Carissimi Parrocchiani,
la riflessione originale di san Gregorio di Nissa che considera la morte di Mosè, come una ‘morte vivente’, prefigurazione della morte e risurrezione di Gesù, getta un fascio di luce anche sulla nostra vita.
Anche noi siamo continuamente chiamati a fare questo passaggio di morte e risurrezione; a entrare come Mosè in questa ‘morte vivente’ che è partecipazione alla morte e risurrezione di Gesù.
Tutto è iniziato nel Battesimo che è stato per ciascuno di noi la prima Pasqua, il nostro passaggio del Mar Rosso: quel giorno siamo nati alla vita nuova in Cristo grazie al dono dello Spirito Santo. Siamo stati generati alla libertà dei figli di Dio.
Questo passaggio, però, continua per tutta la vita: si tratta di morire all’uomo vecchio sempre risorgente in noi per far crescere l’uomo nuovo secondo Cristo; si tratta di uscire dal chiuso del nostro egoismo per fare della nostra vita un dono a Dio e ai fratelli.
Tutta la vita è un cammino nel segno della Pasqua, cioè di un morire per risorgere a vita nuova. Il punto di arrivo di questo cammino sarà la vittoria completa della vita sulla morte che si compirà nel passaggio ultimo da questa vita a quella del ‘cielo’.
Dalla vita passeggera di questo mondo passeremo a quella eterna; lasceremo la fragilità di questa nostra umanità per diventare partecipi della pienezza della vita stessa di Dio in comunione con tutti i nostri fratelli.
Ecco il modo con cui una nostra contemporanea descrive questo passaggio luminoso che ci attende al termine di questo pellegrinaggio terreno: passaggio che può illuminare di speranza il nostro cammino anche nei suoi giorni più faticosi e oscuri.
(Noi) già abitiamo là, ( = in cielo) non dimentichiamolo; siamo in viaggio, ma egli ci ha introdotti in cielo insieme con la sua santissima umanità, che ha peregrinato e va ancora peregrinando con noi su questa terra.
Il nostro viaggio ha sempre il suo punto di partenza e di arrivo nel pellegrinaggio che il Verbo ha compiuto dal cielo alla terra e dalla terra al cielo. È uscito dal seno del Padre ed è rientrato con noi nel seno del Padre, cioè nel cuore della casa, nel cuore dell’Amore. Egli, che il Padre ha mandato nel mondo per essere nostro compagno di viaggio e insieme nostra via, è il cammino e insieme la santa montagna, il santuario e la luce che in esso risplende, la porta per entrare e l’Amato che ci accoglie.
Quando i brevi giorni di questa nostra esistenza si concluderanno per aprirsi sullo sconfinato orizzonte dell’eternità, troveremo là, tutta rivestita a primavera, la valle del pianto; essa sarà il luogo della nostra festa, del nostro incontro definitivo con il Signore e con la lunga carovana delle generazioni peregrinanti verso il Giorno dello splendore nel quale si compiono tutti i nostri brevi giorni” (A.M. Canopi, I Salmi, 1997, pp. 262-263).
Don Luigi Pedrini