17 Dicembre 2017

Carissimi Parrocchiani,

siamo ormai nell’imminenza della grande Festa del Natale. Lasciamo allora la vicenda di Davide che riprenderemo dopo le feste natalizie e prepariamoci a vivere bene i giorni che ci attendono.

Disponiamoci ad accogliere il Signore che nel mistero del Natale appare come un Dio ‘amabilissimo’: valorizzo questa espressione che non è mia, ma di don Primo Mazzolari.

Nella riflessione che fa questo sacerdote e che è riportata nel libretto Il Natale (ed. EDB, 2016, pp. 9-16) –  da cui ho tratto la citazione che ho riportato nel biglietto di auguri natalizio che riceverete in questi giorni nelle vostre case – don Primo Mazzolari distingue tra falsa e vera amabilità.

La falsa amabilità è quella che propaganda il mondo e vuole far credere che saremo tanto più amabili quanto più riusciremo a metterci in evidenza di fronte agli altri. Ma questo tendere ai primi posti “nel magro festino della vita” non ci rende affatto amabili: “Chi si mette in alto per forza è invidiato, temuto, adulato, quasi mai amato. Chi ambisce i primi posti si esclude dall’amabilità”.

“La vera amabilità, invece, incomincia quando uno, non avendo più niente di amabile, viene amato per quello che non ha più per che quello che ha”. In questa maniera Dio ci ama; non perché possiamo vantare delle prerogative di amabilità, ma semplicemente perché ai suoi occhi siamo amabili nella nostra povertà: “Io credo – scrive don Primo Mazzolari – nell’amore di un Dio che mi ‘prende’ nelle braccia nell’attimo della mia più estrema miseria, il peccato”.

La vera amabilità, dunque, rifugge dalla ricerca dei primi posti. Per questo Dio venendo in mezzo a noi è andato a cercare l’ultimo posto al fine di rendersi amabile agli occhi di tutti: “Il Figliuolo di Dio nasce tra gli uomini, in una condizione che non desta invidia a nessuno: né una casa, né una culla, una stella, una greppia. In tal modo l’infinita Carità di Dio, rivestitasi di povertà di spirito, è divenuta veramente amabile anche per noi povere creature”. In questo modo, il nostro amore verso Dio viene purificato da ogni secondo fine e siamo messi nelle condizioni di amare Dio “non per la gloria o per la potenza, ma per sé stesso. […] Nel presepio, come sul Calvario, Dio è amabilissimo: è davvero il Dio con noi, il Dio del mio cuore, che mi spalanca il Regno della carità”.

Così il Natale ci insegna che la vera amabilità affonda le sue radici nella povertà: il povero fa esperienza di essere amato da Dio e scopre con stupore un Dio che pure si fa povero per condividere tutto con Lui.

È questo il dono che il Natale vuole farci e che anche noi chiediamo in questi giorni.

 Don Luigi Pedrini