10 OTTOBRE 2021

Cari fratelli,

oggi la seconda lettura, tratta dalla lettera agli Ebrei, ci porta a considerare la forza dirompente della Parola di Dio.

In pratica ci viene detto che la Parola di Dio è sempre provocazione; è spada, è pioggia fecondatrice, è rivelazione.

La misura della nostra autentica comprensione ed accettazione della Parola è visibile soprattutto nella forza di provocazione che essa ha nella nostra vita.

Significativo è il motto delle Società Bibliche Internazionali: “non basta possedere la Bibbia, bisogna leggerla. Non basta leggere la Bibbia, bisogna crederla. Non basta credere la Bibbia, bisogna viverla”.

La forza di provocazione della Parola si verifica soprattutto in quel campo tragico che è il nostro egoismo, la nostra autosufficienza, il nostro desiderio di possedere (ciò che i romani chiamavano “auri sacra fames”, letteralmente: l’esecranda bramosia dell’oro).

Cristo su questo punto è stato radicale ed esigente, per cui il fedele deve sistematicamente convertirsi, perché il fascino di questo idolo è potente e lacerante.

La vittoria sul fascino morto delle cose e dell’avere è impossibile per gli uomini e dev’essere perciò invocata come dono personale a Dio, per il quale nulla è impossibile.

Il distacco dalle cose non è sufficiente (lo facevano anche gli stoici) se non è orientato verso i grandi valori umani e spirituali.

La prima lettura parla di sapienza, cioè dell’intero bagaglio di valori intellettuali, etici e religiosi.

Marco parla del Vangelo di Gesù come del Valore supremo.

Chi sa donare beni e cose per aiutare i fratelli trova una pienezza ed una pace indistruttibili.

Nonostante il dileggio, l’ironia ed il sarcasmo, sperimentabili in una società come la nostra, fondata sulle regole intangibili del successo, dell’economia e del benessere più sfrenato.

Ma è solamente così che il cristiano può essere segno e fermento nel mondo egoista.

A tutti una buona settimana.

Don Emilio