Carissimi Parrocchiani,
con un po’ di emozione mi accingo a scrivere questa ultima riflessione del nostro foglio settimanale. Sento il dovere di ringraziare per questo dialogo che abbiamo potuto intrattenere attraverso questo semplice strumento di comunicazione. Ci ha consentito di considerare insieme il cammino spirituale di alcune significative figure bibliche. Abbiamo seguito da vicino i passi del sentiero di Abramo, di Giacobbe, di Giuseppe, di Mosè e ora stavamo camminando sui passi di Davide.
Tutti questi sentieri si assomigliano e conducono alla stessa meta: quella di una più profonda comunione con Dio in Cristo grazie al dono dello Spirito Santo. E infatti lo Spirito che ci apre la mente e il cuore perché possiamo crescere nella conoscenza di Gesù e in Lui del Padre.
È stato bello salire verso l’Alto ora con un sentiero ora con un altro: pur nella somiglianza, ogni sentiero possiede una sua originalità e questo ci ha permesso di scoprire orizzonti nuovi attraverso il cammino spirituale di ciascuna figura biblica. Abbiamo imparato a sentirle vicine a noi constatando con meraviglia che nonostante la distanza nel tempo hanno ancora molto da insegnarci. Allo stesso tempo ci siamo anche resi conto che il nostro sentiero non potrà tuttavia essere semplicemente come il loro, perché ciascuno deve percorrere il “suo” sentiero. Certo vorremmo percorrerlo con quel coraggio, quella generosità, quella fede così come queste figure ci danno testimonianza in modo veramente esemplare.
È un desiderio che anch’io porto in me alla vigilia di iniziare un nuovo cammino. Un cammino per me inedito, al quale non avevo mai pensato e che accolgo dal Signore con la fiducia che è Lui che chiama e dà anche l’aiuto necessario per svolgere bene la missione che affida.
Apro una piccola parentesi personale. Negli anni del mio sacerdozio ho composto alcuni canti. Nel 2006 in occasione del mio XXV di ordinazione sacerdotale li ho pubblicati e risultavano esattamente 25. Da allora è nato in me il desiderio di comporre un canto all’anno e devo dire che sostanzialmente questo desiderio è stato esaudito. Da allora arrivando a oggi ho composto 13 canti, canti che, tranne il primo, ho composto qui a San Leonardo e che sono in sintonia con quanto andavo vivendo in mezzo a voi.
L’ultimo canto si intitola “Non temere” e porta la data del 10.01.2017. Ebbene devo confessarvi che quando mi capitava di cantarlo dicevo a me stesso: “Questo canto si adatta bene per un sacerdote che è chiamato a lasciare la sua parrocchia dopo tanti anni e si dispone a iniziare un nuovo impegno pastorale” Questa considerazione mi veniva spontanea anche sollecitato dai tanti cambiamenti di parrocchia che ci sono stati nell’estate del 2017.
Ora però sono io ad essere chiamato direttamente in causa, ora viene chiesto a me di cambiare e sento le parole di questo canto un po’ come rivolte a me.
Inizia così: “Non temere di uscire dal paese / dalla terra che ti appartiene / e di andare in un altro paese / nella terra che t’indicherò”. Queste parole ricordano che nella nostra vita in diverse occasioni risuona l’invito rivolto a suo tempo ad Abramo.
E poi il canto continua con un’altra esortazione: “Abbandona il tuo piccolo Egitto, / ove impera l’intraprendenza / e si ottiene l’acqua a fatica / quanto basta per la sussistenza. / Io ti porto in un altro paese / ove scorrono latte e miele / e i frutti maturano in forza / della pioggia che scende dal cielo”. Il passaggio dall’Egitto alla Terra promessa è un passaggio che tutti dobbiamo fare: abbandonare la terra delle nostre sicurezze dove siamo protagonisti con la nostra intraprendenza e imparare a fare affidamento alla bontà e fedeltà di Dio che sa concedere il necessario in tempo opportuno.
In terzo luogo, il canto invita a mettersi in cammino con la tranquilla certezza che si sta percorrendo il sentiero che il Signore vuole per noi: “Nel salire il tuo cuore abbia pace /perché questa è la strada da fare / è il sentiero che ho scelto per te / diverrai capace di amare”.
Il canto non nasconde le difficoltà che si incontreranno – sappi che proverai la fatica e a tratti la notte del cuore – ma assicura anche la presenza del Signore, pastore buono che cammina accanto a noi: “Ma io sono sempre al tuo fianco / come ombra ti copro di giorno / come sole che illumina e scalda / come brezza che spira d’intorno”.
Il canto si conclude con un’invocazione al Signore e poi con una speranza. Nell’invocazione si chiede il dono di arrivare fino alla vetta grazie alla perseveranza, vincendo pertanto la tentazione di fermarsi prima o perché il cuore si distrae e perde di vista la meta, o perché si lascia bloccare dalla paura: “O Signore concedi al tuo servo / di arrivare fin sulla vetta / Non mi frenino i fiori sul ciglio, né le asperità del cammino”. La speranza invece prospetta un futuro in cui si è immersi nella luce radiosa di Dio in piena comunione con Lui e con tutti i fratelli: “Sulla vetta troverò aria pura / e un sole raggiante nel cielo sereno / e sarò sempre con Te e la festa grande sarà… con Te e i fratelli per l’eternità”.
Questo canto-preghiera lo sento molto vicino in questo momento e diventa per me preghiera rivolta al Signore. Volentieri lo condivido con voi sapendo di poter contare sulla vostra benevolenza e sul vostro ricordo al Signore.
Don Luigi Pedrini