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24 Aprile 2016

Carissimi Parrocchiani,

concludo le considerazioni su Mosè quale uomo di preghiera con un breve commento tratto sempre dalla vita di Mosè di san Gregorio di Nissa. Egli offre un’originale spiegazione del rifiuto che Dio oppone alla richiesta avanzata da Mosè di poter vedere il suo volto.

A suo giudizio la ragione va cercata nella condizione propria del discepolo che è chiamato non a precedere il maestro stando ‘davanti’; ma a seguirlo stando ‘dietro’. Pertanto, il discepolo non è nella condizione di stare a faccia a faccia col maestro, ma di guardare le sue spalle.

Il Signore, che allora dava responsi a Mosè e ora è venuto a portare a compimento la sua Legge, svelando ai discepoli in chiari concetti quanto era scritto per simboli, spiega allo stesso modo dicendo: “Se uno vuol venire dietro di me”. Non dice: “Se uno vuole andare avanti a me”. E a chi lo pregava per la vita eterna, rivolge lo stesso invito: “Vieni” gli dice “e seguimi”. E chi segue guarda le spalle.

Ma proprio attraverso questo seguire ‘da dietro’ il maestro il discepolo impara a entrare in un rapporto di comunione e di familiarità con lui.

Perciò Mosè che brama vedere Dio, ora apprende come è possibile vedere Dio: cioè che seguire Dio là dove egli ci guida, questo è vedere Dio. Infatti il suo passaggio indica che egli fa da guida a chi lo segue, perché non è possibile per chi ignora la via percorrerla con sicurezza in altro modo se non seguendo da dietro la guida. Perciò chi guida indica la via, precedendolo, a chi lo segue, e chi segue non devia dalla retta via, se guarda da dietro continuamente la sua guida. Perciò Dio dice a chi Egli guida: “Non vedrai il mio volto”; cioè: non venire di faccia a chi ti guida. Infatti la corsa sarebbe certamente in direzione opposta, in quanto il bene non guarda di faccia il bene, ma lo segue.

Pretendere diversamente, cioè voler stare davanti a Dio per guardarlo in faccia anziché stare dietro vedendo le sue spalle, vuol dire mettersi su una strada opposta a quella che conduce alla vita e che il Signore indica: il traguardo finale non può che essere la rovina. Infatti San Gregorio di Nissa aggiunge: “Chi infatti lo guarda di faccia non vivrà, come attesta la parola divina: «Nessuno vedrà il volto del Signore e vivrà»”.

Non meno sorprendente è la conclusione finale che egli propone: Vedi quanto è importante imparare a seguire Dio, poiché, dopo quelle grandi ascese e le terribili e meravigliose apparizioni divine, verso la fine della vita a stento è ritenuto degno di questa grazia chi ha imparato a mettersi alle spalle di Dio (da: La vita di Mosè, pp. 177ss.).

Mosè ha avuto esperienze di comunione con Dio come pochi altri, ha vissuto ascese meravigliose verso di Lui; eppure, davanti a Dio più importante di questi doni di grazia il camminare ogni giorno con umiltà mettendoci alle spalle di Lui, pastore che ci precede e ci guida.

 

            Don Luigi Pedrini

 

Avvisi – 17 Aprile 2016

  • Domenica 17 c.m. il catechismo delle elementari si prolunga con il pranzo e poi nel pomeriggio. I Cresimandi hanno nel pomeriggio un appuntamento importante per il quale vorrei raccomandare la presenza di tutti: parteciperanno in cattedrale all’incontro con il Vescovo insieme a tutti i cresimati del 2016.
  • Lunedì sera, ore 21.00: Incontro di catechesi per gli adulti sull’opera di misericordia riguardante il giusto onore da tributare ai defunti.
  • Martedì sera, ore 21.00: prove di canto
  • Venerdì 22  c.m., ore 21.00: Riunione con i catechisti.
  • Nei giorni di martedì, giovedì, venerdì continuo la benedizione delle case: completerò Via Nobili, quindi Via IV Novembre, Via Mazzini, Via Garibaldi, Via Cavallotti…
  • In questa settimana abbiamo ricevuto un’offerta straordinaria di 2000,00 E. Pertanto ho saldato le spese del sagrato con un bonifico di 1800.00 E. (600,00 E per arrivare al saldo di 30.000,00; 1200 per IVA al 4% sul costo complessivo).
    Ringrazio chi ha fatto l’offerta straordinaria, ringrazio tutta la comunità; ringrazio la Ditta PopEdil di Claudio Battaglia.

17 Aprile 2016

Carissimi Parrocchiani,

abbiamo contemplato Mosè quale uomo che intercede per il suo popolo presso Dio arrivando fino alla supplica nei momenti più drammatici e sofferti e che con la preghiera entra in un rapporto di profonda intimità con Dio. Abbiamo anche potuto constatare quanto Mosè si sentisse coinvolto nel destino del suo popolo: davvero, gli israeliti erano ormai diventati parte della sua vita.

C’è un racconto rabbinico estremamente eloquente al riguardo che mette bene in luce fin dove Mosè fosse disposto ad osare nei confronti di Dio pur di prendere le difese del suo popolo.

Solo litigando per il suo popolo e litigando anche contro Dio, Mosè divenne uomo di Dio. Svolgeva infatti due ruoli veramente diffìcili: rappresentava Dio presso Israele e Israele presso Dio. Bastava che gli angeli si pronunciassero contro Israele, e accadeva spesso, perché Mosè li facesse tacere. Quando Dio decise di fare dono ad Israele della Legge, gli angeli gli si opposero e Mosè replicò: “Ma allora chi la osserverà, voi? Solo gli uomini possono accettare la legge e vivere secondo i suoi dettami!”. E quando il popolo toccò il fondo dell’abisso, ballando attorno al vitello d’oro, Mosè trovò ancora il modo di difenderlo, “è colpa sua o tua, o Signore? Israele ha vissuto così a lungo in esilio fra gli adoratori di idoli che ne è stato avvelenato. È colpa sua se non riesce a dimenticare così facilmente”.. . Di fronte alla minaccia divina pone un ultimatum: “O perdoni tutto, o cancelli il mio nome dal tuo libro”. E quando Dio gli disse. “Il tuo popolo ha peccato”, Mosè replicò: “Quando Israele osserva la tua Legge è il tuo popolo e quando la trasgredisce sarebbe il mio? (Cfr. C.M. Martini, Vita di Mosè, p. 85).

In questa maniera Mosè si è guadagnato la fiducia degli israeliti che lo ricorderanno sempre come il pastore per eccellenza.

Tutto questo ricorda a noi la straordinaria forza della preghiera che, anche quando è fatta nel nascondimento e nel segreto, è capace di creare una profonda sintonia tra il pastore e le sue pecore.

È significativa in proposito questa testimonianza che Giovanni Paolo II dava di sé nel contesto di una considerazione più ampia sulla preghiera del Vescovo, chiamato ad essere pastore per la comunità a lui affidata. Scrive:

L’interesse per l’altro comincia dalla preghiera del vescovo, dal suo colloquio con Cristo che gli affida “i suoi”. La preghiera lo prepara a questi incontri con gli altri. Sono incontri in cui, se l’animo è aperto, è possibile conoscersi e comprendersi a vicenda anche quando c’è poco tempo. Io, semplicemente, prego per tutti ogni giorno. Appena incontro una persona, prego per lei, e ciò facilita sempre i contatti. Mi è difficile spiegare come gli altri lo percepiscano, bisognerebbe chiederlo a loro. (In Alzatevi, andiamo, pp. 56-57).

La preghiera ha dunque questa capacità misteriosa di gettare ponti con le persone e di disporre i cuori verso un naturale rapporto di familiarità. Forse tutto questo ha qualcosa da dire anche a noi, alla nostra preghiera…

Don Luigi Pedrini

Avvisi – 10 Aprile 2016

  • Domenica della Caritas Parrocchiale.
  • Domenica 10 c.m., ore 10.00: Catechismo regolare. Nel pomeriggio catechismo per i bambini di 1° Elementare e incontro per i loro genitori. Ritrovo in oratorio alle ore 15.15.
  • Domenica 10 c.m., alle ore 16.00: Battesimi di Gaia Emanuele e di Eva Giovanelli.
  • Martedì e venerdì porto le Comunioni agli ammalati. Martedì sera, riprendono le prove di canto
  • Venerdì sera: Incontro coi genitori dei ragazzi della Prima Comunione.
  • Domenica prossima, il catechismo delle elementari si prolunga con il pranzo e poi nel pomeriggio. I Cresimandi hanno nel pomeriggio un appuntamento importante per il quale vorrei raccomandare la presenza di tutti: parteciperanno in cattedrale all’incontro con il Vescovo insieme a tutti i cresimati del 2016.
  • Nei giorni di lunedì, giovedì, venerdì continuo la benedizione delle case: verrò in Via Cavour, via Libertà, Via Allende, Via Roggia Becca.
  • In questa settimana abbiamo dato un acconto di 1000,00 per le spese del sagrato. Così, siamo arrivati a 29.400,00. Pure ho consegnato in Curia l’offerta di 1100,00 E. raccolte per le iniziative proposte dalla Quaresima di Carità; e 60,00 E. a favore della Terra Santa.

10 Aprile 2016

Carissimi Parrocchiani,

concludiamo le nostre riflessioni su Mosè quale uomo che prega soffermandoci su una terza tipologia di preghiera che troviamo nella sua esperienza di fede: quella contemplativa. È la preghiera nella quale Mosè vive più profondamente la sua relazione con Dio; tuttavia è anche quella più discreta e lo si capisce: in questa maniera di pregare – come testimoniano i mistici – è molto quello che si sperimenta, ma poco quello che si è in grado di riferire.

Il testo biblico in diverse occasioni parla di Mosè come il confidente di Dio. Egli è ammesso ad una intimità con Lui quale non è concessa a nessun altro. È estremamente eloquente in proposito quanto si legge nel libro dei Numeri. Dio interviene per prendere le difese di Mosè nei confronti di Aronne e Maria che avevano avanzato dubbi sulla sua rettitudine di governo e fa espressamente distinzione  tra Mosè e i profeti. 6Il Signore disse: “Ascoltate le mie parole! Se ci sarà un vostro profeta, io, il Signore, in visione a lui mi rivelerò, in sogno parlerò con lui. 7Non così per il mio servo Mosè: egli è l’uomo di fiducia in tutta la mia casa. 8Bocca a bocca parlo con lui, in visione e non per enigmi, ed egli contempla l’immagine del Signore. Perché non avete temuto di parlare contro il mio servo, contro Mosè?” (Nm 12,5-8).

Dunque, Mosè ha la possibilità di intrattenere un dialogo diretto con Dio. E, tuttavia, questa confidenza che gli è concessa non sottrae Dio al suo mistero.

Possiamo richiamare al riguardo un altro testo significativo nel quale Mosè osa rivolgere a Dio la domanda che forse sta nel cuore di ogni uomo, quella di poter vedere il suo volto. Ed ecco la risposta di Dio: “Farò passare davanti a te tutta la mia bontà e proclamerò il mio nome, Signore, davanti a te” […] 20Soggiunse: “Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo”. 21Aggiunse il Signore: “Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: 22quando passerà la mia gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano, finché non sarò passato. 23Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere” (33,18-23).

Questo testo rivela bene sia ciò che Dio darà sia ciò che non darà a Mosè. Gli concederà di vedere lo splendore della sua gloria, ma non di vedere il suo volto, perché a nessun uomo è dato di vedere Dio: non reggerebbe di fronte alla grandezza del suo mistero.

È proprio quanto attestano i mistici: essi affermano che quando hanno l’impressione nella contemplazione che Dio sia come a portata di mano, proprio in quel momento constatano che Egli sta sempre ‘oltre’: quello che pareva un punto di arrivo diventa invece un nuovo punto di partenza.

Il testo riferisce anche la modalità singolare con cui Dio viene incontro alla richiesta di Mosè: gli offre una cavità, un luogo protetto e isolato per mezzo della roccia, con la possibilità di guardare verso l’esterno. Così Mosè vede passare la gloria splendente di Dio, ma non vede il suo volto: di Dio vede solo le spalle, cioè lo vede mentre va allontanandosi.

Dunque, all’uomo è dato di vedere la vicinanza e, allo stesso tempo, il suo allontanarsi: come a dire che quanto più ci immergiamo nell’oceano sconfinato del suo mistero, tanto più scopriamo quanto esso è profondo; quanto più abbiamo modo di conoscerlo e tanto più appare l’illimitatezza di Colui che è il “totalmente Altro” da noi.

Don Luigi Pedrini

Avvisi – 13 Marzo 2016

  •  Le offerte di questa domenica vanno a favore della Caritas parrocchiale.
  • Domenica 13 c.m. catechismo dei ragazzi delle elementari che si prolunga nel pomeriggio. In particolare, nel pomeriggio i ragazzi intrecceranno come negli scorsi anni le palme mentre i genitori faranno il loro consueto incontro di catechesi.
  • Ricordo alcuni appuntamenti quaresimali: venerdì sera faremo la Via Crucis insieme a tutte le parrocchie del Vicariato.
    Si svolgerà a Copiano alle ore 21.00. Partiremo davanti alla Chiesa alle ore 20.15.
    Sabato sera con gli adolescenti e i giovani parteciperemo alla Veglia delle Palme insieme al Vescovo. L’appuntamento è in oratorio alle ore 18.30.
    Domenica prossima è la solennità della domenica delle Palme con la quale inizia la Settimana Santa. La Santa Messa delle ore 11.00 inizierà nel cortile della Chiesa con la benedizione degli ulivi e delle palme.
  • In questa settimana si svolgono i gruppi di ascolto del Vangelo nelle case. Si veda il prospetto esposto.
  • Nelle mattine di martedì e di mercoledì porterò la comunione pasquale agli ammalati. Era prevista anche la mattina di venerdì, ma avendo un impegno a Pavia, rimando alla mattina del lunedì della settimana Santa.
  • Continuo in settimana la Benedizione delle case. Terminerò in Strada Bassa e la zona della Tangenziale. Ad ogni modo arriverà prima l’avviso.
  • Giovedì, ore 21.00: Prove di canto.
  • Sulle mensole ci sono i programmi del Pellegrinaggio a Roma che faremo dal 22 al 25 Agosto: chi è interessato può prenderne visione.
  • Abbiamo versato un acconto di 1000,00 per le spese del Sagrato. Complessivamente abbiamo versato la somma di 28.400,00 E.

13 Marzo 2016

Carissimi Parrocchiani,

dopo esserci soffermati sulla prima tipologia di preghiera che constatiamo in Mosè, quella più ricorrente cioè la preghiera di intercessione, consideriamo ora più in breve una seconda tipologia: la preghiera di supplica.

Uno dei testi più espressivi a questo riguardo lo troviamo nel capitolo 11 del libro dei Numeri.

Mosè udì il popolo che piangeva in tutte le famiglie, ognuno all’ingresso della propria tenda; l’ira del Signore si accese e la cosa dispiacque agli occhi di Mosè.  Mosè disse al Signore: “Perché hai fatto del male al tuo servo? Perché non ho trovato grazia ai tuoi occhi, al punto di impormi il peso di tutto questo popolo?  L’ho forse concepito io tutto questo popolo? O l’ho forse messo al mondo io perché tu mi dica: “Portalo in grembo”, come la nutrice porta il lattante, fino al suolo che tu hai promesso con giuramento ai suoi padri? Da dove prenderò la carne da dare a tutto questo popolo? Essi infatti si lamentano dietro a me, dicendo: “Dacci da mangiare carne!”.  Non posso io da solo portare il peso di tutto questo popolo; è troppo pesante per me. Se mi devi trattare così, fammi morire piuttosto, fammi morire, se ho trovato grazia ai tuoi occhi; che io non veda più la mia sventura!” (Nm 11,10-15).

             Siamo di fronte a una preghiera fatta davvero a cuore aperto e rivelativa del legame di familiarità e di intimità che si è instaurato tra Mosè e Dio.

Mosè confessa tutto il suo travaglio interiore. Si sfoga con Dio a motivo di un popolo che si lamenta e piange come fanno i bambini: quando non c’è il cibo chiede il pane; se gli si dà la manna vuole la carne. Non è mai contento e Mosè porta su di sé il peso di questa scontentezza. Per questo si rivolge a Dio. Ha bisogno che sia Lui a dargli la forza e ad alleviare il peso di questa responsabilità.

Egli esprime la sua supplica con un’audacia piena di coraggio e di rispetto allo stesso tempo: “Perché tratti così male il tuo servo?”.

La sua preghiera viene accolta ed esaudita. Al problema della carenza di carne Dio porrà rimedio concedendo le quaglie (Nm 11,31). Alla difficoltà dovuta al peso troppo gravoso per la responsabilità di guida del popolo di Israele Dio verrà incontro comandando a Mosè di costituire un senato di settanta anziani che condividano la sua responsabilità e lo aiutino nel dirimere le questioni sorte tra il popolo (Es 11,24-30).

 Don Luigi Pedrini

6 Marzo 2016

AVVISI

  •  Sabato 6 c.m. ore 18.30: Incontro di catechesi per i ragazzi delle medie e gli adolescenti.
  • Domenica 7 c.m.: Catechismo regolare al mattino alle ore 10.00. Nel pomeriggio i ragazzi delle elementari sono invitati a Pavia per la festa della Gioia nella quale avranno l’incontro con il Vescovo. Invito i genitori a trovarsi qui davanti alla Chiesa e poi con le macchine ci si organizza per andare a Pavia. Nel pomeriggio ci sarà in parrocchia il ritiro per le sorelle dell’Ordo Virginum
  • Avviso circa le iniziative della Quaresima di Carità.
  • Continuo in settimana la Benedizione delle case. Terminerò Via Valle. Proseguirò nella zona di Motta. E poi verrò in Strada Bassa. Ad ogni modo arriverà prima l’avviso.
  • Martedì, ore 21.00: Prove di canto.
  • Mercoledì alle ore 21.00: Incontro con i Membri della Caritas Parrocchiale.
  • Venerdì ore 20.45: preghiera della Via Crucis.
  • Domenica prossima 13 c.m. ci sarà il catechismo dei ragazzi delle elementari si prolunga nel pomeriggio. In particolare, nel pomeriggio i ragazzi intrecceranno come negli scorsi anni le palme mentre i genitori faranno il loro consueto incontro di catechesi.
  • Sempre domenica a Pavia c’è una giornata dedicata alla riflessione sul Sinodo sulla famiglia che si è svolto a novembre (cfr. Manifesto). L’incontro è promosso anche dall’AC. L’invito è rivolto alle famiglie.
  • Sul tavolino potete trovare il giornalino nuovo di questo mese.

6 Marzo 2016

Carissimi Parrocchiani,

ricordavo l’ultima volta che Dio ha trovato in Mosè un pastore davvero secondo il suo cuore che si fa solidale con il suo popolo che ha peccato e per questo innalza verso di Lui la sua preghiera di intercessione.

Come già accennavo, la sua preghiera viene esaudita da Dio. Ma, ci chiediamo, su che cosa ha fatto leva Mosè per ‘convincere’ Dio a usare misericordia?

Mosè si è appellato a due ragioni. Anzitutto, ha invitato Dio a considerare l’impressione negativa che poteva suscitare negli altri popoli il suo agire severo nei confronti degli israeliti: “Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? Perché dovranno dire gli Egiziani: «Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra»? Desisti dall’ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo” (Es 32,11-12).

Dunque, Mosè fa presente a Dio che una risoluzione dure nei confronti di Israele poteva gettare un’ombra sul volto compassionevole e misericordioso che aveva manifestato in occasione della schiavitù in Egitto. Pertanto, esorta Dio a continuare nella stessa linea e quindi a tendere nuovamente la mano agli Israeliti. Allora la schiavitù veniva dal faraone, da un nemico esterno; ora, invece, dal peccato, un nemico interiore più difficile ancora da debellare: ma proprio per questo gli israeliti hanno bisogno di incontrare un Dio misericordioso.

La seconda ragione che Mosè porta fa leva sulla sua personale appartenenza al popolo di Israele. Quale consolazione potrebbe dargli il compimento della promessa fatta ad Abramo di un popolo numeroso come le stelle, se ora il popolo concreto che ha davanti venisse interamente annientato? E così Mosè osa chiedere a Dio il miracolo, cioè che la promessa vada a compimento, ma non scartando questa porzione di israeliti perché infedele, ma proprio attraverso questo popolo fatto nuovo dal pentimento e dal perdono accordato da Dio.

Dunque, Mosè non riesce a pensare al suo futuro prescindendo dal popolo che gli è stato affidato. Per questo nella sua preghiera di intercessione arriva a dire: “Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d’oro. Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato… Altrimenti, cancellami dal tuo libro che hai scritto!” (Es 32,31-32).

Queste parole lasciano capire a quale grado di coinvolgimento nel destino degli israeliti è arrivato Mosè: egli si sente tutt’uno con il suo popolo infedele. Se per il peccato commesso è reo di morte, anche lui condividerà la stessa sorte. E, tuttavia, osa sperare che Dio faccia prevalere la sua misericordia.

 Don Luigi Pedrini