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30 ottobre 2016

Carissimi Parrocchiani,

             lasciandoci condurre per mano da san Gregorio di Nissa leggiamo nel cammino spirituale di Mosè i passi che ogni credente è chiamato a compiere nel suo cammino verso l’Alto.  È un sentiero irto di insidie con il quale il tentatore cerca di scoraggiare i più deboli nella fede, ma è anche un cammino di grazia. Cominciamo col delineare i requisiti che sono necessari perché possa iniziare questa ascesa.

Il primo requisito è la ferma decisione di intraprendere questo cammino. Naturalmente questa decisione non può essere imposta dall’esterno; è frutto di un atto libero di volontà. Per questo san Gregorio afferma che “noi siamo perciò in certo senso padri di noi stessi […] secondo che ci siamo lasciati guidare dalla virtù o dal vizio”. Chi liberamente corrisponde all’opera della grazia nella propria vita rivive in sé, a giudizio del santo, la nascita prodigiosa di Mosè.

Il secondo requisito consiste nella volontà di prendere le distanze dalla mentalità del mondo e quindi di portarsi decisamente sul terreno della fede.  San Gregorio ritiene che Mosè abbia dato esempio di questo nel momento in cui è intervenuto nella lite tra un egiziano e un ebreo (simbolo il primo del “complesso delle dottrine del mondo pagano”; simbolo il secondo dell’ “insegnamento che appartiene all’autentica tradizione di fede di Israele”) e ha preso le difese di quest’ultimo. Pertanto, il secondo requisito consiste nel non scendere a compromessi con quanti oppongono resistenza alla vera dottrina di fede.

Il terzo requisito consiste nel combattere in noi tutti quei pensieri, desideri, progetti che non sono secondo la fede e che fanno guerra ai pensieri buoni che vengono da Dio. La lotta tra i due connazionali ebrei a cui assiste Mosè, questa lotta interna tra fratelli, è il simbolo del combattimento interiore con cui dobbiamo liberarci dalle passioni per far vincere le virtù. Per risultare vincitori è utile combattere le passioni sul nascere. Questo secondo san Gregorio è il significato spirituale sotteso alla decima piaga, la morte dei primogeniti.

 È ovvio che nei fatti presentati dalla Scrittura dobbiamo vedere un significato spirituale… Qui ci insegna dunque che bisogna eliminare il male ai suoi inizi, quando noi, incamminati sulla strada della virtù, ci troviamo impegnati a debellare qualche nostra cattiva tendenza. Se eliminiamo il male non appena si manifesta viene automaticamente eliminata ogni sua conseguenza. Ce lo insegna Gesù nel Vangelo […] là dove ci comanda di sopprimere i moti convulsi della passione, affinché non abbiamo più a temere né l’ira, né l’adulterio, né l’omicidio. Se l’ira conduce al delitto e la passione impura all’adulterio, ciò significa che sono i moti della passione la causa di quelle colpe.

Prima della generazione di un figlio adulterino, c’è stata la generazione del desiderio che porterà all’adulterio e similmente prima dell’omicidio è avvenuta un’esplosione di ira nell’animo di chi l’ha commesso. Se elimini sul nascere un desiderio cattivo, già hai eliminato tutto ciò che da quel desiderio può derivare (pp. 115-116).

 Don Luigi Pedrini

23 Ottobre 2016

Carissimi Parrocchiani,

             giunti al termine del cammino di Mosè, prima di congedarci da lui, voglio dire una parola sul testo al quale abbiamo fatto puntualmente riferimento al termine di ogni nostra tappa, cioè La vita di Mosè di san Gregorio di Nissa. Anzitutto per spiegare come è nato questo libro e come è strutturato; in secondo luogo, raccogliere in sintesi l’originale intenzionalità di questo testo che invita a leggere il cammino di Mosè come il viaggio spirituale di ogni credente verso la perfezione della fede.

            All’origine di questo testo sta la richiesta che un giovane, probabilmente un monaco, aveva rivolto a san Gregorio di Nissa per avere da lui, “padre per tante anime”, qualche suo saggio consiglio sulla perfezione cristiana. Così è nata La vita di Mosè che è comunemente riconosciuta come un’opera di notevole valore ascetico-mistico.

È probabile che una certa influenza su san Gregorio nella scelta di porre attenzione alla vita di Mosè sia venuta da due precedenti che egli conosceva: un’opera scritta dal giudeo Filone (+ 50 d. C.) intitolata De vita Moysis e il contributo di un autore cristiano, Origene: il riferimento va alla Omelia 27 sui Numeri. San Gregorio, tuttavia, sviluppa la sua riflessione in modo del tutto originale.

L’opera si sviluppa due parti: la prima, più breve, si limita a raccontare i fatti, la trama della vicenda di Mosè; la seconda, più lunga, ne dà l’interpretazione spirituale con l’intento di stimolare il lettore alla pratica della virtù.

L’obiettivo di questa seconda parte è di descrivere una sorta di viaggio spirituale dell’anima verso le vette della perfezione cristiana. Si parte dalla lotta contro i vizi e le passioni e ci si eleva, passo dopo passo, in un cammino in continua progressione, verso le vette delle virtù.

Si tratta di un’ascesa incessante e, quindi, mai conclusa. Questo perché, come spiega san Gregorio, “chi persegue la virtù non mira ad altro che possedere Dio, la virtù per eccellenza”, obiettivo che chiaramente supera le possibilità dell’uomo: come potrebbe l’uomo finito possedere in sé Dio che è infinito? E allora che cosa possiamo fare? Si tratta – risponde san Gregorio – di “impegnarsi con ogni sforzo a non allontanarsi da quel grado di perfezione a noi possibile e farne sempre più graduale acquisto”, cercando quindi di migliorare sempre, perché “la sosta nella corsa della virtù è inizio della corsa verso il male” (p. 49).

In questo orizzonte si comprende che la scelta di san Gregorio sia caduta su Mosè: egli da uomo virtuoso, pellegrino nel deserto alla testa degli israeliti, sempre proteso verso un’ascesa senza sosta verso l’Alto, è modello esemplare di ogni anima che desidera progredire nella fede.

Don Luigi Pedrini

16 Ottobre 2016

  • Giornata di sensibilizzazione per il sostentamento del Clero.
  • Ricordo il catechismo dei ragazzi alle ore 10,00; nel pomeriggio il catechismo per i bambini di 1° elementare con ritrovo verso le ore 15.15 in Oratorio.
  • Lunedì alle ore 10.00: Esequie di Bruna Mantoan.
  • Martedì sera riprendono le prove del coro.
  • Venerdì 21 c.m. alle ore 21.00: Riunione del Consiglio Pastorale parrocchiale.
  • Sabato 22 c.m. alle 21.00 in Duomo: Veglia Missionaria.
  • Domenica 23 c.m. si celebra in tutta la Chiesa la Giornata Missionaria Mondiale. L’offerta che faremo sarà a favore delle Missioni.

16 Ottobre 2016

Carissimi Parrocchiani,

la riflessione originale di san Gregorio di Nissa che considera la morte di Mosè, come una ‘morte vivente’, prefigurazione della morte e risurrezione di Gesù, getta un fascio di luce anche sulla nostra vita.

Anche noi siamo continuamente chiamati a fare questo passaggio di morte e risurrezione; a entrare come Mosè in questa ‘morte vivente’ che è partecipazione alla morte e risurrezione di Gesù.

Tutto è iniziato nel Battesimo che è stato per ciascuno di noi la prima Pasqua, il nostro passaggio del Mar Rosso: quel giorno siamo nati alla vita nuova in Cristo grazie al dono dello Spirito Santo. Siamo stati generati alla libertà dei figli di Dio.

Questo passaggio, però, continua per tutta la vita: si tratta di morire all’uomo vecchio sempre risorgente in noi per far crescere l’uomo nuovo secondo Cristo; si tratta di uscire dal chiuso del nostro egoismo per fare della nostra vita un dono a Dio e ai fratelli.

Tutta la vita è un cammino nel segno della Pasqua, cioè di un morire per risorgere a vita nuova. Il punto di arrivo di questo cammino sarà la vittoria completa della vita sulla morte che si compirà nel passaggio ultimo da questa vita a quella del ‘cielo’.

Dalla vita passeggera di questo mondo passeremo a quella eterna; lasceremo la fragilità di questa nostra umanità per diventare partecipi della pienezza della vita stessa di Dio in comunione con tutti i nostri fratelli.

Ecco il modo con cui una nostra contemporanea descrive questo passaggio luminoso che ci attende al termine di questo pellegrinaggio terreno: passaggio che può illuminare di speranza il nostro cammino anche nei suoi giorni più faticosi e oscuri.

(Noi) già abitiamo là, ( = in cielo) non dimentichiamolo; siamo in viaggio, ma egli ci ha introdotti in cielo insieme con la sua santissima umanità, che ha peregrinato e va ancora peregrinando con noi su questa terra.

Il nostro viaggio ha sempre il suo punto di partenza e di arrivo nel pellegrinaggio che il Verbo ha compiuto dal cielo alla terra e dalla terra al cielo. È uscito dal seno del Padre ed è rientrato con noi nel seno del Padre, cioè nel cuore della casa, nel cuore dell’Amore. Egli, che il Padre ha mandato nel mondo per essere nostro compagno di viaggio e insieme nostra via, è il cammino e insieme la santa montagna, il santuario e la luce che in esso risplende, la porta per entrare e l’Amato che ci accoglie.

Quando i brevi giorni di questa nostra esistenza si concluderanno per aprirsi sullo sconfinato orizzonte dell’eternità, troveremo là, tutta rivestita a primavera, la valle del pianto; essa sarà il luogo della nostra festa, del nostro incontro definitivo con il Signore e con la lunga carovana delle generazioni peregrinanti verso il Giorno dello splendore nel quale si compiono tutti i nostri brevi giorni” (A.M. Canopi, I Salmi, 1997, pp. 262-263).

 Don Luigi Pedrini

 

9 Ottobre 2016

  • 2° Domenica del Mese. L’offerta va a favore della Caritas Parrocchiale.
  • Questa domenica  alle ore 10,00 per i ragazzi che vanno dalla 2° elementare alla 5° inizia il catechismo. Alle ore 10.30 incontrerò in salone i genitori per spiegare il cammino dell’anno, dare loro il calendario comprese le date dei sacramenti. Nel pomeriggio a partire dalle ore 15,00 ci sarà un momento di festa. Un gioco insieme, il lancio dei palloncini e poi un giro sull’autopista per i ragazzi che hanno partecipato. Per i ragazzi delle medie, gli adolescenti, i giovani il loro incontro è in oratorio sabato 15 ottobre alle ore 18.30. I bambini di 1° elementare iniziano Domenica 16 ottobre. Orario di ritrovo: ore 15.15 in Oratorio.
  • Martedì e venerdì porterò la Comunione agli ammalati.
  • Mercoledì 12 c.m., alle ore 21.00, in sala parrocchiale: Riunione per i gruppi di ascolto: sono invitati gli animatori e i delegati a portare gli inviti.
  • Venerdì 14 c.m. presso la Casadi Accoglienza alle ore 21.00 c’è un incontro vicariale per tutti i membri delle Caritas parrocchiali del Vicariato.
  • Sul tavolino c’è un foglio che dà il resoconto delle entrate in occasione della Sagra e delle uscite per la realizzazione della Casa della Carità. Comunicazione circa il suo utilizzo nell’anno corrente.

 

Ricordo fin d’ora che Venerdì 21 ottobre, alle ore 21.00: Riunione dei Membri del Consiglio Pastorale Parrocchiale.

 

 

9 Ottobre 2016

Carissimi Parrocchiani,

dopo aver aperto un confronto tra Mosè e Gesù riguardo alla loro morte continuiamo il confronto considerando la loro rispettiva risurrezione.

La cosa può sorprendere: se appare giustificato parlare di risurrezione per Gesù, non lo è altrettanto per Mosè. Ci viene, però, in aiuto il commento La vita di Mosè di san Gregorio di Nissa nel quale si legge che la morte di Mosè andrebbe interpretata come una “morte vivente”. Scrive il santo:

Che cosa dice la storia? Che Mosè, servo di Dio, morì per ordine di Jahwé, che nessuno conobbe la tomba e che i suoi occhi non si velarono, né il suo volto fu corrotto.

Noi impariamo di là che, essendo passato per tante fatiche, fu giudicato degno di essere chiamato col nome sublime di ‘servo di Dio’; ciò che equivale a dire che è stato superiore a tutto. Nessuno infatti saprebbe servire Dio senza essersi elevato al di sopra di tutte le cose del mondo. E quello è anche per lui il termine della vita virtuosa. Il fine raggiunto della vita virtuosa, operato dalla Parola di Dio, quello che la storia chiama morte, in realtà è una morte vivente, a cui non segue il seppellimento, sulla quale non si eleva una tomba e che non porta la cecità sugli occhi né la decomposizione sul viso.

 

Con queste parole san Gregorio di Nissa dice una cosa paradossale: Mosè muore, ma, essendo servo di Dio, muore in modo da far capire che in realtà vive ancora. Cioè, in sostanza si afferma che chi è servo di Dio muore, ma dalla sua morte scaturisce una nuova vita.

La paradossalità di questa affermazione è ancora più evidente se teniamo presente la messa in ombra a cui Mosè è andato incontro nella storia successiva di Israele. Come faceva notare il card. Martini, sono talmente rari e poveri i riferimenti a lui nei testi successivi dell’Antico Testamento che si può parlare di una sorta di scomparsa della sua figura nella memoria di Israele.

Tuttavia – è ancora il Card. Martini a farlo notare – per altri aspetti, Mosè rimane presente più che mai nella vita di Israele, in quanto la sua memoria è assicurata dalla permanenza dei suoi libri: la Legge, il Pentateuco. Questi libri sono fondamentali ancora oggi: lo sono per gli ebrei (in ogni sinagoga, nell’armadio in fondo, dietro il velo, ci sono solo i libri di Mosè che costituiscono per loro le Scritture); rimangono fondamentali anche per noi cristiani. Da questo punto di vista si può parlare di una permanenza oggettiva di Mosè: la sua morte è pure l’avvio di una sorta di risurrezione o di una “morte vivente”, per usare l’espressione originale di san Gregorio di Nissa.

Ora quello che è avvenuto in Mosè è avvenuto in maniera ancora più straordinaria e compiuta in Gesù. Non solo perché la sua memoria rimane viva in mezzo a noi attraverso la Scrittura e la testimonianza viva della Chiesa, ma anche e soprattutto perché Gesù è veramente il Risorto, il Vivente, Colui che è stato veramente nella morte e che veramente è ritornato in vita, ad una vita che ha vinto definitivamente la morte: Morte e vita si sono affrontate / in un prodigioso duello. / Il Signore della vita era morto, / ma  ora, vivo, trionfa (dalla Sequenza pasquale).

Pertanto quello che in Mosè, il giusto servo, è stato soltanto un lampo, un bagliore di luce, in Gesù è diventato realtà: con lui le tenebre hanno ceduto alla luce del giorno senza tramonto.

Don Luigi Pedrini

2 Ottobre 2016

Carissimi Parrocchiani,

dopo aver riferito su come è avvenuta la morte di Mosè, apriamo un confronto con la morte di Gesù per cogliere somiglianze e diversità.

Un primo particolare che crea affinità è il contesto di solitudine che caratterizza sia la morte di Mosè, sia la morte di Gesù. Anche Gesù, come Mosè, è morto ‘solo’ come annota Marco nel suo Vangelo “tutti, abbandonatolo, fuggirono” (Mc 14,50).

L’affinità però si accompagna a una profonda differenza tra queste due solitudini: la solitudine di Mosè è in un certo senso ‘voluta’ perché di sua volontà si allontana dal popolo; la solitudine di Gesù, invece, è un fatto doloroso a cui va incontro e che Egli accetta: non lui si è separato dagli altri, ma al contrario gli altri, i discepoli, per paura lo lasciano solo nel momento in cui necessita di un maggiore aiuto.

La seconda affinità la riconosciamo nello spirito di obbedienza con cui sia Mosè, sia Gesù sono andati incontro alla morte. Mosè si allontana dal popolo in obbedienza al comando di Dio; Gesù intraprende il viaggio verso Gerusalemme e si consegna ai capi religiosi di Israele che stanno tramando contro di Lui in pieno ossequio alla volontà del Padre. Lo rimarca bene san Paolo nella lettera ai Filippesi, nel famoso inno cristologico.afferma che Gesù si è fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce (Fil 2,8) Anche Gesù, come Mosè, si è consegnato pienamente, senza riserve alla volontà di Dio.

Una terzo particolare che accomuna la morte di Mosè e quella di Gesù è la sofferenza.

La sofferenza che vive Mosé non è solo quella che accompagna normalmente il momento del trapasso da questa vita; non è solo quella della solitudine; è anche quella di non aver potuto realizzare fino in fondo il desiderio di entrare nella Terra promessa: egli può contemplarla dall’alto del monte, ma è impedito a entrarvi. Proprio quella terra che appartiene a lui come a nessun altro, che era diventata ormai parte della sua vita e la ragione della sua missione, non gli viene concessa.

Anche Gesù ha vissuto qualcosa di analogo: egli ha sempre vissuto per i discepoli, per loro ha dato tutto se stesso; sono diventati parte della sua stessa vita; eppure, alla fine della vita, ha vissuto la grande sofferenza di perdere tutto, di vedersi rifiutato proprio da coloro che aveva chiamato a seguirlo più da vicino.

Dunque, varie somiglianze avvicinano la morte di Mosè a quella di Gesù; tuttavia, si deve dire che la morte di Gesù è stata ancora più dolorosa e umiliante per il fatto che in essa ha avuto molta parte la cattiveria degli uomini.

 Don Luigi Pedrini

2 Ottobre 2016

  • Sagra della Madonna del Rosario domenica 2 ottobre. La Santa Messa delle ore 11.00 di domenica prossima sarà presieduta da don Dario Crotti, direttore della Caritas diocesana. Sarà lui a benedire e inaugurare nel vecchio asilo la Casa della Carità “Beato Francesco Pianzola”. Lo faremo al termine della Santa Messa.
  • Lunedì 3 c.m. preghiera di suffragio per i defunti con le Sante Messe del mattino e della sera.
  • Apertura della Pesca di Beneficenza e del Mercatino del mobile antico.
  • Foglio per l’inizio del catechismo. Il catechismo inizia domenica 9 ottobre al mattino alle ore 10,00 per i ragazzi che vanno dalla 2° elementare alla 5°. Alle ore 10.30 incontrerò in salone i genitori per spiegare il cammino dell’anno, dare loro il calendario comprese le date dei sacramenti. Nel pomeriggio a partire dalle ore 15,00 ci sarà un momento di festa. Un gioco insieme; la merenda, il lancio dei palloncini e poi un giro sull’autopista per i ragazzi che hanno partecipato.
  • Per i ragazzi delle Medie, gli Adolescenti, i giovani i loro incontro è in oratorio sabato 15 ottobre alle ore 18.30.
  • I bambini di 1° elementare iniziano Domenica 16 ottobre. Orario di ritrovo: ore 15.15 in Oratorio.
  • Mercoledì 5 c.m., alle ore 21.00, in sala parrocchiale: Riunione dei catechisti.

 

11 Settembre 2016

  • In tutte le case dovrebbe essere arrivato il dépliant con il programma completo dei giorni in cui ospiteremo in parrocchia la Madonna Pellegrina di Fatima. Arriverà domenica 18 c.m. nel pomeriggio alle ore 16.30. La  accoglieremo nel cortile della Casa Parrocchiale. Ci saranno parole di accoglienza da parte del Sindaco di Linarolo e di Valle Salimbene, da parte mia e da parte dell’Assistente Spirituale Nazionale. Poi in Processione la accompagneremo in Chiesa. Domenica 18 la S. Messa delle ore 11.00 è sospesa, essendoci la S. Messa nel pomeriggio.
  • Martedì sera alle ore 21.00: Prove di canto.
  • Mercoledì ricorre la Festa della Esaltazione della Santa Croce.
  • Giovedì ricorre la memoria dell’Addolorata: Come gli altri anni celebrerò alla sera alle ore 20.45 la santa Messa nella cappellina della Cascina Taccona.
  • Le riunioni previste subiscono delle variazioni: la riunione degli Animatori dei Gruppi di Ascolto è  rimandata più avanti, mentre Venerdì sera ci sarà la riunione dei Membri della Caritas Parrocchiale alle ore 21.00 nella sala parrocchiale.
  • Da giovedì 15 a Domenica 18 si svolge a Genova il Congresso Eucaristico Nazionale. In sintonia con questo evento, secondo l’indicazione del Vescovo, l’adorazione faremo un’adorazione eucaristica comunitaria con una riflessione in linea con il tema del Congresso.
  • Accogliendo l’indicazione della Chiesa italiana, l’offerta di sabato 17 e domenica 18 c.m. sarà a favore dei Terremotati.

 

RICORDO FIN D’ORA CHE A PAVIA, IN DUOMO

Venerdì 23 settembre, alle ore 18.30

il Vescovo terrà la riflessione di apertura del nuovo Anno Pastorale

 

11 Settembre 2016

Carissimi Parrocchiani,

in preparazione alla settimana in cui ospiteremo la Madonna di Fatima completo la riflessione iniziata riportando, dopo la testimonianza di Lucia, quella di Francesco, rimandando alla prossima settimana quella di Giacinta.

Prendo ancora spunto dal Vangelo di domenica scorsa nel quale Gesù poneva al discepolo che vuole fare il suo stesso cammino alcune esigenze: tra queste chiedeva anzitutto la disponibilità a mettere l’amore per lui al primo posto, al di sopra di ogni altro legame affettivo. Riguardo a questa prima esigenza abbiamo visto la testimonianza di Lucia.

Gesù però nel Vangelo aggiunge una seconda esigenza: “Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa…? Così dicendo Egli invita il discepolo a coltivare nella propria vita spazi di silenzio attraverso i quali si raccoglie e impara a guardare le cose, gli avvenimenti con la luce superiore della fede.

Francesco possedeva questo dono di contemplazione. Già la sua indole e la sua sensibilità lo portavano spontaneamente ad un atteggiamento di riserbo e di raccoglimento. In seguito alle apparizioni questa sua propensione è emersa ancora più evidente. Ecco la testimonianza su di lui riferita da Lucia.

Un giorno ch’io (Lucia) mi mostravo scontenta della persecuzione che cominciava a scatenarsi dentro e fuori della famiglia, egli cercò di incoraggiarmi dicendo: “Lascia perdere! Non ha forse detto la Madonna che avremmo sofferto molto, per offrire riparazione al Signore e al Suo Cuore Immacolato? Sono così tristi! Se con queste sofferenze potessimo consolarLi, dobbiamo essere contenti”.

Pochi giorni dopo la prima apparizione della Madonna, arrivando al pascolo, salì su una roccia elevata, e disse: “Non venite qui; lasciatemi star solo”. “Va bene”.

E con Giacinta ricorremmo le farfalle, le prendevamo, per far poi subito il sacrificio di lasciarle andare; e non ci ricordammo più di lui.

Arrivata l’ora della merenda, vedemmo che mancava e io andai a cercarlo. “Francesco, no vuoi mangiare?”. “No. Mangiate voi”. “E a recitare il Rosario?”. “A pregare ci vengo dopo. Chiamami di nuovo”. Quando lo richiamai mi disse: “Venite voi a pregare qui vicino a me”.

Salimmo in cima alla roccia, su cui a mala pena ci stavamo in tre in ginocchio, e gli domandai: “Ma cosa stai facendo qui da tanto tempo?”. “Sto pensando a Dio, che è così triste a causa di tanti peccati! Se io fossi capace di darGli gioia!”.

Possiamo dire che la sua propensione al raccoglimento valorizzata nell’alveo della fede lo ha portato a maturare un atteggiamento molto simile a quello di Maria che secondo la testimonianza dell’evangelista custodiva e meditava tutto nel suo cuore (Lc 2,19).

 

Don Luigi Pedrini