19 Maggio 2019

Cari fratelli,

le letture di questa domenica ci ricordano che la Chiesa terrena vive un’esistenza che è come quella di tutti gli uomini, spesso attraversata da difficoltà e crisi.

Scriveva Theillard de Chardin: “l ‘uomo ha creato tra le acque nere e fredde una zona abitabile ove fa chiaro e caldo. Ma quanto è precaria questa dimora! In ogni istante la cosa terribile fa irruzione: fuoco, peste, tempesta, scatenarsi di forze morali oscure che trascinano in un istante ciò che l’uomo aveva costruito ed ornato”.

La città terrena ha una sua fragilità ed un limite intrinseco.

Necessarie sono la costanza e la speranza, o, come dice l’Apocalisse: “è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio”.

La Gerusalemme celeste, il nuovo cielo e la nuova terra, è, d’altra parte, una realtà attesa ma già inaugurata dalla resurrezione di Cristo.

Ogni uomo deve lavorare con Dio perché questo Regno di giustizia e di pace sempre più si edifichi nelle strutture del presente.

L’anima di questo lavoro per il Regno, l’anima e la legge della Gerusalemme celeste è l’amore.

Un amore totale, teologico e sociale, temporale ed eterno.

La comunità cristiana è invitata oggi ad una severa autocritica nei confronti degli attentati che si commettono nel suo interno contro l’amore e la giustizia.

Il comandamento è nuovo, dice Gesù e la Chiesa non deve essere vecchia, legata ad antiche logiche di dominio e trionfo.

Don Emilio