09 FEBBRAIO 2020

Cari fratelli,

il Signore questa domenica ci dice che se i discepoli vengono meno al loro compito di sale e di sapore nel mondo, sono destinati ad essere già rifiutati dall’umanità stessa che li getta via e calpesta.

La contestazione del discepolo grigio, incolore, magari burocrate del sacro è un ‘anticipazione della condanna stessa di Dio: ” Tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca” (Ap 3, 15-16).

Il mondo ha diritto di attendere dai discepoli una testimonianza genuina ed efficace.

La purezza della fede e della testimonianza sono segno che il nostro messaggio ha la sua radice in Dio, come sottolinea il testo di Paolo che oggi ci viene proposto.

Le tecniche e le strutture sono forse mezzi preziosi mai comunque fini da perseguire, perché la Chiesa non è una società giuridico-sacrale, ma la vivente comunione col vivente Signore.

Il primato, quindi, è quello della fede e della carità; il fondamento è Gesù Cristo crocifisso; la forza non è nei meccanismi promozionali ma nella potenza di Dio.

L’appello alla purezza della spiritualità, della fede, della contemplazione e dell’amore costituisce il monito primario di ogni comunità che voglia dirsi cristiana.

Senza mimetismi, ma anche senza orgogli integralistici, i cristiani hanno nelle loro mani la grande parola che converte.

Il poeta arabo contemporaneo Ebrat en-Na’imi dice, anche a noi cristiani: “Come la luce non è il sole, eppure è del sole, così l’uomo è segno di Dio, pur non essendo Dio. Noi siamo i raggi della verità, non Lui, che è la verità. Come la luce del sole non è il sole”.

La visita del nostro vescovo è ormai imminente: a giorni vi darò il programma dettagliato.

Siamo chiamati a pregare perché la visita pastorale segni un momento di comunione con la nostra Chiesa locale e porti generosi frutti per un risveglio della fede.

Don Emilio.