11 Settembre 2016

Carissimi Parrocchiani,

in preparazione alla settimana in cui ospiteremo la Madonna di Fatima completo la riflessione iniziata riportando, dopo la testimonianza di Lucia, quella di Francesco, rimandando alla prossima settimana quella di Giacinta.

Prendo ancora spunto dal Vangelo di domenica scorsa nel quale Gesù poneva al discepolo che vuole fare il suo stesso cammino alcune esigenze: tra queste chiedeva anzitutto la disponibilità a mettere l’amore per lui al primo posto, al di sopra di ogni altro legame affettivo. Riguardo a questa prima esigenza abbiamo visto la testimonianza di Lucia.

Gesù però nel Vangelo aggiunge una seconda esigenza: “Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa…? Così dicendo Egli invita il discepolo a coltivare nella propria vita spazi di silenzio attraverso i quali si raccoglie e impara a guardare le cose, gli avvenimenti con la luce superiore della fede.

Francesco possedeva questo dono di contemplazione. Già la sua indole e la sua sensibilità lo portavano spontaneamente ad un atteggiamento di riserbo e di raccoglimento. In seguito alle apparizioni questa sua propensione è emersa ancora più evidente. Ecco la testimonianza su di lui riferita da Lucia.

Un giorno ch’io (Lucia) mi mostravo scontenta della persecuzione che cominciava a scatenarsi dentro e fuori della famiglia, egli cercò di incoraggiarmi dicendo: “Lascia perdere! Non ha forse detto la Madonna che avremmo sofferto molto, per offrire riparazione al Signore e al Suo Cuore Immacolato? Sono così tristi! Se con queste sofferenze potessimo consolarLi, dobbiamo essere contenti”.

Pochi giorni dopo la prima apparizione della Madonna, arrivando al pascolo, salì su una roccia elevata, e disse: “Non venite qui; lasciatemi star solo”. “Va bene”.

E con Giacinta ricorremmo le farfalle, le prendevamo, per far poi subito il sacrificio di lasciarle andare; e non ci ricordammo più di lui.

Arrivata l’ora della merenda, vedemmo che mancava e io andai a cercarlo. “Francesco, no vuoi mangiare?”. “No. Mangiate voi”. “E a recitare il Rosario?”. “A pregare ci vengo dopo. Chiamami di nuovo”. Quando lo richiamai mi disse: “Venite voi a pregare qui vicino a me”.

Salimmo in cima alla roccia, su cui a mala pena ci stavamo in tre in ginocchio, e gli domandai: “Ma cosa stai facendo qui da tanto tempo?”. “Sto pensando a Dio, che è così triste a causa di tanti peccati! Se io fossi capace di darGli gioia!”.

Possiamo dire che la sua propensione al raccoglimento valorizzata nell’alveo della fede lo ha portato a maturare un atteggiamento molto simile a quello di Maria che secondo la testimonianza dell’evangelista custodiva e meditava tutto nel suo cuore (Lc 2,19).

 

Don Luigi Pedrini