Cari fratelli,
il sacerdozio cristiano è esaltato dalla riflessione tradizionale su Melkisedek e presenta oggi le sue origini ed il suo compito principale.
Il sacerdozio cristiano oggi riunisce nel nome di Cristo la Chiesa, perché sia sempre cosciente che la sua unità è nel Corpo e nel Sangue del Signore.
L’Eucarestia è spirito e carne, fede e carità, impegno verticale di comunione con l’Eterno ed impegno orizzontale di amore fraterno.
L’Eucarestia è attesa della sua venuta ed è da celebrare come la Pasqua, in piedi, in tensione, con ardore.
Il memoriale non è stanca commemorazione.
La nostra liturgia domenicale non può essere ricondotta ad un obbligo o ad un semplice precetto.
Dev’essere una necessità gioiosa ed un’anticipazione festosa.
L’Eucarestia è connessa al sangue della croce ed al corpo di Cristo donato per noi.
Essa è, quindi, un’espressione della nostra liberazione e della nostra salvezza.
Come tutti i sacramenti convergono sull’Eucarestia, così ogni atto catechetico ed ogni preghiera personale o comunitaria deve orientarsi e confluire nella grande liturgia eucaristica, l’unica che dà efficacia piena alla nostra completa maturità cristiana.
Come esclama l’antifona dovuta al genio di Tommaso d’Aquino, entrata nella liturgia del Vespro, “Cristo diventa il nutrimento, si fa memoriale della sua passione, l’anima è riempita di grazia e ci è donato il pegno della gloria futura”.
Riscopriamo dunque, fratelli, l’estrema importanza della Messa, massimo atto di culto che noi possiamo rendere a Dio, rendimento di grazie, lode e memoriale del sacrificio del Signore Gesù.
Don Emilio