05 Marzo 2017

Carissimi Parrocchiani.

ricordavo la scorsa settimana la richiesta sorprendente che Dio rivolge a Gedeone di ridurre drasticamente il suo esercito. La riduzione avviene in due tempi: prima viene concesso agli uomini che preferiscono non combattere di poter tornare alle loro case: in questo modo il loro numero da trentaduemila scende a diecimila. Ma Dio ritiene che il loro numero è ancora eccessivo. Pertanto chiede a Gedeone di trattenere solo quegli uomini che, immergendosi nel Giordano, avessero bevuto l’acqua portandosela alla bocca con la mano; quelli invece che per bere si fossero inginocchiati nell’acqua sarebbero stati scartati. Così il numero si riduce a trecento uomini.

Il significato di queste disposizioni di Dio è chiaro: Israele deve sapere che la vittoria che riporterà sui Madianiti è opera di Dio. Che non accada che gli Israeliti abbiano a vantarsi davanti a Dio e a dire: “la mia mano mi ha salvato” (Gdc 7,2).

Dunque è Dio che fa e, tuttavia, Egli vuole servirsi di un pugno di uomini e di un uomo fragile come Gedeone per dare compimento al suo disegno. La grandezza di Gedeone sta proprio nell’umile riconoscimento della sua pochezza unita alla fiducia con cui si affida da Dio per cooperare alla sua opera di salvezza. Non è facile tenere questo equilibrio. Infatti.

Se vuoi cooperare in modo tale che non sia più necessario che il Signore operi, cadi nel peccato dell’arroganza e dell’empietà. Se non vuoi cooperare affatto, perché intanto già opera il signore, cadi nel peccato del rifiuto superbo e orgoglioso. Tu devi cooperare come uno strumento nella mano della potenza del tuo Dio, e non della tua. La povertà e l’umiltà ti assicurano di trovarti nella sua mano potente, e questo ti deve bastare (Rossi De Gasperis, op. cit., p. 121)

Come sono andate dunque le cose? Il testo racconta che la vittoria contro l’esercito di Madian è ottenuta nel cuore della notte mentre si trova accampato nella pianura che si distende tra il monte Moré e i monti di Gelboe presso la sorgente di Charod.

I trecento uomini di Gedeone circondano l’accampamento disponendosi in tre schiere e restando ognuno fermo al suo posto. Ciascuno tiene nella mano sinistra una brocca vuota da spezzare a tempo opportuno e far così apparire la torcia accesa che vi è contenuta, mentre nella mano destra tiene il corno da suonare. Al segnale di Gedeone, tutti si mettono a gridare: “La spada per il Signore e per Gedeone”; quindi, spezzano la brocca lasciando apparire la fiaccola accesa e si mettono a suonare il corno. Ed ecco cosa avviene:

Ognuno di loro rimase al suo posto, attorno all’accampamento: tutto l’accampamento si mise a correre, a gridare, a fuggire. Mentre quelli suonavano i trecento corni, il Signore fece volgere la spada di ciascuno contro il compagno, per tutto l’accampamento. L’esercito fuggì fino a Bet-Sitta, verso Sererà, fino alla riva di Abel-Mecolà, presso Tabbat. Gli Israeliti si radunarono da Nèftali, da Aser e da tutto Manasse e inseguirono i Madianiti. (Gdc 7,21-23)

 Don Luigi Pedrini