Cari fratelli,
il rapporto d’amore nuziale è segno dell’amore che unisce Dio e la sua creatura secondo un’ininterrotta linea teologica biblica che ha il suo sigillo nelle ultime battute dell’Apocalisse: “Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa per il suo sposo… E lo Spirito e la sposa dicono: vieni!”.
L’amore umano, la bellezza, la gioia diventano il paradigma per conoscere Dio che è amore.
Nell’amore umano si legge l’amore rivelato di Dio.
L’amore umano ha quindi un valore di segno.
Il mistico persiano Al-Kasciani, morto nel 1330, scriveva: “il vero bello e il vero amore è Iddio e tutto ciò che vi è di bello e di amabile al mondo è una manifestazione della sua bellezza e del suo amore. Tutte le volte che noi scorgiamo un essere bello o innamorato, gli occhi del nostro intelletto dovrebbero essere rivolti verso di Lui; in dire-zione di Lui protendersi il nostro intimo”.
L’amore sponsale, l’amore fraterno, l’amore ecclesiale costituiscono uno dei più alti argomenti apologetici sull’esistenza di Dio.
I nostri padri credevano a causa dei miracoli; noi dovremmo credere nonostante i miracoli, ridimensionando di conseguenza certe forme di religiosità troppo materialistiche, perché, ci ricorda Paolo, sono i Giudei che cercano segni.
Giovanni ci insegna che il miracolo evangelico e quelli che si succederanno nella storia sono come tasselli in grado di svelare sempre più il mistero di Cristo.
Più che interrogarsi sul come è avvenuto e su tutte le dimensioni taumaturgiche dell’evento, ci si dovrebbe chiedere che cosa esso significhi per noi, per la rivelazione di Dio.
A Cana si svela non tanto la potenza di un essere superiore quanto piuttosto l’amore di un Messia che viene a portare la sua gioia.
Come ammonisce Paolo nella seconda lettura, uno dei miracoli più grandi è il dono molteplice dei carismi che Dio effonde sulla sua Chiesa.
È questo il segno più alto e reale della sua azione nella trama spesso povera e misera della nostra storia.
A tutti una buona settimana.
Don Emilio