Carissimi Parrocchiani,
dopo aver chiarito i requisiti necessari per colui che vuole uscire dall’Egitto, cioè per colui che vuole distaccarsi dalla mediocrità e intraprendere con decisione il cammino verso l’Alto, san Gregorio di Nissa si sofferma sulle difficoltà che segnano l’inizio del cammino. L’avvertimento della Scrittura al riguardo è chiaro: “Figlio se ti presenti per servire il Signore preparati alla tentazione” (Sir. 2,1-13). Il santo facendo eco a queste parole scrive:
Chi è uscito dal territorio della dominazione egiziana e si è messo in viaggio verso la meta delle virtù, non potrà evitare né assalti, né tentazioni, né prove di ogni genere: angustie, paure, pericoli mortali. Egli si sentirà tanto scosso nelle convinzioni della fede da poco entrate nella sua anima, che cadrà nella sfiducia più completa di poter raggiungere i beni cercati (p. 126)
Come si vede, non sono parole incoraggianti: san Gregorio di Nissa afferma che nel momento in cui ci si decide a lasciare l’Egitto – decisione che peraltro non è mai fatta una volta per sempre, perché la conversione abbraccia tutta la vita – le difficoltà che si parano davanti sono tali che è molto facile cedere allo sconforto e lasciarsi prendere dalla sfiducia.
In quale modo, allora, il Signore verrà in soccorso?
Anzitutto, non farà mancare al nostro fianco – risponde il santo – persone che come Mosè ci facciano da guida, persone che “sanno con il loro consiglio mettere freno alla paura, dar coraggio alle anime troppo impressionabili, suscitare la speranza dell’aiuto divino” (p. 126).
Inoltre, ci indicherà la strada mediante la colonna di nube che ci precede nel cammino.
Giustamente i nostri padri hanno cambiato nome a questa nube, identificandola con la grazia dello Spirito Santo da cui proviene ai santi la guida verso il bene. Chi le sta dietro, passa attraverso le acque del mare dove gli è stata aperta una strada. Lo Spirito Santo rende sicura la libertà che abbiamo acquistato, facendo in modo che gli inseguitori, decisi a catturarci, vengano affogati nelle acque (p. 127-128).
A questi aiuti si deve aggiungere, poi, il dono del Battesimo con il quale ci è concesso, come è accaduto agli israeliti, di attraversare il mare e di uscirne salvi. Non così per i nostri inseguitori: l’esercito egiziano, i suoi cavalli, i suoi cavalieri, i suoi carri che sono simbolo delle molteplici passioni che tiranneggiano l’uomo verranno infatti sommersi tutti e per sempre.
San Gregorio insiste su questo ‘per sempre’. Afferma infatti che:
Nessuno, una volta passato attraverso l’acqua, deve più trascinarsi dietro i resti dell’esercito nemico. Se permettiamo che il nostro nemico riemerga dall’acqua con noi, dopo l’immersione, questo significa che rimaniamo nello stato di schiavitù. […] (Pertanto) tutti coloro che passano attraverso le mistiche acque del battesimo devono annegare le cattive tendenze dell’anima e le opere che ne derivano, cioè tutto l’esercito del male: avarizia, desideri impuri, furto, vanità, superbia, violenza, ira, rancore, invidia, gelosia e tante altre passioni che la natura porta con sé dalla nascita (pp. 130-131).
Don Luigi Pedrini