05 AGOSTO 2018

Carissimi Parrocchiani,

alla luce di quanto abbiamo detto, sia riferendo i momenti salienti del legame di amicizia tra Davide e Gionata, sia riferendo le esperienze di amicizia vissute da Gesù, possiamo mettere in risalto alcune caratteristiche fondamentali di questa straordinaria esperienza umana.

Una prima caratteristica è il suo carattere di spontaneità e di sorpresa. L’amicizia non è frutto di calcolo, di programmazione: nasce semplicemente in modo non preventivato e improvviso. È pertanto un dono da accogliere con gratitudine. Certamente, si può parlare di una preparazione ‘remota’ al dono di amicizia che si realizza mediante la coltivazione e la custodia di atteggiamenti quali la benevolenza, il rispetto, la bontà verso gli altri. Questi atteggiamenti creano un terreno ben disposto perché possa fiorire l’amicizia che, in ogni caso, conserva il suo carattere di dono gratuito.

Un’altra caratteristica è costituita dal legame di fedeltà che la connota. Si tratta di un legame solido, che non si lascia intimorire da nessuna difficoltà e che si espone anche al rischio della morte. La vera amicizia è animata da una fedeltà disposta a dare tutto, anche la vita se necessario. Sia nell’amicizia tra Davide e Gionata, sia in quella vissuta da Gesù abbiamo riscontrato questa fedeltà senza riserve disposta a tutto per l’amico.

Una terza caratteristica è il tratto di consolazione che è insito in ogni esperienza di amicizia. Da questo punto di vista l’amicizia è un vero balsamo che ristora e dà speranza. Nel buio delle prove vissute da Davide in seguito alla persecuzione di Saul nei suoi confronti, l’amicizia con Gionata è stata per lui un costante faro di luce. Ugualmente, possiamo immaginare che per Gesù essere ospite nella casa di Betania, in compagnia dell’amico Lazzaro e delle sue sorelle Marta e Maria, nel mezzo di giornate faticose vissute non di rado in un bagno di folla che gli faceva ressa attorno presentando le necessità più diverse, era fonte di grande consolazione e pace. Poche cose danno sapore e bellezza alla vita come la freschezza dei rapporti umani vissuti nella loro immediatezza e semplicità.

In conclusione, dai testi che abbiamo richiamato, emerge con chiarezza che le relazioni di amicizia sono realtà buone in sé stesse, così come lo sono tutte le realtà che vengono da Dio. Emerge inoltre che l’amicizia può essere addirittura suggellata con un patto di fedeltà reciproco stipulato davanti al Signore. Così è avvenuto nel legame di amicizia che si è instaurato tra Davide e Gionata. Anche Gesù ha voluto suggellare la sua amicizia con noi lasciandoci un segno perenne: questo segno è l’Eucaristia. In questo sacramento noi possiamo scorgere i tratti di un amore fedele, perseverante, che è arrivato per noi fino al dono supremo di sé.

In questo modo, la nostra riflessione sull’amicizia non ci conduce soltanto all’apprezzamento del dono dell’amicizia – traguardo non da poco -, ma ci innalza fino alla contemplazione e all’adorazione dell’Eucaristia quale modello insuperabile e compiuto di ogni legame di amicizia.

Possiamo terminare con le parole del Salmo 133: Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme! È come olio prezioso versato sul capo, che scende sulla barba, la barba di Aronne, che scende sull’orlo della sua veste. È come la rugiada dell’Ermon, che scende sui monti di Sion. Perché là il Signore manda la benedizione, la vita per sempre.

Don Luigi Pedrini