29 AGOSTO 2021

Cari fratelli,

le letture di oggi ci richiamano alla purezza del cuore, alla rettitudine al di là di ogni ipocrisia ed ostentazione.

Il fariseismo, il sacralismo, la religiosità come alibi rispetto ad un impegno di onestà e di giustizia sono tentazioni costanti contro cui si deve levare forte la voce profetica della Chiesa.

Tutta la celebrazione odierna si muove in questa linea, che è specifica, tra l’altro, della religione biblica, per sua natura storica ed incarnata.

La tentazione del legalismo rende irrespirabile la vita di fede e fa della Chiesa un ghetto, privandola della sua forza di lievito e di luce, proprio come era accaduto alla legge mosaica, resa dai sapienti una gabbia disumana.

La Chiesa deve vivere in costante aggiornamento e creatività, fedele all’appello che Dio le lancia attraverso i segni dei tempi.

La fedeltà non è sclerosi ma dinamismo; l’amore per la sana dottrina è vivace e provocatorio di nuove energie; la speranza è tensione messianica e non inerzia senza ricerca ed ansia.

Il tradizionalismo ed il sacramentalismo abitudinario sono una cappa di piombo; la vera tradizione ed il sacramento sono invece veicoli di espressione di una coscienza sensibile e fresca.

L’incarnazione esige come parte integrante della religione l’azione per la giustizia: “soccorrere gli orfani e le vedove, mettere in pratica le norme, onorare non solo con le labbra”, curare il cuore dell’uomo.

Se è vero che il cristianesimo ha una carica di salvezza che giunge là dove le liberazioni politiche non giungono, è altrettanto vero che esso si pone come redenzione dell’uomo reale e non angelico; in quanto tale ha una sua carica sociale e secolare.

La rivendicazione della fedeltà a Dio ed allo Spirito non è alternativa alla rivendicazione della fedeltà alla terra ed alla storia e da ciò scaturiscono sia lo sforzo alla evangelizzazione, sia l’impegno alla promozione umana, come ben sanno i missionari sparsi per il mondo.

Don Emilio