6 Dicembre 2015

Carissimi Parrocchiani,

oltre alla preghiera di intercessione, c’è una seconda modalità con cui Mosè ha espresso il suo ruolo di intermediario tra Dio e il suo popolo: è il servizio della Parola.

L’avvio di questo tipo di servizio avviene in occasione del dono dei comandamenti che Mosè riceve da Dio nel suo ritiro in preghiera sul monte Sinai.

Disceso dal monte egli non si limita semplicemente a comunicare le dieci regole di vita indicate da Dio, ma avvia un graduale e costante dialogo con gli israeliti perché comprendano la ricchezza della rivelazione di Dio, apprezzino il dono di essere stati scelti da Lui come suo popolo e corrispondano al dono con l’ossequio della fede. In questo modo l’iniziativa di Dio raggiungerà il suo scopo: gli israeliti diventeranno un “regno di sacerdoti e una nazione santa” (Es 19,6).

Il dialogo tra Dio e gli israeliti avviato da Mosè è molto importante: infatti, ha permesso agli israeliti di prendere coscienza della propria identità di popolo di Dio. Per questo il libro del Siracide non ha esitazioni ad affermare che proprio il servizio della Parola è stato il servizio fondamentale svolto da Mosè.

Si legge:

Da lui fece sorgere un uomo mite
che incontrò favore agli occhi di tutti,
amato da Dio e dagli uomini:
Mosè, il cui ricordo è in benedizione.

Gli diede gloria pari a quella dei santi
e lo rese grande fra i terrori dei nemici.

Per le sue parole fece cessare i prodigi
e lo glorificò davanti ai re;
gli diede autorità sul suo popolo
e gli mostrò parte della sua gloria.

Lo santificò nella fedeltà e nella mitezza,
lo scelse fra tutti gli uomini.

Gli fece udire la sua voce,
lo fece entrare nella nube oscura
e gli diede faccia a faccia i comandamenti,
legge di vita e d’intelligenza,
perché insegnasse a Giacobbe l’alleanza,
i suoi decreti a Israele (Sir 44, 23c; 45,51-5).

 Don Luigi Pedrini