Cari fratelli,
la prima lettura di oggi ci propone il decalogo nella versione di Es. 20, 1-17.
Le dieci parole suggellano l’alleanza tra Dio ed il suo popolo al Sinai, il solenne impegno che definisce e delinea la vera fisionomia del credente.
E la Quaresima ci chiama alla verifica del nostro impegno spirituale, di fronte a queste norme che vogliono essere una guida alla perfezione, in forza dell’appello di Dio stesso: “Siate santi, come io sono santo (Mt 5,48)”.
Il cristiano ha perciò un ideale infinito ed è per questo che non deve mai considerare la religione come una tassa da pagare ogni tanto con un gesto di carità o con un atto liturgico.
L’ambito in cui verificare sé stessi e in cui alimentare la propria spiritualità non è il culto in quanto tale, ma il tempio di carne, cioè la fede innervata nell’esistenza.
Il senso cristiano del tempo ed il mistero della redenzione nella storia danno valore all’impegno concreto e quotidiano nel tempio di carne della vita umana.
La verifica dell’esistenza cristiana ha un testo privilegiato nel Decalogo.
Esso è un disegno perfetto dei nostri legami con Dio e con il prossimo.
Così Lutero stesso concludeva una delle sue “Lezioni di catechismo”: Non c’è specchio migliore in cui tu possa vedere quello di cui hai bisogno se non appunto i Dieci Comandamenti, nei quali trovi ciò che ti manca e ciò che devi cercare.
Domenica 14 alle ore 11 sarà tra di noi per celebrare l’Eucaristia il nostro Vescovo Corrado.
Viene come un Padre in visita ai figli affidati alla sua cura pastorale.
Non è la conclusione della visita bruscamente interrotta dall’epidemia: questo avverrà in seguito.
Viene per farci sentire la sua vicinanza in questi momenti difficili: l’accogliamo con gioia certi della sua benedizione.
Don Emilio