Cari fratelli,
l’agnello-pastore che domina la liturgia di questa domenica permette una riflessione sul senso della storia e della vita della Chiesa.
Essa ha una guida, il pastore, che infonde fiducia, che offre pascolo e parola ma che è anche vicino, divenendo egli stesso agnello.
Il pastore supremo e tutti coloro che nella storia, attraverso il sacerdozio ministeriale, ne continuano il compito, devono essere guide e compagni di viaggio nel pellegrinaggio verso le fonti delle acque della vita.
La vocazione sacerdotale è questo intreccio di carisma personale e di presenza umana.
Il prete deve far risplendere il suo valore di segno per la comunità cristiana.
Il gregge-comunità è percorso e guidato anche da un’altra energia, quella della parola, che gli Atti descrivono come un soggetto agente.
La Parola attira a sé persone diverse per convinzioni, mentalità e cultura, componendo un mosaico vivo e multicolore.
La comunità vive anche nelle contraddizioni e nella sofferenza.
Gioia e dolore, pastori e mercenari, sangue e felicità si alternano.
Ma questo itinerario ha una speranza: non avranno più fame né sete e Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi.
Don Emilio