Carissimi Parrocchiani,
stiamo considerando i testi del quarto vangelo in cui si fa riferimento all’amicizia di Gesù con l’apostolo Giovanni. Ci siamo soffermati sui primi quattro testi. Ne resta ancora uno che si trova nell’ultimo capitolo del Vangelo, il capitolo 21, ai versetti 4-7 e 20-23.
Il rimando a Giovanni si trova all’interno dell’episodio della pesca miracolosa avvenuta dopo la risurrezione di Gesù. Alcuni apostoli, accogliendo l’invito di Pietro, vanno a pescare, ma questo primo tentativo non ottiene alcun frutto. Fa seguito una seconda pescagione intrapresa in obbedienza all’invito rivolto loro da un uomo sconosciuto a gettare nuovamente la rete e questa volta la pesca è straordinariamente abbondante: la gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. La reazione di Giovanni di fronte a questo esito sorprendente è stata immediata: Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore! “ (v. 7). Dunque, Giovanni per primo riconosce che quell’uomo è Gesù risorto.
L’episodio, come già quelli precedenti, conferma che quando si realizza pienamente il connubio fra fede e amore allora si è nelle condizioni di vedere anche ciò che immediatamente sfugge allo sguardo. La fede rischiarata dall’amore vede più in profondità e per questo Giovanni, il discepolo amato, è il primo a riconoscere Gesù.
Il testo continua offrendo una seconda menzione di Giovanni. Pietro infatti, dopo che Gesù gli ha predetto il cammino che lo attende e che lo porterà a testimoniare la sua vita fino al dono di sé, gli chiede qualche notizia sul destino futuro di Giovanni: “Signore, che cosa sarà di lui? “ (v. 22). La risposta di Gesù è una contro-domanda (“Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi”, v. 22) nella quale non precisa cosa sarà di lui, ma sembra alludere a una vita longeva. In effetti, Giovanni non andrà incontro al martirio come è avvenuto per la maggior parte dei dodici apostoli. Morirà anziano non senza aver prima assolto quel compito di custodia e di filiazione spirituale nei confronti di Maria che Gesù gli aveva affidato.
Al termine di questa rassegna di testi è giusto domandarci per quale ragione Gesù abbia instaurato questo rapporto preferenziale di amicizia con Giovanni. Così risponde il card. Martini: (I testi citati) richiedono una prolungata contemplazione e potremmo chiedere al Signore di farci comprendere il mistero del suo amore per questo discepolo. È difficile infatti dire perché Gesù lo amasse di un amore preferenziale. È il discepolo della prima ora, è colui che ha immerso lo sguardo nella profondità del cuore di Cristo e ha capito come Gesù uomo amasse gli uomini con il cuore del Figlio di Dio. È Giovanni che ha vissuto questa amicizia dalla quale è nato il Vangelo dell’amore (p. 134).
Questa risposta se da una parte invita a rispettare il mistero proprio di ogni elezione da parte del Signore, dall’altra sembra dire che diversi fattori hanno contribuito al sorgere di questa amicizia: il fatto che Giovanni si sia affiancato a Gesù fin dai primi passi del suo ministero; una naturale sintonia interiore per cui Giovanni comprendeva più in profondità ciò che Gesù stava vivendo per amore nostro.
Ma forse la ragione per cui Giovanni ha beneficiato di questa particolare amicizia è sottesa all’ultima affermazione del Card. Martini: È Giovanni che ha vissuto questa amicizia dalla quale è nato il Vangelo dell’amore. Giovanni era chiamato ad essere il testimone del Vangelo dell’amore e per questo ha ricevuto quel “di più” di amore che lo ha abilitato a questo compito. Come Giuseppe d’Egitto ha ricevuto da Dio quell’amore preferenziale che gli ha consentito di essere strumento di riconciliazione e rivelazione nella sua persona dell’amore di Dio che affratella tutti, così Giovanni ha fatto un’esperienza di amore più profonda per essere in grado di farla comunicarla a tuffi al fine di rendere anche noi partecipi di questo dono.
Don Luigi Pedrini