Cari fratelli,
siamo arrivati alla terza domenica di avvento, la domenica della gioia.
È una gioia che coinvolge anche tutta la creazione.
Viene così proposta al credente la fiducia nella sua vita e nella storia perché esse sono state attraversate dalla salvezza.
Contro i pessimismi radicali, la mancanza di fiducia in se stessi e nell’umanità, contro il vittimismo, il Vangelo si propone come buona notizia di liberazione e di speranza.
La gioia vive anche in mezzo all’oscurità, anzi nel terreno aspro della tribolazione.
Il Vangelo di oggi è significativo nel suo sforzo di invitare il cristiano a non confondere gioia con trionfo, pace con potere, messia con sovrano.
È importante, infatti, entrare nello stile messianico di Gesù, che proclama l’Evangelo del Regno ai poveri, che si preoccupa di malati ed emarginati; delude le illusioni dei discepoli del Battista di tutti i tempi, che sognano un Messia apocalittico, imperatore, posto a capo delle annate reali e spirituali dell’Israele giusto ed eletto.
Questa crisi di fede investe anche il cristiano, quando si scontra con l’esperienza del Messia perdente ed umiliato.
Potremmo dire che oggi siamo chiamati a capire lo stile di Dio.
Il suo agire è potente ed efficace come quello della linfa che penetra le strutture biologiche vegetali.
La morte apparente, che sembra essere vincente nei lunghi e freddi giorni dell’inverno, è sconfitta dalla vita, in un processo lento e faticoso, ma destinato alla piena realizzazione.
Giacomo ci ammonisce: “Siate pazienti anche voi”, come lo è Dio.
E l’altro nome della pazienza è fiducia e speranza.
Bernanos, l’autore del “Dialogo di un curato di campagna”, scriveva: “Con Satana la tristezza e l’inquietudine disperata entrano nel mondo”.
Prepariamoci dunque nell’attesa vigile ed operosa al Natale ormai imminente, festa della luce e della gioia per eccellenza
Come i pastori, semplici ed umili di cuore, anche noi prostriamoci davanti al Bambino che viene nell’umiltà della nostra carne.
Don Emilio