Cari fratelli,
la liturgia di oggi ci propone un’altra catechesi sulla preghiera, un motivo caro a Luca.
La preghiera è un ponte di comunicazione tra il finito e l’infinito.
Come Mosè l’orante non prega solo per sé, non apre solo per sé un canale con Dio, ma collega a Dio l’umanità intera.
Come Cristo intercede per noi presso il Padre, così anche il cristiano deve intercedere per il mondo intero.
La preghiera non è l’intuizione sentimentale d’un istante o uno stato transitorio di esaltazione.
La preghiera esige perseveranza ed impegno.
È una lotta col mistero, un’avventura faticosa, un fiore che sboccia nell’aridità e nell’oscurità.
La preghiera produce giustizia.
Chi ha avuto contatto con Dio torna nel mondo più luminoso, come Mosè, trasfigurato dal volto di Dio.
La sua azione è più carica di amore, il suo coraggio è più solido; la sua speranza più viva.
La preghiera produce anche pace del cuore perché essa si indirizza non ad un giudice o ad un sovrano, ma ad un padre amorevole.
La preghiera conforta, consola, rasserena e rinnova l’uomo.
La preghiera cristiana si riassume infatti in un Abbà, Padre.
La preghiera trova il suo alimento nella Bibbia, come ci dice oggi Paolo.
Nella preghiera dei Salmi Dio pone sulle nostre labbra ciò che lui stesso vorrebbe sentire da noi.
Attraverso la liturgia delle Ore riscopriamo questo dolce e concreto dialogo con Dio.
Don Emilio