Carissimi Parrocchiani,
dopo aver seguito l’evolversi dell’amicizia nata tra Gionata e Davide vorrei ulteriormente evidenziare il valore di questa straordinaria esperienza umana alla luce della testimonianza di Gesù: anch’egli, condividendo in tutto la nostra vita, ha conosciuto il dono dell’amicizia, ne ha percepito la bellezza e l’ha coltivata.
Tra i testi evangelici che documentano questo aspetto della sua umanità possiamo ricordare anzitutto Mc 10,17-22.
Questo testo, nel riferire l’incontro che egli ha avuto con un uomo ricco che gli domandava che cosa dovesse fare per avere la vita eterna, annota anche un particolare singolare. Dice che Gesù fissatolo, lo amò (v. 21).
Dunque, verso questo uomo che cerca una risposta non a una necessità contingente, ma a qualcosa di grande e di vero, Gesù prova da subito una naturale simpatia. Questo particolare avvicina questo incontro a quel primo incontro avvenuto tra Gionata e Davide nel quale da subito le anime dei due giovani si sono legate in una profonda e sincera amicizia.
Ugualmente Gesù: Egli leggendo nel cuore di quell’uomo e scorgendo la bellezza del suo animo ha provato per lui un sentimento di commozione interiore.
C’è però un’ombra in questo episodio che rimane per noi difficile da spiegare ed è il fatto che quell’uomo non abbia corrisposto all’offerta gratuita di amicizia da parte di Gesù, come abbia potuto non lasciarsi conquistare da quello sguardo penetrante che pur aveva smosso in precedenza uomini come Simon Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni, Matteo… Infatti, l’esito di quell’incontro è stato un congedarsi di quell’uomo con il cuore triste non avendo avuto il coraggio di accogliere le parole con cui Gesù ha risposto alla sua domanda di vita eterna.
Giovanni Paolo II nel commento che ha fatto a questo episodio evangelico nella Lettera ai giovani e alle giovani di tutto il mondo (31 marzo 1985) invita a vedere nello sguardo amorevole che Gesù elargisce a questo uomo il riflesso dello sguardo d’amore che Dio ha verso ciascuno di noi. E lo sguardo amorevole celebrato poeticamente nel salmo 139 in cui si dice che Dio segue con attenzione e con cura tutti i passi dell’uomo.
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
2 tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
3 osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.
Accogliere su di sé lo sguardo di amicizia di Dio è sorgente di consolazione e di vita; viceversa, “l’uomo che non accoglie questo sguardo, che non sa di essere amato, è un infelice perché non conosce il suo destino” (C. M. Martini, Davide peccatore e credente, p. 131).
Don Luigi Pedrini