08 LUGLIO 2018

Carissimi Parrocchiani,

considerando l’esperienza di amicizia vissuta da Gesù e riferita nei Vangeli non possiamo non ricordare la sua amicizia con Lazzaro. Ne parla con precisione san Giovanni là dove riferisce prima la morte di Lazzaro e poi la sua risurrezione dai morti operata da Gesù.

In questi testi Lazzaro viene più volte qualificato come l’ “amico” di Gesù. Proprio su questo legame fanno leva le sue sorelle, Marta e Maria, per sollecitare Gesù a far visita al fratello ammalato. Infatti, mandarono a dirgli: “Signore, ecco, colui che tu ami è malato ” (Gv 11,3).

Gesù stesso per giustificare di fronte agli apostoli la sua decisione di ritornare in Giudea, regione dalla quale si era allontanato per l’ostilità che si era creata attorno a Lui, dichiara: “Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato, ma io vado a svegliarlo “ (Gv 11,11).

L’evangelista annota che Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro (v. 5). E poco dopo, riferendo la profonda commozione fino al pianto provata da Gesù nel trovarsi di fronte al sepolcro dell’amico, riporta anche le parole di commento dei Giudei: “Guarda come lo amava” (Gv 11,35).

Dunque, stando alla testimonianza di Giovanni, fra Gesù e Lazzaro si è instaurata una profonda amicizia. La cosa strana è che Lazzaro, insieme alle due sorelle, compaia improvvisamente a metà Vangelo senza alcuna presentazione precedente e venga subito presentato come l’ “amico” di Gesù.

Per sapere qualcosa di più riguardo a come sia nata questa amicizia, dobbiamo riferirci alla testimonianza dell’evangelista Luca (cfr. Lc 10,38-42). Nel suo vangelo racconta una visita di Gesù in casa di Lazzaro: di questa visita si sottolinea la piena disponibilità di Maria ad ascoltare l’insegnamento di Gesù, a differenza di Marta che è tutta presa dai molti servizi di casa.

Questa testimonianza orienta a pensare che era abitudine di Gesù fare sosta nella casa di Lazzaro ogni qualvolta nel suo pellegrinare passava da Betania. Un’altra conferma in proposito ci è data da san Giovanni: riferisce che dopo la risurrezione dell’amico, Gesù va a cena a Betania dove Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti […] era uno dei commensali (Gv 12,1-2).

A proposito di questa amicizia sono significative due considerazioni del cardinal Martini. Costatando i legami di amicizia che Gesù coltivava si dichiara d’accordo con chi ha affermato che Gesù aveva tre tempi nella sua vita: il tempo per Dio – la preghiera nelle lunghe notti -, il tempo per l’azione pastorale – per gli altri, per la gente –, il tempo per l’amicizia (p. 132). La seconda considerazione si fonda sul finale del racconto della risurrezione di Lazzaro e ha qualcosa di molto importante da dire sul tema dell’amicizia. Scrive san Giovanni che i capi dei sacerdoti, dopo il miracolo della risurrezione di Lazzaro, prendono la decisione definitiva di far morire Gesù: Da quel giorno, dunque, decisero di ucciderlo (Gv 11,53). Questo significa che l’essere intervenuto a favore dell’amico ha comportato per Gesù l’esporre la sua vita alla morte. Davvero, Gesù testimonia – come sottolinea il Card. Martini – un ‘amicizia fedele fino alla fine (p. 132).

Don Luigi Pedrini