Carissimi Parrocchiani,
concludo le considerazioni su Mosè quale uomo di preghiera con un breve commento tratto sempre dalla vita di Mosè di san Gregorio di Nissa. Egli offre un’originale spiegazione del rifiuto che Dio oppone alla richiesta avanzata da Mosè di poter vedere il suo volto.
A suo giudizio la ragione va cercata nella condizione propria del discepolo che è chiamato non a precedere il maestro stando ‘davanti’; ma a seguirlo stando ‘dietro’. Pertanto, il discepolo non è nella condizione di stare a faccia a faccia col maestro, ma di guardare le sue spalle.
Il Signore, che allora dava responsi a Mosè e ora è venuto a portare a compimento la sua Legge, svelando ai discepoli in chiari concetti quanto era scritto per simboli, spiega allo stesso modo dicendo: “Se uno vuol venire dietro di me”. Non dice: “Se uno vuole andare avanti a me”. E a chi lo pregava per la vita eterna, rivolge lo stesso invito: “Vieni” gli dice “e seguimi”. E chi segue guarda le spalle.
Ma proprio attraverso questo seguire ‘da dietro’ il maestro il discepolo impara a entrare in un rapporto di comunione e di familiarità con lui.
Perciò Mosè che brama vedere Dio, ora apprende come è possibile vedere Dio: cioè che seguire Dio là dove egli ci guida, questo è vedere Dio. Infatti il suo passaggio indica che egli fa da guida a chi lo segue, perché non è possibile per chi ignora la via percorrerla con sicurezza in altro modo se non seguendo da dietro la guida. Perciò chi guida indica la via, precedendolo, a chi lo segue, e chi segue non devia dalla retta via, se guarda da dietro continuamente la sua guida. Perciò Dio dice a chi Egli guida: “Non vedrai il mio volto”; cioè: non venire di faccia a chi ti guida. Infatti la corsa sarebbe certamente in direzione opposta, in quanto il bene non guarda di faccia il bene, ma lo segue.
Pretendere diversamente, cioè voler stare davanti a Dio per guardarlo in faccia anziché stare dietro vedendo le sue spalle, vuol dire mettersi su una strada opposta a quella che conduce alla vita e che il Signore indica: il traguardo finale non può che essere la rovina. Infatti San Gregorio di Nissa aggiunge: “Chi infatti lo guarda di faccia non vivrà, come attesta la parola divina: «Nessuno vedrà il volto del Signore e vivrà»”.
Non meno sorprendente è la conclusione finale che egli propone: Vedi quanto è importante imparare a seguire Dio, poiché, dopo quelle grandi ascese e le terribili e meravigliose apparizioni divine, verso la fine della vita a stento è ritenuto degno di questa grazia chi ha imparato a mettersi alle spalle di Dio (da: La vita di Mosè, pp. 177ss.).
Mosè ha avuto esperienze di comunione con Dio come pochi altri, ha vissuto ascese meravigliose verso di Lui; eppure, davanti a Dio più importante di questi doni di grazia il camminare ogni giorno con umiltà mettendoci alle spalle di Lui, pastore che ci precede e ci guida.
Don Luigi Pedrini