questa vicenda va affiorando la presenza di Dio. Nel rimorso cominciano a intuire che in mezzo a loro si sta realizzando un misterioso disegno di Dio

Giunti a casa, raccontano tutto a Giacobbe ed egli ha una reazione di grande dolore. Il padre loro Giacobbe disse: <<Voi mi avete privato dei figli! Giuseppe non c’è più, Simeone non c’è più e Beniamino me lo volete prendere. Su di me tutto questo ricade!>> (v. 36) Giacobbe è un padre profondamente ferito. Alla ferita ancora aperta per la perdita di Giuseppe, ora si aggiunge anche quella di Simeone. A nulla valgono le parole di Ruben che invita il padre a non temere di lasciar partire Beniamino e a non temere per la sorte di Simeone. Nel tentativo di assicurarlo arriva persino a dirgli: <<Farai morire i miei due figli, se non te lo ricondurrò. Affidalo a me e io te lo restituirò>>. (v. 37). Giacobbe, però, resta fermo nella sua posizione: <<Il mio figlio non verrà laggiù con voi, perché suo fratello è morto ed egli è rimasto solo. Se gli capitasse una disgrazia durante il viaggio che volete fare, voi fareste scendere con dolore la mia canizie negli inferi>> (v. 38).

Don Luigi Pedrini

03 Novembre 2013

San Leonardo Confessore (Linarolo), 03 Novembre 2013

Carissimi Parrocchiani,

stiamo riferendo la prima tappa del cammino pedagogico messo in atto da Giuseppe al fine di ricostruire la comunione fraterna con i propri fratelli. Già abbiamo visto, la volta scorsa, il primo approccio di Giuseppe con loro: li tratta con durezza,li accusa di spionaggio, li fa mettere in carcere. Or, ci mettiamo in ascolto dell’epilogo di questo primo incontro.

[18]Al terzo giorno Giuseppe disse loro: <<Fate questo e avrete salva la vita; io temo Dio!

[19]Se voi siete sinceri, uno dei vostri fratelli resti prigioniero nel vostro carcere e voi andate a portare il grano per la fame delle vostre case. [20]Poi mi condurrete qui il vostro fratello più giovane. Allora le vostre parole si dimostreranno vere e non morirete>>. Essi annuirono.

[21]Allora si dissero l’un l’altro: <<Certo su di noi grava la colpa nei riguardi di nostro fratello, perché abbiamo visto la sua angoscia quando ci supplicava e non lo abbiamo ascoltato. Per questo ci è venuta addosso quest’angoscia>>. [22]Ruben prese a dir loro: <<Non ve lo avevo detto io: Non peccate contro il ragazzo? Ma non mi avete dato ascolto. Ecco ora ci si domanda conto del suo sangue>>. [23]Non sapevano che Giuseppe li capiva, perché tra lui e loro vi era l’interprete.

[24]Allora egli si allontanò da loro e pianse. Poi tornò e parlò con essi. Scelse tra di loro Simeone e lo fece incatenare sotto i loro occhi. 

Dunque, Giuseppe prende la decisione di liberare, dopo tre giorni, i fratelli e di rimandarli a casa dall’anziano padre. Tuttavia, trattiene Simeone come ostaggio: egli sarà restituito alla famiglia solo quando tutti i fratelli ritorneranno alla sua presenza portando con sé anche il fratello più giovane rimasto a casa, cioè Beniamino. In questo modo, dimostreranno la veridicità delle loro parole.

Questa seconda iniziativa di Giuseppe riesce a far sì che alla mente dei fratelli si riaffacci la memoria dell’ingiustizia, a suo tempo commessa, nei suoi confronti. Quello che sorprende è il fatto che, nonostante siano passati da allora vent’anni, tuttavia, il ricordo di quella vicenda rimane ancora vivo, mentre la colpa perpetrata continua a pesare nel cuore come un macigno.

Il fatto che Giuseppe abbia scelto Simeone quale ostaggio è, facilmente, spiegabile: Giuseppe ha voluto premiare, in certa misura, i due fratelli maggiori Giuda e Ruben per il fatto che, in occasione del complotto nei suoi riguardi, hanno preso le sue difese e hanno manifestato il loro disaccordo nei confronti della trama delittuosa degli altri fratelli.

Rimane ancora una sottolineatura da fare a proposito di questo primo incontro: Giuseppe, all’insaputa dei fratelli, comprende tutto ciò che essi dicono e, pertanto, non riesce a trattenere le lacrime. È un particolare molto significativo. Viene a ricordare a tutti noi che la correzione fraterna non è indolore e costa…

Don Luigi Pedrini

27 Ottobre 2013

San Leonardo Confessore (Linarolo), 27 Ottobre 2013

Carissimi Parrocchiani,

ripercorriamo, ora, insieme, i diversi passi del cammino pedagogico con cui Giuseppe ha condotto i suoi fratelli verso la fraternità riconciliata. È un cammino graduale, fatto di tappe progressive. Le seguiamo ordinatamente facendo spazio al testo biblico: è un testo di rara bellezza e di grande efficacia espressiva che parla da sé, senza bisogno di grandi commenti.

La prima tappa di questo cammino è descritta nei vv. 1-24 del capitolo 42. Si tratta del primo incontro di Giuseppe con i fratelli. Tutto prende avvio dal fatto che Giacobbe – in seguito alla carestia che persiste nella terra di Canaan – avendo sentito che in Egitto c’è abbondanza di grano, decide di mandare là i figli a farne provvista. Con loro, però, non manda Beniamino perché non vuole esporlo ai pericoli del lungo viaggio.

Giunti in Egitto, i fratelli sono costretti a venire al cospetto di Giuseppe che “aveva autorità sul paese e vendeva il grano a tutto il popolo del paese” (Gen 42,6). Ed, ecco, come il testo biblico riferisce la scena dell’incontro:

Perciò i fratelli di Giuseppe vennero da lui e gli si prostrarono davanti con la faccia a terra.

[7] Giuseppe vide i suoi fratelli e li riconobbe, ma fece l’estraneo verso di loro, parlò duramente e disse: <<Di dove siete venuti?>>. Risposero: <<Dal paese di Canaan per comperare viveri>>. [8]Giuseppe riconobbe dunque i fratelli, mentre essi non lo riconobbero.

[9]Si ricordò allora Giuseppe dei sogni che aveva avuti a loro riguardo e disse loro: <<Voi siete spie! Voi siete venuti a vedere i punti scoperti del paese>>.

[10]Gli risposero: <<No, signore mio; i tuoi servi sono venuti per acquistare viveri. [11]Noi siamo tutti figli di un solo uomo. Noi siamo sinceri. I tuoi servi non sono spie!>>.

[12]Ma egli disse loro: <<No, voi siete venuti a vedere i punti scoperti del paese!>>.

[13]Allora essi dissero: <<Dodici sono i tuoi servi, siamo fratelli, figli di un solo uomo, nel paese di Canaan; ecco il più giovane è ora presso nostro padre e uno non c’è più>>.

[14]Giuseppe disse loro: <<Le cose stanno come vi ho detto: voi siete spie. [15]In questo modo sarete messi alla prova: per la vita del faraone, non uscirete di qui se non quando vi avrà raggiunto il vostro fratello più giovane. [16]Mandate uno di voi a prendere il vostro fratello; voi rimarrete prigionieri. Siano così messe alla prova le vostre parole, per sapere se la verità è dalla vostra parte. Se no, per la vita del faraone, voi siete spie!>>.

[17]E li tenne in carcere per tre giorni. 

             Dunque, Giuseppe tratta i fratelli con molta durezza; li accusa di spionaggio, li fa mettere in carcere. Resta da riferire l’epilogo di questa scena: ma rimandiamo alla prossima volta.

Don Luigi Pedrini