Cari fratelli,
celebriamo oggi la solennità di Cristo Re dell’universo.
Il regno di Cristo non è però da intendere secondo l’ottica umana.
Gesù stesso davanti al potere politico di Pilato distingue il suo regno fatto di verità e giustizia dai regni mondani.
Il regno di Cristo è la rivelazione dell’amore di Dio; è l’inaugurazione di un progetto diverso la cui attuazione è affidata dal Padre al Figlio dell’uomo ed al popolo dei credenti.
La festa di Cristo re è dunque un appello a collaborare alla creazione di una nuova umanità.
Il Cristo che adoriamo ci appare con il volto trionfatore del Cristo dell’Apocalisse, il vincitore del male.
La storia che sembra un groviglio di contraddizioni e un gioco scandaloso tra potenti, si rivela dotata di una logica, per ora ancora nascosta e non del tutto percepibile.
Cristo energicamente interviene e interverrà: il credente è invitato dalla parte di Cristo contro il male e per la giustizia.
Mentre stiamo camminando verso la Gerusalemme dl cielo non dobbiamo però dimenticare che ad essa si arriva attraverso la sofferenza ed il martirio.
Cristo è processato dal potere costituito ed è trafitto.
Un antico aforisma rabbinico dice: “dieci porzioni di bellezza sono state accordate dal Creatore al mondo e Gerusalemme ne ha ricevute nove; dieci porzioni di scienza sono state accordate al mondo dal Creatore e Gerusalemme ne ha ricevute nove; dieci porzioni di sofferenza sono state accordate al mondo dal Creatore e Gerusalemme ne ha ricevute nove”.
Domenica prossima, prima domenica di Avvento, alle undici, sarà tra di noi il Vescovo per concludere la visita pastorale bruscamente interrotta dalla pandemia.
Lo accogliamo con spirito filiale e devoto ossequio, come nostro padre nella fede.
A tutti una buona settimana.
Don Emilio