Cari fratelli,
il Vangelo di oggi ci invita a scoprire anche nel disordine e nelle tragedie della storia la presenza di Dio che può coordinare l’oscurità in un progetto di luce.
L’esperienza del male è una delle costanti dell’esistenza ed è uno dei settori della vita in cui si verificano più facilmente gli abbandoni, le ribellioni e le apostasie.
Il male è drammatico, è reale e sperimentabile nelle tempeste della vita ed è la grande occasione per rivolgere l’appello a Dio senza per questo cessare di lottare, tenendo stretta la propria fede.
“Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?”
La povertà di fede rende ancora più incomprensibile il male e più tragico il sopravvivere, perché solo la fede è in grado di darne un senso.
Dio, certo, come insegna il libro di Giobbe, preferisce che l’uomo ricerchi, si interroghi, tollera pure la protesta blasfema, come quella di Giobbe, e la domanda disperata dell’uomo angosciato.
Anche Gesù infatti ascolta ed esaudisce il grido dei discepoli.
Ma vuole anche che l’uomo osi rischiare di più e che sia capace di proseguire da solo anche nelle oscurità o nei limiti della vita e della mente, continuando ad alimentare la sua fede senza facili soluzioni o sbocchi miracolistici.
Dio è spesso un Signore nascosto che solo lentamente si svela e solo alla fine fa crescere in pienezza il rigoglioso albero del Regno.
Alla progressività dello svelarsi di Dio deve corrispondere la progressività della crescita della nostra fede.
Don Emilio