Carissimi Parrocchiani,
stiamo considerando la libertà interiore di Davide e per meglio illuminarla stiamo seguendo una vicenda esemplare al riguardo: la vicenda di Nabal. Già abbiamo riferito del rifiuto opposto a Davide che gli chiedeva cibo per sé e per i suoi uomini e la conseguente decisione di Davide di vendicarsi ad ogni costo del comportamento ingrato e arrogante di Nabal.
Entra però in scena a questo punto Abigail, a moglie di Nabal. Il testo biblico la presenta come donna “assennata e di bell’aspetto”, a differenza del marito che lo descrive come uomo “rude e di brutte maniere”. Abigail si è resa conto della situazione drammatica che si è creata e che viene a mettere in serio pericolo la sussistenza della sua famiglia. Per questo decide di andare incontro a Davide per suscitare in lui da subito un atteggiamento di disponibilità e di benevolenza. A questo scopo fa pervenire a Davide, prima di incontrarlo, donativi in abbondanza: duecento pani, due otri di vino, cinque pecore già pronte, cinque sea di grano tostato, cento grappoli di uva passa e duecento schiacciate di fichi secchi (v. 19). Non solo. Il testo riferisce che giunta alla presenza di Davide, si dispone a parlargli in un atteggiamento molto umile e rispettoso: smontò in fretta dall’asino, cadde con la faccia davanti a Davide e si prostrò a terra (v. 25).
C’è da notare che noi siamo di fronte a una donna pagana, una donna che non conosce la Scrittura che, pertanto, non può essere per lei sorgente di ispirazione. Nonostante questo, il suo modo di comportarsi sta ricalcando sorprendentemente l’esempio del grande patriarca Giacobbe. Infatti, quando per lui si è trattato di incontrare dopo tanti anni il fratello Esaù dal quale si era separato con un contenzioso aperto, lo ha fatto mandando al fratello, prima della sua venuta, ingenti donativi e poi andandogli incontro con gesti e parole di profonda umiltà.
Le parole che Abigail rivolge a Davide sono piene di saggezza: diversamente dal marito esprime la sua gratitudine a Davide per i benefici ricevuti dalla sua famiglia e gli riconosce espressamente un futuro di gloria: il Signore ti concederà tutto il bene che ha detto a tuo riguardo e ti avrà costituito capo d’Israele (v.30). In questo modo riesce perfettamente nel suo intento. Davide è profondamente toccato dalle sue parole, esprime apprezzamento sulla sua iniziativa ed esclama: “Benedetto il Signore, Dio d’Israele, che ti ha mandato oggi incontro a me. Benedetto il tuo senno e benedetta tu che sei riuscita a impedirmi oggi di giungere al sangue e di farmi giustizia da me (vv. 32-33).
Dunque, Davide accoglie prontamente la richiesta di Abigail di usare comprensione verso la sua famiglia e abbandona il proposito di farsi giustizia con le sue mani: all’intenzione di vendicare l’offesa subentra un atteggiamento di misericordia.
Il racconto si conclude dicendo anzitutto che Nabal, informato dalla moglie di quanto accaduto e quindi del rischio mortale che ha corso Lui e tutta la famiglia, è rimasto talmente impressionato che non si è più riavuto ed è morto dieci giorni dopo; in secondo luogo riferisce che Abigail, in seguito alla morte del marito, va a cercare protezione da Davide che la accoglie e la prende con sé come sposa.
La vicenda mette in luce chiaramente la libertà interiore di Davide che si dimostra capace di prendere le distanze dalle decisioni prese e di riequilibrarle in rapporto alla nuova situazione che si è creata. Davide non fa delle sue decisioni una questione di puntiglio. Ha il coraggio di rivederle e l’umiltà di ritornare sui suoi passi offrendo a coloro da cui è stato offeso una possibilità di riscatto.
Teniamo presente che questa duttilità, intesa come capacità di non irrigidirsi sulle proprie decisioni, è una virtù tipica di Dio. Nessuno come Lui è puntuale nell’affermare i principi e nel denunciare il male a cui l’uomo va incontro quando non vuole attenersi ad essi; tuttavia, nessuno come Lui è duttile nell’ammorbidire le sue parole fino a “rimangiarsele” pur di far prevalere la misericordia.
Don Luigi Pedrini