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21 Febbraio 2016

  • Sabato 20 c.m. ore 18.30: Incontro di catechesi per i ragazzi delle Medie e gli adolescenti.
  • Ricordo per i ragazzi di 2° alla 5° elementare che domani il catechismo si svolge regolarmente al mattino alle ore 10.00. Dopo la S. Messa si fermano al pranzo insieme in salone; nel pomeriggio proiezione del film e lavoro insieme. Alle 15.00 c’è l’incontro con i loro Genitori. Raccomando la presenza dei Genitori e in particolare dei Genitori dei ragazzi che ricevono i sacramenti, quelli di 3°, 4°, 5° elementare. Si conclude alle ore 16.30
  • Lunedì 22 c.m. alle ore 21.00 nella sala parrocchiale: Incontro di catechesi per gli adulti sulle Opere di misericordia corporale. Riflettermo sull’opera: “Visitare i carcerati”.
  • Martedì, ore 21.00: Prove di canto.
  • Venerdì ore 20.45: preghiera della Via Crucis.
  • Da venerdì 26 a domenica 28 sono assente per la predicazione di tre giorni di Esercizi Spirituali.

21 Febbraio 2016

Carissimi Parrocchiani,

la scorsa settimana mettevo in luce due stranezze nel dialogo che Dio ha intavolato con Mosè in seguito al peccato di idolatria del popolo di Israele.

La prima stranezza consiste nel fatto che Dio parli di Israele non come il ‘suo’ popolo, quello che si è scelto tra tutti i popoli, ma come il popolo che appartiene a Mosè. Pertanto, restiamo colpiti da questa presa di distanza di Dio nei confronti di Israele.

La seconda stranezza la cogliamo invece nei vv. 9-10: II Signore disse inoltre a Mosè: “Ho osservato questo popolo e ho visto che è un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te invece farò una grande nazione”  (Es 32,9-10).

Davvero è una richiesta strana. Il Dio sovrano capace di operare prodigi con mano potente sembra quasi chiedere il permesso a Mosè di poter procedere nei confronti di Israele: “Ora lascia…”.

In realtà dietro questa richiesta si percepisce la segreta attesa, da parte di Dio, che Mosè prenda espressamente le distanze dal male che Egli sta minacciando di fare. In sostanza andrebbe intesa così: “Tu Mosè puoi lasciarmi o non lasciarmi fare. Spetta a te decidere, ma io spero che tu non mi lasci fare questo”. Dunque, Dio minaccia il castigo nei confronti di Israele a motivo del suo peccato di idolatria; però, non vuole arrivare alla punizione e spera di trovare in Mosè un intercessore per poter usare misericordia.

Qualcosa di simile si ritrova anche  nel dialogo che Abramo intrattiene con Dio alla vigilia della distruzione di Sodoma e Gomorra. In quella circostanza Dio aveva aperto il suo cuore ad Abramo svelando il destino rovinoso a cui le due città stavano andando incontro, proprio nella speranza di trovare in lui un intercessore grazie al quale usare misericordia alle due città.

E in effetti Dio trova quello che cerca. Abramo intercede, fa la sua richiesta di misericordia per le due città e Dio offre la sua disponibilità a perdonare. Ma questo, purtroppo, non è bastato per ottenere salvezza perché le condizioni che Mosè ha patteggiato con Dio, quantunque minimali – trovare almeno dieci giusti nelle due città –  non sono state soddisfatte.

Non così, invece, nel caso di Mosè. La sua preghiera di intercessione va a buon fine e ottiene grazia per il suo popolo.

In un caso e nell’altro, tuttavia, Dio ha potuto apprezzare il cuore ‘pastorale’ maturato sia in Abramo, sia in Mosè: ha trovato in loro un cuore che condivideva con lui la stessa passione di misericordia. Siamo allora in grado di comprendere, ora, il senso di quelle che abbiamo chiamato le stranezze di Dio: a null’altro miravano se non a condurre Mosè verso la vetta della misericordia che diventa umile e fiduciosa richiesta di perdono per sé e per gli altri.

 

Don Luigi Pedrini

14 Febbraio 2016

  • L’offerta di questa domenica 2 del mese è a favore della Caritas Parrocchiale.
  • Ore 10.00: catechismo per i ragazzi dalla 2° alla 5° elementare. Nel pomeriggio catechismo per i bambini di 1° Elementare e Incontro per i loro genitori. Quaresima di Carità per i ragazzi.
  • Domenica prossima il catechismo delle classi dalla 2° alla 5° elementare si svolge regolarmente al mattino.
    Segue il pranzo insieme in salone (offerta 3,00 E.) e si prolunga nel pomeriggio.
    Alle 15.00 c’è l’incontro con i loro genitori. Raccomando la presenza in particolare dei Genitori dei ragazzi che ricevono i sacramenti, quelli di 3, 4, 5 elementare.
    Si conclude alle ore 16.30
  • In questa settimana si svolgono i gruppi di ascolto. Si veda il programma esposto sul portone della Chiesa.

14 Febbraio 2016

Carissimi Parrocchiani,

 

concludevo la settimana scorsa riferendo che la richiesta avanzata dagli israeliti: “Facci un dio che cammina davanti a noi” viene accolta da Aronne.

A questo punto il testo biblico fa assistere a un improvviso cambio di scena. Il narratore fa passare improvvisamente dalla scena festosa che si svolge a valle con canti e danze, feste e banchetti, ad una scena lontana dal chiasso nella quale ci presenta l’autentico volto di Dio e la religiosità di un vero uomo di preghiera: Mosè.

Inizia a questo punto il grande dialogo tra Mosè e Dio che è uno dei momenti più importanti della vita di Mosè ed è anche tra le esperienze più significative di preghiera riferite dall’Antico Testamento.

 

7 Allora il Signore disse a Mosè: “Va’, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito. 8 Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto””. 9 Il Signore disse inoltre a Mosè: “Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice. 10 Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione” (Es 32,7-10).

 

Ci sono due stranezze nelle parole che Dio rivolge a Mosè. La prima la cogliamo nell’espressione “tuo popolo” seguita dalla precisazione “che tu hai fatto uscire dall’Egitto”. Stando a queste parole sembra quasi che Dio sorvoli sul fatto che Israele à anzitutto il ‘suo’ popolo, il popolo sul quale Egli liberamente ha deciso di chinarsi ponendo ascolto al lamento che innalzava nella sua schiavitù. Ugualmente, sembra che Dio passi sopra al fatto è Lui il vero liberatore degli Israeliti: il suo braccio potente ha compiuto i prodigi con cui l’ha liberato dalle mani del faraone e non Mosè che è un semplice strumento al suo servizio.

Questa è, dunque, la prima stranezza. Mosè, però, non accetta di addossarsi da solo la responsabilità di quanto accaduto e nella sua risposta osa rispondere a Dio ribaltando i termini. Il v. 11 mette bene in luce fin dove Mosè ha osato controbattere a Dio. Si legge: “Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente?”.

Dunque, Mosè ricorda a Dio che in tutta questa vicenda è implicato anche Lui, anzi soprattutto Lui dal momento che gli israeliti sono il “suo popolo”. Vedremo la prossima che Dio non si sentirà per nulla rimproverato da queste parole: probabilmente era proprio quello che voleva sentirsi dire da Mosè.

Don Luigi Pedrini

7 Febbraio 2016

  • Catechismo regolare. In questa domenica ricorre la 38° Giornata Nazionale per la vita. Nel pomeriggio festa di carnevale per i ragazzi. Nel cortile della casa parrocchiale frittelle per tutti.
  • Martedì e venerdì passerò a portare la Comunione agli ammalati.
  • Martedì sera prove di canto.
  • Mercoledì con il rito delle Ceneri iniziamo il tempo della Quaresima. Mercoledì è giorno di digiuno e di astinenza. Per favorire la partecipazione anche di chi lavora celebrerò la S.  Messa nel pomeriggio alle ore 16.30 e alla sera alle ore 20.45.
  • Giovedì Festa della Madonna di Lourdes – Giornata mondiale del malato.
  • Venerdì ore 20.45: Via Crucis. Al termine farò la riunione con i catechisti. Per ora rimandiamo la riunione del Consiglio Affari Economici.
  • Sabato ore 10.00-11.30: sono disponibile per le confessioni.

7 Febbraio 2016

Carissimi Parrocchiani,

continuiamo a porre attenzione a Mosè quale uomo di preghiera che intercede in favore del suo popolo. La testimonianza più rivelativa al riguardo l’abbiamo in occasione del grave peccato di cui gli israeliti si sono resi colpevoli durante la permanenza nel deserto.

Ecco come sono andate le cose. Nella loro marcia nel deserto essi giungono alle pendici del monte Sinai. Mosè per comando di Dio si separa dal popolo e sale sul monte, da solo, a pregare.

La sua permanenza si protrae per diversi giorni al punto che gli israeliti cominciano a pensare male e dubitano ormai di poterlo ancora rivedere. Per questo si rivolgono ad Aronne con una singolare richiesta: “Facci un Dio che cammini alla nostra testa” (Es. 32,1).

Questa richiesta all’apparenza sembra innocua e per nulla riprovevole: in fondo gli israeliti stanno chiedendo di uniformarsi agli usi degli altri popoli, presso i quali era prassi abituale fare delle raffigurazioni di Dio. In realtà, la richiesta è ambigua e fuorviante. Lo evidenzia bene questa considerazione di Alonso Schokel:

 È come il caso di un operaio che spinge la sua carriola carica di mattoni per un sentiero infangato, stretto e tortuoso o superando un piccolo fosso per mezzo di alcune tavole traballanti, finché giunge al luogo in cui deve scaricare i mattoni. Egli segue fedelmente la carriola: dove va la ruota va anche lui, a destra, a sinistra... E ci si deve domandare: Chi guida e chi è guidato? L'uomo va dietro, spingendo con due stanghe la carriola senza motore; dove va la ruota va anche lui; ma chi guida e chi è guidato?
Gli israeliti chiedono un dio che cammini davanti a loro. Vogliono un dio che si possa maneggiare, a cui essi possano mettere ruote e stanghe: un'immagine di pietra, di metallo o di legno che essi possano trasportare dove vogliono. L'uomo crea nella sua mente carriole e ruote concettuali, su cui trasporta comodamente il suo dio e va dietro di lui. Chi guida e chi è guidato? Dobbiamo esaminare continuamente la nostra idea di Dio, per vedere se stiamo seguendo lui o le fantasie della nostra mente adattate a ciò che ci conviene (L. A. Schokel, G. Gutierrez, La missione di Mosè, ADP, Roma 1991, pp. 100-101).

 

Dunque, il rischio reale sotteso alla richiesta è quello di una deformazione del volto autentico di Dio. Il Dio di Mosè che hanno conosciuto attraverso i prodigi dell’Egitto è un Dio sovrano che non si lascia manipolare dall’uomo. Invece, il Dio che vogliono fabbricarsi è un Dio addomesticato, che possono portare dove vogliono. Sta alla loro testa come la carriola, ma non è lui a indicare la strada: chi la indica è colui che sta dietro e che spinge avanti la carriola. Questo Dio che hanno fatto con le loro mani è del tutto manipolabile. Assomiglia a Dio, ma non è Dio: è solo un idolo.

La richiesta degli israeliti viene accolta da Aronne: “Aronne rispose loro: “Togliete i pendenti d’oro che hanno agli orecchi le vostre mogli e le vostre fìglie e portateli a me”. Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette dalle loro mani e li fece fondere in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso.

Don Luigi Pedrini

31 Gennaio 2016

  • In questa domenica ricorre la Festa di San Giovanni Bosco patrono della gioventù e patrono anche del nostro Oratorio.
    In particolare ricordo la tombolata in oratorio alle ore 21.00 a cui sono invitati tutti ragazzi e adulti.
    In quella sera consegnerò anche i diplomi per i presepi. I ragazzi che si sono prenotati per la pizza vengono in oratorio per ore 19.00.
  • Martedì Festa della presentazione di Gesù (Candelora). Alla sera alle ore 21.00: Prove di canto.
  • Mercoledì Festa di san Biagio con la possibilità di ricevere la benedizione della gola.
  • Domenica prossima ricorre la 38 Giornata Nazionale per la vita. Sabato sera ci sarà la consueta Veglia di preghiera in San Pietro in Ciel d’Oro alle ore 21.00 presieduta da Mons. Corrado Sanguineti.
  • Avverto fin d’ora che nell’altra settimana faremo:
    Giovedì 11 la riunione del Consiglio Affari Economici;
    venerdì 12 la riunione dei catechisti.

 

31Gennaio 2016

Carissimi Parrocchiani,

dopo aver contemplato la figura di Mosè quale servo che si prende cura degli israeliti nelle loro necessità, lo contempliamo ora quale uomo di preghiera. Forse questa angolatura di sguardo ci coglie un po’ di sorpresa. Spontaneamente quando pensiamo a Mosè il nostro ricordo va subito alle grandi imprese da lui compiute: ai nostri occhi egli appare primariamente come un grande uomo di azione e non di contemplazione. In realtà, se scorriamo con attenzione i testi scopriamo, con sorpresa, che parecchi testi lo presentano in atto di rivolgersi a Dio. Il suo dialogo con Lui è costante e sorprende sia per la frequenza sia per l’intensità.

Dunque, Mosè era un uomo di preghiera. Ne è prova il fatto che ogni qualvolta si trovava davanti a un problema, sapeva sollevare lo sguardo e il cuore, tendere le braccia  al cielo e pregare.

Guardando da vicino i testi possiamo rinvenire in lui tre tipologie di preghiera. Anzitutto, la preghiera di intercessione: Mosè è un uomo che si fa intercessore per gli altri.

La sua prima preghiera di intercessione è a favore un non-israelita, del faraone. Costui non era una persona atea; semplicemente non conosceva il Dio di Mosè. Mano a mano, però, che si rende conto della realtà e dell’autorità di questo Dio manifesta qualche spiraglio di apertura alla fede: in particolare, chiede a Mosè di intercedere presso Dio in favore suo e di tutto il popolo egiziano. “Pregate il Signore, perché allontani le rane da me e dal mio popolo” […] Mosè e Aronne si allontanarono dal faraone e Mosè supplicò il Signore riguardo alle rane, che aveva mandate contro il faraone (Es 8,4.8).

Dopo l’uscita dall’Egitto, durante il cammino nel deserto, quando Mosè è pacificamente conosciuto da tutti come il prescelto da Dio per condurre Israele nella terra promessa, lo vediamo pregare frequentemente per il suo popolo.

Prega quando gli israeliti, giunto a Massa e a Meriba, sono invasi dal terrore a motivo della mancanza d’acqua in quel luogo. Si perdono d’animo, rimpiangono l’Egitto, protestano contro Mosè: Allora Mosè e Aronne si allontanarono dalla comunità per recarsi all’ingresso della tenda del convegno; si prostrarono con la faccia a terra e la gloria del Signore apparve loro” (Nm 20,6).

Ugualmente, più avanti, Mosè prega il Signore per gli israeliti perché allontani da loro i serpenti velenosi che infestano il luogo in cui si trovano; Allora il popolo venne a Mosè e disse: “Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti”. Mosè pregò per il popolo. II Signore disse a Mosè: “Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita”.

Famosa è la scena nella quale Mosè prega perché gli israeliti riportino vittoria su Amalek. Egli non scende nel campo di battaglia, ma sta sul monte insieme ad Aronne e a Cur che gli sostengono le braccia. Quando Mosè con le braccia alzate prega, gli israeliti hanno la meglio sui nemici. La preghiera perseverante di Mosè permette loro di conseguire la vittoria.

don Luigi Pedrini

Avvisi – 24 Gennaio 2016

  • Sabato 23 c.m. ore 18.30: Incontro di catechesi per i ragazzi delle Medie e per gli adolescenti.
  • Domenica 24 c.m.: Catechismo regolare al mattino.
    Al termine della S. Messa delle ore 11.00 sarà in vendita il miele il cui ricavato andrà all’Associazione dell’AIFO che si prende cura degli ammalati di lebbra.
  • Dopo il ricordo nella preghiera che abbiamo avuto in questi giorni per il nostro vescovo Mons. Corrado Sanguineti siamo invitati a partecipare alla S. Messa di entrata in Diocesi che si celebrerà in Duomo alle ore 16.00.  Per i ragazzi c’è l’invito a partecipare nel pomeriggio all’incontro col Vescovo in piazza Duomo alle ore 15.00.
  • Lunedì sera alle ore 21.00 faremo nella sala parrocchiale il 3° incontro di catechesi sulle tema delle opere di misericordia. In quella sera rifletteremo sull’opera di misericordia: “Assistere gli ammalati”.
  • Martedì sera alle ore 21.00: Prove di canto.
  • Domenica prossima 31 c.m. ricorre la Festa di san Giovanni Bosco patrono della gioventù e patrono anche del nostro Oratorio. Come ogni anno ci sarà sabato sera in oratorio la tradizionale tombolata alle ore 21.00 a cui sono invitati tutti ragazzi e adulti. In quella sera consegnerò anche i diplomi per i presepi. I ragazzi che si sono prenotati per la pizza vengono in oratorio per ore 19.00.

24 Gennaio 2016

Carissimi Parrocchiani,

concludiamo la nostra riflessione sulle diverse modalità con cui Mosè ha espresso la sua missione verso gli israeliti con questa significativa riflessione di san Gregorio di Nissa.

Il Santo riflette sul fatto che Mosè, a motivo dei tanti servizi svolti ha meritato di essere chiamato “servo di Dio”. Si tratta di un appellativo “sublime” – osserva il santo –, da considerarsi come il coronamento di una vita interamente vissuta nell’obbedienza alla volontà di Dio.

Per spiegare meglio questa affermazione, egli offre una mirabile sintesi delle tappe più significative che segnano il ‘sentiero’ di Mosè per concludere che la meta vera, quella più desiderabile, era proprio quella di potersi fregiare del titolo di ‘servo’.

Le tappe che con un linguaggio puntuale, efficace e non privo di poesia ricorda sono le battaglie affrontate nelle quali ha riportato vittoria sui nemici; l’attraversamento del Mar Rosso e il cammino nel deserto con i miracoli della manna e dell’acqua fatta scaturire dalla roccia; l’esperienza di incontro con Dio sul monte Sinai nella quale ha ricevuto il dono dei comandamenti; la presa di distanza dal male e da ogni idolo attraverso un cammino di purificazione fatto in prima persona e nel quale è riuscito a coinvolgere anche gli israeliti così da restituire loro dignità e libertà.

Attraverso queste tappe Mosè ha conseguito il fine più ambito di meritarsi il titolo di “ servo di Dio”. Questo è infatti il punto di arrivo della vita spirituale. Ma ascoltiamo ora direttamente le parole di san Gregorio di Nissa:

 Apprendiamo così che, dopo essere passato per tanti successi, allora è ritenuto degno di questo appellativo sublime, in modo da esser chiamato servo di Dio, che equivale a dire che egli fu superiore a tutto […].
Che cosa ci insegnano queste parole? A guardare a un solo fine durante questa vita: essere chiamati servo di Dio grazie alla nostra condotta di vita. Quando avrai vinto tutti i nemici, l’egiziano l’amalecita l’idumeo il madianita, avrai traversato il mare, sarai stato illuminato dalla nube e addolcito dal legno, avrai bevuto dalla roccia e gustato il cibo celeste; quando con purezza e santità ti sarai aperto la strada per salire al monte e, giunto là, avrai appreso il mistero divino dalla voce della tromba e, nella tenebra che impediva di vedere, ti sarai avvicinato a Dio con la fede, e lì avrai conosciuto i misteri della tenda e la dignità del sacerdozio; quando avrai intagliato il tuo cuore, così da imprimervi le parole divine, quando avrai distrutto l’idolo d’oro, cioè avrai cancellato dalla vita la brama di possedere, quando ti sarai innalzato tanto da apparire invincibile alla magia di Balaam ( a udire magia, intendi il vario inganno di questa vita, il quale gli uomini, come incantati da una coppa di Circe, si estraniano dalla propria natura e assumono l’aspetto degli animali irragionevoli); quando sarai passato attraverso tutte queste esperienze …; quando tu avrai ridotto al niente tutto ciò che si eleva contro la tua dignità come Datan, consumandolo col fuoco come Core; allora tu ti avvicinerai al termine, e io intendo con questa parole ‘termine’ ciò in vista di cui tutto avviene: così, il termine della coltivazione dei campi è gustarne i frutti; il termine della costruzione di una casa è abitarvi; il termine del commercio è arricchirsi; infine, il termine della fatiche dello stadio è essere coronati: così, il termine della vita spirituale è essere chiamati servi di Dio (La vita di Mosé, nn. 314-317).

 

Don Luigi Pedrini