Cari fratelli,
il testo evangelico proposto oggi alla nostra attenzione, come quello di Geremia, è pervaso da un’atmosfera di grande serenità e fiducia.
Anche nel Talmud (il testo sacro degli ebrei di interpretazione della Bibbia) c’era una frase simile a quella usata da Gesù: “Un uccello non cade a terra senza il volere del cielo (Dio), tanto meno l’uomo”.
I passeri citati da Gesù erano i più piccoli uccelli commestibili, il cui prezzo equivaleva ad uno spicciolo di rame (1/16 del denaro, che era la paga giornaliera di un bracciante).
Questa attenzione paterna per ciò che ha poco valore in natura diventa cura amorosa di Dio per il suo fedele.
Contro le preoccupazioni, gli scoraggiamenti e i vuoti interiori, potremmo pregare come Efrem il Siro: “Come la peccatrice all’ombra del tuo vestito possa io rifugiarmi ed abitare per sempre! Come colei che nella sua paura trovò aiuto e guarigione, guariscimi dalle mie fughe per paura: che in Te io trovi forza! Che dal tuo mantello mi lasci condurre fino al tuo corpo, perché possa cantarti meno indegnamente! Il tuo mantello, Signore, è continua medicina; la tua forza nascosta risiede nella tua veste. Basta un po’ di saliva delle tue labbra e meraviglia di luce si opera nel fango”
La Liturgia della Parola ci offre oggi una delle pagine più commentate della Bibbia e cioè il capitolo 5 della lettera ai Romani di S. Paolo.
C’è un Adamo peccatore, cioè una umanità che ha celebrato e celebra il trionfo del male, della distruzione e dell’ingiustizia.
A questo dilagare pauroso che permea spesso il tessuto della storia e della nostra umanità, si contrappone un Adamo nuovo, il Cristo, immagine di tutta l’umanità che vuole celebrare il trionfo del bene, dell’amore e della giustizia, la sua forza dirompente è ancora maggiore di quella del male e si riversa abbondantemente sull’intera umanità, cercando di strapparla alla morte ed al male.
Don Emilio