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Avvisi – 29 Novembre 2015

  • Domenica alle ore 10.00: catechismo dei ragazzi delle elementari.
  • Si prenda visione di alcune variazioni negli orari delle Ss. Messe feriali.
  • Invito alla partecipazione Venerdì sera alle ore 20.45 alla S. Messa che celebreremo in suffragio di Silvia Zecchi, la mamma di don Luca Massari.
  • Mercoledì sera, dopo la S. Messa delle ore 20.45: prove di canto.
  • Ci prepariamo ad iniziare l’anno giubilare della Misericordia. Per aiutarci a vivere questo dono di grazia faremo così per tutto quest’anno: sospendiamo l’adorazione al giovedì sera e al venerdì pomeriggio. L’Eucaristia verrà esposta al sabato alle ore 15.30 e riposta alle ore 16.20. Durante l’adorazione sarò disponibile per chi desidera per le confessioni.

29 Novembre 2015

Carissimi Parrocchiani,

continuiamo a guardare a Mosè nell’ottica del servizio che ha svolto a favore degli israeliti. Oltre a prendersi cura delle loro necessità prime, quelle del mangiare e del bere, lo vediamo impegnato nella preghiera: Mosè prega per il suo popolo, si fa intercessore presso Dio.

La preghiera di intercessione è la caratteristica propria del credente che nello svolgimento del suo servizio avverte il bisogno di affidare il suo operato al Signore. In lui è viva la coscienza di dover mettere a frutto, senza riserve, i propri talenti, cioè di offrire i cinque pani e i due pesci che possiede. Ma è pure consapevole che il moltiplicarli perché tornino a beneficio di tutti e vadano a buon fine questo è opera di Dio: Lui è il vero agricoltore che fa fruttificare la nostra semente. Questa è la ragione per cui Mosè prega a favore del suo popolo.

In proposito è molto illuminante la scelta sorprendente di Mosè in occasione del combattimento contro Amalek. Così riferisce il libro dell’Esodo:

 Amalèk venne a combattere contro Israele a Refidìm. Mosè disse a Giosuè: “Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalèk. Domani io starò ritto sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio”. Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per combattere contro Amalèk, mentre Mosè, Aronne e Cur salirono sulla cima del colle. Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalèk. Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. Giosuè sconfisse Amalèk e il suo popolo (Es 17,8-13).

 Questo episodio mostra Mosè come il grande intercessore per il suo popolo. Si può constatare leggendo il seguito della vicenda di Mosè che questo servizio di intercessione nella preghiera si ritrova in tutto lo svolgimento della sua missione. Egli intercede continuamente presso Dio: lo fa per gli israeliti, ma anche per singole persone: così ad esempio, intercede su sua richiesta per il faraone (cfr. ES. 12.32); prega per Aronne e Maria perché siano guariti dalla lebbra (cfr. Nm 12,11-16) e anche per se stesso (cfr. Nm 11,10-15).

Tutto questo sta a dire quanto Mosè si è coinvolto nella vita delle persone a lui affidate: in un certo senso sono diventate parte della sua vita e questo lo spinge a farsi garante per loro davanti a Dio.

 Don Luigi Pedrini

22 Novembre 2015

Carissimi Parrocchiani,

continuando a mettere a fuoco le diverse modalità con cui Mosè da vero pastore si è fatto guida del popolo di Israele meritandosi per questo il titolo di ‘servo’, consideriamo ora il servizio che ha svolto per far fronte alle necessità prime: quelle del bere e del mangiare.

La mancanza d’acqua è la prima difficoltà che gli israeliti incontrano inoltrandosi nel deserto: Avanzarono verso il deserto di Sur. Camminarono tre giorni nel deserto senza trovare acqua. 23Arrivarono a Mara, ma non potevano bere le acque di Mara, perché erano amare. Per questo furono chiamate Mara. 24Allora il popolo mormorò contro Mosè: “Che cosa berremo?”. 25Egli invocò il Signore, il quale gli indicò un legno. Lo gettò nell’acqua e l’acqua divenne dolce (Es 15,22-25).

Subito dopo, Mosè deve far fronte alla difficoltà del cibo. Al lamento degli israeliti, Mosè risponde riferendo in quale maniera Dio nella sua fedeltà alla promessa provvederà alle loro necessità: “Questa sera saprete che il Signore vi ha fatto uscire dalla terra d’Egitto e domani mattina vedrete la gloria del Signore, poiché egli ha inteso le vostre mormorazioni contro di lui.[…] Quando il Signore vi darà alla sera la carne da mangiare e alla mattina il pane a sazietà, sarà perché il Signore ha inteso le mormorazioni con le quali mormorate contro di lui (Es 16,1-8).

Le difficoltà dovute alla mancanza d’acqua e di cibo si presenteranno continuamente durante la permanenza nel deserto e sono sempre segnate dalla protesta e dal lamento degli israeliti.

Da parte sua, Mosè con grande pazienza se ne fa carico ogni volta, incoraggiando il popolo ad avere fede e intercedendo presso Dio perché abbia a soccorrere. In questo modo Mosè si dimostra un pastore davvero vicino alla gente, che ha ‘l’odore delle pecore’ – secondo l’efficace espressione di Papa Francesco – e che per questo sa venire incontro alle necessità prime degli israeliti. Commenta in proposito il Card. Martini: “Resta vero che non senza provvidenza di Dio (Mosè) ha dovuto imparare a fare un po’ di tutto, rendendosi conto di persona di tutti i bisogni della gente e imparando che ci sono bisogni essenziali e servizi necessari, fino a diventare molto realista. In tal modo ha perso un forse po’ del suo idealismo… si è accorto che ci sono bisogni urgenti a cui bisogna provvedere subito, che la gente grida, che la gente ha fame” (p. 82).

Certo, Mosè nutriva per il suo popolo progetti molto più alti che andavano ben al di là della pura sopravvivenza. Desiderava fare degli israeliti un vero popolo, radicato nella propria terra e, soprattutto, libero in forza del sua appartenenza a Dio. Questa era l’aspettativa grande che Mosè portava in cuore.

E, tuttavia, si rende conto che lungo i passi che conducono verso questa meta alta si incontrano necessità su cui non si può tergiversare. E, allora, si piega, si adatta, se le prende a cuore.

Come Gesù: aveva soprattutto a cuore di darci il pane vero, quello del cielo; ma vede una folla che ha fame e allora…(Gv 6,1ss).

Don Luigi Pedrini

Avvisi – 8 Novembre 2015

L’offerta di questa domenica va a favore della Caritas Parrocchiale.

  • Domenica 8 c.m., Sagra di San Leonardo. Al termine della S. Messa delle ore 11.00 faremo la processione intorno alla Chiesa: percorreremo via Parodi, cortile Oratorio, cortile Casa Parrocchiale, per concludere sul sagrato. Prima della benedizione faremo anche il ricordo dei Caduti.
  • Lunedì 9 c.m., ora 10.30 santa Messa al cimitero per i defunti della Parrocchia.
  • Martedì: prove di canto.
  • Martedì e venerdì porterò la Comunione agli ammalati.
  • Riprendiamo come lo scorso anno l’adorazione eucaristica il giovedì sera e il venerdì pomeriggio.
  • Venerdì, alle ore 21.00, nella sala parrocchiale: Riunione con i catechisti.
  • Domenica 15 celebreremo la giornata del ringraziamento. Nel pomeriggio in Oratorio c’è il catechismo per i ragazzi di 1° elementare e il 2° incontro per i loro Genitori. In quel pomeriggio ci sarà anche la “Castagnata”.
  • A partire da lunedì 16 novembre sarà possibile segnare le intenzioni delle sante Messe per il prossimo anno liturgico 2015/2016.

8 Novembre 2015

Carissimi Parrocchiani,

da tempo stiamo seguendo la vicenda di Mosè. Ci siamo fermati in particolare sugli avvenimenti che hanno segnato il suo ‘sentiero’ di vita: la nascita tutta avvolta dalla Provvidenza di Dio che lo salva dalle acque del Nilo e gli fa trovare accoglienza nella casa del faraone; il ritiro nel deserto fino alla chiamata sul Sinai; quindi, la sua missione di salvezza a favore degli israeliti che lo vede protagonista nello scontro con il faraone e, poi, nell’attraversamento del Mar Rosso.

A questi avvenimenti fa seguito il cammino nel deserto. Un cammino, durato quarant’anni, nel quale la fede degli israeliti viene messa alla prova. La situazione di povertà, nella quale il popolo di Israele doveva attendere dal ‘cielo’ il cibo quotidiano e l’acqua per sopravvivere, lo ha condotto a riporre in Dio tutta la sua speranza,

Non è stato un apprendistato facile: ci sono stati momenti drammatici in cui gli israeliti hanno vacillato nella fede, dubitando di Dio e accarezzando l’idea di ritornare nuovamente in Egitto. Ma proprio attraverso questa prova, la fede degli israeliti si è purificata e irrobustita, diventando una fede capace di assumere con sempre maggiore consapevolezza il dono dell’appartenenza a Dio. Nel deserto, infatti, Israele è nato come popolo ‘consacrato’ a Dio, cioè come popolo che si riconosce tale a partire dall’alleanza che lo lega a Dio.

Mosè ha condiviso in tutto il cammino di fede degli israeliti svolgendo un prezioso servizio di accompagnamento. È significativo il fatto che uno dei titoli con cui la Scrittura ama designare Mosè è quello di ‘servo’. Così ad esempio nel libro dei Numeri si legge: 7Non così per il mio servo Mosè: egli è l’uomo di fiducia in tutta la mia casa (Nm 12,7. Ugualmente nel libro del Deuteronomio: 5Mosè, servo del Signore, morì in quel luogo, nella terra di Moab, secondo l’ordine del Signore (Dt 34,5). La prerogativa di servo fedele è riconosciuta a Mosè anche dal Nuovo Testamento. Nella Lettera agli Ebrei si legge: 5In verità Mosè fu degno di fede in tutta la sua casa come servitore, per dare testimonianza di ciò che doveva essere annunciato più tardi. 6Cristo, invece, lo fu come figlio, posto sopra la sua casa (Eb 3,5-6).

Questi testi vogliono affermare che Mosè ha assolto pienamente la sua missione di servizio: è stato nelle mani di Dio l’uomo di fiducia al quale ha affidato la sua casa, cioè Israele, popolo a lui consacrato. Dunque, la Scrittura, guardando in una visione di insieme la vita di Mosè e la missione da lui svolta, riconosce che essa è ben interpretata dal titolo di ‘servo’.

Mi sembra utile a questo punto documentare meglio come si è espresso nel concreto il servizio di Mosè nei confronti degli Israeliti. Lo vedremo nelle prossime settimane.

Fin d’ora, tuttavia, possiamo ricavare un insegnamento per noi: l’emergere sempre più nitido, dopo il passaggio del Mar Rosso, di Mosè come servo del Signore ci ricorda che il nostro passaggio del Mar Rosso ci conduce – come è accaduto a Mosè e al popolo di Israele – non a una vita più agevole, ma a una vita ‘evangelica’, ossia a una vita di servizio a Dio nei fratelli.

Don Luigi Pedrini

01 Novembre 2015

Carissimi Parrocchiani,

concludendo il racconto del passaggio del Mar Rosso ci lasciamo ancora illuminare dal commento di san Gregorio di Nissa nella sua Vita di Mosè. Scrive il Santo:

 Dopo questi fatti, mentre gli egiziani erano abbattuti per la morte dei primogeniti e piangevano ognuno privatamente e tutti in comune le loro sciagure, Mosè guidò l’esodo degli israeliti… E dopo tre giorni di commino fuori dall’Egitto, il re degli Egiziani si rammaricò che Israele non fosse rimasto in servitù, mise tutti i suoi sudditi in assetto di guerra e con la cavalleria si gettò all’inseguimento del popolo ebreo. Nello scorgere l’apparato dei cavalli e delle armi, gli Ebrei, inesperti nella guerra e non adusi a tali spettacoli, subito furono sconvolti dalla paura e si sollevarono contro Mosè. A questo punto la storia racconta il fatto più straordinario su Mosè, la cui attività divenne duplice: con la voce e la parola incoraggiava gli israeliti e li esortava ad avere buona speranza, mentre in cuor suo implorava da Dio soccorso per quegli sventurati e veniva istruito per consiglio divino su come potesse sfuggire al pericolo, perché Dio stesso – come dice la storia – prestava ascolto alla sua voce silenziosa.

San Gregorio di Nissa richiama l’attenzione sulla duplice attività di Mosè che, a suo parere, è rivelatrice della sua grandezza di credente. Nella situazione drammatica in cui si trova sa dare forza agli israeliti e non perché non soffra le stesse difficoltà, ma perché è capace di implorare soccorso dal Signore e sperare in Lui.

Tempo fa ho letto la testimonianza di una donna, Rahel Varnhagen, ebrea, poi, convertita al cristianesimo, vissuta a cavallo tra il 1700 e 1800. L’articolo la descriveva come una donna straordinaria, inquieta, attenta agli avvenimenti del proprio tempo, capace di prendere le distanze e di alzare la sua voce nei confronti di certi schemi sociali che non condivideva. Si era convertita alla fede cristiana e, tuttavia, era profondamente grata della sua origine ebrea. Questa donna si era data questo motto: “Spera nelle forze che ancora non hai” per dire che il Signore in qualunque situazione può darci forze di cui mai avremmo immaginato di poter disporre e questo, semplicemente, perché vengono da Lui.

Di questa speranza Mosè è per noi un testimone esemplare.

 Don Luigi Pedrini

Avvisi – 25 Ottobre 2015

  • Ore 10.00, catechismo dei ragazzi.
  • Inizia la Novena dei defunti (di veda l’orario delle SS. Messe nel calendario liturgico)
  • Ricorrenza della Solennità di Tutti i Santi e Commemorazione di tutti i Fedeli Defunti (si veda l’orario nel calendario liturgico).
  • Venerdì sera al termine della S. Messa: prove di canto.
  • Ringrazio per l’offerta fatta domenica scorsa a favore delle Missioni che è stata di 450,00 €.

25 Ottobre 2015

Carissimi Parrocchiani,

            dopo la lunga pausa dovuta ad alcuni importanti appuntamenti parrocchiali, ritorniamo alla vicenda di Mosè.

            L’uscita dall’Egitto e l’attraversamento del Mar Rosso hanno costituito per gli Israeliti la loro nascita come popolo di Dio: sono usciti da una terra di schiavitù; hanno intrapreso un cammino di libertà; ma, soprattutto, hanno scoperto un Dio misericordioso che aveva a cuore la loro vita.

Il libro dell’Esodo riferisce che Mosè, subito dopo l’attraversamento del mare, ha elevato a Dio un canto di lode e di ringraziamento. Si trova al capitolo 15 ed è una delle più antiche preghiere bibliche. Vi si scorge il canto del credente che avendo scommesso tutto sul Signore si è visto aprire davanti, in modo inatteso, la strada verso la meta desiderata.

Voglio cantare in onore del Signore: / perché ha mirabilmente trionfato, ha gettato in mare / cavallo e cavaliere (v 1)

             La preghiera si apre con la lode entusiasta per Dio che ha sconfitto l’esercito del faraone, che pur sembrava invincibile. Incutevano paura i suoi cavalli che correvano veloci e i suoi cavalieri bene armati: eppure, il Signore ha trionfato su di loro.

 Mia forza e mio canto è il Signore, / egli mi ha salvato.
È il mio Dio e lo voglio lodare, / è il Dio di mio padre / e lo voglio esaltare!
(v 2)

             Tutte le forze avverse che terrorizzavano – quelle esterne: i carri del faraone e il suo esercito; quelle interne: i pensieri deprimenti che volevano far credere che il cammino intrapreso fosse insensato e senza via d’uscita – sono naufragate nelle acque del Mar Rosso.

 Gli abissi li ricoprirono, / sprofondarono come pietra.

             La sorpresa per gli israeliti è che tutto questo è avvenuto non per le loro forze, ma per una sorprendente iniziativa ‘dall’Alto’ della quale essi sono stati semplicemente spettatori.

 La tua destra, Signore, / terribile per la potenza, la tua destra, Signore, / annienta il nemico.

             Anche noi possiamo unirci agli israeliti con questo canto. Essi “battezzati in Mosè” cantavano la salvezza ottenuta dal faraone; noi “battezzati in Cristo” cantiamo la salvezza donataci dal Signore e per la quale ciascuno di noi può dire: “Davvero il Signore ha combattuto per me, si è fatto carico della mia vita. Io mi sono affidato a Lui ed Egli mi ha condotto al porto della salvezza”.

 Don Luigi Pedrini

18 Ottobre 2015

Carissimi Parrocchiani,

 ieri due ragazzi e otto ragazze della nostra parrocchia hanno ricevuto il sacramento della Confermazione e si sono accostate per la prima volta al sacramento dell’Eucaristia. Sono:

  • B. Chiara
  • B. Gaia
  • C. Alessia
  • L. Anna
  • M. Karen
  • M. Matilde
  • M. Stefano
  • R. Alessandro
  • S. Rita
  • V. Marta

             È stato per loro un momento bello, vissuto con gratitudine e grande partecipazione interiore. Li ricordiamo nella preghiera perché il dono ricevuto possa fruttificare nella loro vita.

Cesare da Sesto – Ultima Cena (copia)

  Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”. Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: “Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti (Mc 14,22-24)

Don Luigi Pedrini

11 Ottobre 2015

Carissimi Parrocchiani,

si è conclusa la Sagra della Madonna del Rosario. Abbiamo vissuto momenti belli che ci hanno aiutato a fare memoria del nostro essere comunità di fede che si rallegra di poter guardare a Maria, Vergine del Rosario, come Madre e nostra Protettrice.

Abbiamo vissuto un momento intenso di lode attraverso la preghiera dell’Akatistos, preghiera solenne che ringrazia il Signore per il grande mistero del Verbo che si fa uomo. Ugualmente è stato bello domenica meditare sul significato della nostra chiesa e anche del sagrato: è un’eredità preziosa che abbiamo ricevuto che porta con sé un ricco messaggio di fede e un’indicazione di cammino per la nostra vita cristiana. Pure ben vissuto e partecipato è stato l’Ufficio dei Defunti lunedì mattina, presieduto da don Giacomo Ravizza: in quel giorno abbiamo allargato lo sguardo sui nostri defunti che nella comunione dei santi continuano ad essere parte della nostra comunità.

Non abbiamo che da ringraziare il Signore che attraverso le feste che scandiscono l’anno ci conduce per mano e ci fa il dono di una comprensione sempre più profonda del nostro essere cristiani.

Rinnovo ancora il mio grazie a tutti. In particolare, ringrazio le persone che hanno pensato alla preparazione della chiesa; quante si sono dedicate alla realizzazione della Pesca di beneficenza e del mercatino; i volontari che hanno contribuito ad allestire la struttura necessaria nel salone e fuori dal salone.

Per la realizzazione del sagrato dobbiamo ringraziare i due tecnici che hanno lavorato al progetto e alla richiesta dei permessi necessari; la ditta Popedil di Claudio Battaglia che ha realizzato il lavoro; i volontari che hanno dipinto il muretto di cinta restaurato: Piero Borlini, Giorgio Garlaschelli, Giovanni Stirbu e Pietro Jakini per la preziosa consulenza.

A Matteo Bianchi, a Marzia Vaghi, a Paolo Rossetti il grazie per la realizzazione della bacheca affissa nel sagrato e che vuole essere un segno di benvenuto e di accoglienza per i tanti pellegrini che attraversano il paese e che spesso si fermano a fare visita alla nostra chiesa.

Ora riprendiamo il nostro cammino. Iniziamo a tutti gli effetti il nuovo anno pastorale di cui potete vedere sul foglio che trovate sul tavolino il programma degli incontri di catechesi per ragazzi, adolescenti, giovani, adulti. È il programma che ho valutato in questa settimana con i membri del Consiglio Pastorale i quali hanno dato la loro approvazione.

Quello che ci prepariamo a vivere è un anno segnato da avvenimenti importanti dal punto di vista ecclesiale: penso al Sinodo sulla Famiglia in atto a Roma; all’anno giubilare che inizieremo l’8 dicembre; alla consacrazione episcopale di un nostro sacerdote, don Andrea Migliavacca, nominato vescovo di San Miniato in Toscana; il saluto che daremo a Mons. Giovanni Giudici che lascia la nostra Diocesi e quello che daremo al nuovo Vescovo che arriverà.

Non mi resta che augurare a tutti un buon cammino e … che il Signore ci accompagni!

 

Don Luigi Pedrini