Carissimi Parrocchiani,
avviandoci verso il tratto conclusivo del sentiero di Mosè prendiamo ora in considerazione una dimensione che segna profondamente il suo ministero di servizio: la sofferenza.
Mosè è il primo uomo di cui la Scrittura riferisce una sofferenza che possiamo chiamare ‘pastorale’: si tratta di quella passione che ha incontrato essendosi fatto vero pastore delle persone a Lui affidate.
Questo tipo di sofferenza fa soltanto ora la sua comparsa nella Scrittura per il fatto che prima non esisteva ancora un popolo di cui farsi carico e da accompagnare.
Ora, invece, esiste. Dopo essere uscito dall’Egitto, dopo aver fatto l’esperienza dell’iniziativa di grazia con cui Dio lo ha liberato dalla schiavitù e lo ha introdotto nell’alleanza, gli israeliti hanno preso coscienza della loro identità di popolo prescelto da Dio fra tutti i popoli e insieme ora avvertono anche il bisogno di una guida che li aiuti a proseguire sulla strada inattesa che si è aperta davanti a loro.
Mosè è colui che svolge questo servizio di guida: un servizio che richiede disponibilità al dialogo e conosce inevitabilmente anche tensioni, incomprensioni, resistenze e, talvolta, anche scontri aperti.
E qui nasce la sofferenza pastorale di colui che guida. Infatti, quando una persona non ha questa responsabilità nei confronti di una comunità, l’evolversi della sua esperienza di fede chiama in causa in modo prioritario e pressoché esclusivo il suo personale rapporto con il Signore. Quando, invece, una persona riveste un ruolo di guida verso una comunità, allora la sua esperienza di fede è fortemente segnata dalla risposta di fede delle persone a lei affidate. Se questa risposta è deludente e fallimentare ne patisce inevitabilmente anche colui che svolge un compito di servizio nei loro confronti.
In questo orizzonte si comprende il dramma interiore di Mosè: un dramma che i patriarchi che l’hanno preceduto non hanno conosciuto. Certo, Abramo ha conosciuto la sofferenza dovuta al farsi carico del nipote Lot, come pure del prendersi a cuore della sorte rovinosa di Sodoma e Gomorra per le quali si è fatto intermediario presso Dio mediante la preghiera di intercessione. Ugualmente, Giacobbe ha vissuto la sofferenza del farsi carico dei suoi figli con i loro pregi e i loro difetti. E anche Giuseppe ha conosciuto la sofferenza nel prendersi a cuore la vita dei suoi fratelli e nel condurli pazientemente verso la riconciliazione.
È Mosè, tuttavia, che conosce per primo la sofferenza pastorale propria di colui che ha fatto della presa a cuore del destino di un intero popolo il senso del proprio vivere.
La sofferenza pastorale di Mosè ha un valore profetico: anticipa quella che si ritrova più avanti nella figura misteriosa del servo di Jahwé e che, poi, apparirà in modo sublime e commovente nella passione di Gesù.
Don Luigi Pedrini