6 Marzo 2016

Carissimi Parrocchiani,

ricordavo l’ultima volta che Dio ha trovato in Mosè un pastore davvero secondo il suo cuore che si fa solidale con il suo popolo che ha peccato e per questo innalza verso di Lui la sua preghiera di intercessione.

Come già accennavo, la sua preghiera viene esaudita da Dio. Ma, ci chiediamo, su che cosa ha fatto leva Mosè per ‘convincere’ Dio a usare misericordia?

Mosè si è appellato a due ragioni. Anzitutto, ha invitato Dio a considerare l’impressione negativa che poteva suscitare negli altri popoli il suo agire severo nei confronti degli israeliti: “Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? Perché dovranno dire gli Egiziani: «Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra»? Desisti dall’ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo” (Es 32,11-12).

Dunque, Mosè fa presente a Dio che una risoluzione dure nei confronti di Israele poteva gettare un’ombra sul volto compassionevole e misericordioso che aveva manifestato in occasione della schiavitù in Egitto. Pertanto, esorta Dio a continuare nella stessa linea e quindi a tendere nuovamente la mano agli Israeliti. Allora la schiavitù veniva dal faraone, da un nemico esterno; ora, invece, dal peccato, un nemico interiore più difficile ancora da debellare: ma proprio per questo gli israeliti hanno bisogno di incontrare un Dio misericordioso.

La seconda ragione che Mosè porta fa leva sulla sua personale appartenenza al popolo di Israele. Quale consolazione potrebbe dargli il compimento della promessa fatta ad Abramo di un popolo numeroso come le stelle, se ora il popolo concreto che ha davanti venisse interamente annientato? E così Mosè osa chiedere a Dio il miracolo, cioè che la promessa vada a compimento, ma non scartando questa porzione di israeliti perché infedele, ma proprio attraverso questo popolo fatto nuovo dal pentimento e dal perdono accordato da Dio.

Dunque, Mosè non riesce a pensare al suo futuro prescindendo dal popolo che gli è stato affidato. Per questo nella sua preghiera di intercessione arriva a dire: “Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d’oro. Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato… Altrimenti, cancellami dal tuo libro che hai scritto!” (Es 32,31-32).

Queste parole lasciano capire a quale grado di coinvolgimento nel destino degli israeliti è arrivato Mosè: egli si sente tutt’uno con il suo popolo infedele. Se per il peccato commesso è reo di morte, anche lui condividerà la stessa sorte. E, tuttavia, osa sperare che Dio faccia prevalere la sua misericordia.

 Don Luigi Pedrini