Cari fratelli
riprendiamo con questa domenica il ritmo tradizionale delle domeniche del tempo ordinario, dopo le molteplici festività incontrate a chiusura del tempo pasquale.
Il Vangelo che ci viene proposto è quello di Luca.
Nelle letture di oggi incontreremo un tema fondamentale per la nostra fede: la vocazione cristiana.
Due vocazioni ci vengono proposte: quella di Eliseo e quella indicata da Gesù.
Si tratta di due chiamate parallele, ma anche differenti.
La vocazione cristiana è un taglio spesso lacerante con abitudini, compromessi e con un passato comodo.
Il giusto mezzo, apparentemente fonte di equilibrio, è spesso un alibi per non muoversi.
Una fede che non costa o che intacca solo la superficie è certamente poco genuina.
La vocazione cristiana è perciò rinuncia e distacco.
L’area in cui questa frattura si realizza passa all’interno del cuore e comporta distacco dai beni materiali, da affetti troppo incombenti e da indecisioni e superficialità.
Il discepolo, pur vivendo nella trama concreta sociale, è senza guanciale, senza padre e senza nostalgia del passato.
La vocazione cristiana è movimento e libertà.
Non si può essere grettamente chiusi in se stessi e cristiani; non si può essere stanchi e pigri e contemporaneamente cristiani; non si può essere appagati, autosufficienti e cristiani.
Il vero discepolo è un uomo libero, che aderisce a Dio attraverso lo Spirito con tutto il suo cuore e tutta la sua anima.
Ha demolito l’impero della carne e della legge per lasciare trionfare in sé lo Spirito.
La fede è il principio fondamentale della giustificazione, ma è anche una realtà viva che opera mediante l’amore.
Don Emilio