Cari fratelli,
la prima lettura di oggi costituisce una delle pagine più alte di tutto l’Antico Testamento, perché in essa troviamo la rivelazione del nome di Dio.
Egli si rivela come un essere dinamico, non come una divinità terribile.
Siamo quindi invitati a liberarci da tutte le idolatrie, da tutte le false immagini di Dio.
Con Lui ci possiamo incontrare o scontrare perché Egli si frappone sulla via di ogni uomo.
L’Israele della schiavitù l’ha incontrato come liberatore; l’Israele del deserto s’è scontrato con Lui ricusandolo; l’Israele del tempo di Gesù è rimasto indifferente, senza produrre frutti.
A Dio non si sfugge e speriamo che il nostro incontro sia un abbraccio.
Lo scrittore G. Testori ebbe a scrivere: “T ‘ho amato con pietà; con furia ti ho adorato. T ‘ho violato, sconciato, bestemmiato. Tutto si può dire di me, tranne che ti ho evitato”.
Perché il nostro incontro sia un abbraccio, occorre seguire una rotta di conversione, punto nodale della predicazione di Gesù.
È necessario fruttificare.
Il messaggio cristiano non è un vago appello alla spiritualità, ma è un impegno morale, umano e religioso.
Dio è però paziente e misericordioso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà.
Egli lascia sempre un altro anno ai nostri tre anni di sterilità e di vuoto, come suggerisce la parabola del vangelo.
Spera sempre che all’orizzonte appaia il figlio amato.
Timore e speranza si fondono dunque in questa liturgia.
Timore per la giustizia e speranza per la bontà di Dio che perdona settanta volte sette.
Giovedì sera alle 21 in oratorio ultima lezione di introduzione alla Bibbia, tenuta dal rev. Don Gianluigi Corti sul tema: la Bibbia, una piccola biblioteca per raccogliere la Parola di Dio.
A tutti una buona settimana.
Don Emilio