17 GENNAIO 2021

Cari fratelli,

il motivo dominante della vocazione, presente nelle letture di oggi, può produrre una revisione di vita sulla propria scelta personale.

Essa esige il coinvolgimento della persona intera, che, con la decisione umana e cristiana, acquista il suo nuovo nome (Pietro), cioè il suo vero destino.

Ognuno deve dunque cimentarsi risolutamente sulla strada della propria vocazione.

La dinamica della vocazione è triplice.

Parte da una iniziativa divina, che ci strappa dalla banalità quotidiana per lanciarci in un’avventura.

La vocazione è, perciò, distacco dal passato, soprattutto peccaminoso (II lettura), ma è anche rischio.

Il secondo punto è quello della risposta gioiosa: cercare-trovare e seguire-rimanere sono i verbi del cammino con Cristo per entrare in comunione con lui.

E infine si giunge alla meta: si è creature nuove, con un nome nuovo, con un corpo purificato, tempio dello Spirito.

È come l’ingresso di Israele nella terra promessa, dopo l’uscita dall’Egitto ed il cammino nel deserto.

In questa fondamentale vicenda esistenziale è decisivo l’aiuto di una mano fraterna: Eli, il Battista ne sono altrettanti modelli discreti e rispettosi della grandezza delle persone che essi preparano al loro destino.

Il filosofo e matematico B. Russel, benché dichiaratamente ateo, ebbe a scrivere: “l ‘uomo è come uno scalatore, che a causa di uno spuntone roccioso non vede la vetta, che può essere immediata od ancora lontana. La speranza lo invita a continuare; la pigrizia lo fa rientrare: così è la decisione per la scelta del proprio destino. E talora è necessaria la spinta di un altro”.

Don Emilio